Anime & Manga > Kuroko no Basket
Ricorda la storia  |       
Autore: Ortensia_    15/06/2014    7 recensioni
"Kuroko Tetsuya, giovane promessa del basket conosciuto come: "Il sesto uomo fantasma della Generazione dei Miracoli", trovato impiccato nel suo piccolo appartamento di periferia.”: questo è ciò che i giornali riportano in una fredda mattina di febbraio.
Tuttavia basta una più attenta osservazione per capire che non si tratta di suicidio e, fin da subito, il cerchio dei presunti colpevoli si restringe attorno ai grandi talenti del basket, a coloro che più sono stati vicini a Kuroko. Adesso che il nodo di congiunzione si è sciolto, gli ingranaggi si romperanno di nuovo.
«Il nodo di congiunzione che li aveva tenuti uniti si era sciolto, distrutto in una piovosa giornata di febbraio: le anime che si erano ritrovate grazie a Kuroko sarebbero ricadute molto presto nella malattia, si sarebbero allontanate e non avrebbero più avuto occasione di riavvicinarsi.
Da quel giorno in avanti, la spaccatura che Kuroko era riuscito a riparare si sarebbe tramutata in una voragine nera che li avrebbe risucchiati tutti, li avrebbe consumati e distrutti, dal primo all'ultimo.»

Accenni: KagaKuro; KuroMomo (altri, leggeri leggeri)
Coppie: AoKise
Genere: Dark, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kiseki No Sedai, Satsuki Momoi, Taiga Kagami
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Rigor Mortis


Capitolo I


Kuroko Tetsuya, giovane promessa del basket conosciuto come: "Il sesto uomo fantasma della Generazione dei Miracoli", trovato impiccato nel suo piccolo appartamento di periferia.”


Questa era la notizia apparsa il terzo giorno di febbraio su quotidiani come Asahi Shinbun e Tokyo Shinbun e che aveva lasciato tutti senza fiato, attoniti e inermi di fronte al peso schiacciante della realtà.
Non ci avevano messo molto, gli ex membri della Generazione dei Miracoli, per recarsi in quella tranquilla zona di periferia, come in pellegrinaggio, ancora spaesati e increduli di fronte alla notizia di una morte così prematura. Di un suicidio.
In fondo alle scale, il nastro giallo e nero della polizia e due agenti avevano ostacolato il passaggio degli ex membri della Generazione dei Miracoli e neppure le doti persuasive di Akashi erano servite per farli desistere dal loro incarico.
Kise, Midorima, Murasakibara, Akashi e Momoi erano rimasti raccolti ai piedi di quelle scale; qualcuno aveva pianto, qualcuno si era appoggiato al muro e aveva nascosto il viso fra le mani, esasperato: la presenza della polizia era una prova sufficiente per rendersi conto che non si trattava di uno scherzo, per realizzare che Kuroko era morto davvero.
Colui che li aveva guariti e riuniti era morto, e di quella giornata sarebbero rimasti solo il crepitio della carta di giornale sotto le dita e il suono sommesso della pioggia.
Momoi era scoppiata in lacrime nel momento in cui aveva scorto il nastro della polizia e sembrava incapace di smettere, continuava a chiedersi ad alta voce perché Kuroko avesse commesso un gesto simile.
Kise, dal canto suo, non riusciva neppure a muoversi, si sentiva schiacciato contro quel muro nel quale, paradossalmente, aveva sperato di trovare un sostegno.
Akashi e Midorima, invece, avevano cercato di strappare qualche informazione agli agenti, mentre Murasakibara era rimasto alle spalle del primo proprio come un bambino che, in cerca di protezione, si attacca alla sottana della madre.
Dopo trenta minuti di attesa straziante, Aomine aveva sceso le scale ed era passato sotto il nastro della polizia per raggiungerli, rimanendo in silenzio anche dopo tutte le domande che gli rivolsero.
Aomine aveva avuto sfortuna: c'erano stati tre delitti in zona, quella mattina, e a lui era stato assegnato quello di Kuroko, ragion per cui, con quell'immagine orribile marchiata a fuoco nella mente, non si sentiva ancora in grado di parlare e, pur comprendendo benissimo il perché si trovassero già tutti lì, non li voleva avere intorno, anzi se avesse potuto li avrebbe fatti scomparire con uno schiocco di dita.
Dopo un paio di minuti era riuscito a dire qualcosa, aveva boccheggiato il minimo indispensabile: aveva spiegato ai cinque che non si trattava di suicidio, che tutto era stato inscenato, perché il cellulare, il telefono e il computer di Kuroko erano scomparsi, dimostrando l'ovvio intento dell'assassino di nascondere le prove; aveva anche espresso la propria opinione, concordante con quella degli altri agenti: senza dubbio l'omicida era qualcuno che conosceva bene Tetsuya, qualcuno di cui si fidava.
Infine, Aomine li aveva informati che erano tutti sospettati. Nessuno escluso.


«Satsuki.» la voce di Aomine vibrò di nervoso.
«Rispondi alla domanda e non farmi perdere tempo.» neanche a lui piaceva l'idea di interrogarli tutti e di essere interrogato a sua volta: nessuno, dopo una simile notizia, avrebbe voluto subire un trattamento simile, essere tenuto per ore in centrale e passare da una cella all'altra a rispondere alle più disparate domande.
«Io ...» Momoi affondò le mani fra i capelli e lasciò che le dita si intrecciassero alle ciocche morbide, tirandole appena.
«Io non lo so-» le tremò la voce, le labbra fremettero in un spasmo di dolore e gli incisivi sprofondarono in quello inferiore, in una manifestazione di rabbia silenziosa.
«Come non lo sai? Satsuki, rispondi a questa cazzo di domanda!» Aomine non sospettava di Momoi, affatto, ma sentirla così esitante non gli piaceva affatto, a dare risposte così vaghe e inutili, senza concedere alla polizia neppure una piccola informazione, rischiava di cadere in una trappola penale e burocratica ben peggiore di un interrogatorio in centrale.
«Satsuki.» Aomine la chiamò di nuovo e si sporse appena verso di lei, lasciando aderire i palmi al piccolo tavolino: aveva ricominciato a piangere e si era affrettata ad afferrare un altro fazzoletto e nascondersi il viso in quel pezzo di carta bianca.
«Quando è stata l'ultima volta che l'hai visto? Non puoi non saperlo.» Satsuki era senza dubbio una delle persone che avrebbe potuto dare le risposte più accurate, per una ragione ben precisa che Aomine conosceva perfettamente.
«L'altra ... l'altra settimana.»
«Che giorno?»
«Venerdì, venerdì pomeriggio.»
«Il ventotto, quindi?»
Momoi annuì appena e si soffiò il naso, per poi sollevare gli occhi arrossati e gonfi di lacrime verso l'altro.
«Dai-chan, s-sono la principale ...» singhiozzò e cercò di immagazzinare più aria possibile nei polmoni «sospettata, vero?»
Aomine la guardò in silenzio e batté la punta della penna sul blocchetto, inspirando profondamente.
«Indubbiamente sì, sei una dei principali sospettati.» Aomine si torturò la radice del naso con le dita, poi riprese con un sospiro «stiamo analizzando le impronte digitali e i capelli, ma non c'è dubbio che quelli fossero i tuoi.»
Momoi deglutì appena e prese un'altra fazzoletto, asciugandosi gli occhi e tirando su col naso un paio di volte.
«Dai-chan, è ovvio che ci siano i miei capelli e le mie impronte digitali in casa di Tetsu-kun.» dovette fare una pausa non appena pronunciò quel nome e si lasciò sfuggire un sospiro tremante, lasciando scivolare il capo all'indietro per ricacciare le lacrime «e-eravamo fidanzati, fino ad una settimana fa.»
Ecco per quale motivo Momoi avrebbe potuto fornire risposte più precise e attente rispetto agli altri.
«Vi siete lasciati venerdì?»
«Sì.»
«Lo hai lasciato tu? O ti ha lasciato lui?»
Le dita di Momoi accartocciarono il fazzoletto inzuppato di lacrime, scavarono nella carta fino a bucarla: una risposta sincera le sarebbe costata una reclusione ancor più restrittiva e duratura nella gabbia dei sospettati.
«Mi ... mi ha lasciato lui.»
Aomine non perse tempo e appuntò immediatamente l'informazione sul blocchetto; Momoi, dal canto suo, sentì di aver firmato la sua condanna a morte.
«Ti farò ancora qualche domanda e poi ti lascerò andare.»
«Dai-chan, come avete fatto a scoprire di Tetsu-kun?»
Aomine stava per rispondere e finì per imporsi il silenzio mordendosi la lingua: non era facile interrogare la sua migliore amica d'infanzia, ovviamente c'era molta più confidenza di quanta se ne potesse avere con un altro potenziale assassino sconosciuto e non si sentiva in grado di essere severo e irremovibile come al solito.
«Le domane le faccio io.» magari glielo avrebbe detto, ma solo dopo essersi assicurato che non fosse lei la colpevole, anche se indubbiamente le prove di cui disponevano erano più a suo sfavore che a suo favore. Comunque Momoi sarebbe venuta a saperlo ugualmente, magari alla televisione, o magari dalla stessa persona che quella mattina aveva trovato il corpo di Kuroko e aveva telefonato in centrale, visto che anche lui era uno dei sospettati.
Momoi capì e non insistette: era il suo lavoro, dopotutto, e lei doveva limitarsi a rispondere alle domande, a pregare che Aomine non le chiedesse qualcosa che richiedesse l'ennesima risposta compromettente.


«Come mai avevi le chiavi dell'appartamento di Tetsu?»
Finalmente Aomine sentì di poter mettere un po' della severità che aveva risparmiato a Momoi in quell'interrogatorio, deciso ad incastrare chi gli stava di fronte in quel momento - perché sì, ne era sicuro: quello era il colpevole -.
«Saranno affari miei, Aomine.»
Aomine rimase in silenzio per qualche attimo e poi scosse la testa con un ghigno divertito.
«Vuoi che ti sbatta subito in cella, Kagami?»
Kagami ricambiò lo sguardo torvo di Aomine, poi sfiatò appena e rivolse il proprio sguardo altrove, putandolo al pavimento.
«Beh, cinque anni di amicizia non sono pochi.» Kagami cominciò a torturarsi il lobo dell'orecchio con le dita e Aomine non seppe dire se si trattava di semplice imbarazzo o di uno sciocco tentativo di mantenere la calma ed evitare di scoppiare a piangere davanti a lui come aveva fatto Momoi.
«C'era confidenza, ecco.»
«Da quanto tempo avevi le sue chiavi?»
«Più o meno ... mhn, cinque mesi, direi.»
Sorprendentemente, interrogare Kagami si stava rivelando più facile del previsto.
«Andavo abbastanza spesso a casa sua e alla fine mi ha duplicato le chiavi.»
Aomine sollevò il proprio sguardo in un moto di sincero interesse.
«Non sei stato tu a chiedergliele?»
Kagami negò appena con il capo e Aomine aggrottò leggermente la fronte, scettico.
«Siete rimasti così tanto in buoni rapporti? Insomma, non avete mai litigato?» questa volta, Aomine non poteva negare di avere anche dell'interesse personale a porre quelle domande e ad ascoltarne le risposte.
«A volte ci sono state delle incomprensioni, ma che io ricordi non ci sono mai stati litigi seri, fra me e Kuroko.» Kagami deglutì e abbassò il capo, sfregandosi gli occhi con le mani.
«Ti viene in mente qualcuno con cui Tetsu potrebbe aver avuto dei problemi? Ti ha raccontato qualcosa di particolare, negli ultimi tempi?»
Kagami ci pensò su solo per qualche attimo, poi sospirò appena e riprese con un po' di fatica.
«No, qualche settimana fa mi aveva assicurato che avrebbe lasciato Momoi, ma per il resto non—»
Aomine lo bloccò con un rapido cenno della mano, aggrottando la fronte confuso.
«Assicurato?» Kagami aveva parlato come se Kuroko glielo avesse dovuto, come se avesse finalmente acconsentito alle sue pressioni per lasciare Momoi.
Kagami, che aveva sussultato appena e aveva assunto una posizione piuttosto rigida ed innaturale, guardò nuovamente a terra, boccheggiando qualcosa di insensato.
«Kagami, che tipo di rapporto c'era, fra te e Tetsu?» Aomine non avrebbe mai voluto giungere ad una situazione del genere, mettersi a fare domande per scoprire se Kagami e Kuroko erano più che amici come aveva spesso sospettato.
Anche Kagami, dal canto suo, non aveva affatto voglia di parlare di una cosa del genere.
«Avanti.» Aomine sembrò quasi ringhiare, inforcando la penna e preparandosi a scrivere.
Kagami rimase a fissare la superficie liscia del tavolino che, vuota e fredda, pareva segnare un confine fra lui e Aomine.
«I-io e Kuroko ... beh ...» Kagami avrebbe fatto fatica a dire una cosa del genere con Kuroko ancora in vita, figuriamoci ora che era morto, ora che era consapevole quanto significato avesse perso la sua stessa vita.
Sospirò rumorosamente e protese il capo all'indietro solo per qualche attimo, chiudendo gli occhi e cercando di fare mente locale.
«Sì, avevamo una relazione.» ma la vergogna che provò in quel momento, pronunciando quelle parole, non fu niente in confronto al dolore che aveva cominciato a corrodergli il petto, alle lacrime che gli stavano bruciando gli occhi e che con tanta fatica stava cercando di contenere.
Aomine cercò, seppur con fatica, di mantenere la sfera personale separata da quella lavorativa e cominciò a scrivere, schiarendosi appena la voce.
«E da quanto tempo?»
La confessione di Kagami poteva aggravare ancor di più la posizione di Momoi, pensandoci bene: poteva trattarsi di un comunissimo delitto dettato dalla gelosia, compiuto dopo aver scoperto il tradimento di Kuroko.
«Da sei mesi.»
Aomine annuì appena e risollevò lo sguardo verso di lui non appena ebbe finito di scrivere.
«Per questo ti ha dato le chiavi.»
«Sì, diceva di essere innamorato di me e che era intenzionato a lasciare Momoi, ma non voleva farlo in modo brusco.»
«Lei lo sapeva?»
«Non credo proprio.»
«E Tetsu ti ha per caso raccontato com'era la sua relazione con lei? Sai se negli ultimi tempi avevano litigato?»
Kagami negò appena con il capo.
«No, è difficile litigare con Kuroko.» solo in quel momento Kagami si rese conto che avrebbe dovuto parlare al passato e intrecciò le dita ai capelli, socchiudendo di nuovo gli occhi.
«Abbiamo finito?»
«Hai il porto d'armi?»
Kagami sussultò nuovamente e sbatté le palpebre un paio di volte, sorpreso da quella domanda.
«Cosa?! E perché dovrei avere il porto d'armi?»
«Negli Stati Uniti è facilissimo ottenerlo, e visto che fino a qualche anno fa vivevi lì—»
«Secondo te mi porto un'arma sull'aereo? Così mi scambiano per terrorista?» Kagami sbuffò innervosito «non ce l'ho, comunque.»
Aomine annuì appena e diede un'occhiata al foglio: aveva raccolto abbastanza informazioni, poteva anche lasciarlo andare.
«A parer mio dovresti essere tu il primo a cui fare un interrogatorio.»
Aomine inarcò appena un sopracciglio e rimase in silenzio, incitando l'altro a continuare con la sola forza dello sguardo.
«Visto che sei un poliziotto potresti anche abusare della tua posizione, e poi sono già due anni che ti occupi di omicidi, quindi avrai una buona esperienza nel campo, no?»
«Ti rendi conto delle cazzate che dici, vero?» Aomine schioccò la lingua infastidito.
«Devo ricordarti cosa ha trovato la pattuglia in casa tua?»
«Ancora quella storia?» Kagami sembrò soffiare e tornò sulle difensive «se avessi voluto scappare avrei comprato un biglietto di sola andata, e di certo non vi avrei telefonato per dirvi di Kuroko.»
Aomine rimase in silenzio, dovendo riconoscere che sì, effettivamente c'era un'incongruenza: perquisendo la casa di Kagami, gli agenti avevano trovato un biglietto aereo di andata e ritorno per Los Angeles, dal quattro febbraio - ovvero dal giorno dopo l'uccisione di Kuroko - all'undici, ma se Kagami avesse voluto scappare ne avrebbe comprato uno di sola andata e, soprattutto, non avrebbe telefonato in centrale per segnalare la morte di Kuroko.
«È una vendetta che hai covato negli anni, vero?» quando Aomine si alzò, pronto ad informare Kagami della fine dell'interrogatorio, questo ringhiò e strinse i denti, catturando la sua attenzione.
«In tutti questi anni, tu hai ...» Kagami strinse i pugni e gli rivolse uno sguardo torvo, iniettato di rabbia «hai progettato l'omicidio di Kuroko.»
Se non avesse avuto la divisa da poliziotto indosso e non si fossero trovati in centrale, Aomine lo avrebbe tempestato volentieri di pugni.
«Kuroko sospettava che lui ti piacesse, e anche io, ed è così, no? Sei sempre stato geloso del mio rapporto con Kuroko.»
«Questa storia appartiene al passato, coglione. E poi, se fossi stato così tanto geloso di Tetsu, avrei dovuto uccidere te, non lui.» Aomine aveva già spalancato la porta ed era tornato a fissarlo, in attesa che si alzasse ed uscisse.
«Togliti dai piedi, l'interrogatorio è finito.»


Aomine non poteva stare in pace neppure durante la pausa pranzo. Non che avesse voglia di mangiare dopo aver saputo della morte di Kuroko e dopo aver visto la scena con i propri occhi, ma più semplicemente avrebbe preferito chiudere gli occhi e riposare, riordinare le idee e riprendere a respirare, tuttavia pareva che qualcuno avesse deciso di rendergli la giornata ancor più spossante.
«Si può sapere come diavolo hai fatto a trovarmi?» chiese Aomine non appena lo vide prendere posto di fronte a lui, pur essendo consapevole dell'inutilità della domanda.
«Ho i miei metodi, Daiki.» Akashi rispose con estrema calma, leggermente divertito dall'ingenuità che Aomine, anche dopo tutti quegli anni, continuava ad ostentare: era davvero convinto di potergli scappare? Ad Akashi non sfuggiva mai nulla, soprattutto se si parlava degli ex membri della Generazione dei Miracoli.
Aomine brontolò sommessamente: l'interrogatorio di Akashi non era ancora avvenuto, ma in qualche modo sentiva che si sarebbe svolto in quel momento e che sarebbe stato il sospettato a fare le domande a lui.
Akashi otteneva sempre ciò che voleva, in qualsiasi modo aveva sempre il coltello dalla parte del manico e si metteva in salvo con l'ausilio di raffinati e in apparenza inesistenti raggiri mentali.
«Non avete scoperto ancora nulla di importante, vero?»
Aomine si trattenne dallo sbuffare: era fastidioso dover scucire qualche informazione in più proprio a lui che, in corrispondenza della morte di Tetsuya, si trovava a Tokyo per partecipare ad un torneo di shogi - una coincidenza alquanto significativa, secondo il parere di Daiki -
«Per ora ci stiamo concentrando su Satsuki e Kagami, che sono i principali indiziati, ma non c'è ancora nulla di definito. I risultati delle analisi e dell'autopsia arriveranno nei prossimi giorni.»
«Capisco.»
La notizia della morte di Kuroko aveva trapassato Akashi come avrebbe potuto fare un fantasma, sembrava quasi essergli entrata da un orecchio ed uscita dall'altro, perché era imperturbabile e deciso come sempre, voleva sviscerare la faccenda e capire come si erano svolti i fatti, ma evidentemente sapeva che per farlo doveva lasciare da parte i sentimenti.
«Voglio aiutarti, Daiki.»
«Sei un indiziato, Akashi, esattamente quanto me.»
Le labbra di Akashi si incresparono in un flebile sorriso divertito.
«Sappiamo entrambi che il colpevole non è fra noi.» fece una piccola pausa, poi si alzò con calma e rimase a fissare Aomine dall'alto in basso, quasi a volergli ricordare come ai vecchi tempi che doveva stare al suo posto, che non poteva contestarlo.
«Voglio vederci più chiaro in questa faccenda, voglio scoprire chi è l'assassino di Tetsuya.» non disse altro: quelle parole bastarono per far capire ad Aomine che non solo aveva il desiderio di scoprire l'identità dell'assassino, ma che prima o poi lo avrebbe fatto per davvero e che era solo questione di tempo.


Il cellulare venne gettato a terra e raggiunse il telefono e il portatile con un capitombolo rumoroso, le dita si strinsero al manico della tanica di benzina e la sollevarono, lasciando che il liquido giallognolo fuoriuscisse dal suo contenitore e bagnasse al punto giusto le prove che dovevano essere distrutte il più presto possibile.
Fece qualche passo indietro e adagiò la tanica vuota a terra, lasciando che la mano si insinuasse rapidamente nella tasca del cappotto e ne fuoriuscisse solamente quando le dita riuscirono ad arpionare la scatoletta di fiammiferi.
La capocchia del fiammifero stridette lungo il bordo ruvido della scatola e si accese una piccola fiamma, unica fonte di luce in quel garage abbandonato da tempo.
Esitò solo per qualche attimo, stringendo il bastoncino sottile fra le dita e osservando la fiamma tremolante, poi fece ancora qualche passo indietro e gettò il fiammifero in cima alla pila di oggetti, rimanendo ad ammirare compiaciuto la fiammata che, in un crepitio rumoroso, si sollevò immediatamente in alto e gli frustò il viso con un alito di calore che lo fece retrocedere ulteriormente.
Si voltò in silenzio e, quando fu abbastanza lontano dalla pila bruciante, gettò all'indietro la scatola di fiammiferi che, in un attimo, andò ad aggiungere corposità alla fiamma troppo grande e vorace, pronta a trasformarsi in incendio.
Quando lasciò il garage ed entrò in macchina era notte fonda; il biancore lattiginoso della luna, oltre un manto scuro di nuvole turgide di pioggia, si poteva appena intravedere.
Il cellulare stava vibrando nella sua tasca da almeno un paio di minuti, ma non aveva intenzione di rispondere né di controllare chi fosse: inspirò profondamente e mise in moto, premendo immediatamente sull'acceleratore.
L'auto sgusciò silenziosamente nella notte, parve quasi scomparire nel buio, mentre la luce del fuoco, alle sue spalle, si faceva sempre più intensa e calda.


Il nodo di congiunzione che li aveva tenuti uniti si era sciolto, distrutto in una piovosa giornata di febbraio: le anime che si erano ritrovate grazie a Kuroko sarebbero ricadute molto presto nella malattia, si sarebbero allontanate e non avrebbero più avuto occasione di riavvicinarsi.
Da quel giorno in avanti, la spaccatura che Kuroko era riuscito a riparare si sarebbe tramutata in una voragine nera che li avrebbe risucchiati tutti, li avrebbe consumati e distrutti, dal primo all'ultimo.



Angolo invisibile dell'autrice:

Adoro i gialli, l'unico problema è che non so scriverli perché non mi so immedesimare abbastanza nell'assassino.
Comunque sia sappiate che farò di tutto per depistarvi, cercherò di non rendervela facile. 
Le idee ci sono, per ora sono poche, ma ho già in mente come potrebbe essersi svolto il fatto, quindi non mi rimane altro da fare se non lasciare che i personaggi agiscano, indaghino e si diano addosso da soli, perché è proprio quello che faranno.
Ho ritenuto doveroso inserire il genere "dark" perché ovviamente dopo ciò che è successo i personaggi avranno un comportamento diverso. E poi non dobbiamo dimenticarci che c'è un assassino fra loro.
Beeene, per ora non dico niente, anzi cercherò di non dire niente neppure per quanto riguarda le prossime volte, non vi farò notare particolari importanti perché dovrete cercarveli da soli (non me ne vogliate!)
E se per caso (per culo, meglio) chi mi ha mandato i prompt ultimamente e non ha ancora ricevuto la mia risposta ha letto tutto ciò: prometto che presto mi metterò a lavoro, è che martedì ho l'esame e quindi ho passato gli ultimi giorni a studiare e ora sono nell'ansia più completa, quindi è probabile che mi dedicherò ai prompt martedì sera, quando mi sarò tolta il pensiero dell'esame e sarò più tranquilla ;u;
Spero che questo primo capitolo vi incuriosisca quel tanto da farvi venire voglia di seguire la storia, alla prossima!



   
 
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroko no Basket / Vai alla pagina dell'autore: Ortensia_