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Autore: Zampe_in_the_sun    15/06/2014    8 recensioni
*Attenzione: DEATH-FIC. Siete stati avvertiti*
**Partecipante alla ZoSan Week**
"Hey marimo".
Il verde si voltò scocciato verso il giovane ragazzo biondo steso nudo sulla sabbia.
"Hai mai pensato a come sarai da vecchio?" gli chiese con lo sguardo che puntava verso il cielo, una sigaretta che pendeva sbarazzina dalle labbra.
"Tsk, io non mi faccio certe pare mentali, stupido sopracciglio" sbottò "e anche se fosse, sicuramente non sarei perso dietro ad uno come te".
Sanji ridacchiò e la cosa non fece che irritare il verde maggiormente.
"Io penso che non mi dispiaceresti con qualche ruga in più. Magari farebbe sembrare quel tuo brutto muso un po' più serio. E pensa, magari i tuoi capelli non sembrebbero più così bizzarri!" rise ancora.
Zoro veramente non sapeva se prenderlo a pugni o baciarlo per beh, avergli confessato il suo amore a modo suo.
"Con i tuoi sopraccigli non avrei comunque speranza, idiota" rispose il ragazzo, ghignando beffardo.
Will you still love me when I'm not young and beautiful?
I know you will.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Franky, Nami, Nico Robin, Roronoa Zoro, Sanji, Z | Coppie: Franky/Nico Robin, Sanji/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Note delle autrici*
Ascoltate Young & Beautiful mentre la leggete, rende di più.
 
L'idea di questa fic ce l'avevamo un da un po' ormai e visto che la settimana zosan sta per finire, in questa os risiede tutta la nostra tristezza XD 
Se trovate qualcosa di strano fatecelo sapere, perchè puo' esserci sfuggito, dato che l'abbiamo scritta praticamente di notte.
Grazie a tutte voi che avete partecipato con storie stupende e grazie del supporto :) vi sapremo dire se in futuro la cosa si ripeterà,noi speriao di sì.
GRAZIE <3

*ATTENZIONE! Come già informato nell'introduzione, questa è una DEATH-FIC. Avvisati*

- Young & Beautiful -

 

« I've seen the world, done it all
Had my cake now

Diamonds, brilliant, in bel air now
Hot summer nights, mid july
When you and I were forever wild
The crazy days, city lights
The way you'd play with me like a child »

 

Le foglie autunnali cadevano leggere dai rami degli alberi, posandosi a terra senza fare nessun rumore.
A Zoro, però, piaceva il suono che facevano quando ci passavano sopra, quello scricchiolio quando Sanji le calpestava mentre lo spingeva sulla sua sedia a rotelle fra i sentieri del parco.
Era sempre la solita via, quella che passava sotto l'albero di magnolia e che portava alla spiaggia.
Era diventato un rituale giornaliero quello della passeggiata, entrambi lo sapevano senza doversi chiedere ogni volta di uscire per una passeggiata. Sanji camminava a passi lenti e cadenzati, spingendo, non senza fatica, la carrozzina di suo marito, mentre la brezza autunnale sfiorava gentile i loro visi. Andavano avanti piano, respirando a pieni polmoni l'aria fresca, e si fermavano solo quando raggiungevano la fine della stradina di ciottoli che attraversava la spiaggia, fermandosi poco prima dell'acqua. E rimanevano lì, sul bagnasciuga, a guardare il tramonto con gli occhi stanchi di chi ha visto la vita ed è sopravvissuto alle sue angherie, con la musica delle onde nelle orecchie e il profumo di salsedine nelle narici.
A quel punto, l'anziano biondo dalle striature grigie cominciava solitamente a tossire, cercando di riprendere un respiro perduto la prima volta che aveva acceso con il suo zippo dorato una sigaretta innocente. Il male di quella brutta abitudine che si era protratta negli anni risiedeva ora nei suoi polmoni, sotto forma di un cancro maligno. Non c'erano vie d'uscita. Zoro cercava di non pensarci.
Posava a fatica una mano su quella che Sanji teneva sulla sua spalla e gliela stringeva appena, come a confortarlo o anche a cercare conforto, ma senza dire nulla, mentre la preoccupazione gli attanagliava il petto e la sua mente correva subito a chiedersi: quando? Quando Sanji l'avrebbe lasciato?
I medici dicevano presto. Qualche settimana, ormai. Un mese al massimo.
A Zoro rimaneva ancora meno. Era malato di SLA da qualche anno a questa parte e ormai era completamente paralizzato. Non poteva più camminare e anche gli arti superiori erano parzialmente bloccati. Stava perdendo l'uso della parola e sentiva che presto si sarebbero fatti sentire anche tutti gli altri sintomi che gli avrebbero preannunciato una brutta morte: la chiusura della trachea e l'immobilità dei polmoni. Respirare era davvero difficile e se proprio doveva morire, il verde sperava succedesse soffocandosi nei baci del compagno.
Sanji si chinò su di lui per sistemargli la maglia, che si era leggermente alzata col vento, e gli lasciò un bacio sulla tempia. Zoro emise il suo solito grugnito, ancora odiava che il biondo si prendesse cura di lui, sebbene sapesse che da solo non poteva farcela. Avrebbe dovuto essere il contrario, era il verde quello che doveva provvedere a proteggere il compagno.
Le labbra del biondo si allargarono in un sorriso pieno di ricordi, mentre le sue mani si infilavano nei corti capelli ispidi del compagno, accarezzandoglieli piano e tirandogli qualche ciocca per dispetto. Come gli mancavano i giorni in cui distruggevano la casa a furia di litigare, quei giorni in cui finivano per fare l'amore sul divano sfondato. Tutti quei giorni in cui Zoro si rinchiudeva nella sua palestra dopo una discussione e quando tornava su per l'ora di cena, trovava comunque pronto per due e così facevano la pace. Ricordava i giorni in cui si ammalava e Zoro si prendeva cura di lui, sebbene fosse un impedito. Gli faceva colare lo sciroppo in gola anche quando delirava dalla febbre e per il più banale raffreddore, insisteva con la sua fredda prepotenza a chiamare Chopper, il medico di famiglia. E ora, per tutte le volte che il verde lo aveva aiutato in silenzio, Sanji stava ricambiando il favore. Gli si stringeva il cuore ogni volta che doveva imboccarlo, portarlo in giro, metterlo a letto, ma cercava di essere forte. Per entrambi.
Vedeva quanto il verde soffrisse a non poter essere più autosufficiente come una volta. Lo vedeva nelle pieghe corrucciate della sua fronte quando cercava di muoversi ma non ce la faceva; lo vedeva nella sfumatura del suo sguardo che non rinunciava a piegarsi alla crudele realtà dell'immobilità che lo stava soffocando. Era sempre stato incredibilmente testardo, non aveva mai rinunciato tanto facilmente. Non aveva rinunciato al suo sogno dopo la prima sconfitta. Non aveva rinunciato a Sanji quella volta che avevano litigato così pesantemente che si erano mollati - ed erano tornati insieme nel giro di ventiquattr'ore.
E ora non rinunciava a muoversi, anche se non poteva evitare l'inevitabile.
Sanji, dal canto suo, non aveva nessuna intenzione di mettersi sotto chemioterapia. Aveva appreso da giovane le conseguenze di quel suo fumare abitudinario e sapeva sarebbe finita così. Prima o poi, tutti si deve morire e Sanji preferiva farlo serenamente senza rimpianti. Sapeva perfettamente che sarebbe andato incontro ad una fine del genere, ma non gl'importava molto. Più che altro, cercava di non pensarci, e quando lo faceva si limitava a sperare di lasciare questo mondo dopo il verde, per non lasciarlo solo ad andare avanti. Nel profondo però, sapeva che quello rimasto tra i due non sarebbe vissuto a lungo senza la presenza del compagno. In odio e amore, la vita c'è se condivisa fra due fazioni. Da soli non si vive.
Sospirò tristemente, stringendo appena le spalle di Zoro fra le dita, mentre entrambi osservavano gli ultimi raggi si sole sparire all'orizzonte.
Il modo in cui le onde inglobavano la cadente palla di fuoco era ipnotizzante per entrambi e rimanevano zitti finché non calavano le tenebre; poi Zoro lo richiamava con un flebile "idiota" - dato che ormai "stupido cuoco" non riusciva più a dirlo - e Sanji sapeva che era il momento di tornare a casa. Quella sera però, il verde aggiunse qualcosa; non sospirò solo il solito "idiota", ma lo chiamò per nome, una cosa che fece preoccupare il biondo, dato che accadeva di rado.
Le iridi scure del compagno lo inchiodarono al suolo con la potenza dei sentimenti che c'erano dietro quelle retine. Sanji capì e abbassò il volto su quello del compagno, baciandolo affettuosamente sulle labbra soffici, una mano che gli teneva la nuca per aiutarlo a ricambiare. Solo con quei pochi baci riuscivano a tenere a bada il nodo che stritolava le loro gole riarse dalla malinconia. Si baciarono ad occhi chiusi, lentamente, e quando si scostarono il biondo strofinò il naso contro quello del verde, sorridendo appena.
"Tsk" sfiatò Zoro, ma sorrise a sua volta.
Erano entrambi senza fiato per commentare oltre.
Ripresero il cammino che dalla spiaggia portava al limite del parco, vicino a cui abitavano.
All'epoca, il cuoco aveva insistito per comprare la casa con vista al mare, aveva detto che guardare le onde lo calmava. E avendo visto quel sorriso sincero sul volto di Sanji, l'ex spadaccino non era riuscito a ribattere.
La casa era troppo grande per loro due soli, ora che erano anziani, ma quando erano più giovani era perfetta: i loro amici passavano tutti i giorni a trovarli ed era festa praticamente ogni sera. Ora, gli stessi amici si erano sposati, avevano messo su famiglia e non avevano più tanto tempo.
A volte, Sanji ripensava a quei giorni con nostalgia, ma non gli dispiaceva neanche essere solo con il suo marimo. Avevano passato dei bellissimi momenti in quella casa. Il biondo si ricordava i giovedì sera in cui si posizionavano entrambi sul sofà e tentavano di guardare un film, cosa che finiva sempre con il verde che cadeva addormentato sulla spalla del biondo dopo neanche due minuti. Ricordava le domeniche dove facevano il barbecue, invitando tutti i loro amici, e i martedì che Zoro aspettava impaziente, quando Sanji gli preparava il suo piatto preferito. E le abitudini, si sa, sono dure a morire: il martedì, Sanji preparava ancora il piatto preferito di Zoro, il sabato organizzavano un barbecue con gli amici e il giovedì si appostavano davanti al televisore a cercare di guardare un film, interrotti dal leggero russare del verde dopo i primi dieci minuti.
Quel giorno era mercoledì, grigio e nuvoloso di un ottobre che stava passando troppo in fretta.
Sanji si fermò sulla soglia di casa, guardando per un attimo il cielo che minacciava pioggia da un momento all'altro, prima di rovistarsi nelle tasche e tirare fuori le chiavi, aprire la porta e spingere Zoro dentro casa. Avevano dovuto sistemare una rampa per la carrozzina di Zoro, dopo che pian piano non era più riuscito a camminare. Era incredibile accorgersi di quante barriere architettoniche ci fossero! Il cuoco si era dato da fare per risistemare tutta la casa, con l'aiuto di Franky, per agevolare i movimenti al marito, almeno nelle stanze più utilizzate da quest'ultimo.
Si chiuse la porta alle spalle e sospinse il verde in camera da letto. Con un po' di fatica, lo fece sdraiare, sentendo i suoi occhi scuri seguire ogni sua mossa con agognante desiderio di poter fare qualcosa. Azioni purtroppo represse da quella brutta malattia.
Zoro rimase fermo immobile e, non appena Sanji si raddrizzò facendo schioccare la schiena, distolse lo sguardo dal suo per puntarlo sul soffitto, sentendosi - come sempre da quando la malattia lo aveva colpito - ferito nell'orgoglio.
Al biondo quella vista spezzava il cuore più di qualunque altra cosa. Capiva la situazione del compagno: togliergli lentamente la capacità di movimento - e quindi la possibilità di allenarsi - era come se a lui avessero tagliato le mani. Si mise in pigiama, aiutò il verde a svestirsi e poi si accoccolò al suo fianco, con la testa posata sulla sua spalla. Lo spadaccino riusciva a sentire il peso del compagno semisdraiato su di lui, le sue membra gli sembravano più pesanti ogni giorno che passava, trascinandoli sempre più in basso in quel baratro di disperazione. Provò a muovere il braccio per circondare le spalle di Sanji e stringerselo contro, ma ogni suo tentativo veniva mandato in frantumi dal suo problema, quindi alla fine fu costretto a rinunciare, muovendo semplicemente le dita contro il fianco e la coscia del biondo. L'altro recepì il messaggio e, posandogli nel frattempo un bacio leggero sul collo, gli strinse il fianco con un braccio, ancorandosi a lui come un naufrago in una tempesta.
Sanji fu il primo ad addormentarsi, scivolando tra le braccia del sonno quasi subito. Zoro, invece, rimase sveglio a lungo, rimuginando con gli occhi fissi al soffitto, pensando a quanto la sua vita si fosse fatta patetica nel giro di un paio d'anni. L'unica cosa che lo salvava, era proprio Sanji: quel maledetto bastardo che lo amava ed odiava come nessun altro, quello che era riuscito a scorgere il buono che c'era dentro di lui, l'unico che riusciva a spronarlo. Quello che ora si svegliava di notte, coi dolori alla trachea, quello che mandava giù cortisone per non dover soffrire. Quello che lo stava per lasciare...
Zoro trattenne il respiro, quasi aspettandosi che l'unico rimastogli potesse lasciarlo lì, proprio in quel momento, ma subito venne tranquillizzato dal suo respiro pesante e dalla sua cassa toracica che si alzava ed abbassava contro di lui.
Il biondo tossì un paio di volte, forte ed in maniera preoccupante, ma non si svegliò. Il suo fiato caldo continuò a venire soffiato contro il collo dell'ex spadaccino e con questa sicurezza anche il verde riuscì finalmente a chiudere gli occhi.


 

« I've seen the world, lit it up, as my stage now
Changeling angels in a new age now
Hot summer days, Rock 'n' roll
The way you play for me at your show
And all the ways I got to know
Your pretty face and electric soul »


 

Il mattino dopo, Zoro aprì gli occhi lentamente con un brutto presentimento annidato nel petto.
Scosse appena la testa, spacciando via quella sensazione; non era niente, si diceva.
Rimase qualche minuto a guardare il soffitto, mentre si svegliava fuori del tutto, poi si girò verso Sanji, che dormiva ancora beato. Il suo volto angelico segnato dal tempo era disteso, forse anche troppo rilassato. Il verde rimase a tracciarne i contorni con lo sguardo, beandosi di come ogni centimetro di quel viso gli portasse alla mente gioiosi ricordi. Si spinse con le labbra su quelle guance scavate, posandovi un leggero bacio mattutino e constatando, con un brivido, che Sanji era freddo. Terribilmente freddo. Forse aveva freddo, ma il verde non poteva coprirlo. Non riusciva nemmeno a raggiungere le coperte che, rigirandosi nel sonno, il biondo aveva fatto scivolare ai piedi del letto, perciò doveva svegliarlo. Non voleva che stesse al freddo, ed era il minimo che potesse fare.
"Idiota" mormorò a fatica, puntando nuovamente gli occhi su di lui.
Nessuna risposta. Evidentemente non era stato abbastanza forte come bisbiglio.
"Sanji" mormorò stavolta, più sicuro di sé e spingendoglisi contro per cercare di scuoterlo. Il cuoco rotolò sulla schiena con un movimento che sembrò del tutto involontario e Zoro sospirò frustrato. Più invecchiava, più il sonno di Sanji si faceva pesante, dannazione.
"I-diota" sbottò più forte "copriti, m-maledizione".
La situazione rimase immutata e gli occhi dell'ex spadaccino non si scollarono dalla figura dormiente, notando come se ne stava tranquilla, perso nel mondo dei sogni, i capelli in disordine sul cuscino, il petto che... Immobile. Il petto di Sanji era immobile, non si abbassava ne si alzava al ritmo del respiro. Quello di Zoro, invece, accelerò appena, quando il verde appurò il fatto che no, Sanji non stava respirando.
"S-sanji?!" sbottò ad alta voce, agitandosi sul posto. Aggrottò le sopracciglia, chiamandolo ancora e ancora, senza ottenere alcun risultato.
"B-bastardo, alzati" urlò cercando inutilmente di muoversi, ma purtroppo nemmeno la disperazione riusciva a svegliare le sue membra da quel sonno eterno.
"SANJI" gridò disperato, la voce rotta e graffiante di chi viene preso dalla cieca furia della dispersione.
Zoro non poteva semplicemente crederci, non poteva! La gola gli si stava chiudendo come una morsa e il petto gli doleva immensamente, sentiva il panico attanagliargli le viscere mentre lui continuava a gridare - per quanto potesse - cercando invano di svegliare il compagno dalla morte. Calde lacrime salate lasciavano i suoi occhi scuri che si rifiutavano di registrare la realtà: Sanji era ormai morto, passato a miglior vita, divorato da un male oscuro al quale poco importava l'affetto che si era lasciato indietro.
Il verde era impotente senza di lui. Il dolore al petto lo stava dilaniando, l'iperventilazione lo faceva delirare e lui si chiedeva quanto tempo sarebbe passato prima che li avrebbero trovati qui, morti. Si, perché lui lo sapeva, non sarebbe riuscito a vivere senza il suo biondo. Anche senza pensare ai sentimenti troncati di netto dalla scomparsa del cuoco, come avrebbe fatto Zoro a sopravvivere?
Si agitò ancora per molto, incapace di arrendersi; Zoro era sempre stato uno testardo, in fondo.
Chiamò il nome del biondo in una litania lamentosa, e, dopo quasi un'ora, finalmente si diede una calmata. Non riusciva a respirare dalla paura e dalla disperazione, per questo costrinse se stesso a smetterla. Si rilassò, per quanto potesse, contro il materasso, rimanendo inerme a fissare il corpo esanime di Sanji, mentre le lacrime continuavano a scivolargli sulle guance. Non aveva nemmeno la forza di fermarle.
Ad un certo punto si ricordò del telefono, posto accanto al proprio comodino e, con non poca fatica, allungò il braccio buono per prenderlo. Con qualche difficoltà, si sistemò la cornetta all'orecchio e con l'altra mano digitò il primo numero che gli venne in mente, stupendosi quando la voce di Robin rispose, impastata dal sonno.
"Zoro-kun, sono appena le sei e mezza del mattino, è successo qualcosa?" chiese stancamente.
Il verde si costrinse a non piangere, ingoiò le lacrime e fece un respiro profondo, prima di dire soltanto "Sanji" con voce grave.
E Robin capì, perché a lei non servivano parole per capire i suoi migliori amici. A lei non serviva molto per capire che si, qualcosa era successo.


 

« Dear lord, when I get to heaven please let me bring my man
When he comes tell me that you'll let him, father tell me if you can
All that grace, all that body
All that face makes me wanna party
He's my sun, he makes me shine like diamonds »

Da lì in poi, Zoro ricordava un turbine dai colori sfuocati, come un film in bianco e nero.
Ricordava Robin e Franky che si fiondavano in casa e lo trovavani agonizzante accanto al corpo morto e la mora che lo stringeva e piangeva convulsamente. Poi, forse aveva perso i sensi, perché ricordava il buio, il risveglio a casa dell'amica e il funerale.
Oh, quello si che lo ricordava.
Ricordava, quasi come fosse ieri, la bara nera che veniva portata al cimitero, sfilando fra le due file di persone che c'erano. Non avevano chiamato molta gente, Zoro non voleva. Anzi, se avesse potuto, avrebbe fatto tutto da solo, per rimanere ancora un po' solo col suo biondo.
Ricordava distintamente il mazzo enorme di rose blu che Nami gli aveva messo in grembo, scelto da lei personalmente, per poi spingere la carrozzina del verde verso la cassa da morto e posare i fiori sopra di essa.
Ricordava il feltro blu oltremare all'interno, dove era stato posato Sanji, lindo ed elegante quasi come lo era stato in vita.
Una lieve pioggia autunnale picchiettava sulle foglie che coprivano il suolo del cimitero. L'atmosfera era pesante, non si respirava, come se tutti loro si sentissero esattamente come sepolti vivi insieme al biondo.
Al verde la lontananza da quel corpo, quello che lo aveva scaldato per tante notti, quello che lo aveva accolto tra le sue braccia, quello che tante gliene aveva date che gli erano rimaste le cicatrici non pesava più di tutto il resto. La perdita più grave sarebbe stata non averlo mai più, non poterlo più toccare, non poterci più litigare assieme, non poter gioire insieme ogni gemito di passione. L'unica rassicurazione che l'ex spadaccino aveva dal profondo di sé era che non ci sarebbe voluto tanto, prima che Sanji e lui si sarebbero ricongiunti dall'altra parte, ovunque essa fosse, che importava?
L'ultima foglia rimanente sulla grossa quercia al centro del cimitero svolazzò a terra con la grazia di una ballerina morente, posandosi desolata al suolo, umido e fangoso come quella fredda giornata d'autunno. L'ultima foglia, come l'ultima ragione di vita che era stata tolta a Zoro per continuare a vivere: Sanji.


 

"Hey marimo".
Il verde si voltò scocciato verso il giovane ragazzo biondo steso nudo sulla sabbia.
"Hai mai pensato a come sarai da vecchio?" gli chiese con lo sguardo che puntava verso il cielo, una sigaretta che pendeva sbarazzina dalle labbra.
"Tsk, io non mi faccio certe pare mentali, stupido sopracciglio" sbottò "e anche se fosse, sicuramente non sarei perso dietro ad uno come te".
Sanji ridacchiò e la cosa non fece che irritare il verde maggiormente.
"Io penso che non mi dispiaceresti con qualche ruga in più. Magari farebbe sembrare quel tuo brutto muso un po' più serio. E pensa, magari i tuoi capelli non sembrebbero più così bizzarri!" rise ancora.
Zoro veramente non sapeva se prenderlo a pugni o baciarlo per beh, avergli confessato il suo amore a modo suo.
"Con i tuoi sopraccigli non avrei comunque speranza, idiota" rispose il ragazzo, ghignando beffardo.


 


 

Will you still love me when I'm no longer young and beautiful?
Will you still love me when I've got nothing but my aching soul?

I know you will.
I know that you will.

  
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