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Autore: AyakoSoul    14/06/2014    1 recensioni
E' un angelo che non possono vedere, ma lotta per vincere l'impossibile, non gli importa se il Paradiso non lo rivorrà indietro...
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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A FOOL ANGEL

Un altro nemico.

Altro sangue, altro dolore, ancora odore di morte.

Ognuno di essi mi si parava davanti ed io rispondevo fendendo colpi letali e lacerandone la carne.

Ma la cosa più brutale di quella confusione non era tanto il puzzo di sangue, cenere e morte che arieggiava intorno a me e alla mia spada, oppure il peso delle morti gravarmi sulla schiena: la cosa peggiore era lo sguardo di quelle persone, la sofferenza che trasfigurava i loro volti in una maschera di puro odio e dolore, vedere le madri sconcertate abbracciare disperate i loro figli o due amanti abbracciarsi stretti, credendo che fosse la fine.

E sentivo dentro di me che tutti pensavano la stessa cosa: “che cosa sta succedendo?”

Perché le persone non possono vedere gli angeli.

Era sempre stato così: in quella terra fragile fatta di Peccatori, chiamare gli angeli era sempre stata la cosa più facile per porre la parola “fine” ai propri problemi, con preghiere e un'insolita devozione.

Attacchi da parte di altri popolazioni, epidemie, risse...i nostri poteri avevano fatto sempre comodo agli Umani. Erano così fragili al peccato...ogni volta che ne vedevo uno, sentivo un senso di devozione tale da sentire di doverli proteggere.

Mai avrei pensato di innamorarmi di uno di loro.

La conobbi così, per caso: era un'epoca in cui la gente temeva le streghe più di ogni altra cosa.

Lei era troppo bella, gentile, ogni domenica mattina andava a raccogliere erbe nel bosco. Gli uomini del villaggio si innamoravano di lei, e le donne credevano che li stregasse con qualche incantesimo di infatuazione.

Quando ci chiamarono per processarla, io in lei vidi solo la purezza, l'altruismo, il bene che agli altri mancavano. In lei c'era qualcosa di spettralmente puro, non era perfida o acida come gli altri. Stare accanto lei mi faceva sentire diverso, mi faceva apprezzare di più quel mondo così sbagliato, benché non potesse nemmeno percepire la mia presenza.

Ma per loro quella purezza non esisteva.

Per questo la vollero giustiziare.

In un rogo pubblico.

Io non ci vidi più.

Senza nessun permesso, uscii dal Regno Celeste con una spada e scesi in picchiata nel mondo umano.

Provarono a capire cosa stesse succedendo invano, e per loro non poteva essere un angelo.

Gli angeli non uccidono la gente a causa dell'amore.

Sentivo le mie ali, candide e bianche, sporcarsi di nero man mano che la mia spada si sporcava di sangue, appesantirsi.

Respiravo a fatica, il sudore mi imperlava la fronte.

Io volevo solo salvarla.

Senza di lei, anche la mia esistenza era vana.

Un mio amico, poco prima di scendere, me lo disse.

“Che stai facendo?! Prima di iniziare una guerra, dovresti capire bene per cosa vuoi lottare!”

E mi ricordavo anche come gli risposi, segnando il confine col mio mondo nuovo e il suo:

“L'amore è un sentimento bellissimo, e se lei ha bisogno di amore, non mi importa se il Paradiso non mi rivorrà indietro!”

Lo pensavo anche in quel momento: la sua presenza aveva completamente accecato la mia esistenza.

Sentivo le mie forze farsi sempre più assenti, qualcosa in me stava crollando.

Infine, la raggiunsi.

Era legata a un palo circondato da un piccolo altare e paglia, il volto rigato di lacrime disperate, i suoi rilucenti capelli rossi che finivano in gocce di sangue che le finivano giù per le guance partendo dalla testa.

La sua lunga e una volta bellissima veste ora era stracciata e sporca.

Eccolo, il motivo per cui lottare.

La forza mi tornò, nel vederla ridotta in quello stato.

Trucidai senza pietà tutti i soldati che cercavano di fermarmi, come fosse una punizione, un'ingiusta punizione.

Procedetti, scansando la folla, finché un dolore acuto mi percorse le membra della schiena e delle ali, sempre più annerite: delle frecce, probabilmente lanciate a caso per provare a prendere la minaccia alla cieca, mi avevano colpito.

Sentii l'aspra voce del sacerdote che tempo addietro mi aveva chiesto di giustiziare quella stessa ragazza che avevo imparato ad amare.

«Anche una strega fa impazzire l'ordine delle cose!» sputò in tono acido.

Io mi inginocchiai, le ali ferite facevano sentire tutta la sua pesantezza.

La cosa che più mi aveva ferito erano le sue parole: era vero, mi ero portato dietro la morte di tutte quelle persone solo perché non ci avevo visto più dalla rabbia.

Senza forze, vidi i cittadini appiccare il fuoco all'altare, l'aspra voce del sacerdote farsi sempre più alta di accuse.

Mi alzai in piedi vacillando, con la spada sfiorai la guancia del medesimo e piccole gocce cremisi gli scesero giù sotto il collo, il suo volto stupito mi fece raggelare.

Non ebbi la freddezza di ucciderlo.

Passai oltre, le fiamme si stavano espandendo a colpo d'occhio.

Corsi come un disperato verso di lei, con un colpo secco di spada lacerai le corse che la tenevano legata e la presi in braccio, volando lontano dal quel posto, verso l'orizzonte, le ali che urlavano di dolore e quasi non mi rispondevano più.

 

Era svenuta e non riaprì gli occhi finché non arrivammo a terra.

Si guardò intorno confusa, ancora si chiedeva dove fosse finita.

Poi guardò in alto, congiungendo le mani al cielo e sorridendo, contenta di essere viva.

Contemplai il volto chiaro della persona che amavo.

Su uno specchio d'acqua osservai le mie ali completamente scure come la pece afflosciarsi al suolo, le piume che si sparpagliavano a terra.

La guardai un'ultima volta.

«Un angelo come te dovrebbe essere restituito al Paradiso» le dissi, facendo finta che potesse ascoltarmi «ma penso che non ci potremmo comunque conoscere».

Sul mio volto si disegnò la stupida rassegnazione a cui non mi ero abbandonato dopo tutto quel tempo passato con lei senza che se ne accorgesse.

Sentii delle catene trascinarmi sotto terra, le piume delle mie ali che si staccavano.

Io non ero più un angelo.

Un dolore lancinante mi dilaniava il corpo, ma per lei feci finta di farle vedere il mio volto sereno per non farla preoccupare.

Le accarezzai una guancia con affetto, vidi un'ultima, grande lacrima scenderle giù per la guancia. Possibile che potesse vedermi?

«Grazie» dissi.

Poi tutto fu buio, l'ultima cosa che vidi fu lei che indirizzava la piccola mano verso di me, come se cercasse di afferrarmi.

E i suoi occhi innocenti illuminarsi di rosso, un sorriso sarcastico mi si dipingeva sul volto.

.......................Messaggio dell'Autrice.....................
E' il secondo racconto fantasy che parla di amore impossbile che scrivo. E io che pensavo di aver smesso con "Real Pain In Darkness"...
Si vede che la storia è ispirata alla canzone "Angel With A Shotgun"?
Spero che vi piaccia!

AyakoSoul

 

  
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