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Autore: Targaryen    14/06/2014    6 recensioni
Un'altra fiction sulla Battaglia del Tridente, che si aggiunge alle numerose già scritte da noi appassionati.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lyanna Stark, Rhaegar Targaryen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: Questa brevissima fiction accoglie una teoria assai nota, che vuole Jon Snow figlio di Rhaegar Targaryen e di Lyanna Stark e frutto della profezia che segnò così profondamente la vita del Principe di Roccia del Drago. Gli indizi disseminati nelle opere della saga sono numerosi, ma ovviamente potrebbero riferirsi a ben altro e solo G.R.R. Martin conosce la verità. A tutti noi, suoi affezionati lettori, non resta che attendere che egli ci sveli il canto del ghiaccio e del fuoco, e nell’attesa sognare come più ci piace. Grazie a tutti coloro che leggono.
 

 
RIFLESSI
 
 
« Rhaegar ha combattuto con valore,
Rhaegar ha combattuto con nobiltà,
 Rhaegar ha combattuto con onore.
E Rhaegar è morto» (*)
 

 
E’ blu il cielo che ti guarda cadere, lo stesso blu che si riflette sulle distese di ghiaccio e che si mescola al mare davanti a Capo Tempesta. Non versa lacrime, il cielo, mentre abbraccia il Tridente sporco di sangue, e quasi lo invidi quando tocchi le sue acque.
E’ la fine per te.
Ricordi lei, i vostri figli, e senti la sabbia tra le tue dita. L’hai accarezzata spesso insieme alla sua pelle. Scorre come la memoria dei vostri giorni, un grano dopo l’altro, un respiro dopo l’altro, e il suo colore perde il fulgore del sole e si spegne. Diventa più profondo, meno suo e sempre più tuo. L’oro si arrende e il rosso divampa.
Chiudi gli occhi per un istante, come volessi fermare il tempo, ma il tempo non si ferma e quando li riapri il sangue imbratta la tua mano. L’acqua che ti accarezza lo ruba e lo porta lontano, lasciando solo dolore nelle tue vene. Forse morirà a causa tua la donna che non hai mai potuto amare. Forse finirà qui la stirpe dei draghi.
Volavano alti i draghi, un tempo. Le loro ali dominavano il vento e li portavano vicini agli Dei. Li cavalcavano i figli di Valyria, fieri ed implacabili, e quasi si credevano Dei. Desideravano e conquistavano, la pietà dimenticata e solo rovine sul loro cammino. Fuoco e sangue, ruggivano baciando la terra. Fuoco e sangue, inneggiavano mentre cadevano i regni.
Ora quel tempo è finito e l’ultimo drago giace schiacciato dal cervo.
Intorno la battaglia imperversa, il clangore del metallo che incontra il metallo e il tonfo sordo dell’acciaio che affonda nella carne. Urla di rabbia e rantoli di agonia scivolano sui campi viscidi di sangue, chi strappa la vita e chi la perde riuniti sotto lo stesso cielo.
Moriranno così i tuoi giorni e la profezia che li ha forgiati.
Non era questo ciò che volevi e il rimorso è come sale gettato sulle ferite. Se fossi folle come tuo padre la consapevolezza ti sarebbe risparmiata, ma quando la moneta è caduta tra le fiamme della Sala dell’Estate il destino ha sancito che fosse l’altra la faccia a te destinata.
Ora attendi l’oblio, pallido riflesso di ciò che non è stato, e non puoi fermare neppure i tuoi pensieri.
Intorno al corpo dilaniato lacrime rosse scendono sul fondo, sangue e rubini strappati dal tuo petto. L’acqua è bassa e gentile, ma la morte ti guarda e il cervo troneggia su di te, una figura nera davanti al sole. E’ alta e imponente, la morte, e aspetta brandendo il martello che ha infranto l’effige del drago e la tua vita. E’ furia, odio e gelosia. E’ l’incapacità di capire e l’incapacità di fermarsi. E’ istinto, desiderio, lussuria e forse anche amore, ma un amore così diverso dal tuo che preghi in silenzio che mai la raggiunga.
Ti arrendi, e con un ultimo sforzo volgi il capo verso l’orizzonte oltre il quale lei attende. Ti pare quasi di vederla, in piedi dinanzi alle vetrate e immersa nella luce del mattino. La pelle d’alabastro e le ombre della notte tra i capelli, libera ed indomita come la sua terra.
Lei, non la donna che sei stato costretto a sposare, non la figlia delle sabbie e delle dune, ma colei che hai incoronato ed amato. Il tuo peccato, la tua gioia, l’inizio dei tuoi sogni e la loro fine, e insieme a te la causa di tutto.
In silenzio le domandi perdono. A lei prima che ad Elia, a lei prima che al mondo.
Per una donna sei caduto, per una donna che respira il vento del nord e che ti cerca con i suoi occhi di lupo, le rose blu sul suo capo e lo sguardo di ghiaccio che scalda il tuo cuore di fuoco.
Ma come può il ghiaccio scaldare il fuoco? Come può un drago amare un lupo?
Colui che ti fissa sotto il palco del cervo ha deciso che non può e ha chiamato ribellione la sua vendetta. Si nutre del tuo dolore e si disseta alla fonte della tua disperazione.
Non puoi più nulla, e infrangerai la promessa che le hai fatto. Non tornerai da lei, non tornerai da loro.
“Lyanna”, sussurri, e non ti importa se il tuo carnefice ti sente. Non ti importa del suo disprezzo e non ti importa di te. La paura per lei sovrasta l’agonia e ti trascina nell’incoscienza.
Avverti la melodia dell’arpa che le tue dita tante volte hanno suonato. Davanti ai tuoi occhi d’ametista si stagliano, in un ultimo guizzo di vita, distese di ghiaccio e muri di fuoco. Le rose blu nascono in mezzo alla neve e il sangue gronda dalla Barriera.
Riflessi del futuro che non vedrai.
Parole accompagnano la musica mentre il tuo cuore, stanco, si ferma. Nasce dal dolore il canto del ghiaccio e del fuoco, ma è dolce e all’improvviso comprendi. E forse, nella morte, sorridi.


 
***
 (*) Cit. dalla saga “Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco” di G.R.R. Martin.
 
  
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