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Autore: Angel_24    11/06/2014    7 recensioni
Ian si guardò allo specchio, sospirò e si sforzò di sorridere, si era vestito bene per nessuno, quella sera.
Scese con malavoglia le scale e con le mani in tasca, ma fu costretto ad alzare la testa quando Lip, il fratello maggiore, fece un fischio mentre tutti gli altri applaudivano e sorridevano. Fece un piccolo inchino e rispose con un sorriso smagliante che si spense subito quando si rese conto che stava andando ad un ballo da solo con indosso un vestito che aveva rubato e che probabilmente si sarebbe annoiato. Sperò che gli altri non l’avessero notato, si diresse velocemente verso l’uscita per evitare eventuali domande e appoggio la mano sulla maniglia della porta, aspettando un attimo ad aprirla.
In quel momento qualcuno bussò.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Angolino dell'autrice C:
Hola! E’ la prima Gallavich che scrivo, spero vi piaccia. A un certo punto della storia cito una canzone, Say Something, per chi non la conoscesse è questa: https://www.youtube.com/watch?v=iC8tP9Oo52Y. Volevo ringraziare Nabby per avermi fatto iniziare Shameless e avermi fatto sentire questa canzone che sembra la colonna dei Gallavich ç_ç




 
Dance with me.
 
 
Ian si era appena svegliato e ora, seduto al tavolo della cucina di casa Gallagher, era intento a girare il cucchiaino nel caffè innumerevoli volte, rivolgendo il suo sguardo al vuoto più totale. Sì passò una mano sopra ai corti capelli color carota e la fece ricadere pesantemente, cosa che provocò un tonfo sordo e qualche schizzo della bevanda intorno alla tazza. Il suo turno al White Swallow, il locale in cui lavorava, era durato più del solito siccome un moretto sulla trentina gli aveva chiesto gli straordinari, era tornato a casa davvero tardi ma quella mattina si era deciso ad alzarsi lo stesso per non perdersi l’importante giornata. Non aveva idea di come avrebbe fatto a convincere Mickey, pensò mentre un mezzo sorriso gli increspava le labbra, ma si era imposto di farlo.
Con una serie infinita di pensieri che gli vorticavano freneticamente per la testa si alzò dal tavolo e con un solo sorso finì il caffè per poi riporre con poca cura la tazza nel lavello, si appoggiò con entrambe le mani al bancone e si immaginò quella che poteva essere una delle migliori serate della sua vita, quella tazza era l’ultimo dei suoi pensieri in quel momento.
La sorella maggiore scese le scale passandosi una mano sul viso, evidentemente ancora per un quarto nel mondo dei sogni. Sbadigliò sonoramente, però questo non distrasse il ragazzo dalle sue innumerevoli fantasie. Lei sorrise e si mise tranquillamente a preparare dei french toast e qualche uovo per il resto dei Gallagher.
 
-Ehi, Ian? Ti sei fatto di qualcosa? E Cristo, non scendere in mutande.-
 
Il rosso si riprese dal suo stato di “trance” e le rivolse un gran sorriso che gli faceva risaltare gli occhi, sottolineati dalle occhiaie, poi la staccò dai fornelli prendendo una mano nella sua e appoggiando quella libera sul fianco della sorella, muovendosi goffamente nel tentativo di imitare un ballo.
 
-Buona giornata Fiona!-
 
La lasciò andare e si fiondò su per le scale e velocemente si mise un paio di jeans e una maglietta verde militare fin troppo attillati, infilò velocemente le scarpe e, quasi saltellando, andò a bussare alla porta della camera della sua sorellina minore, Debbie.
 
-Debbie! Debs? Svegliati, non voglio far tardi.-
 
In risposta ricevette solo un debole mugolio soffocato dallo strato di coperte che copriva la faccia della piccola, perciò decise stupidamente di avvicinarsi di soppiatto e scoprirla, ma l’unica cosa che gli tornò indietro fu un calcio dritto nello stomaco, si piegò a metà portandosi le mani all’altezza di esso.
 
-Cazzo, Debbie!-
 
Lei si mise seduta con la faccia impigrita dal sonno e i capelli scompigliati mentre un lieve sorriso che aveva un qualcosa di vendicativo le spuntava sul viso. Scese dal letto e, raccattati un paio di vestiti del giorno precedente dalla sedia, sparì nel bagno per una buona mezz’ora. Quando uscì sembrava più grande di almeno tre anni a causa del trucco e le scarpe con un po’ di tacco che si infilò poi non aiutavano la situazione, Ian, che la stava aspettando in cima alle scale, scosse leggermente la testa e lei per tutta risposta gli passò vicino dandogli un’amichevole spallata. Scesero le scale uno dopo l’altra e subito vennero fermati entrambi dalla sorella maggiore.
 
-Debs, la colazione? Anche tu, Ian, ho sentito che sei tornato tardi stanotte.-
 
-Mangiamo qualcosa là!- Rispose la più piccola con voce fin troppo esaltata.
 
-E dove dovreste andare voi due alle sette di domenica mattina?-
 
-La scuola organizza un ballo scolastico per quelli dal terzo al quinto anno e gli ex alunni, ho chiesto a Debbie se può darci una mano a preparare, sai, è più brava di tutti i ragazzi che sono obbligati dagli insegnanti a organizzare per alzarsi un po’ il voto della condotta.-
 
Fiona fece un cenno di assenso col capo e infilò in fretta e furia due toast in un sacchetto di carta marrone e lo porse alla sorella, sorridendole dolcemente.
 
-Divertitevi!-
 
Debbie prese la colazione e Ian uno zaino pieno di cose che potevano essere utili appoggiato sul pavimento e se lo mise in spalla, uscirono insieme e si divisero i panini. Per un po’ nessuno dei due parlò, troppo intenti a godersi quei gustosissimi toast che venivano fatti abbastanza spesso ma che avevano ugualmente il sapore più buono del mondo. Non avendo mai troppo da mangiare quello era l’unico pasto che non era mai mancato per colazione, e a volte anche per pranzo o cena, di conseguenza i ragazzi si erano quasi affezionati a sentire il gusto familiare.
Il ragazzo camminava a testa bassa, le mani attaccate alle cinghie dello zaino e un sorriso che non accennava a spegnersi per nessun motivo era amabilmente stampato sulla sua faccia. Anche Debbie era piuttosto emozionata per l’imminente lunga e impegnativa giornata, ma in realtà erano due emozioni completamente diverse perché, mentre Debbie pensava a come sarebbe potuta diventare un po’ popolare se si fosse saputo che aveva dato una mano ad organizzare il ballo scolastico più bello di sempre, così se lo era già figurato, Ian si stava immaginando di ballare un lento con indosso lo smoking che un suo vecchio cliente gli aveva gentilmente prestato senza saperlo, il tutto ovviamente insieme a Mickey. Il problema maggiore però era proprio convincerlo a partecipare, il rosso sapeva che sarebbe stata una sfida piuttosto ardua considerando che era uno stupido dannatissimo ballo scolastico e che loro ci sarebbero dovuti andare come coppia. La tenera voce di Debbie lo riportò alla realtà, come se stesse continuamente saltando da una dimensione all’altra.
 
-Quindi?-
 
-Eh..ehm, cosa?- balbettò lui, non essendosi minimamente accorto di cosa gli avesse domandato la sorella.
 
-Ti ho chiesto se porterai qualcuno al ballo. A me piacerebbe venire, ma non posso, e poi Matty non verrebbe mai con me, mi considera troppo piccola.-
 
-Debs, sei un po’ piccola per lui, non credi?-
 
-Non hai risposto alla mia domanda, non cambiare discorso.- Affondò i denti nel toast e girò il viso verso il ragazzo con un sopracciglio alzato, sapeva esattamente a cosa stava pensando suo fratello e scosse impercettibilmente la testa. – Sai che non riuscirai mai a convincerlo, vero? –
 
Ian sospirò e per un momento la sua espressione di felicità gli sparì dal volto, in effetti, ora che ci pensava, sarebbe stato come chiedere a qualcuno di saltare da un ponte senza corda, o almeno a Mickey sarebbe sembrata una cosa del genere. Storse le labbra verso sinistra per poi aprirle nel tentativo di rassicurare la sorella, dicendole che sapeva già come convincerlo e che era sicuro che lui non avrebbe mai potuto rifiutare, ma le richiuse perché purtroppo non era così, non aveva la minima idea di cosa dirgli e probabilmente avrebbe fatto un buco nell’acqua; forse poteva giocare sulla gelosia. Se c’era una cosa che sapeva perfettamente del suo…ragazzo, sì, ora poteva definirlo così, era che era estremamente contrario e riluttante alle cose romantiche.
 
-Un ballo scolastico è per i froci!- Disse cercando di sdrammatizzare la situazione e di imitare al meglio la voce di Mickey senza successo.
 
Scoppiarono a ridere soprattutto per l’orrida imitazione, ma erano perfettamente consapevoli che probabilmente sarebbe stata davvero quella la risposta.
Dopo qualche minuto arrivarono davanti alla scuola e la superarono, dirigendosi dietro ad essa per andare nell’edificio che avrebbe ospitato il ballo siccome la palestra scolastica era messa piuttosto male e sembrava a rischio di crollo. Non che quel posto fosse tanto meglio: scavalcarono qualche mattonella sradicata dal marciapiede ed entrarono in quel posto che da fuori sembrava un ritrovo per barboni, trovandosi davanti solo un paio di persone che, si vedeva, erano costrette a pulire l’ingente quantità di lerciume che copriva il vecchio pavimento di legno chiaro. Quel luogo era inquietante, le finestre, opache a causa della sporcizia, illuminavano la polvere che danzava velocemente nella luce, la carta da parati di un verdognolo strano era strappata in alcuni punti e l’enorme lampadario cigolante appeso al soffitto sembrava dover cadere da un istante all’altro.
Ian rimase lievemente esterrefatto per quell’agghiacciante visione e per qualche secondo rimase ad osservare la grande stanza con la bocca semi-aperta e le sopracciglia alzate, c’era tanto lavoro da fare. Che poi, per quale diavolo di motivo si era offerto di aiutare? Presumibilmente solo per il fatto che avrebbe dato una mano anche con la musica e quindi, forse, sarebbe riuscito ad inserire una particolare canzone che voleva assolutamente ballare insieme a Mick.
Debbie notò un lungo tavolo che copriva quasi tutto il lato della stanza con sopra cartelloni enormi e barattoli di vernice con un sacco di pennelli intorno, si sforzò di non correre verso di loro per non sembrare ai presenti una bambina, anche se questi non le stavano minimamente prestando attenzione, troppo intenti a fumarsi una canna.
Lavorarono per diverse ore tra pulizie e allestimento di decorazioni mentre sempre più gente arrivava ad aiutare, si sporcarono la maglia di vernice e si bagnarono tirandosi l’acqua che uno dei ragazzi aveva portato.
Quando si fece l’ora di pranzo, più o meno sull’una di pomeriggio, si sedettero tutti in cerchio sul pavimento, che ora dava l’idea di essere abbastanza pulito, per mangiare i tramezzini che la madre di una ragazza bionda aveva portato poche ore prima, tutti tranne Ian, lui aveva la sua speciale missione. Salutò la sorella scompigliandole i capelli e le lasciò lo zaino in custodia, uscì da quel posto che ora sembrava meno spettrale di prima e si diresse verso casa Milkovich senza smettere un secondo di mordicchiarsi le unghie. Piombare a casa del moro all’ora di pranzo forse non era esattamente cordiale, ma era l’unico momento libero che aveva perché poi sarebbe dovuto tornare a mettere a posto la sala. Una volta arrivato, salì i gradini e rimase fermo davanti alla porta, indugiò e alzò la mano chiusa a pugno per bussare, ma la riabbassò un secondo dopo, troppo agitato ed emozionato allo stesso tempo. Si stava ripetendo tutte le frasi che aveva pensato di dirgli e si scervellava per trovarne altre. Alla fine, con un atto di coraggio, si decise a bussare. Da dietro la porta si udì qualcuno scendere le scale sgarbatamente.
 
-CHI CAZZO E’ A QUEST’ORA?-
 
Sul viso di Ian spuntò un sorriso appena, appena accennato, la voce di Mickey era rimbombata in tutta la casa e al rosso poteva solo far piacere sentirla, nonostante non fossero le parole più gentili del mondo, ma lui era fatto così. Non disse nulla e aspettò semplicemente con le mani in tasca. L’altro aprì la porta di scatto con il viso che aveva un ché da incazzato e infastidito allo stesso tempo, ma appena vide Ian si sciolse in una semplice espressione di sorpresa, che comprendeva però un sopracciglio alzato in modo arrogante.
 
-Gallagher. Cosa vuoi? Stavo mangiando.- Mickey guardò indietro e avvicinò la porta alle sue spalle, tirò fuori il pacchetto di sigarette dalla tasca posteriore dei pantaloni e se ne accese una. Ian intanto aveva il cuore che martellava nel petto, aveva davvero voglia di passare almeno una serata romantica con lui e tutto ciò che avrebbe detto sarebbe stato cruciale. Nel frattempo Mandy, la sorella del moro, si era avvicinata di soppiatto dietro alla porta per origliare i discorsi dei due ragazzi che non si erano affatto accorti della sua presenza.
 
-Allora…ehm…prima di dirmi subito di no, ti prego, pensaci un attimo. Quest’anno la scuola ha organizzato un ballo di fine anno e sai che è una cosa rara un evento del genere nei quartieri poveri.-
 
-Cosa cazzo me ne dovrebbe fregare di un ballo?-
 
-So che l’idea non ti piace, ma ci sono dei ragazzi che si stanno impegnando davvero molto per mettere a posto la sala e tutto il resto e…mi chiedevo se vuoi venirci con me.-
 
-…Ci ho pensato. Fanculo, Ian, non ci vengo a un ballo per frocetti del cazzo.-
 
-Non è un ballo per froci, ci saranno praticamente tutti. Credo che venga anche Mandy.-
 
-Non mi laccherò i capelli come una checca per ballare su della musica di merda.-
 
-Okay, dovevo aspettarmelo. Lo chiederò a qualcun altro, magari a tua sorella…o a Kesh.-
 
A quel nome Mickey serrò le labbra, ma non disse nulla e si limitò a guardare altrove con aria stizzita, si portò la sigaretta alla bocca e prese una lunga tirata sbuffando poi fuori il fumo, innervosito. Il rosso sospirò impercettibilmente e un po’ di delusione si dipinse nei suoi occhi, ma dopotutto doveva prepararsi a quella risposta, sapeva che non gli avrebbe mai detto di sì, eppure ci era rimasto male comunque, in fondo un po’ ci sperava. Scese i pochi gradini e sfilò una mano dalla tasca e lo salutò girato di spalle, dirigendosi nuovamente alla sala.
Mickey rientrò semplicemente in casa e si trovò davanti la sorella con le braccia incrociate e un sopracciglio alzato.
 
-Sei un grandissimo stronzo.- Esordì lei.
 
-E tu che cazzo ci fai qui?-
 
-E’ venuto fin qui per chiederti di andare a un fottuto ballo, potresti accontentarlo e mettere da parte il tuo lato da cazzone per una sera.-
 
-Non rompere le palle, Mandy.-
 
 
Più in la, Ian stava camminando lentamente mordicchiandosi le labbra di tanto in tanto, lo sguardo che vagava sul cemento sporco e la testa che si chiedeva cosa avrebbe dovuto fare. L’opzione di tornare indietro e supplicarlo non era di certo ragionevole, ma, pensò, non c’erano altri modi di fargli cambiare idea, perciò lasciò semplicemente perdere e tornò nell’edificio dietro alla scuola.
La sorella appena lo vide capì, gli diede due pacche sul braccio e anche se era sinceramente dispiaciuta gli lanciò un’occhiata che come unico scopo aveva comunicare “Te l’avevo detto”. Il ragazzo arricciò le labbra e non contestò Debbie, si mise solo a sistemare le bevande e i bicchieri sul tavolo, il cibo sarebbe arrivato più tardi.
Finirono di preparare tutto quanto alle sei e mezza del pomeriggio, il ballo sarebbe cominciato due ore dopo e quindi avevano tutto il tempo di prepararsi e, nel caso di Ian, di pensare a chi invitare, anche se probabilmente a quell’ora erano già tutti occupati. Erano volati degli inviti a caso anche durante l’organizzazione della serata, giusto per non restare da soli erano tutti disposti a invitare una persona che nemmeno conoscevano davvero se non di vista.
Il ragazzo raccattò il suo zaino da un angolo della stanza e mise un braccio intorno alla spalla della sorella. Nel tragitto verso casa nessuno dei due parlò, non avevano un granché da dirsi o raccontarsi considerando che avevano passato tutta la giornata insieme a pulire ragnatele e dipingere su cartelloni. Una volta a casa salutarono il resto dei Gallagher e Ian sparì al piano di sopra. Aveva deciso che sarebbe andato da solo, non era importante essere accompagnati da qualcuno, constatò, un ballo scolastico da quelle parti non poteva essere ignorato, probabilmente non capitava da decenni e per molti altri decenni non si sarebbe più visto. Si fece una doccia più lunga del solito, sapendo che probabilmente i fratelli l’avrebbero maledetto per la poca acqua calda rimasta. Rimase sotto al getto per diversi minuti con gli occhi chiusi, immaginandosi insieme a Mickey in quella sala, quella sera, entrambi con lo smoking a ballare, insieme… Scosse appena la testa e smise di sorridere dopo essersi accorto che lo stava facendo involontariamente, uscì, si asciugò alla bell’è meglio e si diresse in camera sua, alzò le coperte del suo letto e tirò fuori una scatola beige con sopra la scritta nera “Armani”, la aprì e un ghigno gli si dipinse sulle labbra: era stato fortunato ad avere un cliente con la sua stessa taglia piuttosto ricco. Lo indossò dopo aver messo un paio di mutande nere. Andò in bagno e rovistò tra diverse cianfrusaglie e riuscì a trovare un piccolo campione di profumo maschile che si strofinò sui polsi, sul collo e un po’ anche sul vestito. Si guardò allo specchio, sospirò e si sforzò di sorridere, si era vestito bene per nessuno, quella sera.
Scese con malavoglia le scale e con le mani in tasca, ma fu costretto ad alzare la testa quando Lip, il fratello maggiore, fece un fischio mentre tutti gli altri applaudivano e sorridevano. Fece un piccolo inchino e rispose con un sorriso smagliante che si spense subito quando si rese conto che stava andando ad un ballo da solo con indosso un vestito che aveva rubato e che probabilmente si sarebbe annoiato. Sperò che gli altri non l’avessero notato, si diresse velocemente verso l’uscita per evitare eventuali domande e appoggio la mano sulla maniglia della porta, aspettando un attimo ad aprirla.
In quel momento qualcuno bussò. Ian aprì la porta e si spostò per far entrare chi c’era al di là, probabilmente era la vicina o qualcuno che cercava suo padre Frank per ucciderlo. Quando si accorse che davanti a lui c’era Mickey con indosso a sua volta uno smoking, con tanto di fazzoletto bianco da taschino, rimase a bocca aperta e non disse niente.
Vedendo che il fratello non si muoveva dalla porta, tutta la famiglia Gallagher riunita attorno al tavolo della cucina si voltò e si sporse per vedere cosa stava succedendo.
 
-Sembra che qualcuno avrà un cavaliere per il ballo!- Disse Lip ridendo e ricevendo in risposta da Mick un dito medio.
 
Il rosso salutò di nuovo i famigliari e uscì trascinandosi dietro la porta e si avviò insieme all’altro che sembrava teso dall’alluce fino alla punta dei capelli e non lo degnava di uno sguardo.
 
-Mandy ti ha preso a pugni per convincerti?-
 
-Chiuda la bocca, Gallagher.-
 
Ian fece ciondolare le mani avanti e indietro a ritmo con la camminata e azzardò a spostare la sinistra verso quella di Mickey.
 
-Non pensarci neanche.- Disse il moro fulminandolo con lo sguardo.
 
 
Quando arrivarono quasi nessuno li notò, in fondo potevano essere andati al ballo solo come amici, anche se ormai in molti sapevano. Appena entrati Mickey lanciò un paio di occhiatacce a chiunque lo guardasse e si diresse con un passo veloce verso le sedie disposte lungo il bordo della sala, si sedette con le braccia incrociate e rimase a guardar male tutti quelli che stavano ballando su una musica pop che lui non conosceva. Ian scosse la testa e prese un paio di drink dal tavolo, portandone uno anche all’altro per poi sedersi di fianco a lui.
 
-E’ una grandissima puttanata.- Esordì il moro dando poi una lunga sorsata alla bevanda. –Niente alcool? Cos’è questa merda?- Estrasse da un taschino interno alla giacca una fiaschetta di metallo e ne versò un po’ nella sua bevanda per poi berne un altro po’.
 
-Hai intenzione di rimanere qui seduto tutta la sera?-
 
Mickey non rispose, continuò semplicemente a guardare storto gli altri con un sopracciglio alzato.
Dalla folla sbucò Mandy che, dopo aver guardato male il fratello, prese Ian per le mani e lo trascinò in mezzo alla folla e sparirono per mezz’ora.
 
-Credi che riuscirò a farlo ballare?- Urlò il rosso alla ragazza a causa della musica troppo alta.
 
-Non credo, è una gran testa di cazzo!-
 
Risero entrambi e continuarono a ballare, poi arrivò il ragazzo che aveva accompagnato lei e Ian rimase da solo, ballò per un po’, ma poi si sentì un idiota e tornò a sedersi accanto a Mickey che non si era mosso di un millimetro. Il rosso tamburellò le mani sulle ginocchia e sbuffò guardandosi intorno cercando qualcuno con cui poter ballare, ma l’unica persona con la quale aveva voglia di passare quella serata era di fianco a lui. Si alzò di scatto e un “torno subito” gli uscì veloce dalla bocca, l’altro non se ne accorse nemmeno e si chiese perché diavolo Ian si stesse avvicinando al ragazzo che metteva su la musica. Quando la canzone che tutti stavano ballando finì, una musica lenta trasformò la sala da adolescenti intenti a scatenarsi a tante coppie che ballavano dolcemente.
Ian andò verso Mickey, gli si posizionò davanti e gli tese la mano, ricevendo in risposta un’occhiataccia.
 
-E’ Say Something, di Christina Aguilera.- disse.
 
-Non farò questa stronzata.- il moro distolse lo sguardo, ma l’altro non levò la mano.
 
-Balla con me.-
 
Mickey si guardò intorno, nessuno li stava guardando, probabilmente nessuno li avrebbe visti, erano tutti a coppie e tutti, fuorché loro due, erano abbracciati e ballavano. Serrò le labbra e si alzò seccato, indicò un angolo della stanza che era piuttosto buio perché la luce soffusa arrivava a malapena.
 
-Non ci sposteremo da quel cazzo di angolo, okay?-
 
Il rosso sorrise e prese la mano dell’altro che era rigida come un pezzo di ghiaccio, si poteva vedere la tensione trasudare da ogni parte del suo corpo. Lo trascinò nell’angolo buio, prese le sue mani e se le appoggiò sui fianchi, per poi portare le sue intorno al suo collo e lo guardava come se fosse l’unico in quella stanza in quel momento. Mickey però continuava solo a guardare verso la pista, cercando qualcuno da picchiare perché stava ridendo di loro o semplicemente perché li stava guardando, ma nessuno sembrava accennare ad alzare la testa e con le labbra ancora serrate, guardò Ian per un istante, per poi abbassare subito lo sguardo.
 
-Say something, I’m giving up on you. I’ll be the one, if you want me to. Anywhere, I would’ve followed you. Say something, I’m giving up on you.- Canticchiò a bassa voce il rosso.
 
-Gallagher, chiudi quella fottuta bocca.-
 
Ian fece un mezzo sorriso e continuò lo stesso. -And I will swallow my pride. You’re the one that I love…- Appoggiò la fronte su quella di Mickey e chiuse gli occhi.
 
-Non ti azzardare a baciarmi.- Il moro faceva saettare gli occhi da una parte all’altra della stanza, preoccupato che qualcuno li vedesse. Non riusciva a vedere un granché avendo la fronte schiacciata contro quella di Ian, ma forse, in fondo, quel momento stava piacendo anche a lui.
Il cuore di Ian sembrava poter scoppiare da un momento all’altro, sorrideva ad occhi chiusi, non gli sembrava vero di essere riuscito a convincerlo a ballare, soprattutto un lento. Aprì gli occhi e li sbatté un paio di volte per ricacciare indietro il sottile velo di lacrime che si era formato e guardò Mickey con un sorriso dolce.
 
-Non fare la checca.- Disse il moro lasciandosi scappare un mezzo sorriso.
 
-Magari lo sono.-
 
Ridacchiarono entrambi piano, continuando a fare piccoli e lenti passi in cerchio come il resto delle persone stavano facendo. Ian richiuse gli occhi, voleva godersi quel rarissimo momento per ogni secondo che passava, mentre le mani di Mickey strette attorno ai suoi fianchi lo facevano rabbrividire. Cercò di immaginarsi cosa girava per la testa dell’altro, sapeva che per lui era un grandissimo sforzo essere lì, ballare un lento doveva essere ancora più difficile e soprattutto stare abbracciato ad un ragazzo davanti a tutti era tremendamente imbarazzante, però erano insieme, solo questo contava. E poi l’ombra di quell’angolo li nascondeva davvero e ancora sembrava che nessuno fosse intenzionato a guardarli.
 
-Say something, I’m giving up on you. Say something…- cantò ancora Ian.
 
Mickey staccò la fronte da quella del rosso e fece velocemente passare lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra, poi diede un’ultima occhiata alla sala e tornò a concentrarsi su Ian dopo aver constatato che a nessuno importava che fossero lì. L’altro lo stava guardando con aria leggermente confusa, non capendo che intenzioni avesse realmente. Il moro sbuffò e premette le labbra contro quelle del rosso che subito gli appoggiò una mano sulla guancia e ricambiò il bacio dolcemente; lo approfondì facendo intrecciare le loro lingue, avvicinandosi più che poteva a lui.
 
-Gallagher, io…- cercò con tutte le forze di dire Mickey.
 
-Ho capito. Anch’io.- Ian sorrise e fece sparire di nuovo la distanza che c’era fra loro appoggiando le labbra sulle sue, sapendo di essere tra le braccia di un ragazzo che lo amava.
   
 
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