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Autore: adrasteia    13/06/2014    1 recensioni
Quando si è adolescenti tutto sembra enorme.
E l'adolescenza sembra non finire mai.
Come si reagisce al cambiamento? Con lo straniamento, la rabbia, la paura, la violenza. L'odio. Per se stessi e per gli altri. L'amore. Per ciò che distrugge.
[Partecipa al contest  White teeth teens indetto da Son of a preacher man]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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Aleksandr guardava sua sorella.

La guardava da dietro una porta socchiusa, mentre stava in piedi davanti allo specchio.

Nuda.

Bellissima.

Una bambola di porcellana dalla pelle diafana e dai capelli rossi, lunghi oltre le spalle, vaporosi, odorosi di miele e fragole. La guardava mentre si passava silenziosamente le mani sul costato, con le dita che seguivano le costole sporgenti in quel corpo troppo piccolo.

Denutrito.

La guardava alla luce tenue di una stanza in penombra nei caldi pomeriggi di Giugno.

Vedeva il suo corpo cambiare così come cambiano le stagioni. I tratti fanciulleschi del suo viso diventavano più spigolosi e marcati, il suo seno era cresciuto e il triangolino tra le sue gambe cominciava a riempirsi di una leggera peluria biondiccia. E lei passava lì le sue dita, proprio lì in mezzo come per accarezzarsi, per avere la certezza che quel corpo, che stava cambiando, fosse veramente il suo.

Aleksandr guardava spesso sua sorella.

La guardava quando, in compagnia di amiche senza nome e senza volto, indossava abiti che non erano i suoi. Quando il suo corpo veniva fasciato da vestiti troppo piccoli e troppo provocanti, così simili a quegli abiti che lui era solito vedere solo su internet, sui corpi tondi di giovani pornostar. E lui era geloso del corpo della sorella.

Un corpo che sentiva suo.

Che voleva. Che pretendeva.

E ricordava i vestitini di bianca innocenza che indossava solo qualche anno prima. Ricordava la dolcezza di un sorriso che non illuminava più il suo viso. Ricordava gli occhi cangianti che lo guardavano con una profonda emozione quando giocavano insieme, quando lei chiedeva che lui ci fosse. Solo per lei.

E adesso quel sorriso era scomparso. Il suo viso voleva sempre mostrare un'espressione di assoluta serietà che sembrava scimmiottare quella degli adulti. I suoi occhi erano tristi. Il suo sguardo non lo cercava più.

Aleksandr guardava sempre sua sorella.

La guardava quando dormiva. Entrava in quella camera dove lei aveva chiesto di poter stare da sola, senza di lui. Nel buio Aleksandr si accovacciava accanto al letto e scrutava i segni rossi sulle gambe della sorella, lì dove lo sguardo degli altri non poteva arrivare.

Tagli netti, segni di violenza, spiccavano sulla pelle chiarissima della sua bambola. Una violenza che forse era lei stessa ad infliggersi.

E le mani di Aleksandr tremavano di una rabbia silenziosa, una rabbia che covava nel suo petto.

Perché nessuno sembrava accorgersi di quel cambiamento, perché i loro genitori sembravano non accorgersi del disagio di sua sorella, loro vedevano solo quello che volevano vedere, non sembravano accorgersi delle sue silenziose grida d'aiuto.

Erano tutti sordi, lui solo la sentiva.

Eppure lui non voleva aiutarla. Perché lui amava quel suo disagio, amava quella sua vulnerabilità, amava quella sua paura.

  
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