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Autore: _Ash    11/06/2014    6 recensioni
Ran…
Parliamo di un Conan ormai maggiorenne, desideroso di incontrare la sua Nemesi...
DAL TESTO:
Già.
Ormai da due anni era così, fredda e distante anche con lui, colui che aveva sempre chiamato “fratellino”.
«Fratellino un corno!» imprecò mentre si lavava i denti.
«Cosa?»
«Niente, parlavo da solo…» rispose seccato.
Genere: Avventura, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kaito Kuroba/Kaito Kid, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Kaito Kuroba/Shinichi Kudo
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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BAD BOYS

ConanxKid







Un nuovo giorno era sorto sulla grande Tokyo, e chissà quali avvenimenti avrebbe portato nella vita già abbastanza scalmanata del ragazzino che abitava con il detective più famoso degli ultimi tempi: Kogoro Mori.


Il bambino dormiva profondamente nel suo futon, la stanza era semibuia dato dalle tapparelle abbassate, l’atmosfera era perfetta per continuare a dormire, eppure…

Il ragazzino si alzò di scatto, i suoi grandi occhi azzurri vispi.


«Accidenti, sono in stra-mega ritardo!» urlò il ragazzi infilandosi un paio di calzini, stando attento a restare in equilibrio mentre saltellava, aprendo la porta della stanza di schiena, andando in bagno.

«Colpa tua che dormi troppo, ragazzino!» si lamentò Goro per poi sorseggiare il suo caffè mattutino.

«Ran ha provato più volte a svegliarti…»

«E’ già uscita?» chiese incredulo.

«Certo testa bacata, era in ritardo pure lei, per colpa tua!»



Ran…



Già.

Ormai da due anni era così, fredda e distante anche con lui, colui che aveva sempre chiamato “fratellino”.

«Fratellino un corno!» imprecò mentre si lavava i denti.

«Cosa?»

«Niente, parlavo da solo…» rispose seccato.

Uscì dal bagno, aprì il frigorifero e ne tirò fuori un succo di frutta-quasi finito, prese il toast ormai freddo, preparato appositamente per lui ormai ore prima e si sedette a mangiare in fretta.



Almeno si ricorda che vivo qui..’



«Potevi svegliarmi comunque, invece di star qui a poltrire.»

Sapeva di aver detto una frase poco carina che avrebbe di certo fatto infuriare il detective, ma poco importava; era nervoso, aveva voglia di litigare, aveva bisogno di sfogarsi.

«Razza di ingrato! Se non fosse per Ran a quest’ora ti ritroveresti in mezzo alla strada, o peggio, all’orfanotrofio!»

«Ci andrei volentieri…» bisbigliò sotto voce.

«Cos’ hai detto?!» chiese, sentendo farfugliare il ragazzo

«Che devo andare, ciao.» disse alzandosi da tavola e uscendo dalla porta.

«Mocciosi.»


Uscito di casa, non si degnò neanche minimamente di correre per arrivare in orario per la seconda ora di lezione; macché.

Camminava con passo lento, ma deciso, le mani in tasca e lo sguardo fisso davanti a lui.

Gli scocciava fare quella strada, da solo, cioè, negli ultimi tempi gli capitava spesso, ma era diverso fare la strada con Lei…

ALT!

Non doveva pensarci.

Ma come diavolo faceva se vivevano insieme?

Detestava ogni singolo secondo della sua vita, da quando Lei aveva deciso di fregarsene di tutto e di tutti.

Non gli importava degli altri, ma di lui stesso si, di Shinici Kudo si, di Conan Edogawa si.

Iniziò a digrignare i denti dal nervosismo e iniziò a correre, sperando di trovarvi sfogo.


«Edogawa, sei di nuovo in ritardo!» urlò la maestra a quest’ultimo non appena entrato in classe.

Tutti lo seguirono con lo sguardo, mentre camminava in fondo all’aula, si sedette a suo solito posto vicino ad Ai (l’unica persona che ancora si degnava di parlargli) e tirò fuori svogliatamente i suoi quaderni.

«Edogawa, mi stai a sentire?»

«Si…» rispose per inerzia.

Ai gli tirò una spallata e lo guardò con rimprovero

«Mi scusi, non accadrà più…» cercò di metterci tutta la convinzione di cui le sue facoltà erano capaci in quel momento, ma non ebbero l’effetto sperato, perché la maestra lo guardò con poca convinzione e riprese la lezione.

«Così va meglio?» chiese lui all’amica in tono sarcastico

«Oh, certo. Ricordami di iscriverti a un corso di recitazione.» rispose imitando il suo tono.

«Ma come siamo simpatici stamattina.»

«Mi starò facendo contagiare da te.»

«Hehe…»

Dopo circa dieci minuti suonò la campanella della ricreazione e la mattina passò noiosa e lunga.

«Ai?» chiamò un ragazzino con le lentiggini timidamente

«Oggi hai da fare o vieni al parco con noi?»

«Mi dispiace, oggi devo stare con Mister simpatia» disse indicando Conan poco distante, intento a rimettere la cartella a posto.

«Oh, capisco…allora ci vediamo domani.» lo salutò un po’ deluso, ma lei fece finta di niente, ormai era normale per lei dividersi in due tra i Detective Boys e Conan.

«Andiamo, Agasa ci sta aspettando.» disse rivolto all’amico occhialuto e lui annuì e insieme andarono nell’abitazione del dottore e di Ai.

«Bentornati ragazzi! Com’è andata la mattina?» chiese con tono esuberante…troppo esuberante per i gusti del detective.

«Dottore, cos’ha combinato questa volta?» chiese stravaccandosi dal divano e con rimprovero.

«Io? Niente. Vi ho preparato la merenda, ecco.» disse portando in tavola due tazze di tè caldo e un piattino pieno di biscotti al cioccolato.

«Grazie dottore.»

«Allora? Si può sapere cos' hai?» ci riprovò

«Haha, non ti si può mai nascondere niente eh?» scherzò l’omone.

Scappò in cucina e prese un giornale e lo porse al bambino, il quale, per la prima volta nella giornata, rise alla vista di quello che lesse:


Sotto i rintocchi di mezzanotte, apparirò nell’ombra della luna e ruberò la Matiste nel museo di Beika.

Kaito Kid.”


Era ormai mezzanotte e lui era lì, ad aspettarlo; si sentiva in fibrillazione, aveva la pelle d’oca.

Finalmente una vera distrazione!

Le poche volte che la sua Nemesi faceva le sue apparizioni, faceva di tutto pur di incontrarlo, pur di provare quel brivido di avventura, adrenalina e il suo cervello poteva pensare ad altro, poteva avere un obiettivo su cui ragionare, svegliarsi dal torpore e dalla solitudine che lo attanagliava.

In quei momenti si sentiva libero.

Quasi non vedeva l’ora di potergli dare la caccia.

«Hey tu! Che ci fai qui?» la voce di Nakamori lo fece sobbalzare

«Ah, ecco, io…» iniziò a farfugliare

«Aspetta, io ti conosco! Sei quel bambino che abita con quel detective, non è così!?»

Conan annuì.

«E lui dov’è?»

« A casa, mi sembra ovvio.»

« E tu allora, come mai non sei con lui?»

« Mi annoiavo...» rispose vagamente.

Nakamori evidentemente contrariato alla sfacciataggine del ragazzino, saltò su tutte le furie.

« Senti ragazzino, anche se sei diventato famoso come prima Nemesi di quel ladruncolo da strapazzo, non montarti troppo la testa e lascia fare a noi poliziotti, hai capito bene!? Sono anni che dò la caccia a Kaito Kid, e non permetterò mai a nessuno di arrestarlo al posto mio, intesi!? Quindi ora fila a casa, se non vuoi che chiami Mori!»

Quanto avrebbe voluto dirgli che lui e i suoi colleghi erano solo degli incapaci, che non potevano competere neanche lontanamente con quel ladro, che lui era speciale ed era solo grazie al suo intuito se erano riusciti a decifrare i suoi codici e a recuperare la refurtiva quasi rubata dal ladro.

Ma quella sera Conan si sentiva di umore magnanimo e decise così di tenere quei pensieri per se.

« Andiamo, come potrebbe un ragazzino come me poter catturare un ladro così geniale? Il grande Kaito Kid, ricercato dal tutto il mondo, perfino dall'FBI! Mi sta prendendo in giro? Ha forse paura di me, ispettore?» il suo tono provocatorio e divertito fece prudere le mani al povero Nakamori che era vicinissimo ad una crisi isterica: i ragazzi sfrontati e troppo sicuri di se gli davano sui nervi, come quel ladro!

« Ti stai prendendo gioco di me!?»

« Oh, non si preoccupi, sono l'ultima persona che si permetterebbe di farlo...»


Ci ha già pensato madre natura a renderti stupido, quasi quanto Goro...


DING...DONG...


Il grande orologio del museo segnò i fatidici rintocchi di mezzanotte, salvando così il piccolo Conan da una bella strigliata, facendo tornare in sé l'ispettore che alzò lo sguardo sul boxe di vetro davanti a loro che conteneva la famosa gemma che il ladro intendeva rubare.

I sensi di Conan erano all'erta, mentre se ne stava immobile, le orecchie tese per percepire anche il più piccolo rumore, una presenza non desiderata tra i poliziotti.

Improvvisamente sentirono una piccola esplosione che avvolse in pochi secondi la stanza piena di gas.

« Oh no, dannazione!» imprecò Conan avendo intuito la trappola del ladro.

« Acc...la gemma...devo proteggere la...» Nakamori cadde a terra svenuto dal gas soporifero, mentre un ombra maneggiava con la teca di vetro e s'infilava nella tasca la preziosa refurtiva. Ghignò soddisfatto ancora di più, quando vide Nakamori ( non era certo una sorpresa) e il suo acerrimo nemico, per terra svenuti.

Il ladro si prese qualche secondo per avvicinarsi al piccolo, sicuro di poter scappare con tranquillità mentre i poliziotti cercavano di sfondare la porta della sala, s'inginocchiò e lo scrutò attentamente.

« Mi sorprende che tu ti sia lasciato abbindolare da un trucchetto come questo. Sarà per la prossima volta, buonanotte piccolo.» si avvicinò ancora di più al suo volto e gli lasciò un candido bacio sulla guancia, poi lo guardò un ultima volta.

Gli dispiaceva davvero non poter giocare con lui, in fondo sapeva bene che periodaccio stava passando dal momento che aveva preso l'abitudine a seguirlo di nascosto: ultimamente rischiava seriamente di mettersi nei guai seri (come se non ci fosse già, nei guai), era diventato più solitario, allontanando i suoi piccoli amici da se stesso, era molto più scontroso, quasi maleducato a volte, troppo diretto nel dire cattiverie e questo non era da lui, e le uniche volte che lo vedeva se stesso era quando gli dava la caccia o c'era qualche caso da risolvere.

Senza accorgersene gli accarezzò la frangetta, perdendosi nei suoi pensieri e dimenticando la sua missione per un secondo, e quello gli fu fatale:

Non riuscì a spiegarsi come erano finiti in quella posizione che, poteva risultare molto ambigua ma al ladro non dispiacque, anzi...

« Ebbene, ti sei lasciato abbindolare pure tu?» gli chiese di rimando usando le sue stesse parola il piccolo detective, seduto a cavalcioni su Kid.

« Mha, chissà...non che mi dispiaccia...»

« Attento Kid, ormai si può dire che ti ho in pugno.» I suoi occhi erano due zaffiri birbanti, esprimevano gioia ed eccitazione e questo Kid lo percepì molto bene; decise di approfittarne; avvicinò il viso a quello del ragazzino che strinse la presa sui fianchi del ladro e questo sussurrò con voce sensuale:

« Lo sai, sei un angioletto quando dormi.» quelle parole lo fecero arrossire e tutta la sua sicurezza si sciolse come burro, ma lui cercò di nascondere come meglio poteva il suo imbarazzo.

«...Ci stai forse provando con me?» tentò di provocarlo. Kid si stupì ma non si fece cogliere alla sprovvista, lui era molto bravo in quel campo e gliel' avrebbe insegnato al piccolo detective

« Sta funzionando?»

Conan rimase spiazzato dalle parole del ladro bianco, catturato dal suo sguardo provocatorio e seducente: si, ci stava letteralmente provando con lui.

Oppure, era solo un trucco? Un gioco di seduzione per poter scappare dalle sue grinfie?

« Sorprendimi. Fammi vedere che non lo stai facendo solo per poter scappare da me...» Voleva giocare ai due amanti? Ebbene l'avrebbe accontentato.

Kid sorrise, il ghigno di chi sa di avere il gioco in pugno e Conan non capì subito quel sorriso, ma quando si ritrovò sotto di lui, i ruoli capovolti, allora intuì che il ladro ora era in vantaggio e poteva certo scappare liberamente fin dall'inizio.

« Vedi, se avessi voluto scappare, l'avrei fatto da un pezzo.» Gli prese i polsi e glieli mise sopra la testa afferrandoli con una mano.

« Hey, lascia-» le sue proteste furono bruscamente interrotte dalle labbra esperte del ladro che iniziò a baciarlo con foga, mentre il detective inizialmente spiazzato, si lasciò andare e rispose a quei baci, cercando con la lingua quella di lui, in un intreccio di giochi, dove gli animi si scaldarono e i due si fecero trasportare con più foga e passione; Conan dal canto suo non aveva mai provato certe esperienze ed iniziò ad emettere dei mugolii di piacere che fecero ridacchiare Kid.

Il ladro si staccò a malincuore dalle labbra del detective e in quel momento le forse dell'ordina riuscirono a sfondare la porta ed entrarono in massa, dando comunque tempo a Kid di salutare il suo piccolo amico

« A presto.» disse facendo l'occhiolino e Conan lo guardò quasi inebetito e ancora arrossito, mentre vedeva il deltaplano volare e confondersi con le stelle luminose immerse nel cielo blu.





   
 
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