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Autore: Ipernovae    13/06/2014    2 recensioni
-Danna, se dovessi morire fai di me una di quelle odiosissime marionette.- non capì perché lo disse. O, più semplicemente, non voleva ammetterlo. Sasori lo guardò, alzando un sopracciglio, sentendo l’unica parte del suo corpo ancora umana, fare un sussulto.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Akasuna no Sasori, Deidara | Coppie: Sasori/Deidara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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I care about you


I loro corpi si muovevano all'unisono e l'uno assecondava le spinte dell'altro. Ansiti, gemiti, grida. Rimaneva tutto lì, tra le pareti consunte di quella pensione dimenticata da qualsiasi essere umano. Era diventata una routine. Dopo ogni missione si ritrovavano in quel posto, a consumare quello a cui loro si rifiutavano di dare un nome. Sesso, passione, amore? Non era niente di ciò. Era sfogare la frustrazione dell'essere sempre braccati, sempre insieme senza mai vedere l'ombra di una donna che non fosse Konan. E, si sapeva, Konan era intoccabile. Era la consapevolezza che non sarebbero mai stati liberi e se stessi realmente se non tra quelle mura, tra di loro.
Il rosso affondò ancora una volta nell'altro, chinando la testa contro la sua spalla. Respirò il suo odore, un misto di sudore e polvere esplosiva. A chiunque altro quell'odore avrebbe fatto repulsione, ma, a lui lo faceva eccitare, gli piaceva come nessun altro odore.
Dal canto suo, il biondo detestava l'assenza di odore di Sasori. Così come detestava quel suo corpo artificiale che tanto si dilungava ad elogiare. Così come detestava il fatto che il suo corpo non emanasse calore se non in quelle poche parti che ancora possedevano fattezze umane.
Una cosa era certa ad entrambi: non riuscivano a smettere quella che ormai era diventata abitudine.
Il rosso diede un ultima spinta prima di venire dentro al biondo e quest'ultimo non ci mise molto a venire a sua volta sul ventre di Sasori.
Ricadde di lato, il nunkenin della Sabbia, e prese due respiri profondi fatti più per abitudine che per mera necessità. Deidara si limitò a respirare con calma e ad osservare con curiosità il soffitto di quella stanza che ormai conosceva a memoria.
-Perché continuiamo a farlo, danna?-
Sasori ponderò sulla domanda con superficialità, anche se era da tempo che se lo chiedeva. Perché lo facevano?
-Non ne ho idea.- ed era la realtà. Non sapeva e non voleva sapere il perché di tutto quello. Non era amore, di questo era sicuro. Sì, era come aveva pensato molte altre volte: la mancanza di una donna, il non potersi permettere la compagnia di una prostituta e, quindi, ripiegare sul compagno di missioni. Sì, era quello.
-Mi mancava il contatto umano.- Deidara non era una persona profonda, quanto a superficialità quasi batteva Sasori. Per questo il rosso si stupì quando pronunciò quelle parole.
-Io non sono umano.- ribatté con pacatezza quest'ultimo, alzandosi dal futon.
Non era umano, eppure aveva sentito chiaramente il calore dell'altro sul viso, sulle mani e lo aveva sentito nel momento in cui il suo membro era entrato nell'apertura di Deidara. Forse era più umano di quanto pensasse.
Il biondo si scostò i capelli da davanti l'occhio, permettendosi di fissare Sasori e il suo corpo artificiale nudo. Non sarebbe mai stato in grado di chiedere di più a quell'uomo. Aveva ancora un cuore umano, ma l'anima se l'era recisa. Come poteva permettersi di chiedergli di più? Sarebbe stato inverosimile, poi, che Deidara il nukenin della Roccia provasse un sentimento effimero come l'amore.
Per quel marionettista che di arte ne capiva quanto un anziano senza occhiali da vista, poi. Doveva smetterla di ricercare sentimenti che da troppo tempo aveva seppellito in sé.
Era sesso. Era carne. Stop.
-E' meglio andare.- si costrinse da annunciare, alzandosi a sua volta dal futon e ricominciando a recuperare i vestiti.
Il rosso annuì, rivestendosi a sua volta, sentendo in sé una sensazione di freddo che il suo corpo artificiale non avrebbe dovuto provare.
-Danna, se dovessi morire fai di me una di quelle odiosissime marionette.- non capì perché lo disse. O, più semplicemente, non voleva ammetterlo. Sasori lo guardò, alzando un sopracciglio, sentendo l’unica parte del suo corpo ancora umana, fare un sussulto. Si maledì per averlo provato e si maledì l’istante dopo quando pronunciò la frase:
-Se muoio io, non trasformarmi in un contenitore per qualche tua esplosione.-
Uscirono dalla pensione con quella promessa pronunciata tra le mura consunte di una pensione dimenticata da Dio. Ne uscirono con una consapevolezza in più e un peso in meno. Ed entrambe le cose volevano dirne una: “Io tengo a te.”


Angolo della baka-autrice:
Salve gente! Vi chiedo scusa se sono sparita, lasciando in sospeso le due long che sto scrivendo! A breve ho la maturità, perciò sono leggermente in ansia >////< Spero di tornare presto dopo aver passato gli esami, intanto vi lascio con questa SasoDei che ho ritrovato nei meandri del pc. A presto!


   
 
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