Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Alethiometer    15/06/2014    1 recensioni
Pochi attimi per perdere qualcosa.
Vent'anni per rendersene conto.
E cosa sarebbe successo, se solo...
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo, Da Epilogo alternativo
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Un ruggito di gioia si levò dal buco alle sue spalle. Harry rimase a bocca aperta: parecchie mani lo trascinarono dentro la stanza. « Abbiamo vinto!» gridò Ron, balzandogli davanti e brandendo la coppa d'argento. « Abbiamo vinto! Quattrocentocinquanta a centoquaranta! Abbiamo vinto! » Harry si guardò intorno; c'era Ginny che gli correva incontro: aveva un'espressione dura, splendente, e lo abbracciò.
Harry si sentì travolgere da quel peso caldo e piacevole; sentiva la testa di lei nell'incavo del suo collo, e la strinse, affondando le mani in quei capelli morbidissimi.

Lei si sollevò, portando il suo viso vicino, vicinissimo a quello di Harry; il suo cuore accelerò di battiti, ad un ritmo forsennato, sembrava che stesse per uscirgli dal petto, lei di sicuro lo sentiva, pensò agitato. Poteva contarle le lentiggini sul naso.

Rimasero in quella posizione per un secondo.

Due.

Tre.

Troppi.

Ginny si staccò, ed Harry colse un lampo di delusione nei suoi occhi, quel castano così caldo e morbido, caramello fuso in cui annegare. Non doveva, non voleva che finisse così. Le afferrò la mano prima che si allontanasse; le parole, dov'erano le parole, che aveva celato a lungo dentro di se, frenato dal timore? Eccole, scorrevano come un fiume in piena su per la sua gola, in bocca, fino ad arrestarsi sulle sue labbra socchiuse, sull'orlo del baratro, rifiutandosi di proseguire.

Harry era paralizzato, incapace di muoversi e pensare. Ginny si liberò di nuovo dalla sua stretta e sparì nella folla in un guizzo rosso fiamma.

 

 

20 ANNI DOPO

 

Quel primo settembre arrivò portando via gli ultimi refoli d'estate. L'afosa calura che aveva oppresso Londra per i 3 mesi precedenti fu sostituita da un leggero vento fresco, e le prime, sparute, foglioline gialle cominciavano a staccarsi e rincorrersi sui marciapiedi. La stazione di King's Cross era come al solito gremita di persone, da uomini in giacca e ventiquattrore e signore eleganti a ventenni universitari dall'aria stanca. Attraversando il muro tra il binario 9 e il 10, la banchina era altrettanto affollata: famigliole variopinte si assiepavano ovunque, riunendosi in gruppetti, spingendo carrelli carichi di bauli e gufi, gatti, rospi chiusi nelle loro gabbie e ceste. Harry inspirò a fondo quell'aria familiare, satura dell'odore del vapore che automaticamente associava all'autunno.

Erano passati 26 anni dalla prima volta che c'era stato, 20 dall'ultima, ma quella vecchia stazione riusciva sempre a trasmettergli una sensazione di serenità, felicità mista a grande aspettativa. Vide in lontananza la macchia rossa che segnalava la presenza di Ron, e si avvicinò: stava battibeccando con Hermione, ed Harry si sentì scaldare il cuore, ripensando alle lunghe giornate ad Hogwarts passate a cercare di sedare le loro liti. Nonostante questo, si amavano più di chiunque altro avesse mai conosciuto: poteva leggerlo nei loro occhi, nel modo in cui lei, nonostante la discussione, si allungava a sistemargli il colletto della giacca, o lui badava che non urtasse il carrello o le altre persone. Si concentrò sulla piccola Rose, fremente nella sua divisa nuova di zecca, che aveva ereditato i lunghi capelli cespugliosi della madre, raccolti ora in una treccia, ma le lentiggini e gli occhi di Ron.

“Gli occhi di Ginny” si scoprì a pensare Harry.

Salutò i due, e come se gli avesse letto nel pensiero, l'amico fece « Là c'è mia sorella con Connor » indicando delle figure nella bruma « Perchè non vai a salutarli? » La mente di Harry volò a quella sera lontana di 20 anni prima...

Nei giorni a seguire aveva riflettuto a lungo su quel bacio mancato, arrivando a concludere che in fondo era stato meglio così: era pur sempre la sorella del suo migliore amico, non sapeva come l'avrebbe presa e non voleva rischiare la loro amicizia; solo una vocina fastidiosa, che relegò in fondo alla sua mente, continuava a ripetergli che non era così, che si stava solo nascondendo dietro fragili scuse.

Con Ginny rimase in rapporti più che amichevoli, come prima, ma sentiva che un velo freddo era calato fra di loro, impalpabile quanto impenetrabile, che li avvolgeva come un sudario ogni volta che uno dei due tentava di lacerarlo, e che in poco tempo uccise qualsiasi contatto. Negli anni a seguire uscì con varie ragazze, che una dopo l'altra lo sfiorarono appena, lasciando un lieve segno evaporato in fretta. Harry si tormentava sul perchè nessuna di loro riuscisse a prenderlo, rivoltarlo sottosopra, a catturare e scuotere quell'animo arido e insensibile che aveva scoperto di avere. Perchè nessuna di loro riuscisse a farlo innamorare. “Perchè nessuna di loro è Ginny” ripeteva quella vocina, che Harry scacciava via. Vedeva i suoi amici sposarsi e sistemarsi, e si sentiva sempre più solo...

Una voce lo strappò da quei ricordi, riportandolo alla realtà

« Ciao » sorrise Ginny

Quanto era bella. Il tempo non era trascorso su di lei, lasciandole ancora l'aspetto indomito e fresco che aveva da ragazza; portava certo i capelli più corti, e si notava un accenno di occhiaie, ma non una ruga solcava quella pelle liscia, e i suoi occhi scintillavano. Harry sorrise di rimando, e fece per salutarla quando vide da dietro sopraggiungere il marito. Connor le cinse le spalle con un braccio e le stampò un bacio sulla guancia, poi notò Harry

« Il ragazzo che è sopravvissuto » l'apostrofò con un sorriso

La sua mente viaggiò di nuovo all'indietro, stavolta riportandolo ad un giorno d'aprile di 14 anni prima: seduto al tavolo della sua cucina, stringeva tra le mani il cartoncino color lavanda che lo invitava al matrimonio di Ginevra Weasley e Connor Delaware. Sentì una fitta mentre scorreva quelle righe, un dolore fisico che non riusciva a spiegarsi, a collegare, o meglio, rifiutava di farlo. Rimase per un tempo indefinito su quella sedia a non pensare, ad ascoltare i suoni che provenivano dalla strada, mentre un ronzio sordo gli invadeva la testa. Poi si alzò di scatto, e decise che avrebbe partecipato al matrimonio. Voleva, doveva, dare un taglio a tutto ciò, mettere a tacere definitivamente l'insistente vocina, il continuo rimando a Ginny e a quella sera, che lo coglieva nei momenti più inaspettati lasciandogli una sciocca malinconia addosso. Sedette in prima fila con Ron e gli altri Weasley, sentendosi a disagio in quell'atmosfera festosa e carica di aspettativa; poi la vide, e rimase senza fiato. Attraversava la navata avvolta di bianco, delicata, splendente e radiosa. Al braccio di Arthur, andava incontro al suo destino, avanzando verso Connor, altrettanto emozionato, che l'attendeva sotto un arco di gelsomini. Harry provò l'impellente desiderio di alzarsi e prenderla, fermare il matrimonio, confessarle tutto, e infine baciarla, sentire la morbidezza di quelle labbra delicate a cui tanto aveva anelato; ma allo stesso tempo una forza repulsiva uguale e contraria lo spingeva su quella sedia, paralizzandolo mentre la coppia si scambiava le promesse e suggellava l'unione. Era riuscito a malapena a congratularsi con loro, prima di scappare a casa e vomitare. Era attanagliato da un senso di perdita ed impotenza, profondo e insanabile, che dal petto piano piano scese fino piantarglisi nelle viscere, un blocco duro e pesante. La vocina rimase zitta nel suo angolo, e non si fece mai più sentire. L'anno seguente, dopo soli sei mesi di fidanzamento, anche Harry convolò a nozze...

Un tocco gentile sulla spalla lo fece voltare. Eccola lì, Carol, sua moglie, la sua dolce metà, morbide fossette e capelli corvini

« Tesoro, dovresti andare a caricare il baule di Lindsey, non manca molto alla partenza dell'Espresso »

Annuì sorridendole, e ritornò sui suoi pensieri. Era stata una sorpresa per tutti, quando aveva annunciato le loro nozze; anche se lui fingeva di non sentirli, sapeva dei mormorii che giravano sul conto suo e del suo algido cuore. In molti gli chiesero se non stesse correndo troppo, volersi sposare dopo così poco tempo, ma Harry rimase assolutamente fermo sulla sua decisione. Perchè aveva voluto sposarla? Non l'aveva fatto per amore, non verso di lei almeno. Carol era dolce, attraente, di buona famiglia, e aveva due stupendi occhi azzurri; Carol l'amava, sul serio, e anche lui avrebbe voluto farlo. L'aveva sposata sperando che l'amore sarebbe venuto dopo, sperando che un mattino si sarebbe svegliato accorgendosi di ricambiare quel sentimento, o che in caso contrario quello di lei sarebbe bastato per entrambi. L'aveva sposata perchè l'idea di trascinare quel giorno, e tutti quelli a seguire nella solitudine della sua casa vuota lo atterriva. Aveva riversato tutto l'amore che non provava per la madre sulla loro splendida bambina, Lindsey, desiderando con tutto il cuore che Carol non ne risentisse; ma vedeva i suoi occhi ingrigirsi ogni giorno mentre raddoppiava gli sforzi per non far affondare quel matrimonio. Era circondato dall'amore, che tuttavia non riusciva a permearlo e a moltiplicarsi attraverso di lui.

Sistemati i bauli, tornò verso la banchina, e le vide entrambe, Ginny e Carol, mentre ridevano e chiacchieravano, un passato ancora presente, un presente che doveva accompagnarlo nel futuro. E finalmente, vide:

Vide Ginny davanti a se, nei colori di Grifondoro, che lo abbracciava, e finalmente lui la baciava, con tutto se stesso, per minuti, per ore, perdendosi, per ritrovarsi in lei.

La vide che attraversava la navata in bianco, diretta verso di lui, raggiante di felicità mentre gli infilava la fede al dito e palloncini dorati esplodevano su di loro.

La vide nella loro casa, accanto ad una culla, con in braccio un bambino, loro figlio, che gli faceva cenni e rideva spensierata.

Vide tutti i momenti in cui la sua presenza era stata più forte che mai, in cui le loro anime si erano incrociate e sfiorate, e la loro vividezza era di una realtà quasi dolorosa; Harry la sentiva bruciare sulla pelle, pizzicare dietro le costole, avvolgergli la mente ottenebrando tutto il resto.

« Come abbiamo fatto, tutti questi anni? » le sussurrò con voce rotta

E qualcosa negli occhi di lei si incrinò, e non ci furono bisogno di parole, ed entrambi si sfiorarono ancora una volta, immaginandosi fianco a fianco in quella stazione di King's Cross, a salutare loro figlio in partenza. Si separarono, come il destino aveva già fatto tempo addietro con i loro corpi, ma non con le loro anime, ed imboccarono le rispettiva strade, amandosi in silenzio.




Note d'autore:
L'incipit evidenziato in corsivo è un brano tratto da "Harry Potter e il Principe Mezzosangue" di J.K. Rowling.
Questi personaggi non mi appartengono, sono di proprietà della suddetta autrice; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

Un grazie speciale a S. meglio conosciuta come Wild Imagination, e A., che mi hanno spronato ad iscrivermi e pubblicare, oltre che leggere e commentare il contenuto. Grazie ragazze <3

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Alethiometer