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Autore: _lemondrops    11/06/2014    2 recensioni
"L’orologio segnava le tre e quindici. Forse era tardi, anzi, era sicuramente tardi, ma Harry capì all’istante quale fosse l’unica possibile soluzione al suo problema.
Con foga staccó il cellulare dalla presa e digitò velocemente sulla tastiera. Non aveva bisogno di andare nella rubrica, sapeva il numero a memoria. Premette il tasto verde e portò il microfono all’orecchio, trattenendo il respiro. Due, tre, quattro squilli. Nessun segno di vita. Ti prego rispondi."
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Obsessed

Cambiando posizione nel letto per la centesima volta, Harry credette che quella notte sarebbe finita senza che lui avesse goduto di nemmeno cinque minuti sonno. Aveva provato di tutto: dall'osservare il soffitto, al contare fino a cento, ma nulla. Non sarebbe potuto essere piu sveglio se il sole fosse stato splendente nel cielo.
Sconfortato si mise a sedere sul letto, sbuffando e maledicendosi per la sua stupidità. 
Aveva bisogno di dormire o in quali condizioni sarebbe andato in giro il giorno dopo? Doveva fare un milione di cose, addormentarsi era essenziale.
Accese la lampadina e afferrò un libro che aveva trovato sul comodino. Magari la lettura avrebbe conciliato il sonno. Prese a sfogliare distrattamente le pagine scorrendo lo sguardo lungo i caratteri stampati senza tuttavia riuscire a trasformarli in parole. Simboli. Erano solo simboli dentro la sua testa che fluttuanti e indecifrabili si sbiadivano e perdevano di fronte all'unica immagine stabile che senza sosta gli pervadeva la mente. Un volto. Due occhi azzurri come il  ghiaccio, ma vivi come fiammelle. Un sorriso. Il sorriso di fronte a cui tante volte si era sentito sciogliere, colto improvvisamente da una voglia irrefrenabile di toccare quelle labbra, di averle sotto le dita e sentire se erano morbide come sembravano. Non lo aveva mai fatto ovviamente, e si chiedeva se lo avrebbe fatto mai.
Cercando per l'ennesima volta di dare un senso compiuto alle ultime due righe della pagina su cui era fermo da circa dieci minuti, molte altre domande iniziarono ad affastellarsi nella mente di Harry. Era curioso ad esempio se Louis avesse mai avuto questo genere di pensieri su di lui. Se anche lui attendeva con impazienza, come accadeva sempre al più giovane, il momento in cui si sarebbero incontrati. Se anche lui veniva colpito da un vuoto allo stomaco ogni volta che si dicevano addio. Soprattutto si chiedeva se fosse normale provare tutti questi sentimenti nei confronti di un amico.
Perchè questo erano: amici. Louis era suo amico, il suo migliore amico. L'unica persona su cui potesse contare in qualsiasi situazione, l'unica che potesse infondergli forza e fiducia nei momenti in cui il mondo appariva ai suoi occhi di diciassettenne solo come un luogo inospitale ed ingiusto, l'unica con cui si sentisse davvero a casa, ovunque si trovassero e qualunque cosa stessere facendo.
Non era poi cosi strano che Harry lo guardasse con occhi particolari... no? 
Quello che nella mente di Harry era un interrogativo pulsante e rumoroso fu fagocitato dal silenzio della stanza e nessuna risposta giunse per fare un po' di luce.
Harry chiuse finalmente il libro, arrendendosi al fatto che con questo genere di pensieri per la testa avrebbe continuato a perdere il segno e non sarebbe mai andato oltre quelle fatidiche due righe di cui ancora non avrebbe saputo riferire il contenuto.
Mentre appoggiava scoraggiato il volume sul comodino i suoi occhi verde-grigio caddero casualmente sul telefono appoggiato in carica al lato della lampada.
L'orologio segnava le tre e quindici. Forse era tardi, anzi, era sicuramente tardi, ma Harry capì all'istante quale fosse l'unica possibile soluzione al suo problema.
Con foga staccó il cellulare dalla presa e digitò velocemente sulla tastiera. Non aveva bisogno di andare nella rubrica, sapeva il numero a memoria. Premette il tasto verde e portò il microfono all'orecchio, trattenendo il respiro. Due, tre, quattro squilli. Nessun segno di vita. 
Ti prego rispondi. Ti prego. Lo so che è tardi. Lo so che stai dormendo. Probabilmente stai facendo un bellissimo sogno ed io ti sveglierò, senza un motivo valido, senza qualcosa da dirti. Ma ti prego, ho bisogno di sapere che ci sei.
Al sesto squillo, finalmente una voce assonnata e roca: "Mmh si, pronto... Harry? Harry, È successo qualcosa? Stai bene??"
Louis era stato svegliato bruscamente nel cuore della notte e la prima cosa di cui si era preoccupato era stata se Harry stesse bene. 
C'era una scelta? C'era mai stata? Poteva Harry avere un controllo su ciò che provava nei confronti di questo ragazzo? In questo momento la risposta era evidente, no, non poteva scegliere, non c'erano altre opzioni o altre vie da intraprendere, questa era la sola che conoscesse e l'unica che avrebbe mai potuto percorrere. Con gli occhi all'improvviso pieni di lacrime Harry rispose flebilmente "Lou, no.. No, non è nulla... Scusami. È che... che..." 
È che ho lo stringente bisogno di ascoltare la tua voce, di sentirti vicino a me, così forte da bruciarmi e fa male, tanto male. E non conosco un altro modo per far smettere questo dolore, non so nemmeno perché ci sia e cosa significhi, so solo che è qui, adesso e l'unico rimedio che ho per alleviarlo sei tu. 
"È che mi sentivo un po' solo... E non riuscivo a dormire... Mi dispiace di averti svegliato, scusami, è stata una decisione stupida quella di chiamarti."
"Haz." Il tono di Louis adesso era perfettamente sveglio.
"..Si?" Harry era sinceramente dispiaciuto ed imbarazzato. Si sentiva talmente ridicolo che se avesse potuto teletrasportarsi in quell'istante nell'angolo più remoto dell'universo lo avrebbe fatto. Poi che diamine di scusa era "mi sentivo solo"?? Sarebbe stato meglio inventarsi di aver sbagliato numero. Magari avrebbe potuto dire che aveva premuto male sulla rubrica. Che chi voleva chiamare era una ragazza il cui nome compariva sopra a quello di "Lou".
Ma era consapevole che non avrebbe funzionato perché quella del sentirsi solo non era scusa ed Harry non era mai stato bravo a dire le bugie.
Sentendo silenzio all'altro capo del telefono, Harry riprese debolmente: "Louis, davvero, mi dispia.." 
"Harry Styles. La prossima volta che sento uscire da quella tua rosea boccuccia, che in questo momento non posso vedere ma riesco perfettamente ad immaginare, qualcosa di anche solo lontanamente simile ad una scusa, non mi limiterò ad interrompere all'istante questa chiamata, ma ti priverò anche, da qui all'eternità, della mia regale presenza. E /quello/, credimi, è un motivo valido per cui essere dispiaciuti" 
La risata di sollievo che irruppe fragorosa alla fine di queste parole  giunse con piacere alle orecchie del ragazzo più grande. Per quale ragione il ricciolino dovesse sempre farsi tutti quei problemi con lui, non lo avrebbe mai capito. 
"Allora, che cosa ti serve? Una storia della buona notte? Una ninna nanna? Basta chiedere, sono disponibile per tutto!"
"Una storia andrà più che bene, lo sappiamo entrambi che cantare non è il tuo forte, Louis" e nel dire questo, Harry pensó a quanto amasse ascoltare Louis cantare e a quanto desiderasse che il suo timbro dolce e malinconico lo cullasse tra le braccia di Morfeo, ma sentiva che non era questo il momento. Se mai un giorno si fosse addormentato al suono della melodia di quella voce non sarebbe stato al telefono. Sarebbe stato di persona, con Louis li nel letto insieme a lui. In questo modo lo avrebbe potuto stringere forte a sé, percepire il calore del suo  corpo vicino e si sarebbe sentito protetto come mai prima, lasciandosi accarezzare dolcemente i boccoli e abbandonandosi nell'abbraccio del ragazzo.
Chissà se questo era ciò che le persone provano quando sono innamorate... Innamorate. Amore. Parole troppo grandi per un ragazzino di 17 anni. Troppo impegnative. Forse quello che Harry provava era qualcos'altro. Ma era pur sempre qualcosa, e per quanto si sforzasse di reprimerlo, non se ne andava mai del tutto, mettendolo di fronte alla verità: voleva Louis, lo voleva in questo istante, lo voleva nell'attimo precedente e lo avrebbe voluto fra dieci milioni di attimi, ne era convinto. Lo voleva con tutto sé stesso e sapeva che avrebbe potuto sforzarsi fino alla fine dei tempi per contrastare questo desiderio, sarebbe rimasto sempre e comunque lì. 
Sulla scia di queste riflessioni, Harry pensò che forse aveva un problema e probabilmente era ossessionato. Tuttavia, mentre ascoltava la storia sconclusionata e senza senso di Louis, pensò che quella sensazione di conforto ed appagamento che stava provando non poteva essere sbagliata, che quelle emozioni non riuscivano ad apparirgli negative. 
In fondo, non era obbligato a dare risposta a tutte le sue domande proprio quella sera. Gli bastava sapere che prima si trovava al buio mentre ora vedeva luce, il perché ciò fosse avvenuto era irrilevante.
O magari no. C'era una vocina che sussurrava che magari era proprio lí punto fondamentale, era quella la chiave di accesso ad una porta che però per il momento Harry non aveva ancora il coraggio di aprire. Lo avrebbe fatto, su questo non aveva dubbi. Lo avrebbe fatto ed avrebbe finalmente dato un nome a tutto il magma confuso di suoni, parole e sensazioni che aveva attorno. 
Ma non stanotte. Prima o poi. Stanotte, alle tre e venticinque minuti, sotto il cielo stellato di una piccola cittadina inglese, l'unico nome che per Harry Styles avesse un senso era quello di Louis Tomlinson.









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Hiiii!
Questa è la prima volta che pubblico qualcosa su EFP e ancora mentre scrivo queste righe c'è una parte di me non sicura di volerlo fare. 
Ho scritto questa one shot senza la minima intenzione di farla leggere a più di 4/5 persone, tanto più di renderla disponibile su questa piattaforma. È quindi qualcosa di assolutamente personale e senza pretese, che ho creato per il piacere della scrittura fine a se stesso.
Alla fine, per diversi motivi, ho deciso di pubblicarla, più per mettermi in gioco che per altro, e ringrazio tantissimo Marti e Chiara per la pazienza che hanno avuto nel sopportare le mie ansie e i miei dubbi e per la spinta che mi hanno dato. È stata più utile di quanto immaginiate perché con me o si fa così o non si ottiene niente. 
Quindi grazie a voi, vi dedico questa prima pubblicazione e grazie anche a chiunque altro dedicherà qualche minuto del suo tempo a leggere questa cosettina.
L'ispirazione (se cosí vogliamo definirla, ma è decisamente un parolone) mi è venuta ascoltando la canzone "Obsessed" di Miley Cyrus: ho creduto fosse perfetta per un Harry ancora adolescente, un po' imbranato, molto spaesato, ma comunque curioso e spontaneo, alle prese con i primi sentimenti forti della sua vita e cosí ho sentito il bisogno di mettere nero su bianco questi pensieri.
Ripeto, è un qualcosa scritto totalmente di getto, senza rifletterci troppo su e a scopo puramente personale per cui insomma, è quello che è. 
Grazie mille di nuovo se siete arrivati alla fine di questa nota che è quasi più lunga della OS (ops) ♡
Ila ~

(twitter: @_lemondrops)
  
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