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Autore: kenji    13/06/2014    0 recensioni
"Non penso nemmeno di averti amato sul serio, ma se c'è una cosa di cui sono assolutamente sicura, una cosa imprescindibile, incommensurabile, è che sei qui. Tangibile." Per aiutarmi a dimenticare e a dimenticarci.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per aiutarmi a dimenticarci

 
Caro tu,
tu lì fuori dalla porta, ciao. Avevo sempre saputo che ci sarebbe stato un momento in cui, finalmente, avrei preso coscienza del fatto che ormai non ci sei più. Ed è terribile, perché ciò che realmente temevo è arrivato, ed è il peggio in cui io potessi sperare. Ma, passo dopo passo, e parola dopo parola, mi aiuterò da sola.
Quando ci siamo conosciuti avevo tredici anni, solamente tredici anni, e tu avevi trecentosessanta giorni più di me. Ero ancora una bambina, e tu un medico. Eri un medico perché fin dal primo giorno in cui tu mi hai stretto la mano hai accompagnato ogni mio gesto, anche quello più distratto, anche quello più sbagliato, spazzando via ricordi dolorosi e curando ferite aperte. E sei stato un'ancora di salvezza attraverso il tempo, una speranza a cui aggrapparmi sempre presente, sempre viva, sempre eterna. Eri un eroe di ghiaccio.
Non c'è nulla, purtroppo, che sarò in grado di dimenticare: perché in quel diciannove gennaio, io non scherzavo. Con te non ho mai minimizzato, sminuito, finto, scherzato, né sussurrato. Ho sempre urlato, anche nei contesti in cui avrei dovuto tacere, quando eri troppo distratto per ascoltare chi avrebbe voluto entrare nella tua vita per davvero, e non solo per finzione.
Ho urlato per bisogno, io non mi vergognavo, e non mi vergogno nemmeno ora. Racconterò a tutto il mondo dei tuoi occhi verdi, due finestre sul mondo che comunque non ti sarebbe mai interessato. Racconterò del castano confuso dei tuoi capelli schiariti dal sole, ché dopo anni nemmeno io ho capito di che colore hai i capelli. E non risparmierò i dettagli, li voglio condividere con chiunque. Se me lo chiedessi, potrei scalare una montagna solo per urlare che mi hai fatta crescere, almeno un po'. Che sono cambiata e che ora sono bella e forte, e che posso addirittura lasciarti andare senza trattenerti, senza limitarti, e con razionalità.
Se solo tu mi avessi creduto, se solo tu ti fossi reso conto di ciò che ti dicevo, le cose non sarebbero andate così. Se solo non avessi finto. Se solo io non avessi costruito castelli e palazzi tutti da sola. Non puoi negare che io ci abbia provato, e non puoi definirmi certo debole. Non so nemmeno se ne sia valsa la pena.
Ho smesso di seguirti, di prendere i pullman di corsa o di perderli pur di raggiungerti, pur di guardarti, pur di condividere un momento con te.
Non penso nemmeno di averti amato sul serio, ma se c'è una cosa di cui sono assolutamente sicura, una cosa imprescindibile, incommensurabile, è che sei qui. Tangibile.
Non ti penso più da almeno due anni, ma rimane il silenzioso rimpianto e la rimbombante domanda di come sarebbe andata se tu, se io, se noi. Se tu fossi stato qua, se io fossi stata un minimo più sana, se noi fossimo effettivamente stati un noi. Quanto sei cosciente di questo? Quali sono le tue domande oggi? Posso darti del tu? Perché non ci siamo incontrati più?
Anche oggi il mio scriverti è forzato perché non sono più una barca in balia delle emozioni, o almeno, non ne percepisco rivolte a te, eppure eccomi qua, non mi conosci più ma eccomi qua. Hai preso il diploma, alla fine? Quanti anni hai perso dietro me, dietro lei, dietro loro, dietro l’aoristo terzo fortissimo e dietro Hegel? Lì, seduto a contemplare quei paragrafi di filosofia, che a te non hanno mai detto niente. Cosa hai mai ascoltato nella tua vita? Non una poesia, non una sola canzone, non una sola nota, eppure canti, eppure suoni e risuoni di storie mai vissute, cancellate, mai esplorate, deturpate, senza un senso; risuoni di città mai visitate e di persone sconosciute, sfuggenti. Sai del traffico in autostrada. Io parlavo, parlavo, parlavo. Spesso ho urlato, specie quando tu non avresti voluto.
Sono ancora qui e mi manchi da piangere, in modo indicibile, ma ci sono scelte che devi fare e che non devi recriminare. Ed è qui, che nascosta nell'ombra, nascosta da te, cerco di osservarti ancora una volta prima di distruggermi, proprio un secondo prima di guardare i muri e vedere solo i segni lasciati dai quadri e dai mobili che ti sei portato via da qui. La nostra non era un'amicizia come le altre, non era nemmeno un'amicizia da film, e non era neanche una di quelle amicizie con l'A maiuscola. Era un'amicizia silenziosa, ma entrambi amavamo quel silenzio. Ti ho incontrato tre anni fa e la nostra è stata una delle storie più forti di cui il mondo è stato testimone.
E lo so che anche tu amavi quel silenzio. Lo so, ora che siamo andati via.
Lo sanno tutti.

Ti auguro di essere forte quanto lo sono stata io, nella vita.
Per aiutarti a dimenticarci.
Una vecchia amica
 
   
 
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