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Autore: Defiance    11/06/2014    1 recensioni
SPOILER 3X22
La reazione di Emily alla morte di Aiden; sarà sempre Nolan a tirarla su, il suo fedele amico e partner in crime.
La domanda è: ci riuscirà?
Genere: Fluff, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amanda Clarke, Emily Thorne, Nolan Ross
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Falling Apart







Un mese, due settimane, tre giorni, venti ore.
Il tempo sembrava scorrere molto più lentamente da quando Emily se n’era andata.
Aveva aspettato invano che si facesse sentire, sarebbe bastata una breve telefonata, un messaggio, una mail, o una lettera come quella che gli aveva lasciato prima di partire.
L’aveva riletta così tante volte, che ormai ricordava a memoria ogni singola parola:
 
Nolan,
grazie per tutto ciò che hai fatto per me negli ultimi anni,
ma ora che è finita, non posso più restare.
Non posso rischiare che tu sia il prossimo Aiden, o la prossima
Padma, vittima delle mie azioni vendicative, così ti sciolgo da
qualsiasi promessa tu abbia fatto mio padre e a me
una volta per tutte, non rivelandoti dove andrò.
Meriti una vita migliore di quella che avresti restando al
mio fianco e tutto ciò che voglio è che tu sia felice, perché
sei la persona più buona che abbia mai conosciuto e meriti
solo il meglio dalla vita.
Addio,
Emily
Amanda
 
Dopo aver superato il disappunto iniziale, dovuto principalmente alla delusione per il fatto che lei pensasse realmente che gli era stato accanto solo per ciò che aveva promesso a David, aveva immediatamente cominciato le ricerche.
Emily aveva fatto le cose per bene, sembrava completamente sparita, ma lui era Nolan Ross e nessuno riusciva a sfuggirgli, non quando si impegnava veramente per trovarlo.
Così, quando finalmente aveva scoperto l’astuto gioco della donna, si era ritrovato a darsi dello stupido per non averlo compreso prima e a sorridere come un ebete davanti allo schermo del pc, scuotendo la testa.
Oh, non cambierai mai Ems, pensò, spegnendo il dispositivo e preparando un borsone per il viaggio.
Gli ci vollero diverse ore per raggiungere la periferia di New York e l’anonimo appartamentino in cui Emily aveva vissuto prima di intraprendere la strada della vendetta.
Ci era stato solo una volta, ed era stata una mossa furba perché, di fatto, quello era l’ultimo posto a cui aveva pensato: lo conosceva già ed era, in fin dei conti, abbastanza vicino a lui.
Parcheggiò l’auto a un isolato di distanza, così che lei non potesse sospettare una sua imboscata e sfuggirne in qualche modo, poi salì le scale e suonò il campanello.
Non aprì nessuno.
Nolan controllò l’orologio: le due e un quarto.
Emily non poteva essere in giro a quell’ora, giusto?
Però aveva il sonno leggero e quindi avrebbe dovuto essere già lì, di fronte a lui, con lo sguardo contrariato.
Così, decise di scassinare la porta ed entrare a aspettarla comodamente seduto sul divano.
Non dovette attendere a lungo, perché la porta cigolò e si dischiuse solo venti minuti dopo il suo arrivo, facendo comparire una Emily barcollante e intenta a limonare con un tizio alquanto discutibile che aveva rimorchiato di sicuro in qualche locale di nomina altrettanto contestabile.
Nolan si schiarì la gola, facendo sobbalzare i due che si staccarono bruscamente l’uno dall’altro.
La donna accese la luce e socchiuse gli occhi per mettere a fuoco l’ospite indesiderato, riconoscendolo dopo diversi istanti.
“Felice di rivederti, Charlotte... Ross?!” esordì sardonico, alzandosi in piedi e facendo segno di andarsene al tipo dietro la sua amica, il quale obbedì imprecando.
“Che ci fai qui, Nolan? Come mi hai trovata?” sbottò lei, richiudendosi la porta alle spalle e liberandosi del giubbotto di pelle nera, per mostrare poi un attillato top e una minigonna veramente troppo corta.
“Sai, ci ho messo un po’ per rintracciarti, ma alla fine ho capito” rispose lui, squadrando da capo a piedi la giovane.
Aveva nuovamente cambiato colore ai capelli, sostituendo il biondo con il castano rossiccio, un colore e un taglio che le stavano molto bene, doveva ammetterlo, ma che gli ricordava molto l’Amanda di dieci anni prima; come anche il suo look trasandato, a dire il vero.
Emily avanzò di qualche passo, sbuffando, e quando perse l’equilibrio, Nolan riuscì ad afferrarla in tempo permettendole di non finire per terra.
“Sei ubriaca, Ems? Seriamente?” obiettò sorpreso: quello non era il suo modo di agire, o meglio, di reagire... era quello dell’Amanda appena uscita dal riformatorio.
Poteva la morte di Aiden averla sconvolta a tal punto da farla regredire così tanto?
“Se sei venuto per farmi la predica, puoi andartene” dichiarò lei, versandosi dell’acqua in un bicchiere e scolandosela in un sorso.
“Che fine ha fatto la Emily forte e determinata che conoscevo? Quella che aveva un minimo di buon senso?”
“Ha portato a termine la sua missione”  rispose, facendo spallucce e liberandosi di quegli stivali talmente alti da renderle il passo ancora più incerto.
“E allora che fai? Porti indietro la scapestrata Amanda di dieci anni fa? Ems, non sei più una ragazzina, non puoi ricominciare ad ubriacarti e a girare per locali, rimorchiando e portandoti a letto qualche pervertito di tanto in tanto” la rimproverò Nolan, scuotendo la testa incredulo.
Gli sembrava di vivere un deja-vu.
 
 
Dieci anni prima
 
“Ma sei impazzito? Chi diavolo credi di essere?” sbottò infastidita Amanda, osservando la sua conquista serale allontanarsi da loro furente.
“L’unica a cui è dato di volta il cervello qui sei tu! Credi sul serio che tuo padre volesse questo per te? Che ti abbia lasciato quell’eredità affinché te ne andassi in giro a darti via in questo modo, ubriacandoti tutte le sere e gettando via la tua vita come se niente fosse?” replicò severo Nolan, seguendola in casa.
Era un appartamentino alquanto squallido, con il suo denaro avrebbe potuto permettersi cento volte di meglio.
“Chi diavolo se ne frega di quello che mio padre desiderava per me? Era un assassino” ribatté lei, accomodandosi sul divano e posando i piedi su di un tavolino, mettendo così in evidenza le sue lunghe e toniche gambe.
“Tu non l’hai neanche aperta quella scatola, non è vero?”
Amanda sbuffò e si accese una canna come se nulla fosse.
“Tu dovresti uscire e divertirti di più” commentò, sistemandosi l’attillato top che indossava in modo da mettere in risalto il suo prorompente seno.
“Questi giochetti non funzionano, Amanda. David era innocente e se tu avessi dato anche solo una rapida occhiata al contenuto di quella scatola lo sapresti e magari non sprecheresti il tuo tempo pensando di essere una povera anima abbandonata da dio destinata all’autodistruzione!” tuonò Nolan, precipitandosi nella camera da letto della ragazza e tornando con la scatola dell’infinito stretta tra le mani.
La sbatté sul tavolo, poi le strappò la cicca di mano, facendola gemere per il disappunto, la gettò via e la costrinse a venire a patti con la realtà, a leggere ciò che suo padre aveva scritto durante tutti gli anni in cui era stato in prigione.
“Se tu sapevi che era stato incastrato, perché non hai fatto nulla per aiutarlo?”
“Ci ho provato! Ho fatto di tutto, ma alla fine mi ha costretto a lasciar perdere e a pensare a te e io non gli ho promesso di prendermi cura di sua figlia per poi permettere che questa conduca una vita da... da debosciati!” reagì lui, cercando di riacquistare la calma e di suonare il più convincente possibile.
“Be’, io so badare a me stessa e non mi importa di quale fottuta promessa tu abbia fatto a mio padre” insistette la giovane, dirigendosi spazientita verso il frigorifero e riemergendone con una bottiglia di vodka in mano.
Si riempì un intero bicchiere, scolandoselo tutto d’un fiato e riempiendolo nuovamente.
“Amanda...”
“No, ascoltami. Non mi interessa il ruolo che mio padre voleva che tu ricoprissi nella mia vita, io non ti ci voglio. Non aveva il diritto di chiederti nulla che riguardasse me, quindi se vuoi divertirti bene, resta e diamoci alla pazza gioia. Ma se le tue intenzioni sono diverse, oltrepassa quella porta e non ritornare mai più, non cercarmi mai più. Non ho bisogno di un grillo parlante” ordinò autorevolmente lei, così che Nolan fu costretto a rassegnarsi e a lasciare l’edificio sconfitto e avvilito.
 
 
“Uhm, allora è questo il problema?” indagò Emily, lo sguardo da predatrice e il sorriso da stronza che tante volte Nolan le aveva visto dipinto sul volto durante il loro tramare a discapito dei Grayson o di qualcun altro coinvolto in ciò che era accaduto a lei e a David.
“Abbiamo già fatto questo discorso, Amanda” tentò di liquidarla il biondo, alzando gli occhi al cielo “e ormai dovresti essere matura abbastanza da sapere che questo non è un tipo di vita... corretto e salutare”
“Sei arrabbiato perché non ho pensato a te?” continuò lei, avanzando verso di lui e ignorando deliberatamente le sue ultime parole.
“C-cosa?” biascicò lui, sgranando gli occhi e arretrando finché non si trovò con le spalle al muro.
Emily si alzò sulle punte, per raggiungere così il suo orecchio.
“Mi dispiace averti offeso, ma posso farmi perdonare” sussurrò con malizia, affondando le labbra sul suo collo e iniziando a baciarlo.
Per un istante, Nolan perse il controllo a causa dei brividi che quel contatto gli aveva procurato, ma rinsavì immediatamente e afferrò i suoi polsi, allontanandola sa sé.
“Smettila, Ems. Non sono uno di quei tipi disgustosi che rimorchi in quei locali malfamati, disposti ad andare a letto con ragazze ubriache o peggio” disse con tono autoritario.
La donna scoppiò a ridere.
“Oh, andiamo! Non puoi più fingere di essere l’innocente Nolan di dieci anni fa! So che sai divertirti, ti devo ricordare di Tyler? L’ho visto il vostro video, sai? Anche tu sai fare cose moralmente discutibili”
“Tyler era cosciente delle sue azioni”
“E se non fossi ubriaca, ah, Nolan?” ipotizzò Emily, sorridendo al momento di esitazione dell’uomo.
“Va’ a dormire. Ne parleremo quando sarai in grado di ragionare” tagliò corto lui, conducendola nella sua camera e attendendo sulla soglia finché non si fu addormentata, poi tornò in salotto e si lasciò cadere sul divano, sfinito.
 
Nolan dormì male. Malissimo.
Non solo era tormentato dalle condizioni in cui aveva trovato Emily, ma anche da quell’attimo di esitazione che aveva avuto quando gli aveva domandato se sarebbe andato a letto con lei in altre circostanze.
Non aveva mai pensato a lei in quel modo, era sempre stata la figlia di David Clarke, una persona che avrebbe dovuto considerare come una sorella, un frutto proibito che non si era mai permesso di guardare.
Eppure, nonostante la sua convinzione che tutto ciò che provava per lei era un grande affetto fraterno, nell’udire quelle parole uscire dalle sue provocanti labbra, nel percepirle sul suo collo, aveva esitato.
E poi, quando diavolo si era accorto che le sue labbra erano provocanti?
Ripensò al moto di rabbia che lo aveva colto quando l’aveva vista entrare avvinghiata a quello sconosciuto, al modo in cui non era mai riuscito ad essere indifferente quando la scorgeva al fianco di Daniel o di Aiden; l’unica giustificazione che si era sempre dato, era che non lo sopportava perché considerava Jack il suo vero amore, l’unico che potesse renderla felice... ma non aveva mai avuto l’occasione di mettere alla prova quella teoria.
E l’immagine del suo ventre e delle sue gambe scoperte da quell’esiguo strato di abiti continuava a riaffiorare nella sua mente, senza dargli alcuna tregua, senza aiutarlo in alcun modo.
Chissà come era morbida la sua pelle...
Nolan scosse la testa con foga e cercò di pensare ad altro, ai computer, ai programmi, al suo nuovo progetto, finché non riuscì a prendere sonno.
 
Fu svegliato da un intenso odore di caffè e cornetti caldi.
Emily si muoveva lentamente nella striminzita cucina, disponendo sul tavolo una capiente colazione.
Mentre si stiracchiava, gli sfuggì un gemito che la fece accorgere del suo risveglio.
“Nolan” lo chiamò, senza avere il coraggio di incrociare il suo sguardo.
Continuava ad armeggiare con tazzine e cucchiaini, una scusa per non guardarlo negli occhi.
Forse si vergognava per ciò che aveva fatto la sera prima, per essersi fatta vedere in quello stato o, più semplicemente, per averci provato con lui.
“Buongiorno, Ems. Questa si che è una novità, non mi avevi mai preparato la colazione. Anzi di solito ero io a farlo”
“Non ti ci abituare” rispose secca lei, senza che nessuno dei due riuscisse, però, a trattenere un sorriso.
Per un istante, era stato come se nulla fosse cambiato.
Già, per un istante.
Nolan sospirò, poi lasciò ricadere il cornetto nel piatto.
“Non puoi andare avanti così, Emily. Non puoi”
“So che hai ragione. È solo che... mi sento così vuota, di nuovo. Dal ‘matrimonio’ in poi, è stato come vivere in una bolla. Sembra tutto così lontano e vicino allo stesso tempo. Ho distrutto coloro che avevano distrutto me e mio padre... ma a conti fatti, sono sempre io quella che ne è uscita peggio e non potrò vendicarmi per questo, se non con me stessa” rispose Emily, stringendo i pugni.
“È per questo che te ne sei andata senza salutarmi? Per ferire te stessa? È per questo che te ne sei andata, Ems? Perché in tal caso, credo che tu abbia fatto più male a me che a te” la informò il biondo, ma lei continuava a non rivolgergli il minimo sguardo.
“Credevo fossi andata via per ricominciare, che pensassi che l’unico motivo per cui ti sono stato accanto in questi anni era quella stupida promessa che avevo fatto a tuo padre e che per questo motivo non mi volessi al tuo fianco”
“L’ho fatto per proteggerti, Nolan!” sbottò a quel punto lei, scoppiando in lacrime “io rovino la vita delle persone. Questa è l’unica cosa che so fare. E non mi sarei mai perdonata, se lo avessi fatto anche con te”
L’uomo sgranò gli occhi per la sorpresa, poi sorrise.
“Non è vero, Ems. Ogni volta che mi chiamavi, anche solo per chiedermi aiuto... io mi sentivo importante, cosa che mi era capitata solo una volta nella vita prima di conoscerti, ovvero quando tuo padre mi disse che credeva in me e che mi avrebbe aiutato a fondare la Nolcorp. Te lo ripeto per l’ennesima volta, tutto ciò che ho sempre desiderato era la tua amicizia, Ems” ammise Nolan, accorrendo ad abbracciarla.
Non aveva mai sopportato di vederla piangere e sapere che lui era la causa delle sue lacrime lo feriva ancora di più.
“E ora, Nolan? Cos’è che desideri ora?” domandò lei, alzando finalmente gli occhi e incrociandoli con i suoi.
Il biondo si immobilizzò e sbatté più volte le palpebre, non riuscendo a dare una risposta a quella domanda finché il suo corpo non decise di farlo al posto della sua voce, spingendolo a baciarla.
Emily non rispose a quel bacio e quando l’uomo si fu allontanato da lei, avevano entrambi lo sguardo vacuo e sorpreso.
Nolan si schiarì la gola e si alzò, mentre lei continuava a fissarlo sbalordita.
“Forse è meglio che me ne vada” mormorò, afferrando la sua giacca e dirigendosi verso la porta.
Non l’aveva nemmeno aperta, che si sentì afferrare per un braccio e sbattere con le spalle al muro.
La donna boccheggiava, spostando ripetutamente lo sguardo dalle sue labbra ai suoi occhi, soffermandosi leggermente sul suo petto che si alzava e si abbassava rapidamente; poi si alzò in punta di piedi e posò con foga le labbra sulle sue.
Afferrò i suoi capelli, per assicurarsi che non allontanasse il volto dal proprio e cominciò a trascinarlo verso la sua stanza.
Sbatté con la schiena contro la porta chiusa, ma avevano entrambi il cervello troppo in tilt per rendersene conto; caddero sul letto ed Emily si ritrovò intrappolata tra il materasso e il corpo di Nolan.
Non avevano smesso di baciarsi neanche per un istante; le loro mani si muovevano desiderose le une sul corpo dell’altro e in pochi secondi i loro vestiti furono sparsi sul pavimento.
Non si persero in preliminari o in stupidi giochetti, avevano atteso per troppo tempo quel momento e non intendevano rimandarlo ancora a lungo.
Nessuno dei due riusciva a pensare lucidamente, ma lui si costrinse ugualmente a recuperare contegno, doveva assicurarsi che lei fosse sicura di ciò che stavano per fare.
“Ems...” mugugnò, le labbra ancora premute contro quelle della donna, la quale aveva già capito dove l’uomo volesse andare a parare.
Così, per tutta risposta, capovolse la situazione, portandosi sopra di lui e rivelando la predatrice che risiedeva in lei, lo sguardo acceso dal desiderio ed Emily non le era mai sembrata tanto simile ad un angelo, un angelo vendicatore ovviamente, cosa che lo portò a pensare che se per averla doveva finire all’inferno... beh, allora ci sarebbe andato volentieri.
 
 
Emily si accucciò contro il suo petto e per diversi minuti nessuno dei due parlò.
Poi Nolan sospirò profondamente e sussurrò, meravigliato: “non ci posso credere”
La donna ridacchiò.
“Già, neanche io ci posso credere. Deve essermi dato di volta il cervello”
“Nah, te l’ho sempre detto... nessuno può resistere al fascino di Nolan Ross”
Emily corrugò la fronte.
“Sta’ zitto, Nolan!” esclamò divertita, lanciandogli un cuscino in piena faccia.








Angolo Dell'Autrice
Okay, devo essere impazzita.
A rischio di diventare assillante,
io amo questi due. E amavo anche
Aiden. Non l'ho ancora superata.
Comunque, spero tanto questa fanfic
vi sia piaciuta, ho provato ad immaginare
una reazione di Emily, che non sarà mai
come quella che vedremo in tv - se la vedremo,
infondo di come è stata per l'arresto di Nolan 
nella 2x22 non ci hanno fatto vedere nulla - ma
vabbè, volevo esplorare l'Amanda pre-vendicatrice.
Fatemi sapere cosa ne pensate se vi va, le
recensioni sono sempre gradite!
Bell.

 
  
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