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Autore: Zenya Shiroyume    11/06/2014    4 recensioni
In un regno lontano lontano, devastato dalla guerra e dalla corruzione, regnava una giovane Principessa di soli quindici anni. Tutti la temevano, nessuno osava andare contro il suo volere, perché ciò che desiderava l'otteneva.
La chiamavano demone, ma a lui non importava...
Il servo, nonché il gemello della Principessa, era sempre lì per Lei, qualsiasi cosa fosse successo, per il suo bene e per la sua felicità...
La Saga del Male vissuta attraverso gli occhi di chi ha lottato per il bene di una persona, accettando di diventare lui stesso un demone...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaito Shion, Len Kagamine, Meiko Sakine, Miku Hatsune, Rin Kagamine | Coppie: Kaito/Miku, Len/Rin
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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"Le campane della chiesa stanno suonando...
Questo suono mi riporta alla mente tanti ricordi. È tutto tale e quale al giorno del nostro incontro... Il cielo è limpido, il sole splende alto e l'aria salmastra è così frizzantina... Non posso fare a meno di sorridere ripensando a quei tempi lontani, solo che a differenza di allora, le campane non scoccano per un incontro, ma per una morte...”

 

“Ne è passato di tempo dall'ultima volta che ho visto questo posto... Saranno dieci anni ormai...”

Mi fermai accanto alla fontana posizionata al centro del giardino, da cui partivano due sentieri che si intersecavano a croce.

Chiusi gli occhi dinnanzi al maestoso castello, dimora della famiglia reale che controlla questo regno, il Regno del Sole, dove il colore giallo domina su tutti gli altri.

 

Mi era mancato questo posto, non sopportavo più questa lontananza...

Fui separato dalla mia famiglia per andare oltremare, nella Terra del Blu, dove vivono i guerrieri più potenti, per diventare abbastanza forte da proteggere la Principessa.

Mi allenai tantissimo, sin da quando avevo quattro anni. Feci di tutto per diventare forte abbastanza, dando tutto me stesso, versando lacrime e sangue per svolgere questo compito.

 

Finalmente sono tornato alla mia terra natia, col compito di proteggere Lei.

 

Respirai profondamente l'aria salmastra tipica del Regno. I miei polmoni si riempirono della brezza marina e del profumo dei gelsomini di cui era pieno il giardino in cui mi trovavo.

L'aria era calda, sebbene fosse mossa dal vento, desideravo potermi togliere il mantello, ma non potevo...

Ripensai quindi a Lei e sentii le labbra inarcarsi in un lieve sorriso.

Fu la prima volta dopo dieci anni...

 

Riaprii gli occhi e mi avviai verso la scalinata che conduceva all'interno.

 

Il cielo era limpido, il sole splendeva alto e l'aria era così frizzantina. Tutto pareva così immobile, irreale, quasi fosse uscito fuori da un sogno.

A breve le campane avrebbero scoccato il mezzogiorno.

A breve avrei incontrato la Principessa...

 

*****

 

“Vostra Maestà, c'è qui un uomo che chiede di essere ricevuto!” annunciò la corpulenta guardia armata di alabarda.

La lunga arma e la scintillante armatura d'ottone mettevano soggezione, tanto da farmi ricredere sulla mia presenza lì, ma sapevo che solo io avrei potuto proteggerla.

 

“Fallo entrare...” fece una voce femminile dal tono autoritario.

Ebbi un tuffo al cuore.

“Entra! -intimò l'uomo- Ti tengo d'occhio!”

Deglutii e attraversai la grande porta della sala da ballo.

 

Procedevo lentamente, i miei passi rimbombavano pesantemente nella grande stanza ovale.

L'ambiente era ampio, decorato con raffinatissimi drappeggi e arazzi che rappresentavano le scene cruciali della storia del Regno. La luce era soffusa, i raggi del sole filtravano attraverso le delicate tende d'organza dorate, riflettendosi sul lucido marmo beige. La parete opposta alla porta della sala era dominata da un enorme dipinto di una bellissima donna riccamente vestita. In mano teneva uno scettro e sorrideva. La dolcezza di quel viso benevolo contrastava con il cupo sfondo nero.

 

Di fronte al dipinto, c'era Lei, intenta a scrutarne ogni singola sfumatura, ogni piccolo dettaglio, ogni minuscolo particolare.

Il cuore mi martellava nel petto, come se volesse fuggire.

La fissavo intensamente, con la bocca secca e impiastrata, incapace di dire una parola.

 

Rivolsi anche io uno sguardo al quadro. Il viso della donna infondeva un meraviglioso senso di calma.

Inspirai profondamente e mi decisi finalmente di rivolgere la parola alla persona che, da quel momento in poi, avrei protetto a costo della mia vita.

 

“Assomigliate moltissimo a vostra madre...”

La Principessa si girò, sentii il cuore fermarmisi in gola.

Cercai di mantenere la calma, ma la sua efebica bellezza mi colpì con una forza pari a quella di un uragano.

Il viso era delicatissimo, ben proporzionato. Ogni piccolo particolare era perfetto.

I capelli erano lunghi fino alle spalle, morbidi, color del grano ed erano legati con un nastro di seta bianca, in perfetto contrasto con il ricco abito di velluto nero e oro.

Gli occhi erano grandi, azzurri come il cielo estivo. Erano autoritari, severi e imparziali; in quel momento esprimevano diffidenza e curiosità: dopotutto erano gli occhi di una quattordicenne.

 

“Ne sono consapevole...” replicò freddamente.

Sorrisi di nuovo, sapendo bene che le mie labbra erano l'unica parte del mio viso visibile da sotto il cappuccio.

“Che cosa desideri?” chiese lei tornado a contemplare il dipinto.

“Sono qui per proteggervi!” dissi diretto.

“Non ne ho bisogno, sei piuttosto gracilino... -fece con un leggero sarcasmo nella voce- E comunque le mie guardie sono addestrate proprio per questo.”

“Capisco... -mi avvicinai di più- Principessa, vorrei farle una domanda.”

Si voltò di nuovo nella mia direzione, questa volta più interessata.

“Parla!”

“Avete un fratello?” chiesi cercando di mantenere la voce il più neutrale possibile.

Le guance di lei si tinsero di un delicato rossore.

“Non ho idea di cosa tu stia parlando! -replicò la Principessa con tono evasivo- Chi diavolo sei per parlarmi di questo?!”

 

Non risposi immediatamente. Continuavo a studiare il suo viso, per capire cosa le passasse per la mente: confusione, nostalgia, rabbia e solitudine...

Abbassai il cappuccio del mio logoro mantello.

“È da molto che non ci vediamo, sorellina...”

Il suo volto divenne paonazzo, i suoi grandi occhi azzurri si inumidirono, in essi vi era il riflesso di un ragazzo le cui fattezze erano identiche alle sue.

Mi inchinai e le porsi la mano sinistra, tenendo la destra sul cuore.
Le campane della chiesa suonarono, imprimendo nella mia mente quel momento.

“Da oggi sarò il tuo servo, e tu la mia Principessa... Ti ricordi il mio nome?”

“Sì che me lo ricordo... Len..."



 

B-Bene, questa è la prima storia che scrivo sui Vocaloid >//<
Voglio iniziare col dire che questa storia ha scalciato parecchio per venir fuori, soprattutto perché ne sto scrivendo un'altra che tratta di tutt'altro.
Inoltre, questa storia nasce come mio piccolo esperimento letterario (?), perché questa, a differenza dell'altra fic, sarà scritta in prima persona dall'inizio alla fine e analizzerà a fondo la psicologia di Len.
Spero vi sia piaciuta e mi scuso fin da subito per eventuali errori o incomprensioni >//< il caldo fa brutti scherzi xD

Al prossimo aggiornamento e grazie a tutti 
   
 
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