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Autore: _Black_Abyss_0    14/06/2014    8 recensioni
Il branco degli Alpha è ancora attivo a Beacon Hills,ma non lo sarà ancora per molto.
Lascerà una piccola indelebile cicatrice nella vita di Stiles.
Questo non è però niente in confronto alle intenzioni del vecchio e caro zio Peter.
Completamente ossessionato dall’umano, sarà disposto a tutto per attrarlo nella sua rete, anche a mettersi contro l’unico parente rimasto in vita dopo la strage a casa Hale e ad allearsi con un antico nemico.
La vita di Stiles sta per essere stravolta nel peggiore dei modi.
Riusciranno i suoi amici, in particolare Derek, a strappare il giovane umano dalle grinfie letali di Peter ma soprattutto dal fastidioso passato di Stiles?
Questo è solo l’inizio.
{Sterek - Steter; What If?}
Genere: Angst, Dark, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Jennifer Blake, Peter Hale, Stiles Stilinski
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
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DISCLAIMER: i fatti e i personaggi non sono esistiti o esistenti. Questa storia non ha alcun fine di lucro. Tutti gli elementi inseriti nella storia appartengono a chi ne detiene i diritti (ovvero Jeff Davis.)
 

Baciato Dal Male.
CHRYSANTHEMUM



Si trovavano al loft, il nuovo appartamento di Derek,finalmente quest’ultimo si era deciso ad abbandonare quella vecchia casa bruciata, occupata ormai dai fantasmi di un passato. Dalla grande vetrata si poteva intravedere la luce provocata dal temporale che si stava, ormai, abbattendo da giorni su Beacon Hills.
Pioggia, vento e fulmini. Gli unici testimoni di quello che stava accadendo all’interno del loft erano proprio i fulmini, che illuminavano i volti severi delle sole persone al loro interno.
Erano in preda ad una discussione senza limiti, entrambi vicini e pronti a scannarsi con zanne e artigli.

Erano passati due anni da quando Beacon Hills era stata soggetta all’invasione di creature leggendarie, tra cui kanima, suo zio uscito fuori di testa, il pazzo nonno Argent, un druido che avrebbe sacrificato mezzo mondo per raggiungere i suoi scopi e pure un branco di Alphas.
Ed ora, Derek, si chiedeva il senso di quella conversazione. Dovevano parlare della nuova minaccia che incombeva su Beacon Hills “la cittadina che attirava più guai che turisti” a detta di Stiles. Dovevano discutere su piani d’attacco in caso di minaccia e degli allenamenti quotidiani che coinvolgevano il branco.
« Che cosa vuoi? »
Chiese Derek immergendosi nelle profonde iridi celesti di quello che un tempo avrebbe chiamato “zio Peter” se solo la sua psicopatia non fosse degenerata com’è successo più di due anni fa.
« Non ti è forse chiaro, Derek? »
Peter rispose con il suo tono da uomo velato da un pizzico di ironia, piantando violentemente gli occhi freddi nelle iridi smeraldine del suo unico parente rimasto in vita dopo la distruzione della famiglia Hale. Pronunciò il nome di Derek con rancore, con la rabbia nutrita in quei due lunghi anni.
« Evidentemente se ti ho chiesto non è cosi chiaro e limpido come sembra. » Derek si rivolse allo zio con una nota di sarcasmo accentuato nella voce. Ovvio che non fosse chiaro: di punto in bianco Peter tirava fuori un argomento che, a suo parere, non presentava alcun filo logico.

Peter sorrise, ma non si trattava affatto uno di quei sorrisi che ti fanno sciogliere il cuore, quei sorrisi sinceri di quando guardi una persona a cui venderesti l’anima, no. Era uno di quei sorrisi freddi, glaciali, che ti fanno ghiacciare il sangue e le cellule. Uno di quei sorrisi davvero falsi, finti.
Peter iniziò a muoversi lentamente, avvicinandosi ancora di più a Derek, mentre quest’ultimo lo guardava leggermente imbronciato.
« Infondo sai di cosa sto parlando. » Sorrisetto. Un altro.
E lo prese in giro. Con quel suo gradevole tono canzonatorio. A Derek non erano mai piaciuti i giochi di parole: per lui o andavi dritto al punto o andavi dritto al punto. Non avevi scelta. Tuttavia volle rimanere calmo a fissarlo negli occhi.
« Parlo di Stiles. » Riprese poco dopo.
Quelle tre parole gli arrivarono alle orecchie sensibili da lupo come una doccia fredda. Ma che dico? Una cascata d’acqua fredda. Le parole dello zio d’altronde risultarono secche, senza preamboli.
« Dimmi che cosa c’entra Stiles adesso. Spiegami! Perché, se c’è una cosa che non mi è chiara, è perché devi parlare proprio di lui in questo momento. »
Mentre pronunciava queste parole Derek si avvicinò lentamente al tavolo, posto davanti alla grande vetrata, dove poche ore prima lui, Stiles, il soggetto anomalo con cui stava parlando adesso, e Scott si erano riuniti per discutere degli ultimi avvenimenti.
Appoggiò i palmi sul bordo del tavolo, dove ancora erano adagiate aperte le mappe geografiche e le varie penne colorate, guardando fisso verso lo zio, esprimendo la muta richiesta di continuare a parlare. Richiesta che fu accettata all’istante, mentre nell’aria si alzava forte e prepotente l’odore della tensione.
« Ho visto come lo guardi. Si vede lontano un miglio che lui ti piace. E altrettanto si sente l’odore ed il desiderio che hai di lui. Nonostante tutto, nonostante la sua parlantina, il suo sarcasmo, le sue imperfezioni, l’essere cosi dannatamente e meravigliosamente umano, la sua sbadataggine, la faccia tosta ed il coraggio che ha nel rivolgerti la parola, nonostante tutto il resto, tu lo AMI. »
Peter sputò in faccia all'alpha quelle parole con rancore ed un tasso elevato di cinismo.
Derek rispose, a modo suo, con una domanda che spiazzò anche se stesso.
« Anche se fosse? Anche se l’amassi? » Derek era completamente spiazzato: anche se ci provava, se si sforzava di capire e di trarre le fila di quell’insolita litigata, non ci riusciva.
« Derek, Derek, Derek… Ti ho forse mai detto che Stiles piace anche a me? » Peter iniziò a gironzolare intorno al grande mobile, in legno intagliato, con le mani intrecciate dietro la lunga e sinuosa schiena e gli occhi conficcati, come frecce d’argento, negli occhi del nipote, adesso irrequieti e agitati.
Derek non mosse un solo muscolo, restò piantato con i piedi sul pavimento del loft, con le vene delle braccia che si intravedevano, segno che stava stringendo con le mani il bordo del tavolo.
« Forse non ti ricordi, ma la settimana scorsa non è stata affatto piacevole sotto molti punti di vista, almeno per me, a causa di quello che ho dovuto vedere. »
Ancora quei maledetti giri di parole. Quel tono duro e cinico. Suo zio si era aperto con lui, sbattendogli in faccia di amare Stiles e adesso, facendo due più due, aveva capito dove lo psicopatico voleva andare a parare.
Quel fottutissimo martedì scorso, quando niente di niente era andato per il meglio. Quel giorno era stato per lui il secondo giorno più brutto della sua vita. Non solo per lui ovviamente, ma anche per la restante parte del branco.
Gli Alphas li avevano attaccati di sorpresa, non lasciando loro alternative se non quella di provare a difendersi. I lupi del branco non avevano avuto alcun problema ad affrontare gli Alphas in una sfida corpo a corpo, certo non ne erano usciti in perfette condizioni, ma con qualche giorno di riposo e riabilitazione si sarebbero ripresi; ma per quanto riguardava l’unico essere umano presente, beh, quello sì che era stato un problema. Se solo Derek l’avesse scoperto prima, se solo lui l’avesse anche solo minimamente avvertito, tutto quello che era successo non si sarebbe verificato. E Stiles sarebbe ancora intero, senza alcuna ferita mortale.
L’avrebbe rinchiuso nella torre più alta del castello. L’avrebbe anche incatenato, se necessario, l’avrebbe trasportato come un sacco di patate lontano da Beacon Hills se ce ne fosse stato il tempo. Ma del tempo non c’era traccia e accadde quello che non sarebbe dovuto accadere.
Il peggio.
« Ora ricordi, Derek? »
Sussurrò Peter con un filo di voce, interrompendo quel fiume di pensieri brutti e terribili allo stesso tempo.
Semplicemente scagliò un pugno accanto alla finestra dove si disegnò la forma della sua stessa mano, che sprofondò nel muro, crepandolo come un foglio di carta, come se quell’ammasso di cemento e intonaco non fosse altro che semplice acqua sotto la sua forza.
« Sì! Cazzo, sì! Sì, che me lo ricordo! » Con un ultimo ringhio e con un ultimo ululato Derek ritirò il palmo, insanguinato, aprendolo e poi richiudendolo sotto il mento pronunciato, mentre una calda, sincera, misera, lacrima scendeva su quel viso forte e bello, ridisegnando le guance e scivolando poi verso la serrata mascella.
E che cos’è una lacrima se non un’emozione che si scioglie?
In quel preciso istante una saetta in lontananza squarciò il cielo sommerso da nubi nere.
Nere come la quasi morte di Stiles.


Zanne e artigli, artigli e zanne. Un urlo. Un altro urlo. Ancora tre urli.

« Va’ via, Stiles! È un’imboscata! » Derek urlò, con tutto il fiato che aveva in gola, mentre spingeva di lato l’umano prima che qualcosa di solido e concreto gli atterrasse addosso dall’alto, facendogli scontrare la schiena contro il freddo del cemento. Ennis si era messo a cavalcioni su di lui, sferrandogli un poderoso pugno sulla mascella, facendogli ruotare il capo a destra mentre perdeva conoscenza.
Stiles indietreggiò strisciando con le natiche sul cemento freddo e, spingendosi con le gambe all’indietro, recuperando un po’ di terreno, afferrò un sasso e lo spaccò in testa a quel maledetto alpha. Ennis sfoderò di colpo le zanne, urlando dal dolore provocatogli da quell’inutile ragazzino, guardando il cielo con sguardo dolorante; intanto Derek riprese lucidità, afferrò Stiles dalle braccia invertendo le posizioni. Sarebbe anche stato un momento imbarazzante se non fossero stati impegnati a salvarsi il culo. Derek graffiò poi, violentemente, gli occhi di Ennis, rendendolo per qualche istante innocuo, per poi afferrarlo per il torace facendolo schiantare contro la parete opposta.
Scott ed Isaac erano impegnati a contrastare l’attacco dei gemelli, ormai fusi all’interno di un unico corpo, e quest’ultimi stavano avendo decisamente la meglio. Il fatto era che non erano pronti, nessuno di loro lo era. Ma il destino, si sa, è strano, buffo e giocherellone: si prende costantemente gioco di tutti.
Boyd ed Erica erano messi a dura prova dagli artigli di Kali, quando tutto ad un tratto un urlo squarciò l’aria. Kali, con gli occhi rossi spezzati dal dolore della perdita, si girò di colpo in direzione di Ennis: Derek era riuscito a squarciagli il petto, uccidendolo sul colpo.
Kali si scagliò con un salto in direzione dell’Alpha. Peter, avvertendo il gesto, riuscì a staccare un pezzo di metallo da una vecchia ringhiera, infilzando Kali, all’istante, direttamente al cuore. Peter era intervenuto, appena in tempo, evitando a Derek una profonda ferita inferta da un alpha, il che equivaleva a tre mesi -se non di più- di guarigione.
In tutto quello Scott era riuscito a scagliare i gemelli lontano da Isaac a causa di una loro distrazione. Mentre con il braccio destro si asciugava alcune goccioline di sudore, che scendevano lente dalla fronte, si accorse della mancanza di un battito cardiaco: quello del suo migliore amico. Ciò lo sorprese, Stiles non se ne sarebbe mai andato, non avrebbe mai abbandonato i suoi amici, umano o no che fosse. D’altronde si rincuorò sapendo che, nonostante tutto, Stiles aveva ascoltato i consigli di Derek senza discutere minimamen- In quel momento si accorse che all’appello degli Alpha mancava qualcuno, qualcuno che non eseguiva gli ordini, qualcuno con due profondi ed agghiaccianti occhi rossi, qualcuno di più temibile degli altri messi insieme: Deucalion.
« MERDA! Derek! Stiles è sparito! » Urlò Scott, mentre sosteneva un Isaac esausto sulle larghe e protettive spalle. A Derek si gelò il sangue. Il lupo al suo interno si gelò. Peter sguainò le zanne ringhiando prepotentemente, fissando oltre le spalle dei due ragazzi adolescenti. Un battito cardiaco,mille battiti al secondo.
« Giusto Scott, Stiles è sparito. » Dietro ad Isaac si ergeva possente la figura di Deucalion.
Isaac si spostò, girandosi lentamente, avvertendo il fiato caldo, sul collo, di quell’uomo senza scrupoli. Scott prese Isaac ed insieme iniziarono ad indietreggiare, lentamente, affiancandosi a Derek e a Peter.
Deucalion parlò con tono glaciale, la mano destra premeva sulle labbra di Stiles, in modo da non farlo né parlare, né fiatare; l’altra mano era artigliata al fianco sinistro del ragazzo in modo da
impedirgli di scappare, ribellarsi o anche solo provare a divincolarsi.
Il terrore negli occhi di Stiles era troppo da vedere.
Quelle iridi caramello non potevano, non dovevano, essere macchiate dal dolore o dalla paura, mai, quelle iridi dovevano sempre brillare. Quello fu il pensiero di Derek e Peter. Quest’ultimo si sarebbe scagliato contro Deucalion, per staccargli il collo con i propri artigli, se solo Stiles non fosse stato cosi vicino al pericolo.
Ne avevano passate tante, ma mai la vita di Stiles era stata cosi appesa ad un filo. Mai.
Derek era immobile, il corpo non reagiva, non doveva commettere passi falsi oppure ne avrebbe pagato le conseguenze, tutti le avrebbero pagate.
« Derek. » Lo chiamò, l’Alpha degli Alpha, il tono particolarmente socievole.
« Deucalion. » Secco, freddo. Occhi rossi in occhi rossi.
« Che piacere. » Finto, insolente, con un sorriso sfrontato a deformare quel falso convenevole.
« Infinito. » Un ringhio, quello di Derek, fatto di disprezzo malcelato e risentimento.
« È tale ed identico a sua madre, non credi Peter? » L’Alpha degli Alpha inquadrò nel suo sguardo il volto incazzato nero di Peter.
Derek, con sgomento, si voltò leggermente verso lo zio, in volto una muta domanda alla quale non ricevette risposta se non un ringhio e un “ne parleremo più tardi“. Nonostante il fastidio, per quello scambio di battute, Derek tornò nuovamente a concentrarsi esclusivamente su Deucalion.
« Oh, oh! Allora ne parlerete in ospedale. » Senza il minimo preavviso, prima che chiunque potesse immaginare cosa sarebbe accaduto, Stiles cadde in ginocchio: copioso liquido rosso sgorgava  violentemente dalla pancia piatta dell’umano. Deucalion ritrasse l’arma, una piccola lama affilata con incisa un’antica scritta, usata per trafiggere Stiles senza alcuna pietà.
Peter si lanciò immediatamente contro l’Alpha ma questi era già saltato sulla grande rampa, al centro del magazzino, mormorando solo poche parole.
« Questo è solo un acconto da pagare per quello che avete fatto al mio branco! Alla prossima Hale! »
Sparì, seguito dai gemelli, nel buio di quel salone freddo e umido, lasciando dietro di sé dei lupi esausti e col cuore a pezzi.
Un tonfo. Derek cadde in ginocchio, con le mani tremanti fece alzare, dolcemente, il capo a Stiles, guardandolo finalmente in viso. Una mano si spostò, immediatamente, andando a premere con forza sulla ferita, cercando di contenere la perdita di sangue. Una lacrima vera, che da tanto tempo non solcava il suo viso, si fece spazio in quella boscaglia verde che erano i suoi occhi.
« Eh-eh-ehi,Der-ek, non-non piang-gere. » Sussurrò Stiles, alzando lentamente un braccio, appoggiando la sua piccola e docile mano sulla guancia dell’Alpha che, conoscendolo, si stava dannando per non essere riuscito a proteggerlo.
« Sare-ebbe succ-esso l-o st-esso tant-tanto »
Singhiozzò l’umano, ormai tra le braccia di Derek, fissandolo profondamente negli occhi.
« Ssshh, non parlare. Adesso io e Peter ti portiamo via. » Mormorò Derek, afferrando svelto le chiavi della Camaro e porgendole a Peter. Rivolse il suo sguardo agli altri ed ordinò loro di correre a casa e di stare con le loro famiglie, per chi le avesse ancora, ovviamente.
I lupi si dileguarono, non volendo opporsi al loro capobranco, anche se Scott non era molto tranquillo a lasciare il suo migliore amico con i due Hale. Sapeva che Stiles era in mani buone ma non riusciva a staccarsi da lui; Isaac notò l'indecisione di Scott e gli si avvicinò, afferrandolo per un braccio, ottenendo la sua attenzione, regalandogli uno sguardo rassicurante.
« Stiles starà bene. È forte, ce la farà. » Le parole di conforto calmarono Scott che, senza altri timori, seguì Isaac, sicuro che Derek e Peter si sarebbero presi cura di Stiles meglio di quanto lui potesse fare.

Rimasero soli.
Derek non riusciva a slegare lo sguardo da quello ingenuo dell’umano sotto di sé, così fragile e impotente in quel momento, quegli occhi stupendi lo tenevano incatenato a loro.
Sguardo che, però, cambiò presto direzione. Si guardavano negli occhi, poi le labbra, tornando nuovamente agli occhi che, per entrambi, raccontavano tutte le cose che mai si erano detti.
Derek si chinò lentamente, arrivando a sfiorare quelle labbra, socchiudendo gli occhi in un gesto delicato e dolce. In quell’istante Derek pensò che non esistesse nulla di più bello.
Stiles aveva già gli occhi chiusi, i battiti cardiaci stavano aumentando, in parte per i sentimenti che provava in quel momento ed in parte per l’adrenalina che stava scorrendo nel suo corpo a causa della ferita. Il dolore stava scemando perché Derek lo stava assorbendo in silenzio.
Stiles socchiuse le labbra e Derek intrufolò la sua lingua nella bocca dell’umano. Fu un bacio lento e passionale allo stesso tempo; l’umano non aveva mai baciato nessuno, quindi si lasciò accarezzare dolcemente dalle labbra sottili del licantropo.
Peter entrò in quel preciso istante, fermandosi di colpo a pochi metri di distanza dalla scena, osservando incredulo i due ragazzi impegnati ad accarezzarsi le labbra con i rispettivi respiri.
Sventolò le chiavi della Camaro, producendo un lieve tintinnio, dando segno della sua presenza. Derek si alzò con Stiles in braccio, non considerando minimamente lo zio, abbandonando quel misero magazzino.
Una volta raggiunta la macchina Derek fece accomodare, con quanta più delicatezza possibile, Stiles sui sedili posteriori e disse allo zio di sedersi di fianco al ragazzo, in modo da non farlo cadere durante la sua folle corsa verso l’unico ospedale della cittadina.
L’Alpha sbatté con violenza la portiera della macchina, accendendo il motore e sgommando a tutta velocità. Da dietro Peter disse di non portarlo in ospedale. Era forse uscito fuori di testa?! Dove avrebbe dovuto portarlo in quelle condizioni? Doveva anche trovare una scusa per lo sceriffo!
« Dobbiamo portarlo da Deaton. » Disse solamente lo zio, preoccupato anche lui per le condizioni di Stiles.
« Perché mai? È solo un dottore, veterinario,druido... Cristo, chiamalo come vuoi! NON PUÒ AIUTARCI! » Urlò l’Alpha, sbattendo le mani contro il volante e fissando dallo specchietto retrovisore lo zio.
« Devi fidarti di me, almeno per questa volta. Ti giuro che ti spiegherò tutto più tardi. »
Disse sincero come non lo era mai stato in vita sua.
« D’accordo.» La conversazione fini lì.
Per tutto il resto del viaggio nell’auto aleggiò il silenzio più assordante, solo il rombo possente del motore a spezzarlo.


« Ma che cosa è successo? » L’unica domanda che il dottor Deaton fu in grado di formulare fu quella. Non aveva altri quesiti da porgere: era stupito, preoccupato e amareggiato da quello che aveva visto. Era rimasto a bocca aperta, con dei fascicoli in mano, quando i due uomini avevano posato il corpo dell’umano svenuto sul tavolo in metallo dove di solito visitava i piccoli animaletti domestici. Posò con un tonfo sordo i fogli sullo scaffale dietro di lui e si affrettò ad avvicinarsi ai due ragazzi in piedi.
« Nulla di che, solo un attacco a sorpresa da parte degli Alpha psicopatici, nulla di cui preoccup- » Disse l’uomo più grande con tono ironico, che fu presto interrotto dal ringhio severo del parente più giovane.
« Fai silenzio e spiegagli perché ci hai portato qui! Non lo capisci? Non c’è tempo per fare ironia! » Derek era completamente preso dal panico. Lo zio, davvero, non si rendeva conto che non c’era tempo da perdere?
« Stiles è stato pugnalato. Non ho molto tempo per spiegarvelo, ma so con certezza che quello non era solo un semplice pugnale, come Deucalion ci ha fatto credere.»
Disse Peter guardando prima il licantropo e poi il veterinario. Poi riprese a parlare.
« Credo che sia stato avvelenato prima di usarlo. So... So qualcosa sulla madre di Stiles. Derek, giuro che ne riparleremo dopo, ma adesso dobbiamo occuparci davvero di Stiles. Credo che Deucalion l’abbia avvelenato con una sostanza altamente tossica ma non per gli umani. Ecco, vedete, Stiles... »
Peter distolse lo sguardo dal nipote, traendo un sospiro profondo.
« Non è umano come abbiamo sempre creduto. »
Posò gli occhi sul giovane Alpha, il cui sguardo era ormai fisso sul corpo esile di Stiles, che stava lentamente respirando a fatica, mentre il dottor Deaton ascoltava cercando di ripulire la ferita.
« Non resta più molto tempo: il veleno sta iniziando a circolare nelle vene, cercando di arrivare al cuore. Peter, prendi immediatamente il libro che c’è nel cassetto alla tua sinistra. Derek tu invece prendi delle bende ma, soprattutto, afferra una provetta. Dobbiamo muoverci. »
Disse autoritario Deaton, strappando subito il libro dalle mani di Peter. Lo sfogliò velocemente, come se conoscesse a memoria tutte le pagine. Intanto anche Derek era tornato nella sala principale.
Deaton trovò con prontezza il rito che occorreva per salvare la vita dell’umano. Aprì la pagina, posò il libro accanto a sé e con la provetta raccolse un po’ di sangue che scivolava dalla ferita.
Riprese il tomo e lo appoggiò sul torace di Stiles. Apparentemente le pagine erano bianche, vuote, prive di parole e disegni.
Il veterinario rovesciò il sangue sulle pagine bianche, recitando una formula in aramaico antico, il liquido scarlatto si propagò per tutta la pagina fino a formare dei piccoli geroglifici.
Avevano la risposta.
I due licantropi guardavano la scena in silenzio, senza muovere un muscolo, solo il torace si alzava e si abbassava, lentamente,per la paura che questo potesse interferire con l’incantesimo.
Un’imprecazione giunse alle loro orecchie sensibili e un urlo fu sputato in faccia ai due licantropi.
Deaton.
« Che cazzo succede ora? » Esclamò Derek, scocciato ed esasperato, non ricevendo comunque risposta.
Deaton stava pensando. Sul libro era raffigurata della cenere. Cenere? Che significato poteva avere? Era estremamente insolita come cosa. Bastava davvero un po’ di cenere per guarire da una ferita mortale? A eliminare completamente il veleno dal sangue?
Lo sguardo di tutti si spostò velocemente verso l’altra pagina: vi era raffigurato il simbolo dello Ying e Yang, contornato da quattro fiori di loto e da quattro crisantemi. Ma Ying e Yang potevano significare qualsiasi cosa: tenebre-luce, notte-giorno, terra-cielo, acqua-fuoco, dolore-felicità, luna-sole, male-bene,morte-vita.
Gli occhi del Dottor Deaton si spalancarono di colpo mentre, i due lupi, osservavano perplessi i fiori rappresentati.
Quattro fiori di loto. Quattro fiori di crisantemi.
Derek e Peter si avvicinarono cautamente al presunto druido. Osservarono più da vicino il libro che Deaton teneva stretto tra le mani e un’illuminazione scintillò negli occhi di Peter quando, senza nemmeno accorgersene, parlò a voce alta.
« Fiore di loto: vita. Voglio dire ha sempre rappresentato vita, purezza e perfezione. Simbolo del cielo e della terra, ma anche della creazione. Mentre il crisantemo ha sempre simboleggiato la morte. In questo caso, beh, non c'è molto da dire. »
L’ex Alpha aveva completamente ragione.
Luce e tenebre.
Cielo e terra.
Bene e male.
Vita e morte.
Acqua e fuoco.
Cenere.

Questo simboleggiavano Yin e Yang.
« Quella è…? » Le parole di Peter rimasero in sospeso quando fu interrotto brutalmente da Derek.
« Cenere. » Secco.
« Presto. Ci serve della cenere,ora. Fate in modo che l’acqua alimenti le fiamme, dopodiché raccogliete la cenere con questa boccetta. Lo so che all’apparenza può sembrare una cazzata, ma dobbiamo tentare. Per Stiles.» Alan parlò con tono sbrigativo, mentre richiudeva il libro ponendolo al suo posto.
« Ma l’acqua spegne il fuoco. » Derek era in dubbio. Riguardo a molte cose. Troppe cose. Non riusciva più a ragionare. 
« Ma lo alimenta anche, Derek. Dipende dal calore del combustibile: se si supera il limite critico, l’acqua, invece che evaporare e sottrarre calore, restando in forma molecolare, si idrolizza e fornisce idrogeno e ossigeno, cioè combustibile. Noi dobbiamo sia alimentare che spegnere oggi. Forza, al lavoro! » 
« Qualcosa mi dice che non hai molto studiato a scuola. Mia sorella lo diceva sempre, ora so che è vero. Forse eri troppo impegnato con Paige?» Disse Peter con tono canzonatorio, guardando il nipote di sottecchi per vedere la reazione alla sua ultima frase.
« Muoviti. » Scandì semplicemente con tono freddo,lasciando cadere il discorso.
Quando i due licantropi di dileguarono,il dottore si girò, sospirando lievemente all’indirizzo di Stiles.
Che cosa ti starà succedendo?”
Questi erano i suoi unici pensieri.


Dieci minuti dopo i due licantropi furono di ritorno. Deaton prese la boccetta e rovesciò il contenuto sulla ferita aperta di Stiles mentre Derek fissava intensamente il petto del piccolo umano. Peter, invece, teneva ferma la fronte del ragazzo, pressandola con debole forza per asciugare le goccioline di sudore, segno visibile di quanto Stiles stesse male.


Ma mezz'ora dopo ci fu un segno. Un misero e debole segno di speranza. Un segno.
« Ragazzi, credo che… Credo che stia facendo effetto. »
Mormorò sorpreso e speranzoso Deaton. La ferita si stava rimarginando da sola, i lembi di pelle che si riunivano tra loro, il sangue vivo che risaliva lentamente mentre il restante liquido rosso, ormai secco sulla pelle e sugli indumenti del ragazzino, si polverizzava.
Di colpo Stiles subì una contrazione, inarcò la schiena e spalancò gli occhi. Peter e Derek fecero un salto all’indietro. Deaton a sua volta notò un particolare fondamentale, che sfuggì alla vista dei due licantropi. Gli occhi di Stiles.
Per un istante ebbe la certezza che non fossero più occhi umani. 
Sulla palpebra inferiore erano presenti delle nervature nere tendenti al porpora, l’iride era completamente rossa, non del tutto, era rossa con sfumature gialle e arancione chiaro. Sulla pupilla nera erano presenti scaglie azzurrine. Per un misero secondo il veterinario riuscì a notare questi particolari. Poi gli occhi di Stiles tornarono castani caramello com’erano sempre stati.
Osservare. Uno dei principi fondamentali dei druidi.
Stiles si tirò su di colpo, respirando a bocca aperta, osservandosi le mani. Alzò lo sguardo e si ritrovò Peter addosso. Gli circondò il petto con le sue possenti braccia, tenendolo stretto per la vita sottile e non lasciandoli scampo, intrappolandogli anche le braccia esili. Sentì la testa di Peter affondare nel suo collo mentre con la punta del naso gli sfiorava la candida pelle bianca.
Stiles guardò confusamente Derek, che ricambiò lo sguardo dell’umano, ricordandosi immediatamente del semi-bacio che c’era stato tra loro qualche ora prima. Si avvicinò cautamente al ragazzo mentre suo zio si staccava dall’abbraccio .
« Stai bene? » Due parole. Due parole che fecero mancare due battiti all’umano. Davvero? Derek gli aveva chiesto veramente se stava bene? Lui? Il lupo acido e asociale come l’uomo di Neanderthal? L’uomo delle nevi? Davvero? Osservò il giovane licantropo con sguardo perso, mentre quest’ultimo si abbassava crollando sulle ginocchia.
« S-sì… Mi sento… Mi sento come rinato, ecco, i-io non lo so. »
Stiles esitò un momento per poi riprendere la frase.
« Non lo so spiegare. » Abbassò lo sguardo sul suo corpo non trovandovi traccia di quello che gli era accaduto. Non c’era più il sangue sulla maglietta e la pelle era intatta. Dubitava fortemente che l’avessero spogliato ed i vestiti erano quelli che aveva prima dello scontro con il branco di Alpha: jeans neri, maglietta grigio chiaro e felpa rossa, a mo’ di cappuccetto rosso.
« L’importante è che tu sia vivo e vegeto. » Concluse Deaton, notando il lieve imbarazzo di Derek nei confronti di Stiles e stringendo le spalle a quest’ultimo.
« Mi dispiace IMMENSAMENTE rovinare questo caloroso momento, ma dobbiamo ancora parlare di quello che è successo. Intendo il libro, ovviamente. Non credete? »
Peter era ritornato il solito menefreghista del cazzo con quella faccia da schiaffi che si ritrovava.
Il druido rispose a tono alla provocazione del licantropo.
« Non ora Peter. Stiles si è appena ripreso ed ha bisogno di riposare, riportatelo a casa. Ne riparleremo quando Stiles si sarà ripreso del tutto. »
Ma nessuno si mosse.
« Su, andate! Sono già le quattro del mattino, non ho voglia di passare anche le prossime tre ore in bianco a causa vostra! Su, sparite all’istante! Ciao Stiles e buona notte! » Un sorriso incoraggiante apparve sul volto stanco di Deaton, mentre quest’ultimo si ritirava all’ultimo piano della casa.
Salirono tutti e tre sulla Camaro aiutando Stiles a sedersi sui sedili dell’auto.
La macchina sfrecciò a velocità media sulle strade vuote di Beacon Hills, attraversando nell’ombra le prime luci dell’alba.

Quello era solo l’inizio.
Della fine.











NOTE AUTRICE:
Ciao! Piacere sono Deborah ma potete chiamarmi DeB, se vi va! J
Questa è la prima storia che pubblico su questa serie televisiva: vi pregherei di essere clementi!
Scusate anche gli eventuali errori grammaticali e di punteggiatura.
Vorrei chiarire molte cose della storia.
Innanzitutto i fiori esistono realmente (ma dai? xD) l’unica cosa che non sono riuscita a capire è il loro significato:ho cercato su internet, ma ognuno riporta cose diverse (parlo principalmente del crisantemo), quindi ho fatto di testa mia. Mi ispirava il nome del “fiore della morte” ovvero “Chrysanthemum”:mi trasmette un senso di magia,quindi ho tenuto quello.
La stessa cosa vale per la “teoria del fuoco” ovvero quando Deaton spiega a Derek di come far alimentare il fuoco grazie all’acqua. Ho cercato sempre su internet e ho trovato una risposta. Non ne sono sicura e mi sento anche stupida a non sapere molte cose a riguardo, ma altrimenti non sarei riuscita ad andare avanti.
Tenete bene a mente yin e yang e soprattutto la cenere.
Inoltre non aggreditemi per quello che ho fatto a Stiles, ahaha! Si risolverà tutto,prometto! Ma ricordate: questo è solo l’inizio!
Inoltre voglio avvertire che la mia storia non segue assolutamente la serie tv, quindi consideratela totalmente una What If.
Infine qui darete tutti di matto, compresa me! xD
*Piccola anticipazione del prossimo capitolo*
-Sapremo molte cose, ovvero scoprirete la storia di Peter e parlerò della madre di Stiles.- 
Non dico altro voglio tenervi sulle spine!


Se siete arrivati fino a qua è perché siete ancora vivi, ne sono felice!
Alla prossima! :D
Lasciate una povera e misera recensione a questa povera anima in pena, por favor ç.ç
Ringrazio tutti quelli che mi seguiranno in quest’avventura!
Infine ringrazio infinitamente con tutto il cuore la mia beta Deirdre . <3 
  
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