Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, la storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.





Broken
 
 
 

 

 
 
 
 
Emily raggiunse la villa soddisfatta, mentre le parole del giornalista che annunciava l’assoluzione del padre riecheggiavano come un canto di trionfo nella sua testa, il sorriso ancora stampato sul volto.
Non riusciva a crederci, ce l’aveva fatta.
Non sapeva definire lo stato in cui si trovava: era commozione? Felicità? Orgoglio? Senso di realizzazione? Oppure un sentimento di libertà, dovuto alla frantumazione di quel macigno che da anni gravava sul suo stomaco e sul suo cuore?
Era così estasiata da non rendersi conto che qualcosa non andava.
Non aveva lasciato la porta di casa spalancata, quando era uscita.
Varcò la soglia senza soffermarsi su quel mero particolare e scorse una figura sul divano, ad attenderla.
“Hei” mormorò, allungando il suo sorriso.
Non c’era altra persona con cui volesse condividere quel momento di gloria, a parte Nolan, forse.
“Did you hear the news? That happened. I cleared him” annunciò, sfilandosi lentamente il giubbotto.
Lo disse come se dovesse ancora convincersi che fosse tutto vero.
Ma nessuna risposta giunse alle sue orecchie.
Nessun “I’m so proud of you” o un “You made it!”, né tanto meno un “You’re finally free”.
E a quel punto cominciò a rendersi conto che qualcosa non quadrava: perché non si congratulava con lei? Perché non accorreva ad abbracciarla? A dirle che finalmente sarebbero potuti andare via, lontani dagli Hampton e vivere quella vita che avevano sempre desiderato?
“Aiden?” lo chiamò, per attirare la sua attenzione. Ma ancora niente.
L’uomo continuava a starsene zitto, a fissare imperterrito il camino.
“Are you ok?” domandò, avvicinandosi lentamente a lui, con una sensazione di panico che stava cominciando pian piano ad attanagliarle lo stomaco.
“Aiden?” ripeté, “Aiden, are you okay?”
Si sporse verso di lui e gli accarezzò una guancia.
Il pavimentò sembrò scomparire da sotto i suoi piedi.
“No” mormorò, quel briciolo di equilibrio appena ritrovato non poteva crollarle addosso così presto.
“Aiden, wake up!” disse, senza ottenere il minimo risultato.
“Aiden, wake up!”
Lo scosse, mentre le lacrime cominciavano a venir fuori.
“No, no, no, no, no”
Continuava a scuoterlo, non riusciva ad accettarlo.
Aiden non poteva davvero essere...
“Aiden wake up!”  urlò ancora, ma ormai la realtà era così evidente che non poteva più rifiutarsi di apprenderla, di non vederla, di non sentirla.
L’uomo era freddo al tatto, la sua pelle dura e bianca come il marmo.
“No, no, no, no!” implorava disperatamente, sperando che presto l’uomo si sarebbe svegliato e l’avrebbe stretta tra le sue braccia sussurrandole tutto il suo amore.
“Noo! No!” gridò, gridò ancora e ancora, con tutta la forza che aveva, con tutta la sua voce, accasciandosi sul suo corpo inerme, piangendo il dolore che la logorava da capo a piedi.
Non era mai stata così male, non si era mai sentita così persa.
 
Nolan entrò cautamente nella stanza di Emily.
Le tapparelle erano chiuse e l’unica fonte di luce erano i raggi solari che penetravano dai fori.
“Ems?”
Restò a guardarla, un po’ spiazzato dallo stato in cui la donna si trovava: non l’aveva mai vista così distrutta.
“I loved him” sussurrò con voce rotta e consumata dal pianto.
“More than I've ever loved anyone”
Non aveva chiuso occhio. Aveva esitato persino a chiamare Nolan, in un primo momento; voleva stare sola ed era certa che lui la capisse, perché quando ha saputo della morte di Padma, anche lui ha rifiutato il suo appoggio... ed era una cosa che Emily non offriva spesso.
“I know” disse il biondo, avvicinandosi lentamente al letto sul quale giaceva la sua Ems.
Era davvero a pezzi; chiunque sostenesse che lei fosse priva di sentimenti, avrebbe dovuto vederla in quel momento e si sarebbe immediatamente ricreduto.
“We could have a life together” proseguì lei, senza smettere di versare lacrime.
“I should have given everything up but I couldn’t. I couldn’t.”
E le cose stavano davvero così; se solo avesse rinunciato alla sua vendetta quando Aiden glielo aveva chiesto, forse lui sarebbe stato ancora vivo. E avrebbero potuto avere la vita che desideravano, una famiglia.
“Aiden dedicated himself to your cause because he loved you. And not even you could have stopped him” le fece notare Nolan, sedendosi accanto a lei.
Come poteva difenderla sempre? Lo aveva fatto anche per Padma, alla fine.
Non era solo colpa di Carrion e del suo lavoro alla Nolcorp, di Nolan.
Emily centrava sempre con quanto di brutto accadeva alle persone che amava.
Come per Amanda. Aveva fatto quella fine perché aveva il suo nome, perché si era servita dei suoi video per ricattare Conrad.
Era lei la causa di tutto quel dolore, non solo per se stessa ma anche per coloro a cui teneva.
“I put him back, Nolan” gli ricordò, “He was gone. And he was happy”  e sapeva che Aiden lo era davvero.
Avrebbe dovuto permettergli di lasciarsela alle spalle, di rifarsi una vita con Miko.
Sarebbe ancora vivo, se non avesse agito egoisticamente, se non avesse pensato solo a sé stessa e alla sua vendetta, come faceva sempre.
E il fatto che non avesse mai pensato ad Aiden come una persona che poteva venir uccisa, perché lui era forte e addestrato... non la giustificava. Non le tirava su il morale.
Finiva sempre per usare persino le persone che amava, approfittandosi inconsciamente dei loro sentimenti verso di lei, e questi ne erano i risultati.
Era successo anche a Nolan, quando era stato rapito dall’uomo con i capelli bianchi.
“This is my fault” aggiunse, stringendo il materasso e le lenzuola tra le mani.
Era tutta colpa sua.
L’amico sospirò. Non poteva negare che Emily avesse la sua parte di colpa, ma la verità era che nessuno aveva costretto Aiden a restarle accanto e lei doveva capirlo.
Emily gli aveva chiesto aiuto, ma era stato lui a decidere di tornare.
Aveva scelto lui, accettandone i rischi dei quali sicuramente era consapevole.
“You know, Aiden once told me that uh, for most of his life, he felt broken, but that all changed when he met you. You were the reason for him to live, Ems” confessò, faticando a mantenere ferma la voce.
Soffriva anche lui. Soffriva per lo stato in cui la donna che doveva proteggere a tutti i costi si trovava; soffriva perché Aiden Mathis era anche suo amico.
E nessuno sapeva voler bene alle persone cui si affezionava come Nolan Ross.
“Now I've lost mine” disse solo Emily, abbattendo le sue difese, piangendo più forte che mai.
Era vero.
Aiden era la sua ragione di vita e ora l’aveva persa.
Dopo l’arresto di suo padre, un’infanzia caratterizzata da maltrattamenti e un’adolescenza da reclusa, aveva perso tutto, compresa se stessa.
O almeno, lo credeva.
Lo aveva creduto finché non aveva incontrato Amanda; finché non aveva trovato Nolan; finché non aveva conosciuto Aiden; finché non aveva rivisto Jack.
E nonostante la sua vendetta l’avesse portata a perdere gran parte di quel poco buono che era rimasto nella sua vita, tutto ciò cui riusciva a pensare era: ‘They’ll pay’.
Avrebbero pagato caro, per ogni loro singola vittima.
Non si sarebbe sporcata le mani con il sangue dei Grayson o dei loro disgustosi complici, quello no.
Ma avrebbe lottato affinché trascorressero il resto della loro vita in miseria, sormontati dal dolore e dalla sofferenza; li avrebbe torturati, finché le loro colpe non li avrebbero consumati.
E avrebbe difeso quelle poche persone che amava ed erano ancora in vita.
Per tutelare loro sì, Emily era disposta anche ad uccidere.




Angolo Dell'Autrice
Salve a tutti!
Rieccomi con una nuova fanfic su Revenge
(Obsession mode on)
Questa volta, ho scritto di Aiden ed Emily.
Una scena straziante, ne sono rimasta turbata.
Amavo Aiden, anche se sono una Nemily convinta, e
ho odiato Victoria fino alla fine, la odierò sempre per
questo. Aiden non meritava certo di morire.
Comunque, ho prefirito lasciare le citazioni dalla puntata,
ovvero i dialoghi, le parti in corsivo, in inglese per due motivi:
1) perchè è la loro lingua,
2) perchè in inglese rende tutto di più, non volevo sminuire nulla.
Spero tanto che la mia Fic vi sia piaciuta,
sono gradite recensioni :)
Bell.