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Autore: I aint bothered    13/08/2008    1 recensioni
Cari ragazzi, io e la mia amica Laura_Black, stiamo scrivendo un libro. Abbiamo pensato di fare un esperimento, cominciando a pubblicare una parte su questo sito. Vorremmo sapere cosa ne penserebbe un eventuale pubblico. Mi raccomando: siate clementi! XD
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Inizio primo paragrafo

 

 

Siamo in Italia, più precisamente in Sicilia, in una città non molto grande, ma con il suo bel numero d’abitanti. Tra i vari messinesi ce n’è una in particolare che catturerà la nostra attenzione. Il suo nome è Laura Monti, ha 11 anni e sta passeggiando per una delle vie principali della città in compagnia dello zio inglese Arnold. Parlano del più e del meno, siamo ai primi di Agosto e il caldo toglie pure il respiro di gola. I due si accingono ad entrare in una gelateria per rinfrescare un po’ il palato. La giornata trascorre molto velocemente, nonostante il caldo asfissiante.

La sera Laura, tornata a casa saluta i genitori e sale direttamente in camera sua. Distrutta dalla giornata passata fuori a passeggiare, ha intenzione di mettersi a letto prima del solito e di dedicarsi alla lettura di uno dei suoi libri preferiti Magia, che passione!, per portarsi con la mente e la fantasia là dove solo un’adolescente può arrivare.

È un’abitudine che ha preso da un annetto circa, e ogni volta che è stanca o stressata, per rilassarsi, la sera prima di andare a letto, legge, legge, e ancora legge. Una volta ha addirittura letto un libro intero!

Lei leggendo rilassa la mente e così può passare la notte tranquilla, sognando quanto di meglio si può immaginare. Ma nonostante il solito rituale quella notte sarebbe stata…diversa.

Erano le 3 e mezzo del mattino quando nella stanza di Laura si sentì:

   "Siamo arrivati tardi! Lo sapevo!" una voce sconosciuta invade la stanza della ragazza. Anzi due.

   "Che sei tragico! Da come la dici tu sembra che sia troppo tardi perché è morta! Sta solo dormendo, Frank! Vedrai che riusciremo a parlarle!" rispose la seconda voce, con più ottimismo della prima.

Laura, ancora assonnata, si sveglia sentendo queste voci. Si guarda intorno, ma non vede nessuno.

   "Sto solo sognando." disse piano tra sé , ma i due nuovi arrivati l’avevano sentita lo stesso. Mentre si stava risistemando sotto il lenzuolo, per benino, ecco che la seconda voce parlò di nuovo:

   "Ecco! Che ti dicevo? Vedi, si è svegliata! Andiamo!"

   "Si!" confermò la prima che era diventata pimpante, quasi soddisfatta come se avesse vinto una scommessa.

Con la testa ancora appoggiata al cuscino, Laura, vide sul muro di fronte al letto delle ombre enormi che si muovevano, e allora pensò alle voci che aveva sentito e si alzò di scatto restando comunque seduta sul letto.

   "AH!" la prima voce gridò di paura.

E Laura non poté fare a meno di sentire sulla schiena un brivido.

'Di chi sono quelle ombre? E quelle voci? Cosa vogliono da me?'. La sua testa formulò così tante domande in una volta che le venne il mal di testa!

Piano piano, cercando di non fare rumore, si alzò dal letto per vedere chi era venuto a farle visita. Poi guardò l’orologio sul comodino accanto al letto e si rese conto di che ore fossero: erano le 03:48 del mattino!

Ancora più incuriosita dall’orario poco adatto anche per le visite notturne, si diresse verso le due ombre che non  avevano smesso né di muoversi, né di parlare.

   "Carl, ma che fa? Si è riaddormentata?" disse uno dei due.

   "Non lo so Frank. Non credo. Non la sento respirare pesantemente come prima." rispose Carl.

   "E allora… C-Cosa, cosa sta facendo? Non starà mica…"

   "Chi c’è lì? Chi siete?" lo interruppe Laura istintivamente.

Entrambi fecero un balzo. Per primo si ricompose il soggetto chiamato Carl, che sembrava il più saggio. E con grande sorpresa di Laura sbucò da dietro la poltrona un tesserino piccolo piccolo, tutt’altro che spaventoso da come lo presentava la sua stessa ombra.

   "Buonasera signorina," guardò il suo mini-orologio "mi correggo, buongiorno!"

   "Buongiorno" rispose lei per educazione "Chi siete?"

   "Io sono Carl, piacere di conoscerti Laura, lui è Frank…" si presentò lui.

   "Aspetta un momento! Alt! Prima di tutto come fai a sapere chi sono?? E poi non vedo nessuno accanto a te!" riprese accigliata lei. Si stava innervosendo, si sentiva presa in giro. Se era uno scherzo non le stava piacendo affatto!

   "Frank! Razza di idiota! Dove sei?? Che figure che mi fai fare!"

   "Ah! Sì eccomi! Piacere signorina!" e le porse una manina così piccola che lei si sentì un gigante in confronto. Lui poté stringere solo il suo mignolo.

   "Ehi! Carl o come-ti-chiami-tu! Non deviare il discorso! Come fai a sapere il mio nome?" riprese lei poco più rilassata dalla sensazione di tenerezza che le aveva provocato stringere una manina così piccola.

   "Bene. Ci stavo arrivando. Noi siamo qui per parlare con te," iniziò a spiegare Carl.

'Ma dai!' pensò lei lasciandosi scappare un’espressione a mo’ di sfottò.

   "Siamo stati mandati qui da Atena Silis, la maga più famosa d’Europa,"

   "Io direi di tutto il mondo!" aggiunse Frank, interrompendolo.

   "Stai zitto! Non divagare! Stavo dicendo? Ah, si! Siamo stati mandati qui da lei per informarti che è arrivata la tua ora!"

   "Maga? La mia ora? Ma io sto delirando! Non devo più leggere libri del genere! Mi devastano il cervello! Io torno a dormire. Buonanotte cosini." disse lei sospirando.

   "No! Aspetti signorina! Ecco, vedi? L’hai spaventata! Ma che le dici 'é arrivata la tua ora!' sembra che tu la voglia uccidere, anche se dubito che ci riusciresti! Signorina! Aspetti! Aspetti! Ascolti me!" la implorò Frank rivolgendo un’occhiataccia all’amico-collega.

Laura non poté resistere alla richiesta così cortese di quell’esserino e si voltò verso i due.

   "Dici, ti ascolto, parla pure…" lo incoraggiò lei.

   "Grazie! Mi spiego meglio… noi siamo i folletti informatori, e il nostro compito è quello di avvertire i nuovi studenti che è giunto il momento di frequentare ufficialmente la scuola di Magia La Dama del Lago, di cui Atena Silis è la preside." le spiegò lui.

   "Magia? Folletti? Io?? Cosa c’entro IO? Deve esserci un errore! Io non posso c’entrare con la magia! Insomma…sarebbe bellissimo, ma è impossibile che io…" si giustificò lei.
   "Noto con enorme piacere che a differenza degli altri dormienti che ci è toccato avvertire, tu non hai dato problemi nell’accettare l’esistenza di questa cosa meravigliosa, anche se hai detto che non c’entri nulla tu! E invece si, mia cara! Tu c’entri eccome! Tu sei solo per metà dormiente! Vedi tuo zio…" ma qualcosa lo interruppe, la manina di Frank gli si posò sulla bocca, come per volerlo zittire, e a bassa voce iniziò a parlare:

   "Shh! Adesso stai parlando troppo! Se vorrà, sarà lui stesso a dirglielo!" lo rimproverò.

   "Dormienti?? " disse lei con aria sconvolta, non si era accorta di cosa avesse detto il più saggio dei due.

   "Non maghi! I dormienti sono i non maghi!" le spiegò allora Carl.

   "Ah! Ho capito." cominciava a capirci qualcosa "E quindi io sarei non-maga solo per…metà?"

   "Esatto!" confermò Frank entusiasta.

   "E quale membro della mia famiglia sarebbe…?"

   "Ah! No, no! Questo non te lo posso dire!" precisò.

   "Va bene!" si lamentò lei.

   "Comunque è tardi, è stato bello parlare con te! Ma dobbiamo avvisare tre svegli. E già siamo in enorme ritardo."

   "Svegli sono quelli che hanno entrambi i genitori maghi! Vero?"  chiese speranzosa Laura.

   "Si! Giusto! Allora qualcosa la sai!" la punzecchiò Frank, il più vivace dei due.

In effetti leggeva molto a riguardo maghi e magie ed era abbastanza informata.

   "Mi raccomando giorno 15 Settembre nel porto abbandonato della città. Devi aspettare la nave giusta. La riconoscerai, tranquilla! Non passa certo inosservata agli occhi di noi svegli!" concluse Carl dirigendosi alla finestra  dove Laura scorse per la prima volta da quando erano arrivati, una mini-moto.

   "V-Va bene." balbettò lei incredula.

   "Noi non ci saremo, quindi cerca di Charlie." la informò Frank mentre si avvicinava a Carl che già aveva messo in moto il veicolo.

'Charlie, Charlie!' cercò di memorizzare nella sua mente lei a testa bassa, come un promemoria.

Poi alzò lo sguardo e vide che anche l’altro folletto era salito a bordo e si stavano allontanando salutando con le manine, guidava Carl.

   "Mi raccomando, sii puntuale!" le puntualizzò Frank sorridendo.

   "Ci sarò! Senz’altro!" rispose lei, felice.

Poi, guardandoli mentre volavano via, pensò tra sé e sé 'Se è un sogno non svegliatemi!'

                                     

                                              

 

 

 

 

 

 

 

 

Nei pressi di Londra, in una cittadina immersa nel verde, vive una famiglia di svegli. La loro abitazione era collocata nel verde, come del resto tutto il paese. È circondata da alberi e fiori di ogni tipo, tutto di loro appartenenza. La casa è molto grande: 7 piani più l’attico. È una struttura in stile molto particolare, paragonabile allo stile liberty di un tempo. Un po’ il tipico genere di villetta inglese, che rispecchia la casa dei sogni di tutti.

Sono le 06:30 del mattino e tutti dormono, tranne in una stanza due ragazzi che studiano e altri due in un’altra che maneggiano calderoni, come per fare esperimenti.

La madre è al piano terra, in cucina, che prepara la colazione per tutta la famiglia, finché…

   "Sarah! Sveglia! Sono arrivati. Forza, dormigliona! Apri gli occhi!" urlò una voce in casa Hutch.

   "Che c’è Robbie? Chi è arrivato?" rispose lei ancora dormiente strofinandosi gli occhi con le maniche del pigiama.

   "Sono arrivati Frank e Carl." le rispose Max.

   "Frank! Carl! Eccomi! Sono sveglissima!" Sarah si alzò di scatto e si mise sull’attenti vicino la finestra, dove avevano appena posteggiato i due folletti.

   "Buongiorno Sarah! Robbie! Max!" salutò Carl.

   "Buongiorno a tutti." si aggiunse Frank.

   "Ciao! Che notizie ci portate??" chiese impaziente Sarah, conoscendo già la risposta.

   "Oggi qualcuno sarà informato di una cosa molto importante! Sarah… sei pronta?" cominciò Frank.

   "E me lo chiedi ?? Sono prontissima! È da quando siete venuti ad avvisare Robbie che aspetto questo momento!" confessò Sarah diventando rossa in viso. Era una ragazza molto estroversa, ma anche timida, amava molto la sua famiglia, era una gran simpaticona, aveva grinta da vendere e un senso dell’amicizia molto spiccato.

   "Benissimo! Allora mi raccomando, puntuali! Tutti quanti! Sapete dove e quando. In bocca al lupo per il nuovo anno a tutti." raccomandò Carl.

   "Ehi Frank, Carl! Non pensavate mica di andarvene senza salutare?" entrarono due ragazzi, identici!

   "Ma certo che no Johnny! Non oseremmo mai fare una cosa del genere ai gemelli Hutch!" lo prese in giro Frank.

   "Non sfottere moscerino!" lo riprese l’altro gemello.

   "No, Sam! Tranquillo!"

   "Vedo che vi siete motorizzati…"cambiò discorso Johnny, il primo dei gemelli che aveva parlato.

   "Si, la nostra cavalletta era diventata vecchia e non poteva più portarci,così abbiamo deciso di comprarci una moto, per essere pure più alla moda!"spiegò Frank.

   "Wow! È fantastica!" commentò Sam prendendo la moto in mano e girandola per vederla tutta nei dettagli      "è una Harley Davidson dell’86!" esclamò infine lanciandola al fratello.

   "Ehi! Ma è una moto giocattolo!" disse deluso Johnny.

   "Incantata," precisò Frank orgoglioso "dalle mie stesse mani!"

   "Che delusione…"dissero in coro i gemelli.

   "Certo! Cosa vi aspettavate per due folletti piccoli come noi! Una vera?" disse ridendo Carl.

   "Bla! Bla! Bla!" Sam gli fece il verso.

Tutti nella stanza risero di gusto.

   "Vi fermate a fare colazione con noi?" li invitò Max educatamente.

   "Ti ringrazio Max, ma dobbiamo tornare a scuola dalla preside per dirle che abbiamo avvisato tutti." ringraziò Carl mentre saliva a bordo della sua moto.

   "Promettete che un’altra volta rimarrete con noi un po’ di più." li pregò Sarah.

   "Promesso!" esclamarono sorridendo i due folletti all’unisono.

   "Allora vi aspettiamo!" esclamò Sarah ancora eccitata dalla fantastica notizia. Era da cinque anni che aspettava questo suo momento, che la fece sentire più matura.

   
 
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