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Autore: Fantasy25    12/06/2014    3 recensioni
Hinode, la figlia di Soul e Maka, ha quasi cinque anni. Il tempo passa in fretta per tutti, soprattutto per un padre che vede crescere la figlia sotto i suoi occhi, senza poterlo fermare.
Un regalo da portare a Maka e la storia di ciò che è accaduto dopo la morte di Ashura.
One-shot dedicata a Incklove, che oggi compie gli anni. Tanti auguri tesoro
Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maka Albarn, Nuovo Personaggio, Soul Eater Evans | Coppie: Soul/Maka
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sento lo scalpiccio dei suoi piedini sul duro pavimento di legno e non posso fare a meno di sorridere. 
La mia bambina, la nostra bambina. Sta crescendo davvero in fretta, e tra pochi giorni compierà cinque anni.
Sospiro sconsolato, accorgendomi tutto d'un tratto di come il tempo scorre in fretta tra le mie dita, senza che io possa fermarlo.
La bimba entra nella cucina mostrandomi un gran sorriso, con i codini candidi storti e il faccino sporco di cioccolata, mentre tiene in mano una tazza vuota che mi porge alzandosi sulle punte dei piedi.
É uguale alla madre sotto ogni aspetto, a parte i capelli bianchi, i denti leggermente acuminati e la carnagione scura, che ha preso da me.
Sciaquo la tazzina che stavo pulendo e mi asciugo le mani sul grembiule, accovacciandomi davanti a lei. Lei mi fissa con quei suoi grandi occhioni verdi, che mi ricordano ogni giorno quanto io la ami con tutto me stesso.
"Cosa ti ho sempre detto Hinode?" le dico iniziando a strofinarle delicatamente il viso con un fazzoletto.
"Che non devo andare in giro sporca, perchè non è cool" mi risponde annoiata lei, facendo roteare platealmente gli occhi.
"Piuttosto, perchè ti sei fatta i codini come li portava la mamma?" chiedo, mentre la faccio girare per pareggiare l'altezza dei ciuffetti bianchi. Non che io sia un malato della simmetria come Kid, ma comunque un codino sulla tempia e uno sulla nuca non sono esattamente normali.
"Ho visto una sua foto con i codini ed era così carina... Sai, io voglio diventare bella come la mamma un giorno." mi risponde lei tranquillamente.
Finisco di legarle l'elastico e la faccio nuovamente voltare, schioccandole un bacio in fronte.
" Hinode, tu sei giá bellissima" le sussurro nell'orecchio.
Lei mi regala un altro sorriso, e io gliene faccio uno di rimando.
D'un tratto mi viene un'idea. Guardo il calendario appeso affiaco al lavandino e sorrido. Oggi è venerdì, e le mie ore di lezione alla Shibusen in questo giorno iniziano alle undici e mezza. Abbiamo abbastanza tempo.
"Che guardi papà?" mi chiede la bimba, incuriosita.
"Stavo facendo un piccolo calcolo tesoro, e mi è venuta un'idea. Che ne dici di andare a fare una sorpresa alla mamma?"
Le si illumina lo sguardo, e sul suo visino appare nuovamente un largo sorriso, che mette in mostra il dentino mancante da qualche giorno.
"Le facciamo un regalo papà? Eh? Eh? Glielo facciamo?" mi chiede insistente, saltellando sul posto.
Mi rialzo e le poso una mano sulla testa, bloccandola al suolo.
"Ma certo che glielo facciamo!" le sorrido, per poi riposizionarmi di fronte al lavandino "Ora papà Soul finisce di lavare le tazze e poi andiamo, va bene?"
Lei scuote in avanti la testolina e poi scappa di corsa nella sua cameretta. Sorrido stancamente e ricomincio a sciaquare le stoviglie.

Cammino lentamente per il parco, con la brezza primaverile che mi smuove i capelli. Ogni tanto lancio un'occhiata a Hinode, che corre per il prato raccogliendo fiori, spensierata.
Come accorgendosi del mio sguardo, si volta verso di me e con un sorriso mi si avvicina sgambettando veloce nel vestitino verde che ha voluto indossare.
"Papà, secondo te questo regalo le piacerà?" mi dice porgendomi un mazzetto di margherite, un po' spiegazzate e malconce.
"Per me lo adorerà" le rispondo dolcemente, lanciandole uno sguardo colmo d'affetto.
È così bella, dolce, pura, proprio come lei. Le loro anime sono così simili, anche se all'indole della bambina mancava la celata malinconia che caratterizzava lo spirito di Maka.
"Papà... Posso chiederti una cosa?" mi chiede dubbiosa, mentre cammina al mio fianco.
"Certo tesoro" rispondo io tranquillo.
"Come vi siete conosciuti tu e la mamma?" 
Non mi aspettavo una domanda del genere, quindi esitai un istante, con lo sguarso perso nel vuoto. Di solito non ero io a raccontarla, ma lei. Ed era tanto tempo che nessuno poneva più questa domanda. 
"Se lo vuoi proprio sapere, te lo diró. Vedi, io e la tua mamma ci siamo visti la prima volta all'etá di dieci anni. Lei sorrideva sempre, un po' come te, mentre io ero più chiuso e tendevo a restare solo. 
Non l'avrei mai detto, ma sono stato davvero felice che sia stata proprio la tua mamma a voler essere la mia partner, dopo aver ascoltato la mia esibizione al pianoforte. Sai, io non pensavo potesse piacere a qualcuno quel pezzo. Era forte ma allo stesso tempo delicato, con una vena di malinconia. 
E lei, credo che avesse capito che in quello spartito c'ero io, con la mia anima piena di insicurezze. 
Ma la tua mamma con il suo sorriso ha placato ogni mia paura, e porgendomi la mano mi ha dato una base da cui poter cominciare a vivere.  Fu allora che capii che per quella ragazzina valeva la pena rischiare la mia vita. E così diventammo Maestro d'armi e Buki." le dissi sorridendo, mentre aprivo la porta della fioreria.
"E poi? Come è andata avanti?" mi chiese affascinata, aggrappandosi al mio pantalone per attirare l'attenzione.
Presi un mazzo di lillà e lo portai alla cassa, tirando fuori il portafogli.
"Bhè... La storia è lunga. Lei mi inizió a piacere fin da subito, almeno credo. Ero piuttosto confuso allora. 
Ma avevo paura di non essere corrisposto, quindi fu lei a dover fare il primo passo. A quel tempo avevamo 15 anni. Successe il giorno in cui diventai una Death Scythe. 
Lei era così felice che mi si buttó al collo e mi abbracció stretto. Solo dopo si accorse di quanto vicini fossero i nostri volti, e a quel punto le sue guance diventarono rossissime. Iniziò a balbettare e mi disse di essere tanto felice per me... E poi mi invitò fuori a cena per festeggiare. Fui io a quel punto a diventare rosso. E lei, tanto per cambiare, mi fece un portentoso Maka-Chop, per levarsi dall'imbarazzo."
La sento ridere e mi volto a guardarla, stupito.
"Che fai? Ridi delle sventure di tuo padre?" le chiedo mettendo il broncio e incrociando le braccia, stando attento a non rovinare il mazzo di fiori che ho in mano.
Lei mi rivolge un'occhiata divertita.
"Ma certo che no... Povero papino..." mi fa lei sarcastica. A volte sembra più grande della sua etá, più matura. 
"È solo che lo zio BlackStar mi ha tanto parlato di quel colpo portentoso. Mi ha detto che riusciva a stendere persino lui, l'uomo che riesce a superare gli dei! Quindi mamma da giovane doveva essere davvero forte, vero?" continua sorridendo, puntandomi in viso quegli occhi smeraldo che tanto amo.
"Lo era davvero. Ma ora continuo la storia, va bene?" le chiedo, e lei scuote il capo in segno affermativo, mentre afferra la mia mano e riporta gli occhi sulla stradina che porta al grande cancello al quale ci stiamo dirigendo.
"Bene bene... Tornando a noi, quella sera, proprio come oggi, decisi di portarle un mazzo di fiori come regalo. Le presi un mazzo di rose rosse, pensando che le potessero piacere... E invece scoprì che lei era allergica alle rose. 
Continuò a starnutire per tutta la serata, facendo sobbalzare le sue spalline gracili ogni cinque minuti. E ogni volta che succedeva ridevamo come due scemi. Quando eravamo giovani eravamo così." le dico, con un velo di tristezza nella voce.
"Poi?" mi chiede, sempre più curiosa.
"Poi scoprii che i suoi fiore preferiti era il lillà, i fiori che le sto portando adesso. Dopo quell'uscita disastrosa abbiamo iniziato a frequentarci in modo più approfondito, e scoprimmo che volevamo essere molto più che partner lavorativi, molto più che amici. Ci fidanzammo due settimane dopo l'appuntamento. Bisticciavamo spesso, ma poco dopo facevamo la pace. E ogni giorno scoprivamo un nuovo lato dell'altro e ci innamoravamo sempre di più. Ci sposammo qualche mese dopo che lei compì la maggiore età. E per poter chiedere la sua mano ho dovuto sconfiggere in un duello tra Buki tuo nonno Spirit, che blaterava qualcosa del tipo 'se non riesci a sconfiggermi non sei degno di sposare la mia bambina'... Lo sai come è fatto lui, no?" 
Lei assentì, sempre più emozionata. Varcammo il cancello scuro e ci avvicinammo lentamente alla postazione di Maka.
"Papà... Come mai la mamma è qui?" disse, poggiando il mazzolino di margherite sulla lastra di marmo, iniziando a osservare la foto incorniciata nel riquadro coi bordi d'oro.
"Perchè sapeva che mi piacevano tanto i regali e ha voluto farmi quello più bello del mondo." dico inginocchiandomi, posando una mano sulla testa della piccola Hinode. 
Hinode, che significa alba. L'alba di un nuovo inizio.
"Quale era questo regalo?" mi chiede lei, appoggiandosi alla mia spalla a cingendomi la schiena con il suo braccino delicato.
"Tu, tesoro mio. Sei stata il regalo che la tua mamma mi ha fatto, il regalo più bello del mondo" le poso un bacio sulla fronte, mentre una lacrima scende indisturbata e solitaria sulla mia guancia.
Appoggio il mazzo di lillà per terra, mentre sfioro lievemente le lettere scolpite nel marmo.

Maka Albarn Evans
Madre e moglie amorevole
fu pronta a sacrificarsi 
per chi amava
senza esitazione

Mi rialzai, asciugando il solco che la silenziosa goccia salata aveva lasciato sulla mia guancia e presa la mano della bimba al mio fianco mi voltai, deciso ad andare avanti.
Erano passati quasi cinque anni da quando lei era nata.
Erano passati quasi cinque anni da quando lei era morta.
   
 
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