Le culle della nursery si muovono lentamente,cigolando e il loro cigolio rimbomba in tutta la stanzetta. Il rumore del loro oscillare sembra il cinguettio di un passerotto piangente, un pianto a tratti interrotto che vuole chiamare con maggior foga le infermiere. Anche i letti cigolano ogni tanto,magari vi è qualche problema ad abbassare lo schienale o rialzarlo,magari fa troppo caldo e qualcuno non vuole le coperte addosso e poi per altri fa troppo freddo e si mette addosso il piumone,sempre il solito piumone polveroso e sporco di ruggine.
Le barelle fanno avanti e indietro per i corridoi,illuminate da neon vecchi di dieci anni o forse più:scivolano come pattinatori di ferro e materasso sul ghiaccio artificiale di un pavimento di mattonelle azzurrine,circondati da spettatori di cemento bianco e rosa e giallino e grigio. e il dottor V. è atteso al reparto cardiologia,l'infermiera B. in pediatria.
Il vecchio S. si trascina in corridoio con la sua flebo,vuole disperatamente le sue sigarette indietro o farà lo sciopero della fame.
La piccola Q. chiede quando mamma verrà a prenderla e le sue occhiaie non le piacciono,sono troppo scure dice.
La signora T. si chiede dove siano i suoi gemelli,non riesce a vederli e si lamenta che qualche bestiaccia senza cuore glieli abbia strappati subito dopo la nascita!
 
La mia stanza è al secondo piano,in fondo al corridoio. Tutto è rimasto uguale:il mio lettino,il mio armadietto,il mio bagno.
Afferro la mia cuffietta e me la metto sulla testa,cerco di specchiarmi ma non mi vedo.
Sono triste e la mia pelle pizzica ancora.
Non voglio più lavorare in un ospedale vuoto.