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Autore: HarrysSwallows    11/06/2014    1 recensioni
-“Stronzate!”-
Urlò scacciando la mia mano con un gesto violento, scattando in piedi.
-“Perché mi avresti scacciato se mi ami? Ti sono stato lontano un anno!”-
Delle lacrime minacciavano di lasciare i suoi profondi occhi scuri. Io mi alzai tremante, sedendomi sul letto, torturandomi le mani, evitando il suo sguardo bruciante addosso.
-“Per tutto c’è una ragione, Tate”- lo guardai, finalmente, delle lacrime mi scivolarono sul viso.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tate, Langdon, Violet, Harmon, Violet, Harmon
Note: Movieverse, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Leggere ascoltando questa:http://www.youtube.com/watch?v=DgnF-DrBmew

For Everything a reason
[Murder House]

Osservai l’ennesimo lampo attraversare il cielo, dalla finestra di quella che era stata la nostra stanza e che ora era la mia stanza. Contai i secondi che passarono all’arrivo di un altro lampo. La pioggia bagnava il vetro chiaro, la strada, le auto parcheggiate, Constance era sdraiata sotto i goccioloni, su una sdraio, nel suo giardino, potevo osservarla bene dalla mia posizione. Ogni tanto ci scambiavamo sguardi d’intesa, ad entrambe lui mancava da morire. Ma io, io l’avevo scacciato. E me ne pentivo ogni giorno di più. Mi ritrovai persino a chiamare il suo nome di notte, da spettro quale ero, pregando mio padre di mettermi a tacere. Non volevo rivederlo, e lui lo sapeva. Come io sapevo che mi osservava in continuazione e che l’avrebbe fatto sempre. Ricordai solo le ultime parole che gli rivolsi al tempo. Un anno, un dannato anno senza di lui.
Mi alzai per sedermi sul mio letto. Afferrai il mio quadernino riposto dolcemente sotto il materasso, impugnai saldamente la matita, come una guerriera pronta ad affrontare i suoi demoni.
Mi manchi Tate.
Calcai il suo nome, come se questo avesse potuto riportalo da me. Ma no, io gli avevo proibito di farsi vedere ancora, io l’avevo cacciato.
Mi alzai in lacrime, gettando a terra il quaderno e la matita, piangendo ancora, mentre la voragine che sentivo nel petto aumentava ed aumentava, espandendosi e bruciando tutto ciò che incontrava sul suo cammino. Certe volte credevo che davvero sarei andata in fiamme. E invece, semplicemente con le mani nei capelli, al buio, con il rumore della tempesta fuori, rannicchiata in un angolo della stanza, mi trovavo a sussurrare il suo nome, cercando di calmarmi.
Ad un tratto, un tuono, forte, mi fece sobbalzare. Scattai lanciando un piccolo urlo. Alzai lo sguardo verso la mia stanza vuota, rendendomi conto che il suono proveniva solo dalla maledetta tempesta, anche se la vera bufera era al mio interno, portai nuovamente la testa poggiata alle ginocchia, strette al petto.
-“Quando ti ho conosciuta mi hai detto di non aver paura di nulla...ma ora so che ti spaventano i temporali”-
Sollevai il capo, sgranando gli occhi. Lui era lì, sullo stipite della porta aperta che lasciava entrare la tenue luce del corridoio. Rimasi a bocca aperta a fissarlo.
Si avvicinò lentamente, accovacciandosi poi alla mia altezza, il suo viso a pochi centimetri dal mio.
-“Io sono qui, non devi avere paura di niente”-
Sospirai.
-“Non sei reale, non sei davvero qui, sto diventando pazza”-
Un sorriso meraviglioso si allargò sul suo viso, prima che parlasse.
-“Ciao. Sono Tate. sono morto. Ti va di uscire?”-
Risi a mia volta, non potevo crederci. Delle lacrime di gioia mi inumidirono gli occhi.
-“Ti amo, Tate Langdon, e mi sei mancato tantissimo”-   Singhiozzai.
Divenne serio per qualche secondo, la sua espressione si crucciò e i suoi occhi si fecero più neri del solito, divorati da un’oscurità che conoscevo bene, un lato orribile di lui.
-“Tu non mi ami Violet, tu non mi vuoi qui”-
Io non capii, al momento.
-“Io ti amo Tate”-
Sospirai accarezzandogli il viso.
-“Stronzate!”-
Urlò scacciando la mia mano con un gesto violento, scattando in piedi.
-“Perché mi avresti scacciato se mi ami? Ti sono stato lontano un anno!”-
Delle lacrime minacciavano di lasciare i suoi profondi occhi scuri. Io mi alzai tremante, sedendomi sul letto, torturandomi le mani, evitando il suo sguardo bruciante addosso.
-“Per tutto c’è una ragione, Tate”-  lo guardai, finalmente, delle lacrime mi scivolarono sul viso.
-“Io non ero pronta, pronta a perdonarti e ad accettare quello che eri”-
Adesso fu lui ad abbassare lo sguardo e stringere i pugni.
-“Mi dispiace Violet..”-
Mi alzai, presi il suo viso tra le mani costringendolo a guardarmi negli occhi.
-“Lo so, adesso lo so Tate”-
Avvicinai i nostri visi, le sue mani mi strinsero i fianchi, le mie braccia gli circondarono il collo. I nostri nasi si sfiorarono, i respiri si fusero, le fronti appoggiate l’una sull’altra.
-“Mi sei mancato”-
Confessai.
-“Sono sempre stato qui...solo che tu non potevi vedermi. Non me ne sono mai andato Violet”-
Lo strinsi più forte, con la paura che sarebbe potuto sparire da un momento all’altro.
-“Non sparire mai più, ti prego”-
Le ultime due parole vennero spezzate dal pianto, padrone della paura di perderlo di nuovo, lo amavo. Amavo Tate Langdon, l’assassino, lo stupratore, il mostro.
 
Facemmo l’amore quella sera, sussurrandoci tutti i “Ti amo” che nessuno dei due aveva potuto dire all’altro in quell’anno. Amandoci, come mai avevamo potuto fare.

 
  
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