Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: Nimel17    13/06/2014    13 recensioni
E se Regina non avesse mai rapito e rinchiuso Belle, e questa fosse restata con Rumpelstiltskin? Come avrebbe potuto cambiare la vita di Gold a Storybrooke, insieme a quella degli altri personaggi delle fiabe?
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Rumpelstiltskin, calmati, ti prego!”
Lui non la ascoltò e continuò a distruggere tutto quello che c’era in cantina.
“Ti prego, dobbiamo trovare una soluzione, non mi aiuterai facendo così.”
A quella preghiera finalmente suo marito posò il bastone ma Belle non si tranquillizzò.
I capelli di Rumpelstiltskin erano spettinati, gli occhi due pozze nere e profonde, le labbra tirate in un sorriso folle e le dita che si aprivano e chiudevano come se avessero in mezzo il collo di Regina.
O di suo padre.
“So io come annullare il pericolo, dearie. Ucciderò tuo padre, così sarò io il tuo solo… tutore legale.”
“Rumpelstiltskin!”
“Come puoi difenderlo?”
“Abbiamo le nostre divergenze, ma sai che è la sua personalità maledetta che lo fa agire così. Non voglio certo perderlo per mano tua.”
Gli prese la mano e gliela posò sul ventre.
“Pensa alla nostra bambina. Vuoi farla crescere senza nonno?”
“Non sarebbe una gran perdita per lei.”
Nonostante quelle parole, lei capì che il peggio era passato. Gli occhi erano tornati del normale color cioccolato screziato d’ambra e c’era un leggero sorriso sulle sue labbra.
“Emma è dalla nostra parte, caro.”
“La legge è dalla parte di Regina. Per questo bisogna agire al di fuori di essa.”
Belle si massaggiò le tempie e sospirò, lasciandosi ricadere sul divano. Subito sentì il braccio di Rumpelstiltskin circondarle le spalle e una mano posarsi sul ventre. Lui le baciò le tempie e appoggiò la fronte sulla sua guancia.
“Capisco i tuoi timori, Belle, ma la situazione è grave. Non voglio che ti portino via da me.”
“Emma…”
“Basta nominare la Salvatrice! Finchè non crede non può fare niente e non riuscirà mai a trovare delle prove contro Regina. Nel frattempo tu dovresti stare in una cella imbottita e non lo permetterò.”
“Ci deve essere un modo che non comprenda l’omicidio!”
Vide lo sguardo di Rumpelstiltskin approfondirsi come quando aveva trovato una soluzione.
“Nemmeno un po’ di tortura?”
Lei sbuffò e gli lanciò il cuscino.
“Potrei parlare con mio padre, cercare di convincerlo…”
“Non da sola.”
“Se ci sei tu, ti accuseranno di averlo minacciato.”
“L’idea migliore, se vuoi il mio parere, dearie. Farò in modo di non lasciare segni troppo visibili.  Regina saprebbe, naturalmente, ma non potrebbe provarlo.”
“Rumpelstiltskin, è mio padre!”
“Tra lui e te sceglierò sempre te, lo sai.”
Belle gli posò la testa sulle gambe e cercò di non rabbrividire. La prospettiva di essere ridotta ad uno zombie di medicinali non le sorrideva, anzi, non voleva ritrovarsi ancora una volta rinchiusa, ma non riusciva a concepire l’idea di fare del male a suo padre per impedirlo.
“Dearie… lo sai, non farei niente per ferirti. Se vuoi che troviamo un altro modo, lo faremo.”
Lei gli sorrise e lui le baciò la mano.
“Per quanto a Regina piaccia pensare di essere a capo di tutto, qui a Storybrooke, ma non può certo rinchiudere chi vuole per insanità mentale.”
“Chiunque no, ma una che ha già dei precedenti…”
“Ed è sposata con l’uomo più odiato della città…”
Belle gli diede uno schiaffo sulla mano.
“Basta con questa storia! Non sei un mostro, non lo sei mai stato, hanno solo bisogno di conoscerti!”
Rumpelstiltskin roteò gli occhi.
“Certo, come mai non ci ho pensato prima?”
Duchessa intervenne, richiamando la loro attenzione con fusa sonore. Belle le diede una grattatina dietro le orecchie, desiderando che fosse tutto calmo, una volta ogni tanto.
“Belle…?”
“Si?”
“Se non posso picchiare tuo padre, posso prendermela con Booth?”
“No! Cosa c’entra, poveretto?”
“Se non ti avesse provocata, non gli avresti tirato il bicchiere d’acqua e Regina avrebbe un appiglio di meno.”
“Spero tu stia scherzando.”
Nessuno dei due parlò per un po’. Entrambi stavano cercando di non pensare a quell’incombente minaccia, ma per lei era difficile. Non voleva farsi vedere preoccupata e pessimista da Rumpelstiltskin, ma la verità era che Regina aveva saputo sfruttare la sua peggiore paura: quella degli spazi chiusi e ristretti.
Senza contare il bambino… o la bambina, come sosteneva d’intuire suo marito. Non poteva partorirla in manicomio.
“Non permetterò che facciano del male a te o al bambino, Belle. Ucciderò Regina prima che succeda.”
“Dovrebbe rassicurarmi?”
Lui le posò una mano sul ventre.
“Hai pensato a come chiamare la bambina?”
Lei capì subito che stava cambiando discorso, ma lasciò correre. Si arricciò una ciocca intorno al dito e si umettò le labbra, pensierosa.
“Se è una femmina, mi piacerebbe Lily. O Persefone.”
Rumpelstiltskin roteò gli occhi.
“Persefone Gold. Naturalmente.”
“Sentiamo i nomi che avevi pensato tu, genio.”
“Per ora resteranno un segreto, dearie.
Il cellulare di Belle squillò una volta e lui si alzò di scatto a prenderlo.
“Lascia, faccio io, dearie. Resta sdraiata, non affaticarti troppo.”
“Stai scherzando, vero? Non si vede neanche il pancione e già mi metti a riposo?”
“I primi tre mesi sono importanti.”
Le porse il telefonino e lei aprì il messaggio.
“Operazione Salvataggio Bella: vieni con il signor Gold a casa mia tra dieci minuti. Il drago ha lasciato il nido.”
Rumpelstiltskin ridacchiò.
“Immagino sia di Henry.”
Belle non nascose il suo disappunto. La verità era che aveva sperato di stare un po’ sola con il marito, visto che la sua memoria maledetta le ricordava che oggi era il giorno di San Valentino, la festa degli innamorati.
A quanto pare, se l’era ricordata solo lei, nonostante fossero già le due del pomeriggio.
“Belle…”
“Si?”
“Avevo pensato di andare noi due da soli, stasera, nella capanna nel bosco. Ma, visto che gli alcolici per te sono esclusi, penso che potremmo tranquillamente trasferire tutto al piano di sopra… Però mi devi lasciare un po’ di tempo per fare i preparativi necessari.”
“Preparativi?”
Riecco il sorrisetto So-tutto-ma-non-ti-dico-niente.
“Credevi me ne fossi dimenticato, vero?”
Lei arrossì. Doveva essere davvero un lettore del pensiero, nonostante non ci fosse magia a Storybrooke.
“Pensavo di farti una sorpresa stasera, ma visto il messaggio del piccolo Henry, le cose potrebbero protrarsi troppo a lungo.”
Belle gli buttò le braccia sul collo e gli fece quasi perdere l’equilibrio.
“Quello che vuoi, Rumpel. Fra un’ora sarai esonerato da qualsiasi impegno.”
“Grazie, tesoro.”
Lui le accarezzò il ventre, poi le mise il cappotto.
“Forza, andiamo dal tuo figlioccio. Qualcosa mi dice che non sarà solo.”
 
 
“Lo dicevo io.”
Belle si fermò sulla soglia del salotto di Regina a bocca aperta. Davanti a lei c’era una vera e propria tavola rotonda, costituita da Henry, Emma, Archie, Phyllis, Mary Margaret e il signor Reading.
“Che diamine…?”
Henry mise le mani avanti.
“C’è bisogno di tutto l’aiuto che riusciamo a racimolare, Isabeau. Sedetevi, vi abbiamo lasciato liberi due posti.”
Belle si sentì un po’ seccata e un po’ compiaciuta quando Rumpelstiltskin le tirò indietro la sedia e la fece sedere.
“Tutto bene, dearie? Vuoi qualcosa…?”
Lei roteò gli occhi e Phyllis sbuffò.
“Tua moglie è incinta, non malata. Piantala di fare il paranoico.”
“Scusa tanto se mi preoccupo del benessere di mia moglie.”
Phyllis rivolse un sorriso a Belle.
“Sei riuscita a compiere gesti appena faticosi dalla lieta novella?”
“No. Non mi fa nemmeno più prendere il telefono. Assumerò presto la forma di un divano se continua così.”
“Ci sono anch’io, dearie.”
Phyllis non resistette a tirargli l’ultima frecciata.
“Bene, così impari ad essere meno ansioso.”
Il signor Reading tossì.
“Congratulazioni, Isabeau. Non sapevo che aspettavi un bambino.”
Rumpelstiltskin ridiventò subito se stesso e strinse forte il pomo del bastone.
“E vorrei essere ben chiaro sul fatto che, meno gente lo sa, meglio è.”
Guardò fisso Mary Margaret, che sembrava piuttosto confusa.
“Soprattutto Regina. Intesi? O vi ritroverete misteriosamente l’affitto raddoppiato.”
Belle gli tirò una gomitata.
“Mentre sarà dimezzato se starete zitti.”
Lei lo fissò.
“Sto iniziando a pensare che sia una buona idea se fra poco dovrai andare a organizzare la serata.”
Henry li guardò con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
“Oggi è San Valentino, vero? Cosa farete?”
Emma gli mise una mano sulla spalla.
“Basta così, ragazzino, non ho tutto il pomeriggio. Siamo qui di supporto per Isabeau, e per ideare un piano per impedire a Regina di rinchiuderla in manicomio.”
Belle sorrise tristemente.
“Vi ringrazio, ma non c’è molto da fare. Se ha la firma di mio padre…”
Rumpelstiltskin tossicchiò.
“No.”
“Potresti almeno ascoltarmi. Potrei avere un suggerimento utile.”
“Se include il bastone, una pistola, minacce dirette contro mio padre, non lo farò.”
Gli angoli della bocca di lui si piegarono verso il basso ed Emma incrociò le braccia sul petto.
“Nemmeno la scenata di stamattina è stata molto utile, Gold.”
Phyllis si rilassò contro la sedia e Belle si girò a guardarlo.
“Che scenata? Con mio padre?”
“Una cosa da niente, dearie.”
Emma si passò la lingua sulle labbra, godendosi quel momento.
“Gold ha sequestrato il furgone di Moe, Isabeau, con tutte le rose dentro.”
Belle sgranò gli occhi.
“Hai sequestrato ad un fiorista rose nel giorno di San Valentino?”
“Era indietro con i pagamenti. Il furgone sembrava una garanzia appropriata.”
Lei boccheggiò, poi inspirò bruscamente.
“Beh, a me invece sembra appropriato che tu stanotte dorma sul divano.”
“Ma è…”
“San Valentino? Sì, lo era per mio padre e lo è anche per te.”
Mary Margaret, che li stava guardando intenerita, si schiarì la gola.
“Non so quanto potrà essere utile, ma i bambini adorano Isabeau perché viene spesso a leggere in classe. Potrei convincere i loro genitori a firmare una petizione di protesta.”
Henry e Gold annuirono con aria di approvazione. Il bambino si fissò le unghie con un piccolo sorriso.
“Io invece…”
Tirò fuori dallo zaino dei fogli che porse a Rumpelstiltskin, il quale fischiò e scompigliò i capelli del ragazzino.
“Questo è oro colato, Henry. Posso tranquillamente trovare almeno cinque cavilli. Regina non è mai stato il tipo da comprendere la sottigliezza.”
Emma si raddrizzò.
“Che cos’è?”
“Niente che uno sceriffo debba vedere, signorina Swan. Se non sa niente potrà essere sincera, nel caso Regina decida di interrogarla.”
Cadde il silenzio per qualche istante, poi Archie si fece coraggio, anche se era rosso in viso quasi quanto i suoi capelli.
“Con tutto il rispetto, signore e signori, non penso davvero che tutto questo sia necessario.”
Belle si mise inconsapevolmente la mano sul ventre. Non sapeva il motivo, ma sentiva che sarebbe andato tutto bene se Archie avesse spiegato il suo pensiero.
“Cosa vuole dire, dottor Hopper?”
“Per rinchiudere Isabeau in manicomio, non importa quanti tutori legali, sindaci e quant’altro firmino o testimonino. La decisione, e la firma decisiva, spetta ad un esperto di psicologia che sia vissuto in contatto e abbia avuto in terapia l’accusata.”
Gli occhi di Gold s’illuminarono.
“Lei.”
Archie annuì, sistemandosi gli occhiali.
“Io. Non ho avuto Isabeau in terapia da molto tempo, ma questo la signora Mills non deve necessariamente saperlo.”
Si guardò intorno con aria orgogliosa e Belle si alzò per abbracciarlo.
“Grazie, Archie. Hai salvato me e mia figlia da una brutta situazione.”
Anche Rumpelstiltskin si alzò, e porse una mano allo psicologo.
“Le devo un favore, dottor Hopper. La ringrazio.”
Archie la strinse, deglutendo. Probabilmente stava pensando che le persone cui Gold aveva stretto la mano si potevano contare nelle dita di Topolino.
“Ho già informato la signora Mills a riguardo, e ha acconsentito sul fatto che non poteva fare niente con la mia valutazione. Non ne è stata molto contenta, ma ho deciso di ascoltare la mia coscienza.”
Belle gli rivolse un sorriso luminoso.
“Oh, non preoccuparti, Archie. Regina non potrà toccarti.”
“Ne sono consapevole. Il mio ruolo di psicologo di Henry mi mette in posizione di vantaggio rispetto a lei, perché sa che, se si dovesse arrivare a…”
Indicò con la testa Emma e Henry.
“… La mia parola avrà un peso molto forte.”
Belle si sentì improvvisamente leggera, suo marito invece strinse le labbra.
“E naturalmente Regina non si è premurata d’informarci.”
Emma alzò le spalle.
“Cosa vi aspettavate?”
“Oh, non è questo il problema, dearie. Quello che lei dovrà aspettarsi da me lo è.”
Guardò la moglie con la coda dell’occhio, ma Belle gli sorrise.
“Con Regina non ho nulla da obiettare, caro. La prossima volta che verrà da te a chiederti un favore, sentiti libero di cacciarla dal negozio.”
“Speravo in un po’ più di azione.”
“La vendetta è un piatto che va servito freddo, l’hai sempre detto.”
E la maledizione spezzata sarebbe stata la vendetta che più avrebbe distrutto Regina, aggiunse con gli occhi. Rumpelstiltskin capì e le prese la mano.
“Come vuoi, Isabeau.”
Henry si alzò gettando indietro la sedia per l’entusiasmo.
“Qualcuno vuole da bere? Per festeggiare?”
Belle annuì, sentendosi improvvisamente assetata.
“Ti do una mano…”
Il braccio del marito la bloccò.
“Ci penso io, tesoro, sta’ seduta.”
Phyllis si nascose il viso tra le mani, mentre le spalle tremavano. Belle avrebbe voluto strangolare Rumpelstiltskin, ma si trattenne. Aveva appena evitato di andare in manicomio, non gradiva l’idea di essere arrestata da Emma.
Tutti stavano parlottando mentre bevevano il caffè (per lei succo d’arancia) e Belle scorse una dozzina di mele rosse nell’angolo della sala.
Probabilmente il giovane Henry le aveva spostate per l’incontro, intuendo che sarebbe stato come se Regina fosse stata lì. Quando era ancora Isabeau, ricordava che mentre era in manicomio la regina veniva spesso a tormentarla, talvolta spiandola attraverso la finestrella della porta, talvolta portandole una delle sue mele.
“Questo tipo di mele provengono dagli alberi più resistenti al mondo, possono produrre frutti anche a temperature molto basse.”
“Non m’interessa.”
“Dovrebbe, invece. Lei non ha questa forza, signorina French. Lei è come quegli alberelli sottili che d’inverno raggrinziscono e i cui rami cadono per il peso della neve. La spezzerò, Isabeau.”
Lei aveva sempre rifiutato le mele che le portava, anche se Regina non aveva smesso quando era uscita per… come aveva detto? Rientrare nella società.
“Le ho portato un cesto delle mie mele, Isabeau, per congratularmi per la sua fortuna. Potrei trovarle un lavoro nel mio ufficio, come donna delle pulizie, naturalmente. Nulla di difficile.”
“Grazie, ma non ne ho bisogno. Sto per sposare il signor Gold.”
“Cosa?”
Non dubitava che quella notizia fosse stata un fulmine per lei. Il sorriso le si era cancellato all’istante.
“Come vuole, signorina French, ma si ricordi che quell’uomo è un serpente. Deve stare attenta a chi si porta a letto.”
“C’è del buono in ogni persona, io lo vedo. A parte in lei.”
Sentì una mano sfiorarla e vide lo sguardo preoccupato di Rumpelstiltskin a pochi centimetri dal suo.
“Sei stanca, Isabeau? Forse è meglio se torniamo a casa.”
Belle annuì. Quei ricordi l’avevano scossa parecchio, perché era stata così vicina al riviverli…
Si alzarono anche tutti gli altri, e lei li ringraziò ad uno ad uno, stringendo entusiasticamente le loro mani.
“Grazie a tutti. Non sapete cos’avete fatto per me.”
Emma si voltò verso Gold.
“Conta come il favore che le devo?”
“Visto che l’ha chiesto così gentilmente, signorina Swan… no.”
Belle si morse l’interno della guancia per non ridere quando Emma sbuffò irritata.
“Ci avrei scommesso.”
Henry attraversò di corsa il salone per abbracciarla, e lei fece fatica a sentire quello che le stava sussurrando.
“Prossima missione dell’Operazione Cobra: scoprire chi è il nuovo arrivato a Storybrooke.”
Lei gli sorrise e gli accarezzò la guancia.
“Puoi contarci, Henry.”
Si massaggiò la schiena mentre Rumpelstiltskin le passava un braccio intorno alla vita. Presto sarebbe stata così grossa che lui non ce l’avrebbe più fatta a compiere quel gesto.
Lo osservò durante il ritorno a casa: quel giorno era vestito con particolare attenzione, dalla sciarpa che pendeva slegata ai guanti di pelle nera. Aveva persino messo gli occhiali da sole.
“Ti piace quello che vedi?”
“Moltissimo.”
Suo marito scosse la testa, probabilmente chiedendosi ancora una volta come mai avesse scelto lui quando avrebbe potuto avere chiunque. Belle avrebbe tanto voluto convincerlo di ciò che vedeva, ma lui non le avrebbe mai creduto, indipendentemente dal fatto che, secondo i suoi racconti, sia Cora sia la sorellastra di Regina avevano avuto un’infatuazione piuttosto accesa nei suoi confronti.
I suoi timori su un’eventuale relazione tra lui ed Effie erano tutt’altro che lontani, e un turbamento geloso tornò ad assalirla.
“Rumpel?”
“Sì, cara?”
“Ecco… mi hai spesso parlato di Cora, e so che fa parte del tuo passato…”
“Mi sembra un gentile eufemismo, dearie. Cora è morta, uccisa per conto di Regina.”
“Solo di recente mi hai accennato, però, alla sua primogenita. Zelena.”
Vide subito le spalle di Rumpelstiltskin irrigidirsi. Dopo l’equivoco con Elphaba, lui aveva creduto meglio informarla anche dell’altra sua allieva e Belle si era sentita tutt’altro che rassicurata.
“Era estremamente pericolosa. Ambiziosa, invidiosa, potente persino più di Cora, ma non aveva la sua lucidità. Si lasciava guidare troppo dalle emozioni.”
Belle non gli chiese altro, vedendo la loro casa rosa – salmone – diventare sempre più vicina. Le era venuta fame e aveva voglia di…
“Rumpel?”
“Sì, cara?”
“Tra un giro e l’altro, mi porteresti….?”
“Cosa?”
Già… domanda da un milione di monete d’oro. Qualcosa di salato, ma con un retrogusto dolce. No, anzi, il contrario, ma cosa ci poteva essere?
“Belle?”
“Non mi viene in mente! Deve essere dolce ma non troppo, non è nemmeno esattamente dolce…”
“Vuoi una cheesecake?”
Gli occhi le si illuminarono e batté le mani.
“Sì! Sì, una cheesecake, grazie!”
Ora che gliel’aveva nominata, le sembrava la cosa più buona e perfetta del mondo. Era da un paio di mesi che non la mangiava e ora le sembrava di non poterne fare a meno.
“Sicura che non vuoi che ti accompagni dentro?”
“Sono ancora in grado di salire quattro gradini, grazie.”
Nonostante suo marito detestasse il colore della loro casa, a lei piaceva molto, con la sua struttura elevata e apparentemente stretta, senza contare le vetrate colorate. Avevano un bel giardino, ma non era molto grande ed era privo di fiori: Isabeau non li sopportava perché le facevano ricordare il padre e il comportamento nei suoi confronti. Tuttavia aveva insistito perché venissero piantati due alberi di magnolia e un salice sul retro, e da allora non aveva mai avuto rimpianti.
Solo… quella non era la sua vera casa. Il suo cuore era nel Castello Oscuro, con i suoi arazzi e oggetti magici, i sotterranei e i mobili antichi, il giardino pieno di alberi d’ogni tipo (ad eccezione dei meli), cespugli odorosi e piccoli stagni pericolosissimi. C’era quel ciliegio, sotto cui si metteva spesso a leggere, oppure quella fontana, in cui c’erano pesci cui lei dava da mangiare. Una volta, anche se non ne era del tutto sicura, aveva creduto di sentirli parlare.
Arrivata davanti alla porta, corrugò la fronte.
Era socchiusa.
Cercò di ricordarsi se l’avesse chiusa, prima di andare da Henry: ultimamente era diventata ancora più distratta e sbadata del solito, ma sicuramente Rumpelstiltskin se ne sarebbe accorto se la porta fosse rimasta aperta.
L’altra opzione, però, era ridicola: nessuno aveva il coraggio di andare a rubare dal temibile signor Gold.
“Chi ruba al Signore Oscuro viene scuoiato vivo, lo sanno tutti!”
No, Robin non era stato incluso nella maledizione, o almeno lei non l’aveva mai visto. Respirò profondamente, la mano sulla maniglia.
Rumpelstiltskin l’avrebbe uccisa.
Entrò senza chiamare aiuto e sobbalzò: il loro corridoio era pieno di oggetti caduti a terra, anche se ne mancavano alcuni. Sentì dei rumori provenienti dal salotto e si fece coraggio, avanzando in punta di piedi. Prese un ombrello e lo alzò, pronta a colpire il ladro quando si fosse avvicinato alla soglia per uscire, ma quando sbirciò dentro per poco non le cadde dalle mani. Chiuse gli occhi e li riaprì, sperando di sbagliarsi, ma l’uomo era ancora lì.
Quella familiare sagoma alta e massiccia, occupata a infilare ciò che trovava di prezioso in un sacco…
 “Papà?”
Moe French si girò di scatto, la bocca aperta in un’espressione ottusa. Il volto era ancora più rosso di quanto ricordasse, gli occhi sporgenti erano lucidi e le mani grosse tremavano.
Suo padre era un uomo disperato.
“Isabeau… Pensavo… pensavo fossi fuori.”
Belle si lasciò sfuggire una risatina isterica.
“Oh, lo vedo. Qualche altra battuta brillante, papà?”
Lo osservò mentre si guardava intorno, forse in cerca di una via di fuga. La nausea l’assalì all’improvviso, ma non era sicura se fosse per la gravidanza o la situazione in cui si trovava.
Moe alzò le mani, come per difendersi.
“Tu non sai cos’è successo stamattina, Isabeau, cosa mi ha fatto quella bestia!”
Belle impallidì.
“Stai rubando a casa di tua figlia e dai la colpa a mio marito? Che ne hai fatto, papà, del denaro che ti è stato passato? Come potevi essere indietro con l’affitto? Le tue condizioni sono più che generose.”
“Non hai il diritto di discutere dei miei affari! Sei mia figlia!”
Gli vide, affascinata, le tempie pulsare e le vene sul collo ingrossarsi. Non si rese conto di marciare verso di lui finchè non lo vide indietreggiare.
“Però stavi per rinchiudermi ancora in manicomio, non è vero, papà caro?”
L’altro impallidì, poi arrossì.
“Il sindaco mi ha assicurato che non sarebbe stato come l’altra volta! Era solo per tenerti al sicuro!”
“Al sicuro da…?”
Si bloccò.
“Pensi ancora che mio marito mi faccia del male?”
“Sei in pericolo con lui, Isabeau! Non sono stato un buon padre per te, in passato, ma ora lo sarò, salvandoti dalle sue grinfie! Otterrò un divorzio per te, non importa cosa dovrò fare!”
Belle alzò la voce.
“L’unica da cui devo essere tenuta al sicuro non è certamente Robert! Piuttosto, guardati allo specchio!”
Calciò il sacco dei suoi beni rubati fuori dalla sua strada.
“Le uniche persone che mia abbiano mai fatto del male siete stati tu e Regina Mills! Robert mi ha accolta, mi ha dato una casa, affetto, amore!”
“Oh, cara, è tutta una bugia, non puoi non vederlo!”
Lei aveva smesso di ascoltarlo. La sua attenzione era stata attirata da un lampo blu e bianco che usciva dal borsone. S’inginocchiò cautamente e tirò fuori, allibita, una tazzina bianca, decorata con pennellate blu acceso e con un bordo dorato.
Un bordo dorato scheggiato.
“Come hai potuto? Questa…”
“Isabeau, è solo una tazza.”
Qualcosa si spezzò dentro di lei. Si alzò, rossa in volto, le lacrime che le bagnavano già le guance.
Non è solo una tazza!
Moe si mosse lateralmente, come un granchio, per guadagnare l’uscita.
“Ascolta, figlia mia, dammi quella tazzina e ti lascio il resto… non cercherò neanche di riprendermi il furgone…”
Belle si sentiva sempre più confusa dal comportamento del padre. Che importanza poteva avere, per lui, la sua tazzina? Era priva di valore economico, e solo due persone sapevano cosa significasse per lei e Rumpelstiltskin…
Si diede della stupida per non averlo capito prima. Moe French era troppo vigliacco per agire di sua iniziativa, e conosceva esattamente chi poteva averlo pungolato nel modo giusto.
“È stata Regina, vero? Lei ti ha convinto a fare questa sciocchezza.”
“Avrebbe risarcito i miei debiti, se le avessi portato quest’insulsa tazza. Ha detto che potevo tenermi tutto il resto…”
Fece un gesto per strapparle la tazzina dalle mani, ma Belle si ritrasse in tempo.
“Vattene via, papà. Non dirò niente a mio marito, se te ne vai ora.”
“Dammela, Isabeau. Sono tuo padre. Non conta niente per te?”
“Non in questo momento. Va’ via, ti prego.”
Due grosse lacrime scesero dalle guance rugose di Moe, e lei quasi si sentì dispiaciuta per lui.
“Mi dispiace tanto, tesoro mio.”
Il padre cercò di prenderle la tazzina dalle mani, ma lei la tenne dietro la schiena, indietreggiando. Aveva paura, paura di quell’estraneo che aveva davanti e che le aveva afferrato il polso.
Urlò e si divincolò dalla presa, troppo salda per il suo braccio sottile, stringendo così forte la tazza da farsi sbiancare le dita.
“Ti prego, papà, non farlo!”
Moe riuscì a strapparle l’oggetto desiderato, ma il contraccolpo fece perdere l’equilibrio a Belle, che incespicò all’indietro cercando un appoggio qualunque. La caduta venne rallentata dallo spigolo del tavolino contro cui sbatté la testa, vide la schiena del padre che si allontanava in fretta, poi mille punti le esplosero davanti agli occhi per poi mimetizzarsi al buio dell’incoscienza.
 
“Isabeau! Isabeau!”
La prima cosa di cui Belle si accorse, fu la mano che le sosteneva il capo. Strizzò gli occhi un paio di volte, dopodichè mise lentamente a fuoco il volto preoccupato e i capelli biondi di Emma Swan.
“Emma…”
“Che cos’è successo? Sei stata assalita?”
Assalita… si guardò intorno. Era nel suo salotto, ma era irriconoscibile: era tutto a terra, e mancavano diversi oggetti…
“La tazzina!”
“Che cosa?”
“La tazza, mo… mi hanno rubato la tazzina dal bordo scheggiato!”
“Di che stai parlando? L’ambulanza sta per arrivare, calmati.”
“Mo…”
No, non voleva dire quello… mi… mia… mio…
“Mio padre! È stato mio padre!”
“Che succede qui?”
Rumpelstiltskin era sulla soglia, la pistola puntata verso di loro. L’abbassò subito quando la vide a terra.
“Isabeau!”
Suo marito spinse da parte Emma senza troppi riguardi e si chinò al suo fianco, facendola sedere lentamente e appoggiandole la testa sulla sua spalla. Le sue dita nervose le tolsero alcune ciocche di capelli dal viso e si posarono su una guancia.
“Cos’è successo, sei caduta?”
Guardò male Emma, pensando che fosse colpa sua, ma lo sceriffo incrociò le braccia sul petto.
“Ho ricevuto una chiamata da un suo vicino, sostenendo d’aver visto qualcuno di sospetto entrare in casa vostra.”
“Ha già chiamato l’ambulanza?”
“Sì, sta per arrivare.”
“Quanto ci mette, maledizione? Storybrooke è un maledetto buco.”
Belle si tastò il ventre, terrorizzata dall’idea che la caduta avesse comportato gravi conseguenze per il bambino, ma Emma le strinse la mano.
“Stai tranquilla, se fosse successo qualcosa a tuo figlio, ci sarebbe del sangue a terra a causa dell’emorragia. Sei caduta di schiena e non da una grande altezza, anche ad una ragazza che conoscevo a Boston è successo. Piuttosto, mi preoccuperei per la testa.”
“No, no, sto bene… o meglio, mi fa mal di testa, ma non sento nausea e, se avessi gli occhi strani, l’avreste già notato. Penso che l’ambulanza serva di più a lui.”
Rumpelstiltskin se ne stava immobile, pallidissimo, le pupille dilatate per la paura, ma la battuta lo fece tornare in sé e riuscì a fare l’imitazione di un sorriso.
“Ti farò fare dei raggi, amore mio, e farò controllare a Whale il bambino, anche se concordo con la signorina Swan al riguardo.”
Lei gli sorrise, ma venne distratta da Emma, che le aveva stretto la mano per attirare la sua attenzione.
“Isabeau, stavi dicendo, prima che arrivasse tuo marito, che tuo padre…?”
Belle cercò di metterla a tacere con lo sguardo, ma era già troppo tardi.
Tuo padre? È lui che ti ha fatto questo?”
Rumpelstiltskin stava sibilando per la rabbia e la collera gli aveva irrigidito il viso, le labbra arricciate sui denti come un lupo.
“Ha preso la nostra tazzina, Robert… ho cercato d’impedirglielo…”
“Perché cercare una tazzina scheggiata, Isabeau? Non ha portato via altro?”
“Sì, ma la tazza è l’unica cosa insostituibile. Ha un valore sentimentale altissimo per me.”
Emma fece per parlare ancora, ma Rumpelstiltskin la fulminò con un’occhiata.
“Penso che le domande possano aspettare, signorina Swan. Dopotutto, sappiamo già chi sia il colpevole.”
Qualcosa nel suo tono spaventò Belle. Non provava molto affetto per suo padre, ma non voleva nemmeno che il marito lo uccidesse e lo seppellisse nel bosco.
Stava per obiettare, quando finalmente arrivò l’ambulanza e Rumpel ed Emma l’aiutarono ad alzarsi.
“Mi dispiace per il San Valentino rovinato, Robert.”
“Non importa, non hai bisogno di un giorno speciale per sapere quanto ti amo.”
Emma storse il naso, ma Belle sapeva quanto quelle dichiarazioni fossero nel suo carattere, e gli sorrise.
“Aspetterò con te i risultati delle analisi, poi tornerò domattina.”
Lei cercò di stare calma quando gli infermieri la portarono per i corridoi dell’ospedale: quell’odore di disinfettante, i muri biancastri e i camici bianchi e verdi la facevano star male più della botta alla testa. Il dottor Whale fu molto premuroso con lei, limitando i suoi sguardi d’apprezzamento sotto gli occhi minacciosi di Rumpelstiltskin, e le fece i raggi e le analisi in tempo record.
Da quanto sapeva, il dottore non aveva mai avuto paura di rimbeccare suo marito nella Foresta Incantata, disposto a tutto pur di riuscire a riportare in vita suo fratello, così era strano vedere come anche lui fosse tremendamente in soggezione alla presenza dello spietato signor Gold. Le venne da ridere: che bella storia sarebbe stata per sua figlia quella in cui Biancaneve era uscita con Frankenstein. Sembrava una barzelletta.
Victor tornò dopo pochissimo tempo, tallonato da un molto agitato Rumpelstiltskin.
“Va tutto bene, signora Gold. Avrà un bel bernoccolo e qualche emicrania per un paio di giorni, ma il bambino non ha sofferto. Devo avvisarla di stare molto attenta, i primi tre mesi…”
“Sono importanti, lo so.”
Suo marito si schiarì la gola.
“A questo proposito, dottore, gradirei che la gravidanza di mia moglie rimanesse al di fuori dei pettegolezzi cittadini… e da eventuali uccellini.”
“Uccellini?”
“Diciamo grosse gazze gracchianti.”
Il medico arrossì e Belle si nascose un sorriso dietro la mano, certa che l’altro avesse colto l’allusione.
“Certamente, non lo dirò a nessuno.”
“Molto bene.”
Rumpelstiltskin si chinò su di lei e le baciò la fronte, sorridendole.
“Riposati, tesoro, e quando ti dimetteranno avremo il nostro San Valentino.”
“Rumpel…”
“Sì?”
“Promettimi che non andrai a cercare mio padre per vendicarmi.”
Lui non rispose, serio in volto, poi si girò di scatto e zoppicò verso l’uscita.
“Robert! Robert, promettimelo!”
Belle si sentì prendere dall’ansia. Lo conosceva troppo bene, e il rancore che provava nei confronti di Moe era di data troppo vecchia per poter sperare di calmarlo.
Compose frettolosamente un numero.
“Pronto?”
“Emma, sono Isabeau. Devo chiederti un favore.”
“Ti servono degli abiti di ricambio?”
“No, sto bene, ma vorrei che tu seguissi mio marito.”
“Isabeau, io non mi occupo di tradimenti domestici!”
“ Ma di omicidi sì. Ti prego, fa’ in modo che non si avvicini a mio padre.”
Ci fu un momentaneo silenzio dall’altra parte, e il suo stesso respiro le suonò troppo sonoro.
“Credi che possa fargli del male?”
“L’ho già trattenuto a fatica quando ha scoperto che aveva firmato l’ordine per Regina. Non oso immaginare cosa farà adesso che mio padre ha messo a repentaglio la vita mia e del bambino.”
“Ho capito. Lo seguirò, tu riposa tranquilla.”
“Grazie.”
Si lasciò ricadere sui cuscini, la testa martellante per l’emicrania e la gola chiusa per l’ansia. Aveva sempre saputo che Rumpelstiltskin non era un santo, che era estremamente vendicativo verso chi colpiva la sua famiglia, ma aveva sperato che non essere il Signore Oscuro e non avere magia avesse contribuito ad attenuare il suo lato oscuro.
E se Emma non fosse riuscita a fermarlo?
Lui non era uno stupido. Si prese il capo tra le mani e cercò di rilassarsi. Non s’illudeva che il pericolo non fosse reale, ma non era ancora successo nulla.
Accese la TV della camera, ma non vide nulla, gli occhi persi nel vuoto. Per quanto fosse strano ammetterlo, le mancava il conforto della sua tazzina, che ne aveva passate così tante, proprio come il loro amore. Era così tanto tempo che non si sentiva così… da quando sua sorella era scomparsa e data per morta.
Scacciò quel pensiero. Erano passati troppi anni, e faceva troppo male.
“Belle! Belle, va’ via da lì!”
“Dai, lasciati andare un po’!”
“Principessa Belle.”
Lei si voltò e vide Regina, che le tendeva una mela.
“Mi dispiace così tanto per la morte di tuo padre, cara. Un morso a questa mela, e dimenticherai ogni tuo dolore.”
“Ma io non voglio dimenticare. Devo ricordare Rum…”
“Sciocchezze. Seguimi.”
Belle seguì la regina in una camera che sembrava apparsa dal nulla. Le pareti erano ricoperte di stoffa decorata con rose, i mobili chiari e l’azzurro predominanti le sembravano familiari.
“Che c’è, principessa, non riconosci più la tua cameretta?”
Regina le porse un libriccino rosso.
“Te lo ricordi? Adoravi che tua madre te lo leggesse, la sera.”
“Sì… era mio…”
Prese in mano il primo libro che le avessero mai regalato. Era stato un dono della madre, poco prima di morire.
“E questo? Oh, guarda, scommetto che ti era mancato!”
Era un drago di velluto blu, abbastanza malandato, ma lei lo riconobbe subito.
“Oh, Philippe! Chissà dov’era finito!”
Se lo prese in braccio, sorridendo felice. La regina le passava, mano a mano, tutti gli oggetti più cari della sua infanzia e ben presto Belle non sapeva più come facesse a reggere tutto.
“Che ne dici, ti va di restare qui?”
“Sì, io devo…”
Lo sguardo si fissò su uno specchio, in cui le era parso di vedere un paio d’occhi scuri e un viso dalla pelle verdognola.
“Io… io devo tornare…”
“Devi tornare qui, tesoro, dove appartieni.”
“No, devo andare da Rum… Rumpel…”
“Rumpelstiltskin!”
Belle si svegliò, il sangue che emetteva un ronzio fortissimo nelle orecchie. Non ricordava d’essersi addormentata… dovevano averle messo qualcosa per farla riposare nel the. Si toccò il ventre, cercando di trasmettere il suo sollievo al bambino. Che razza di sogno… non aveva sognato la sorella da quando era una ragazzina… mescolarlo a Labyrinth, poi, era paradossale, soprattutto per lei che era stata ospite con Rumpelstiltskin presso il Re dei Goblin.
E la presenza di Regina…
Sentì all’improvviso molto freddo e si rannicchiò sotto le coperte, desiderando d’essere a casa e abbracciata a Rumpel.
Notò solo allora lo schermo luminoso del cellulare. Un’ora prima aveva ricevuto un messaggio.
Lo aprì, temendo il peggio. Suo marito aveva ucciso Moe. Rumpelstiltskin era stato vittima di un incidente.
No, era di Henry… che strano.
“Perché Rumpelstiltskin ha detto alla mia mamma adottiva, mentre era in prigione, di ‘non fargli più una domanda stupida come chiedergli il nome, per favore’?”
 
 
 
  
 
Angolo dell’autrice: Chiedo umilmente scusa per i ritardi orribili. Ci resto male, ma l’ispirazione va e viene. Ringrazio chi segue ancora questa storia, nonostante i lunghi tempi di attesa, ma spero che il capitolo ne valga la pensa. Sneak peek: si viene a sapere della sorella di Belle, Rumpelstiltskin dovrà offrire argomentazioni molto valide per non dormire sul divano e la nostra bella dovrà difendersi dalle malelingue. Alla prossima! 
  
Leggi le 13 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: Nimel17