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Autore: E M M A    11/06/2014    4 recensioni
Baby Fic dedicata a marti_penn ^^
E' un' One-Short scritta sul momento a cui non sapevo che titolo attribuire.
Spero che vi piaccia! Buona lettura!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Corey Riffin, Kin Kujira, Kon Kujira, Laney Penn
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<< Passala a me! >> la rossa alzò di colpo la testa dal suo libro preferito, quello che ormai aveva letto e riletto mille volte, quella voce… possibile che fosse già ora?
Balzò giù dalla sedia blu della sua cameretta, e si diresse a piccoli passi veloci, verso la finestra, ma, data la sua statura, - troppo bassa persino per una cinquenne come lei - non riusciva ad affacciarsi.
Allora tornò indietro e afferrò la sedia, incredibilmente più pesante di quanto ricordasse, e la posizionò appena sotto la finestra, per poi salirci in piedi, spingere le ante scure e affacciarsi, - esattamente quello che la madre le aveva esplicitamente detto di non fare -. Spostava lo sguardo a destra e sinistra, cercandolo incessantemente con gli occhi, inutile dire che era agitatissima.
Ogni giorno, precisamente alle 16:30, tre bambini della sua stessa età si incontravano nella stradina sotto casa sua, proprio accanto al suo cortile, per giocare a calcio: il primo, quello più basso, aveva i capelli neri, gli occhi del medesimo colore e portava gli occhiali con la montatura grossa, i suoi tratti erano asiatici, il secondo gli somigliava moltissimo stessi occhi e stessi capelli corvino, anche lui era giapponese, solo un po’ più alto, robusto e non aveva bisogno degli occhiali, forse erano fratelli… chissà… ma quello che aveva “colpito” maggiormente la bimba era l’ultimo del trio, un bambino più alto del primo ma più basso del secondo, con gli occhi di un meraviglioso azzurro cielo, e i capelli dello stesso colore, che fuoriuscivano a ciocche da un simpatico berretto arancione, stranamente la rossa, -che da quando era nata, non aveva mai instaurato un vero e proprio rapporto di sua spontanea volontà con nessun bambino della sua età-, adesso sentiva uno strano e incontenibile bisogno di conoscere quei tre ragazzi, anche se in realtà non sapeva perché, ma doveva incontrarli per forza, parlarci per almeno due minuti, giocare con loro e magari… essere loro amica…
Osservò i movimenti dei tre, quello con gli occhiali fermò il pallone con il piede, per poi passarla a quello con il berretto, che continuò a correre fino alla porta segnando un goal all’altro asiatico, i bambini esultarono riunendosi tra loro, Laney tenne gli occhi fissi su di loro, soprattutto su quello col berretto, poi, sporgendosi ancora, forse troppo, fece cadere involontariamente la sua molletta gialla acconciata male ai capelli, che colpì la testa del blu.
 
<< Ahi! >> si lamentò il bimbo, premendosi la testa e guardando verso l’alto, riuscì ad intravedere appena di sfuggita una sagoma ritirarsi dalla finestra e chiudere le ante
<< Ma chi era quello? >> chiese il Kin sistemandosi la montatura degli occhiali sul naso, Corey alzò le spalle
<< Però ho un’idea su come scoprirlo! >> disse mentre i suoi occhi si illuminarono, perché sin da piccolo Corey era… beh… un bambino molto… intraprendente!
Si arrampicò sulla grata per rampicanti, fino a raggiungere la finestra della bimba, trovandola con suo grande dispiacere vuota…
 
Intanto la rossa aveva sceso la lunga scalinata, che pareva ancora più lunga. Uscì dalla porta di casa, chiudendola lentamente
<< Ciao >> salutò timidamente i due gemelli, che in quel momento stavano fissando un punto impreciso nel vuoto , ma la sua vocina riuscì comunque ad attirare la loro attenzione, le rivolsero un breve sguardo << Ciao >> salutarono, per poi riprendere ad osservare il loro amico, che invano cercava di spiare l’interno della camera
<< Ma cosa sta facendo? >> chiese la bimba inclinando leggermente la testa di lato
<< Vuole far amicizia con il bambino che vive qui >> rispose il bimbo poco più alto, mentre si strofinava un occhio
<< Io vivo qui! >> ribatté la rossa, poi, in tono più scocciato aggiunse: << E sono una femmina! >> i due si girarono increduli, scrutando e studiando la bambina con lo sguardo, capelli lisci rossi, tagliati fino alle spalle, occhioni giganti verdi, maglietta a maniche corte verde e nera e pantaloni rossi, al contrario di quello che diceva lei, non assomigliava affatto ad una femmina…
 
<< Ahhh! >> il bambino dal berretto arancione mise un piede male nell’intento di scendere, e cadde a terra, l’impatto fece diventare tutto buio.
Aprì gli occhi piano, ancora leggermente dolorante, non riconobbe subito la prima figura che vide, un visetto dolce dai grandi occhi verdi sgranati dal terrore, incorniciato da una chioma rosso fuoco. Lo stava fissando spaventata, tremava visibilmente
<< Ti sei fatto male? >> chiese preoccupata, mentre gli porgeva una mano per aiutarlo ad alzarsi, lui negò con un cenno della testa
<< Guarda Core… ti esce sangue dal braccio..! >> lo avvertì Kin allarmato, indicando una piccola sbucciatura insanguinata sul gomito, gli altri tre osservarono spaventati la ferita, ma Corey non pianse nemmeno una volta
<< Ti fa male? >> chiese la rossa, e lui fece di “no” con la testa. In realtà gli bruciava tantissimo, nessuna sbucciatura gli aveva mai fatto così male, ma persino il dolore riusciva a reprimersi di fronte a quella curiosa figura dai capelli rossi.
<< Aspetta qui >> disse, per poi cominciare a correre e a scomparire dalla porta d’ingresso, i tre compagni di gioco si guardarono tra di loro, chiedendosi che cosa avesse in mente quella bimba, di cui a pensarci bene, non sapevano nemmeno il nome. Tornò dopo pochi secondi con una serie di oggetti in mano, appoggiò tutto a terra e ordinò al bambino di sedersi di fronte a lei
<< Adesso ti metto un cerotto, okay? >> ne scelse uno tutto colorato dalla scatola e lo sollevò fino al suo naso perché potesse vederlo meglio, lui annuì frettoloso, e la rossa cominciò a bagnare un pezzo di cotone con l’alcol, tante volte la sua mamma l’aveva medicata in seguito alle sue numerose sbucciature, lei aveva imparato ed era diventata ormai un’esperta << Perché fai di “sì” con la testa? Non lo riesci a dire? Oppure ti hanno rubato la lingua? Mio zio ieri mi ha rubato il naso pensa un po’… >> era vero, Corey non aveva detto una sola parola da quando era caduto dal secondo piano di quella casa, beh… per sua fortuna se l’era cavata con una sbucciatura al gomito e con una brava “infermiera” nei paraggi. La bimba poggiò dolcemente il cotone inumidito sulla ferita, sotto gli sguardi attenti dei tre bambini
<< Ahia brucia! >> esclamò il blu ritraendo il braccio, invano, perché l’altra lo teneva saldamente per il polso, ovviamente conosceva già in anticipo la reazione che avrebbe avuto
<< Non fare la femminuccia >> ghignò mentre tamponava delicatamente sulla sbucciatura
<< Ma… ma fa male >>
<< Lo so, fa male anche a me quando mi faccio male >> rispose << Ma se non lo faccio poi ti viene l’inf… infe… insomma ti vengono le malattie! >> una volta che ebbe finito, lasciò cadere a terra il cotone, prese il cerotto, lo aprì e lo attacco accuratamente sulla piccola ferita del bambino, stampandogli sopra un bacetto
<< Meglio? >> chiese, e lui annuì
<< Sì grazie >> si scambiarono un sorriso, la bambina non era mai stata più soddisfatta di così, dato che prima di quel giorno, si era sempre limitata a fasciare le zampette dei suoi peluche, o a riattaccare con il nastro adesivo la testa sul corpo delle sue barbie –che già a quel tempo odiava -
<< Io sono Laney >>
<< Io mi chiamo Corey >> la guardò attentamente, di certo quella figura dai capelli rossi non poteva essere affatto una femmina, e come ogni maschietto che si rispetti, pensò che, doveva per forza amare il calcio.
<< Vuoi giocare con noi? >> chiese mentre si alzava in piedi, osservandola dall’alto al basso, Laney non aveva mai giocato a calcio, ma un ampio e bellissimo sorriso le si disegnò in viso comunque
<< Certo! >>
 
Cinque anni dopo
 
<< Lo sai cosa mi piacerebbe fare? >> chiese il bambino a quella che ormai da cinque anni era diventata la sua migliore amica
<< Cosa? >> chiese di rimando lei cercando di migliorare le sue prestazioni nel videogioco di guerra a cui entrambi stavano giocando
<< Suonare in una band >>
<< Tu suoni Corey? >> chiese incredula
<< Sì, la chitarra, sei la mia migliore amica, dovresti saperlo! >> l’ammonì lui
<< Non lo sapevo >> continuò tenendo gli occhi fissi sullo schermo, ormi le erano diventati rossi dalle numerose ore che giocavano senza sbattere nemmeno una volta le palpebre
<< Sai, anche Kin e Kon suonano… >>
<< Davvero? >>
<< Già, per formare una band, ci mancherebbe solo un bassista >> continuò a giocare, concentrandosi sempre di più, fino a quando il videogame segnò il: Game Over, e in seguito la vittoria di Laney, fu in quel momento che la ragazzina pensò: “Basso? Perché no!”
  
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