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Autore: Abby_da_Edoras    13/08/2008    2 recensioni
Autrice: Lady Arien. Trama: la mia fanfic si ispira al libro e, di conseguenza, al film "Il Cacciatore di aquiloni" che ho amato molto. Nella mia versione, però, avviene qualcosa di molto imprevisto per cui il piccolo hassan non sarà cacciato da Kabul e avrà un'esistenza diversa da quella avuta nel libro. Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni della mia ff appartengono a Khaled Hosseini e ai registi e produttori del film tratto dal libro.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Era pomeriggio inoltrato e diluviava mentre Ali e Hassan attendevano l’autobus che li avrebbe condotti a casa di un loro paren

Era pomeriggio inoltrato e stava diluviando mentre Ali e Hassan attendevano l’autobus che li avrebbe condotti a casa di un loro parente in Hazarajat. I due cercavano di ripararsi alla meglio dalla pioggia scrosciante che li aveva infradiciati da capo a piedi, mentre tentavano inutilmente di proteggere le loro povere cose. Nessuno dei due parlava.

L’autobus era in ritardo come sempre. Ad un certo punto i due si accorsero di non essere più soli: una terza figura si era come materializzata dalla pioggia e si stava dirigendo verso di loro. Ali trasalì leggermente e Hassan chinò ancora di più il capo nel momento in cui entrambi riconobbero Assef, ben riparato sotto un grande ombrello e con indosso un lungo impermeabile. Lui di certo non si sarebbe infradiciato fino alle ossa.

“Guarda che strani incontri si possono fare in un pomeriggio piovoso. Cosa ci fanno i due Nasipiatti di Amir sotto questo diluvio?” chiese, ostentando interesse.

“Aspettiamo l’autobus, se ti compiace, agha.” rispose Ali in fretta, sperando che il veicolo arrivasse al più presto e li salvasse da quella situazione incresciosa. Lui sapeva che quel giovane era sadico e crudele, sapeva quello che aveva fatto a suo figlio e desiderava solo non doverlo rivedere mai più.

Assef rise.

“Questo lo avevo immaginato, visto che siamo alla stazione degli autobus. Quello che volevo sapere era: perché due inutili hazara come voi dovrebbero prendere l’autobus? E dove sono i vostri affezionati padroni? Vi hanno concesso una vacanza?”

L’accenno a Baba ed Amir colpì dolorosamente Ali e suo figlio. Era passato così poco tempo dalla loro forzata separazione… Ali non avrebbe mai voluto raccontare i fatti suoi al suo peggior nemico, ma se non lo avesse accontentato Assef avrebbe potuto far loro del male e comunque l’autobus sarebbe presto arrivato.

“Non lavoriamo più per agha sahib. Abbiamo deciso di trasferirci da mio cugino in Hazarajat. È… la decisione migliore per tutti.” disse a bassa voce. L’ingiusta umiliazione che lui, e soprattutto Hassan, avevano dovuto subire di fronte a Baba gli bruciava ancora dentro come un acido.     

La novità inaspettata ebbe il potere di ammutolire Assef, ma solo per pochi istanti. Si riprese immediatamente, intuendo come poteva sfruttare la nuova situazione a proprio vantaggio.

“In effetti quello è l’unico posto dove gli hazara meritano di stare.” replicò.

Fece una pausa e Ali sperò con tutto il cuore che la risposta lo avesse soddisfatto e che Assef se ne sarebbe finalmente andato. In fondo non era lui che proclamava che l’Afghanistan doveva liberarsi dei parassiti ed appartenere solo ai pashtun? A ben vedere, gli stavano addirittura facendo un favore. 

“Riflettendoci, però, mi sembra uno spreco di risorse. Non sto parlando di te, sei solo uno storpio e non puoi servire più a niente. Ma Hassan è giovane e, mi dicono, molto abile nello svolgere i suoi compiti.” Il tono era cattivo e suggeriva molto più di quanto non potessero fare le parole.

Il ritardo dell’autobus era preoccupante: forse aveva avuto un guasto o si era bucata una gomma. In tal caso sarebbero dovuti rimanere lì per ore. Cosa avrebbero potuto fare?

“A casa mia avremmo bisogno di un servitore svelto e capace. La maggior parte dei nostri sono ormai anziani e proprio ieri mia madre se ne lamentava. Credo che le farei molto piacere se le portassi il piccolo Hassan.” concluse con noncuranza.

“Mio cugino ci aspetta…” provò a dire Ali, ma sapeva che era perfettamente inutile. Se Assef aveva deciso di portarsi a casa il ragazzo lo avrebbe fatto; in caso contrario li avrebbe probabilmente massacrati entrambi di botte prima dell’arrivo dell’autobus.

“Tuo cugino sarà ben felice di ritrovarsi una bocca in meno da sfamare. E tu sei così ansioso di portare il tuo prezioso figlioletto a marcire in Hazarajat? Non è che un letamaio. In casa mia sarebbe un servitore, certo, ma almeno avrebbe da mangiare e un tetto sopra la testa.” insisté il giovane in tono quasi oltraggiato perché la sua generosa offerta non era stata accolta con l’entusiasmo che avrebbe meritato.

La situazione stava peggiorando di momento in momento e l’autobus non accennava ad arrivare. Fu allora che Hassan aprì bocca per la prima volta da diverse ore.

“Se è questo che agha sahib desidera… forse è davvero meglio così. Agha sahib è veramente molto gentile ed io non voglio offenderlo ancora con un rifiuto.”

“Vuoi davvero andare a lavorare per lui?” esclamò Ali, incredulo e sconvolto.

Agha sahib mi ha generosamente offerto un lavoro ed io non sono nelle condizioni di poterlo rifiutare. Non abbiamo niente e non sappiamo cosa ci aspetta in Hazarajat.” In compenso, Hassan sapeva benissimo cosa aspettarsi se fosse davvero diventato servitore di Assef, ma era talmente terrorizzato al pensiero che il giovane potesse arrabbiarsi e fare del male a suo padre da decidere di sacrificarsi ancora una volta.

“La pioggia deve avere schiarito le idee al piccolo hazara: è diventato molto più saggio dall’ultima volta che l’ho incontrato.” ribatté soddisfatto Assef. Evidentemente la lezione che gli aveva impartito era stata salutare. Non avrebbe alzato più la cresta, ci avrebbe potuto scommettere.

“Bene, allora siamo d’accordo.” concluse “Prendi le tue cose e seguimi.”

Hassan obbedì. Il volto di Ali era una maschera di dolore e preoccupazione e il ragazzo non ebbe cuore di guardarlo.

“Andrà tutto bene. Stai tranquillo e abbi cura di te, io me la caverò.” gli sussurrò prima di allontanarsi.

Ali lo fissò mentre camminava lentamente sotto la pioggia dietro al suo nuovo padrone, cercando di imprimersi nella mente ogni particolare della sua figura, consapevole che non lo avrebbe rivisto mai più. 

L’autobus arrivò pochi minuti dopo, ma per Hassan era già troppo tardi.  

 

 

   
 
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