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Autore: ElenSofy    13/06/2014    1 recensioni
E’ l’ultima estate che Harry passerà a Privet Drive dai suoi zii e con suo cugino.
Sta per diventare maggiorenne e partire per salvare il mondo magico dal potere malvagio di Lord Voldemort, ma prima di andarsene il cugino Dudley vuole mostrargli quell'affetto che non ha mai mostrato per ben sedici anni…
Dal testo:
“A me importa, perché tu sei mio cugino e…”
“Te ne sei accorto presto, Big D!” il tono di Harry aveva preso una nota di rancore nella voce.
“Volevo dire, è da tanto tempo che volevo dirtelo, da quando ci hai detto che ce ne dovevamo andare, io…volevo scusarmi con te per tutto quello che ti ho fatto in questi sedici anni, mi perdoni?”
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Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dudley Dursley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Dudley ci stava pensando da ormai tanto, troppo tempo che il suo cervello era andato in tilt: non aveva mai pensato così tanto.
Era seduto sul suo letto, la valigia stracolma aperta davanti a sé e un’altra borsa con tutti gli aggeggi elettronici che possedeva.
Pensare che dieci minuti prima era chino su un foglio, apparentemente sembrava concentrato a scrivere qualcosa: anche in quel caso chiunque fosse entrato avrebbe pensato che Dudley Dursley fosse impazzito.
Stava cercando di chiedere scusa a suo cugino, Harry, per averlo trattato come uno straccio in tutti quegli anni.
Sedici anni, ora che ci pensava, erano tantissimi e lui aveva fatto in modo di farli passare nel peggiore dei modi a suo cugino.
Voleva scusarsi con lui tramite qualche riga di lettera, che però subito dopo appallottolò, riflettendo sul fatto che non poteva sapere come l’avrebbe presa suo cugino.
Ritrovarsi una lettera di scuse da parte di una persona che ti ha fatto passare le più brutte giornate della tua vita, sembrava uno scherzo idiota anche per Dudley.
Così cominciò ad escogitare un altro modo per manifestare tutto il suo perdono per le azioni commesse fino a quel giorno.
La partenza era fissata tra tre giorni e lui aveva tutto il tempo, anche se più passava il tempo e più si sentiva a disagio.
Scese in cucina e la prima cosa che fece fu quella di preparare una lauta colazione, che lasciò vicino la porta chiusa della stanza del cugino.
Come inizio era buono!!!
Era buono soprattutto quello che c’era sopra al vassoio appoggiato per terra, così non accorgendosene si mangiò tutto e lasciò per il cugino solo un bicchiere di spremuta, pensando che tanto lui mangiava poco e non avrebbe gradito una tale colazione.
Ma il nostro Dudley non poteva immaginare che Harry Potter quella mattina non avrebbe gradito molto il suo gentile pensiero, perché non pensandoci minimamente ad un tale servizio di colazione in camera, calpestò accidentalmente lo sfortunato bicchiere e maledisse tutta la mattina chiunque avesse messo quel bicchiere davanti la sua porta.
Durante il giorno Dudley osservava il cugino, che non sembrava per niente contento delle sue gentilezze: a pranzo gli passò addirittura un piatto di portata per prendere un’altra porzione e si offrì lui di lavare i piatti, quando toccava sempre ad Harry questo faticoso lavoro.
Faceva del suo meglio per mostrarsi al cugino un po’ cambiato, ma evidentemente il cugino non se ne stava rendendo conto o non gliene importava granchè.
Il fatto più spiacevole per Dudley era che ogni qualvolta avrebbe voluto scambiare qualche parola con Harry, lui avesse sempre da fare e sgattaiolasse in camera sua a scrivere lettere a quei suoi amici maghi.
Così Dudley rimaneva da solo a lavare i piatti mentre i genitori guardavano beatamente il telegiornale, senza accorgersi di niente. Senza accorgersi che loro figlio stava cambiando atteggiamento e stava diventando sempre più attento nei confronti degli altri.
Era più di una settimana che Dudley Dursley non riusciva a dormire, le sue notti erano insonni e pensava, pensava a come si sarebbe sentito lui al posto di suo cugino, una cosa che non aveva mai analizzato bene e a fondo.
Cosa avrebbe provato se tutti lo avessero insultato perché portava i vestiti vecchi del cugino?
Cosa avrebbe provato se tutti a “casa” lo avessero bandito dalla tavola e lo avessero rinchiuso in un sottoscala, che faceva a mo’ di camera da letto?
Cosa avrebbe provato se tutti lo avessero considerato come un appestato da tenere lontano, perché poteva essere contagioso, quando in realtà lui era un semplice ragazzino di 11 anni, orfano di entrambi i genitori, che aveva un qualcosa di speciale e fuori dal comune, e cioè che era un mago?
Cosa avrebbe provato se lo stesso cugino lo avesse picchiato e insultato per il fatto di essere orfano?
Cosa avrebbe provato, al termine di quei sedici anni d’inferno, se finalmente avesse potuto andarsene perché diventato maggiorenne? Si sarebbe ricordato e avrebbe portato nel suo cuore quella che avrebbe dovuto essere la sua famiglia?
In fondo, pensava Dudley, la fronte aggrottata per lo sforzo di pensare appunto, suo cugino lo aveva salvato poco più di due anni prima da quelle orribili creature, chiamate Disseccatori…no, Dissertatori, no…ha sbagliato di nuovo, comunque… quelle orribili creature che ti succhiano via l’anima baciandoti.
Doveva essergli grato e infatti lo era veramente, ma soprattutto il gesto di Harry era stato nobile: sapeva che non doveva praticare magia fuori della scuola e lui ha infranto le regole, ha passato tanti guai per salvare ME.
Dopo tutti questi pensieri, Dudley esausto si era buttato sul letto disteso, ma aveva continuato a rimanere ad occhi aperti: non riusciva a riprendere sonno.
Così il suo corpo flaccido giaceva inerme sul letto e i suoi occhi fissavano un raggio di luna flebile entrare dalla finestra.
Per tutte le mattine rimanenti alla partenza, Dudley si svegliava prestissimo in modo tale da preparare la colazione per sé e per Harry, così da non mangiare anche la colazione di Harry, che arrivava intatta al destinatario.
In questo modo Harry Potter capì che non era uno scherzo idiota, ma era una dimostrazione d’affetto e ne fu parzialmente contento.
L’ultima sera Dudley non riusciva dormire, come al solito.
Un po’ gli dispiaceva lasciare quella casa, un po’ gli dispiaceva che per tre giorni che si era ripromesso di scusarsi con il cugino, non aveva avuto il coraggio.
Lui, Big D, colui che picchiava tutti ed era il bullo più forte della scuola, non aveva avuto coraggio per parlare, probabilmente perché usava troppo spesso le mani e mai le parole.
Quella notte, l’ultima notte che avrebbe passato al numero 4 di Privet Drive, decise di uscire a prendere una boccata d’aria.
Così scese le scale senza fare rumore, difficile perché la sua massa corporea glielo impediva. Nel silenzio della casa si sentiva soltanto il russare di suo padre.
Si sedette in giardino e alzò gli occhi al cielo, per ammirare per l’ultima volta il cielo nel Surrey.
Chissà se dove sarebbero andati si vedeva un cielo così oppure proprio non si vedeva!
All’improvviso sentì che affianco a lui si muoveva un’altra ombra: era Harry, suo cugino, colui con cui voleva scusarsi.
Era l’occasione buona per parlargli, visto che non c’erano i genitori in giro.
“Come mai sei sveglio, Big D?” chiese Harry.
“Per una boccata d’aria…” le parole non gli venivano più, gli si scioglievano come ghiaccioli sulla lingua.
“Beh, comunque grazie! Immagino che sia tu che mi metti tutte le mattine la colazione davanti la porta della camera…Posso darti un consiglio, però: la panchetta cerca di farla più cotta, sai io sono abituato che ad Hogwarts la pancetta è bella abbrustolita!” sorrise entusiasta, ma si vedeva che entusiasta non lo era affatto.
Si poteva intravedere un senso di tristezza nei suoi occhi: forse anche a lui in fondo, ma molto in fondo, dispiaceva lasciare quella casa.
Ammiccò un cenno di sorriso anche Dudley, ma subito si rifece serio, prese fiato e pose il quesito: “Dov’è che andrai dopo che ce ne saremo partiti? Tornerai a scuola?”
“No, non ci tornerò…ho un compito da portare avanti…”
Era così serio che un po’ metteva paura: “Cosa devi fare?”
“Questioni di maghi…non puoi capire…” continuava a guardare il cielo, come se aspettasse qualcosa.
“Ma è pericoloso?”
“Potrei morire, ma devo farlo…”
“Perché?”
“Per far sì che i miei genitori, il mio padrino e tutti gli altri non siano morti invano...ma immagino che a te non importa molto!”
“A me importa, perché tu sei mio cugino e…”
“Te ne sei accorto presto, Big D!” il tono di Harry aveva preso una nota di rancore nella voce.
“Volevo dire, è da tanto tempo che volevo dirtelo, da quando ci hai detto che ce ne dovevamo andare, io…volevo scusarmi con te per tutto quello che ti ho fatto in questi sedici anni, mi perdoni?” Dudley era diventato tutto rosso, sudava freddo, aveva preso tutto il coraggio che aveva e per la prima volta non aveva picchiato nessuno, ma si era scusato a parole.
“Come potrei perdonarvi, quando dovevate essere la mia famiglia e invece non lo siete mai stato!”
“Scusaci…” Dudley per la prima volta tremava e la sua voce era diventato un debole suono.
Sapeva che non l’avrebbe presa bene, anche lui avrebbe fatto così.
Harry non disse nient’altro, si diresse verso la porta-finestra che dava sulla cucina e sparì alla vista.
Per tutta la notte rimanente i due cugini ripensarono a quello che si erano appena detti, non sapendo che entrambi tengono l’uno all’altro, nonostante possa sembrare alquanto strano.
Da una parte Harry pensò che probabilmente tutto ciò che aveva detto Dudley era vero, lo pensava veramente, anche perché non era nel suo stile scusarsi. Prima di addormentarsi, pensò anche che valeva la pena dargli una seconda possibilità.
Dall’altra parte Dudley si metteva l’anima in pace sul fatto che non sarebbe mai riuscito a farsi perdonare dal cugino a parole.
Ma ce la doveva mettere tutta, perché Dudley Dursley quando vuole fare qualcosa, riesce sempre a farla.
La mattina seguente tutte le borse dei Dursley erano state già caricate in macchina e per l’ennesima volta zio Vernon stava chiedendo ad Harry se “questi due che dovevano venirli a prendere” erano affidabili o meno.
“Fanno parte dell’Ordine…sono affidabilissimi!”
Nonostante zio Vernon non fosse molto convinto dalla risposta del nipote, si sedette sul divano tutto coperto accuratamente per proteggerlo dalla polvere, accanto a zia Petunia.
“Quanto tempo dovremmo restare fuori, ragazzo?”
“Il tempo che basta perché io possa mettere le cose apposto…”
“Allora, il tempo sarà lungo…” esclamò zio Vernon, sempre sarcasticamente.
In un angolo della cucina, Dudley se ne stava zitto e contemplava il cugino, che non lo guardava minimamente come se non esistesse.
L’attesa non fu molto lunga e in un batter d’occhio Dedalus Lux e Hestia Jones erano in cucina dei Dursley.
“Bene, bene, siete già tutti pronti!” esclamò Dedalus, dopo aver salutato calorosamente i Dursley.
Dudley continuava a rimanere in silenzio, fino a che arrivò il momento di salutarsi che per la verità non fu molto caloroso.
Infatti Dedalus e Hestia rimasero al quanto spiazzati dal comportamento degli zii nei confronti del nipote.
Zio Vernon e zia Petunia si limitarono ad un cenno con la mano e ad un addio biascicato lì, giusto per fare scena.
Il comportamento strano lo manifestò proprio Dudley, che avvicinatosi al cugino lo abbracciò.
Non aveva mai abbracciato nessuno, se non per fare a botte e quindi per picchiare meglio.
Questa volta era un abbraccio diverso, uno di quegli abbracci che ti scaldano dentro anche se sei la persona più fredda e rigida della terra.
Nella mano destra stringeva una busta, che sembrava di una lettera: la porse ad Harry, che la prese molto riluttante.
“Scusami…ti voglio bene, cugino!”
Per Harry sentirsi chiamare “cugino” da Dudley era una vera e propria pazzia, quasi non ci credeva.
La lettera era ancora nella mano di Harry, non l’aveva ancora aperta, quando i Dursley se ne andarono insieme a Dedalus e Hestia
.

Caro Harry,
fino all’ultimo giorno ho creduto che non avrei mai potuto scusarmi con te.
L’altra sera, quando abbiamo parlato, mi sono sentito un verme: non avevo mai pensato a quanto tu potessi soffrire quando ti trattavamo male.
Quella sera non sono riuscito perfettamente a dirti quello che provo perché non lo so neanche io, forse mi vergogno per quello che ho fatto, forse è il senso di colpa che mi sale pensando che tutte le volte che ti prendevo in giro l’ho fatto senza un valido motivo.
Tutte le volte che ti ho picchiato non l’ho fatto perché ero cattivo e volevo farti del male, ma perché era una cosa così normale: tu non eri nessuno e questo me lo hanno sempre detto i miei genitori.
Mi è stato insegnato a trattarti come un oggetto e solo ora ho capito che tu non sei un oggetto, ma sei il cugino più coraggioso che io abbia mai avuto.
Sei il cugino che ho sempre desiderato e con questa lettera non voglio che tu mi perdoni per forza, perché so che non lo farai mai, ma voglio solo dimostrarti che Dudley Dursley non è solo un ammasso di ciccia che non sa pensare con la sua testa (o che proprio non ha una testa!).
Se un giorno, quando tutto questo sarà finito e se avrai voglia, vorrei incontrarti per riabbracciarti come ho fatto adesso perché vorrei intraprendere con te un rapporto tra cugini che ho sempre evitato, perché ti vedevo diverso.
Avrei voglia che tu mi faccia vedere qualche magia e che tu mi faccia conoscere qualche tuo amico, potremmo diventare buoni amici…
Se tu vorrai, io ti aspetterò…
Per ridiventare dei VERI cugini!
Con affetto,
Tuo cugino
Dudley Dursley

Quando Harry lesse la lettera aveva un insolito tremolio nella voce e una lacrima scese sul suo viso, ma quando suonarono alla porta, ripose la lettera nel baule e si asciugò gli occhi.
Harry non si accorse che una lacrima era scesa sul foglio, fino a bagnare la “D” iniziale di “Dudley” e non si era accorto neanche che dopo essersi girato, una lacrima era scivolata anche sulla guancia paffutella di Dudley.
Ora Dudley Dursley stava meglio: si era tolto un pensiero enorme…
Dentro però, moriva dalla voglia di tornare indietro e riabbracciare il cugino, come per rimediare a sedici anni di cattiverie.
Nemmeno Dudley aveva sentito quello che il cugino aveva sussurrato alle sue spalle…
“Grazie, Big D!”

NOTE DELL'AUTRICE:
Non c'è molto da dire: spero che vi piaccia!!
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Se vi va, sul mio profilo ho scritto un'altra raccolta di one-shot sul mondo di Harry Potter.
Buona lettura!



 

  
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