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Autore: Ignis_eye    15/06/2014    4 recensioni
Quanto avrebbe desiderato avere su Integra lo stesso effetto di una boccata di fumo: dopo la prima ne avrebbe voluta un’altra, poi un’altra ancora, e così via fino a consumarla completamente e non averne ancora abbastanza.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Integra Farburke Wingates Hellsing, Seras Victoria
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati cinque anni dalla sconfitta del Millennium e dalla scomparsa del suo signore, e Seras riposava nella bara nei sotterranei.
Era pieno giorno, quindi per lei non c’era molta altra scelta. Rimaneva stesa nella sua cassa da morto ma non poteva certo considerare piacevoli quelle ore: anche se erano passati alcuni anni, le faceva comunque un po’ impressione dormire in una bara.
“Lo faccio per il mio signore” si ripeté “Il mio signore me lo ha ordinato”.
Man mano che passava il tempo, sentiva le forze tornarle e il suo fisico riempirsi di energia.
Chiusa lì dentro al buio, pensava. D’altra parte, non poteva svagarsi in nessun altro modo, e la sua mente vagava senza freni: il suo signore, Walter, il Millennium, i vampiri, i morti, la sua master.
“Ah, master…” pensò beandosi nel ricordare la figura della sua padrona “Anche con quell’occhio malandato sei bella comunque”.
Sospirò. Da quanto si era innamorata della sua padrona? Dalla prima volta che l’aveva vista, forse.
Quel suo sguardo fiero l’aveva subito messa in soggezione, e la sua voce ferma le aveva dato sicurezza. Quella donna era misteriosa e affascinante, nobile di sangue e di fatto, sempre sicura di sé.
Tuttavia, standole vicina tutti i giorni, aveva capito che oltre la solita Integra, ce n’era un’altra più fragile, compassionevole e paurosa di quella che tutti vedevano.
Lo aveva capito quando i fratelli Valentine attaccarono il castello: avevano trasformato i soldati in ghoul e lei era andata fuori di testa massacrandoli. Integra, vedendola, l’aveva abbracciata e quasi supplicata di calmarsi. La sua padrona aveva poi dovuto dare il colpo di grazia ai suoi uomini e la sua faccia di solito impassibile, mostrò un’espressione di angoscia e tristezza.
Per non parlare di quando Alucard scomparve: non l’aveva mai vista così smarrita.
Da allora, aveva avuto modo di stare accanto alla sua master molto più di prima e aveva realizato quali fossero i veri sentimenti che provava. Le piaceva camminarle accanto e proteggerla, avrebbe fatto di tutto per lei. Era certa di amarla.
Si sentiva al settimo cielo quando le rivolgeva qualche parola, le pareva di volare quando le dava ordini, esplodeva dalla gioia ogni volta che poteva comunicarle una vittoria sui vampiri.
“Peccato che lei non sembri altrettanto felice, da quel giorno di cinque anni fa non l’ho più vista sorridere”.
Non ce la faceva più a stare nella bara, si sentiva soffocare da tutti questi pensieri, doveva uscire e fare due passi.
Sgusciò fuori e si sistemò la divisa della milizia di Hellsing che consisteva in gonna e giacca cachi, aprì la porta in legno della sua camera e si avventurò tra gli umidi corridoi in pietra dei sotterranei del castello.
 

Camminava senza una destinazione precisa, si limitava a percorrere distrattamente tutti i corridoi di ogni piano, finché si ritrovò davanti al salotto preferito di Integra.
Passandoci davanti, sbirciò dentro e vide la padrona leggere alcune scartoffie mentre fumava un sigaro.
Avrebbe voluto continuare a camminare, ma restò imbambolata a fissare le volute di fumo che salivano verso il soffitto passando accanto al volto di Integra.
Seras avrebbe voluto trasformarsi in un sigaro e diventare fumo, così da poter entrare nei polmoni della master e inebriarla fino alla dipendenza, per poi uscire dalla sua bocca dalle labbra sottili e delicate, carezzandole il viso prima di disperdersi nell’aria.
Quanto avrebbe desiderato avere su Integra lo stesso effetto di una boccata di fumo: dopo la prima ne avrebbe voluta un’altra, poi un’altra ancora, e così via fino a consumarla completamente e non averne ancora abbastanza.
Ma non era così. La stessa persona a cui rivolgeva tutti i suoi pensieri la considerava al pari di una serva, di un cane da guardia.
Era così immersa nelle sue elucubrazioni che non si accorse nemmeno che Integra l’aveva vista e la stava guardando interrogativamente.
«Seras? Cosa c’è?» domandò leggermente infastidita.
«Ah? Eh, no, nulla! Ahaha, passavo di qui …» si giustificò impacciata «Comunque io adesso va- ».
«Seras, vieni qui».
«S-sì».
La draculina entrò nell’ampio salotto arredato elegantemente, finché non fu a pochi passi dalla poltrona di Integra; era rivolta verso il camino (ora spento) e accanto c’era un tavolino con sopra una scatola di sigari e qualche foglio.
«Seras, in questi giorni ti vedo strana».
Le rivolse questa affermazione senza nemmeno guardarla, restando concentrata sui suoi documenti.
“Sono così poco importante che neanche dedichi due minuti solo a me?” si domandò  amareggiata.
«Mia signora, non so di cosa parli».
«Oh, beh, mi sarò sbagliata. Puoi andare adesso».
La liquidò con così tanta noncuranza che Seras ne rimase ferita.
Strinse i pugni.
“Come può trattarmi così? Le faccio davvero così schifo? Sono così poco interessante?”.
Si allontanò sentendo gli occhi pizzicarle. Si morse l’interno della guancia per non piangere, doveva trattenersi almeno fino alla porta, una volta uscita avrebbe potuti lasciarsi andare.
Ma voleva veramente essere trattata così per sempre?
No, non se lo meritava. Viveva per servirla, per obbedire ad ogni ordine ma, forse come retaggio del passato da umana, voleva anche essere soddisfatta una volta tanto.
Si bloccò in mezzo alla stanza, rigida come un’asse di legno. Sentì gli occhi azzurri diventare rossi, proprio come quando scatenava la sua furia omicida.
«Seras, cosa fai?» domandò Integra un po’ stizzita.
“Che faccio? Adesso vedrai”.
Con velocità sovraumana ritornò dalla master e, prima che questa potesse fare qualcosa per fermarla, le si sedette a cavalcioni sulle gambe e la baciò.
Fu un bacio violento e passionale, ottenuto con la forza; sapeva di rabbia e rancore, non era una dimostrazione d’amore, era quasi un gesto di vendetta.
Integra si dimenava e aveva già fatto cadere il tavolino accanto alla poltrona, allora la vampira le bloccò i polsi contro i braccioli; nel farlo, la padrona era riuscita a staccarsi dal bacio.
«Seras! Cosa stai facendo?!». Era adirata, non le aveva mai urlato contro in quel modo.
«Staccati subito, Seras! Te lo ordi- ».
Prima che potesse finire la frase, la draculina la zittì con un altro bacio, sulle labbra questa volta, perché Integra aveva fatto in tempo a chiudere la bocca.
Seras non si perse d’animo e mosse sensualmente le proprie labbra su quelle della padrona. Questa girò la faccia dall’altra parte per sfuggirle, ma Seras le liberò i polsi e, afferrandole il viso con entrambe le mani, la costrinse a voltarsi di nuovo.
Le mordicchiò le labbra senza farle male, incurante dei pugni che riceveva sui fianchi e sulla schiena; con la punta della lingua leccò quelle ciliegie rosse che aveva a lungo bramato e che finalmente poteva assaggiare. Forzò le labbra di Integra fino a insinuarsi nella sua bocca e carezzarle la lingua con la propria.
Sì, adesso era come il fumo, ora poteva avere quella bocca a lungo agognata; sentiva la passione bruciarle dentro, voleva di più.
Le loro lingue danzavano, si attorcigliavano, si rincorrevano nelle loro bocche: una scappava e l’altra inseguiva. Ogni tanto Seras si staccava per far prendere un breve respiro all’altra, poi attaccava nuovamente senza che la sua signora potesse fermarla in alcun modo.
Integra era scioccata, pensava solo a come togliersela di dosso. Stava quasi per perdere le speranze quando la vampira si staccò dolcemente, allontanandosi solo di qualche centimetro dal suo viso.
Ansimavano entrambe. Integra stava per urlarle contro, quando si accorse che l’altra piangeva.
Già, gli occhi della vampira versavano lacrime che le rigavano le guance e cadevano sui  vestiti. Singhiozzava sommessamente e piangeva guardando la master dritta in faccia.
Integra restò spiazzata. Quegli occhi rossi simbolo di morte che prima l’avevano spaventata, adesso la commuovevano; le ricordavano quelli di un cucciolo triste e disperato e man mano che si riempivano di altre lacrime, ritornavano azzurri.
“Cos’ho fatto” pensò Seras “Cos’ho fatto alla mia padrona?”.
Sentiva di voler andare oltre, non ne aveva ancora abbastanza, ma non poteva andare contro la donna che amava, non era questo quello che cercava.
Fissò Integra a lungo con il suo sguardo addolorato, e le ultime parole che questa sentì prima che Seras scappasse, furono:
«Mia signora, perché non mi ami?».





Angolo dell'autrice:
Non so bene cosa mi è preso, fatto sta che l'ho scritta.
Mi è piaciuto un sacco l'anime e quindi ho deciso di scrivere una fanfiction su Hellsing. Ho fatto un giro tra le altre storie e ne ho viste poche sulla coppia Integra/Seras, perciò ho deciso di osare, magari a qualche amante del genere yuri piacerà:)
Spero di aver reso bene il carattere dei personaggi e di non averli stravolti troppo.
Forse la storia andrà avanti, non ne sono certa, per ora si ferma qui.
Ditemi cosa ne pensate, le recensioni sono ben accette :)
Alla prossima

Ignis_eye
 
  
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