Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Aranel33    11/06/2014    1 recensioni
Cassandra è una giovane studentessa. Brillante ma non geniale, fin dalla giovane età adora affondare il naso fra i libri per divorarne odore e parole. E' feticismo quasi, una sorta di bibliofilia acuta.
Ecco quindi che, quando decide di doversi trovare un lavoro che le permetta di mantenersi, scegli di presentarsi proprio in una libreria: poiché quale posto è meglio di una libreria? Peccato solo che in quella libreria non vi sia solo lei..
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il sole di settembre incrociava obliquo il vetro dell'autobus. Con le mani sollevai gli occhiali da sole in modo da poterli usare come specchio. Non che fossi particolarmente vanitosa o maniacale verso il mio look come molte (troppe) mie coetanee: semplicemente quella mattina avevo un esame e arrivare sudata, trafelata e spettinata non era il massimo. Mentre continuavo a fissare il mio riflesso, accertandomi che il trucco non si fosse sbafato a causa del caldo e della corsa per riuscire a prendere il mezzo, mi ritrovai ad alzare gli occhi. Per trovarne un altro paio. Un bellissimo paio di occhi scuri, onore al vero. Avevo sempre amato gli occhi scuri: tra le varie colorazion erano quelli che meglio rendevano la profondità e l'abisso dello sguardo, il colore che più facilmente mi incantava. Amavo quell'incerta sensazione di un salto in basso, lo sguardo abissale che ti acchiappava anche solo leggendo la lista della spesa. Comunque, tempo di un attimo, giusto un battito di ciglia, e avevo distolto lo sguardo, rivolgendolo agli occhiali e infilandomeli. Anche lo sconosciuto dai begli occhi, seduto a qualche metro da me in un sedile rivolto dalla mia parte, aveva adesso dedicato l'attenzione a qualcos'altro; nella fattispecie un fascio di fogli, forse appunti o dispense.
Non rialzò più lo sguardo per le successive due fermate e io mi ritrovai a tenerlo d'occhio e a studiarlo più per noia che per una ragione precisa, come molte altre volte mi era capitato. Fu così che notai tranquillamente i capelli scuri spettinati, la camicia azzurra spiegazzata con le maniche arrotolate fino ai gomiti e lo zaino nero totalmente anonimo, distraendomi dall'idea dell'esame e tranquillizzandomi. Giusto prima di scendere, mentre si stavano aprendo le porte, gli lanciai un'ultima occhiata.. Non fosse che lui in quel momento alzò a sua volta lo sguardo. Sbiancai e mi irrigidii per l'essermi fatta notare e mi affrettai a scendere. In breve, neanche un minuto, avevo ovviamente già scordato l'accaduto e il fatto che quel tizio esistesse, tornando alla realtà. Dura e concreta come l'asfalto su cui poggiavo i piedi. Stessa realtà che prevedeva di lì a poco un esame.. E quelli sì che erano problemi. Non l'incrociare lo sguardo di studenti sconosciuti che mai più avrei rivisto.


L'esame in qualche modo andò: sarebbe potuto andare un po' meglio ma anche ben peggio, ragion per cui non avevo motivo di sentirmi delusa. Mi ero appena districata dai colleghi di facoltà, con la promessa di uscire insieme a festeggiare l'esame andato e il fatto che ci sarebbe di nuovo stato tempo di respirare. In realtà questo tempo potevano averlo loro, non io.
Avevo recentemente discusso ancora una volta con i miei a causa di affitto, rette, costo dei libri e così via. E ancora una volta mi ero ritrovata a far cozzare la mia esistenza con il fatto che così non poteva andare avanti, chiedere di più alla mia famiglia era scorretto da parte mia ma avevo anche un bisogno fisico di soldi. Ragion per cui era ora che, a 22 anni, mi trovassi un qualche lavoro. Dopo un'accurata scelta durata giorni e riflessioni ero arrivata a fare domanda per un paio di impieghi: la commessa in un negozio di fiori o in uno di libri. Ad essere sincera speravo proprio in questo secondo impiego: ero vissuta nelle librerie e nelle biblioteche fin salla più tenera età e, seppur la più che maggiore età. quei luoghi continuavano a vestire delle vesti in un qualche modo sacre: l'odore delle pagine, la consistenza dei vari tipi di copertina, i giochi cromatici che si intrecciavano sugli scaffali. Molto di bello, ancora di più di affascinante.
Ecco perchè volevo entrare a lavorare dal libraio ed ero anche abbastanza sicura che mi avrebbe assunto: l'orario era quasi quello di un commesso normale ma lo stipendio offerto la metà; per intenderci, uno sfruttamento. Ciò però non mi interessava: una studentessa di 22 anni, diplomata a uno scientifico e senza ancora uno straccio di laurea, chi è che non la sfrutta? Nessuno. Ecco quindi che, delle tante domande fatte (tra cui quella ad un fioraio piuttosto che a un fast food), io speravo in quella. Mi avrebbero pagato ancora di meno ma avrei avuto la possibilità di far un lavoro che mi piaceva. Tra il vivere vendendo libri o far la cameriera non c'era paragone. Inoltre ero sicura che facendo un lavoro che davvero mi piaceva avrei sentito meno la stanchezza e la pesantezza di lavorare e studiare.

Persa nelle mie ragioni lanciai un'occhiata al cellulare: era arrivata la conferma del colloquio "Signorina le confermo il colloquio alle 17 nella libreria. Cordiali saluti, prof. Alinari".
Ed erano le 16.
E ciò significava correre.
E in fretta pure.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Aranel33