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Autore: jaryshanny    13/08/2008    2 recensioni
"Secondo te per quale motivo hanno soprannominato una leggenda vivente, un uomo che ha fatto storia per la sua enorme forza: Guerriero di Carta? Pensi che sia stato ucciso da qualcuno più forte di lui?”“No, forse..E’ stato l’amore."
Genere: Romantico, Drammatico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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La Mummia

 

 

 

 

PROLOGO – LA LEGGENDA DEL GUERRIERO DI CARTA

 

 

 

 

“In un’epoca, millenni distante al odierno periodo ed in un luogo oscurato e ormai sommerso da anni sopra un oceano di sabbia, viveva e prosperava un giovane condottiero conosciuto in tutto il suo popolo e perfino nei paesi esteri.

Era di nobili origini: alto, robusto e fiero attraversava le porte della sua città sempre agghindato del proprio onore e della gloria a lui porte dal suo popolo. Fin da infante aveva conosciuto l’ arte del saper maneggiare una spada, trasmessagli dal nobile ceppo a cui apparteneva, ma mai nessuno, neanche il suo onorevole padre, avrebbero mai pensato che un giorno quel bambino così dotato potesse divenire un eroe o chissà un immane nemico.

Nell’epoca in cui io, Amir Kasser, sto scrivendo questa leggenda, l’uomo di cui vi ho parlato è una leggenda, ovunque si ergono statue in suo onore, l’annuale della sua caduta viene celebrato ogni volta con un sacrificio animale in nome della sua forza protettrice che veglia su di noi, in ogni casa nobiliare vi si trovano pitture col suo ritratto o il suo viso intarsiato per sempre su un blocco di gesso o granito. Tutti noi lo vediamo come un’anima protettrice e benevola, che ci cura e si prende cura della nostra città, difendendoci solo col risuonare del suo potente nome, da nemici mille volte più potenti di noi.

Ma non è sempre stato così, negli anni in cui quest’uomo visse la gente lo disprezzava, credeva potesse essere il loro peggior nemico, uno scandalo nella vita tranquilla di quel tempo, una feccia per il mondo dorato di cui faceva parte quella gente. Così che un giorno l’uomo svanì e non rimase che polvere e sabbia ad accogliere il suo repentino cambiamento. Al popolo andava bene così, lui se n’era andato e loro avrebbero trovato un altro eroe da elogiare.

Ma è andata veramente in questo modo, veramente l’uomo dalla potente spada se n’era andato, e se sì, dove, perché?

Quando si crede ad un eroe lo si vede come un immortale, un uomo baciato dagli dei, che non potrà mai perire se non sotto i colpi del suo feroce e potente padre. Per questo molti di noi, del popolo che abita in mezzo alle rovine appartenenti alla città del nostro personale dio, non credono alla sua caduta. Molti di noi continuano a scavare nella sabbia nella speranza di trovare una parte del tessuto del suo vestito o un gioiello a lui appartenuto. Nessuno di loro lo cerca come un corpo fisico, poiché egli è uno spirito, un generoso angelo dalle ali iridescenti che semina pace e prosperità.

Ma allora perché poco dopo la sua morte la città dove aveva trascorso la maggior parte della sua vita, se non sicuramente la parte più gioiosa, era caduta un giorno, sotto le fiamme di un enorme incendio che aveva disintegrato tutto e tutti? E perché solo noi: gli Horus , siamo sopravvissuti a quella catastrofe?

Bè, sicuramente una delle risposte è questa: noi abbiamo il dono di saper parlare con gli spiriti dei defunti. Abbiamo il compito di portare i fantasmi rimasti incatenati in quest’epoca e guidarli verso la ‘luce’ o per meglio dire, l’aldilà.

Ma abbiamo anche la capacità di saper ascoltare le parole e le preghiere degli spiriti sofferenti condannati per l’eternità a vagare per il mondo. Uno di questi appartiene all’eroe del nostro popolo ed è bloccato su questa terra da più di 2000 anni. Soltanto il ritrovamento del suo cadavere e la lettura della formula magica riporteranno in vita il suo corpo.

Badate bene, questo documento è stato scritto appositamente per far conoscere al mondo intero, di questa e di altre ere, la vita reale dell’uomo che ha segnato indelebilmente la storia di questa civiltà. La ‘Leggenda del Guerriero di Carta’…”

 

 

“Bè non continui?”

 

“Mi dispiace ma il racconto finisce qui, è stato scritto migliaia di anni fa, ormai il foglio si è completamente distrutto”

 

“Vuoi dire che abbiamo scavato per due mesi solo per trovare un ridicolo rotolino di papiro contenente un racconto così breve, e per giunta incompleto?”

 

“Esatto, è proprio così!”

 

“Ah!...Io me ne vado a letto. Sono stanco di te, di voi e di tutta questa situazione! Se nemmeno un immortale ci può salvare vuol dire che siamo davvero perduti. E per sempre stavolta!”

 

“Non dovresti dire così, Kawa, se c’è ancora un piccolo spiraglio di speranza lo dobbiamo solo a questo documento, e poi fallo per tua sorella, sta facendo di tutto per non farci pesare questa questione e tu non fai altro che smontare tutti i suoi castelli di sabbia. Sai quanto ci tiene a noi e alla nostra felicità, vediamo di ripagarla nel giusto modo.”

 

 

Kawa si girò verso l’amico che lo aveva accompagnato nel viaggio, suo imminente cognato, e lo squadrò con aria truce. Era difficile per lui mantenere un contegno in quella situazione, figurarsi in un momento come quello dove tutto ciò in cui avevano sperato per mesi era svanito sotto ai loro occhi.

 

Riportò lo sguardo davanti a sé, aldilà del piccolo fuocherello da accampamento, che avevano acceso per la notte, c’era sua sorella Yunee, che con gli occhi nocciola sembrava scavare nel profondo dei colori di quelle fiammelle. Alzò lo sguardo ad incontrare il suo e con un leggero sorriso di complicità, data da anni passati insieme, riportò lo sguardo stanco sulla brace, concentrandosi sui propri pensieri.

 

Accanto a lei, seduta nella medesima posizione, ma con le mani in grembo e gli occhi fissamente puntati verso di lui, stava Fary, con il volto pallido rivolto sfacciatamente verso il suo e gli occhi grigi fiammeggianti d’ira. Con quello sguardo, lo sapeva, voleva invitarlo a contenere le proprie parole davanti a sua sorella, voleva convincerlo a distendersi, ma allo stesso tempo lo minacciava se quel silenzioso patto fosse stato sciolto.

 

Kawa non era così stupido ed annuì alla compagna, mostrandole un sorriso di cortesia. Lei ricambiò e voltò la scura testa ricoperta di riccioli neri verso la luna, come suo solito aveva capito cosa voleva comunicarle.

 

Il ragazzo portò lo sguardo alla sua destra dove gli altri suoi due compagni, dopo un’estenuante lotta per accaparrarsi il posto migliore, si erano arrotolati nelle proprie coperte ed avevano preso sonno quasi immediatamente.

 

Sorrise tra sé, ripensando al motivo della loro venuta in quel posto così desolato, poi, coprendo in pochi passi la strada che lo separava dal suo futuro cognato, Erin, prese la sacca che teneva lì vicino e ne tirò fuori due coperte. Una la posò sulle spalle fragili della sorella  l’altra la usò per sé, e trovato un luogo riscaldato dal fuoco, vicino agli altri due compagni, vi si distese e chiuse gli occhi assonnati, sperando di ritrovare nel sonno la pace che nella realtà non poteva cogliere.

 

 

“Secondo te per quale motivo hanno soprannominato una leggenda vivente, un uomo che ha fatto storia per la sua enorme forza: Guerriero di Carta?”, si sentì sussurrare vicino all’orecchio.

 

Si girò lentamente ed incontrò gli occhi verdi di Robin, il ragazzo che fino a pochi secondi prima stava comodamente acciambellato nella sua coperta fingendo di dormire, che lo fissavano con curiosità.

 

“Può darsi che sia un dettaglio riguardante la sua morte. Forse lo hanno ricoperto di carta di papiro e gli hanno dato fuoco, oppure è arrivata una strega cattiva e lo ha trasformato in un rotolo di carta igienica egizia”. Risero spostando il loro sguardo verso Fary, che intanto si era voltata verso di loro incuriosita dal loro discorso. La ragazza li fulminò con lo sguardo, e con un leggero movimento delle dita della mano destra fece spuntare accanto ai due compagni un piccolo fuocherello che minacciava di incenerire le loro coperte.

 

Subito i due si alzarono sbattendole e inveendo contro le “malefiche streghe di oggi”, scatenando le risa della comitiva.

 

 

Solo Yunee non rideva, presa com’era dalle sue riflessioni non aveva neanche seguito l’avvenimento e alzando di poco lo sguardo, lo fissò sui suoi compagni.

 

 

“Forse il nome che gli hanno dato è una semplice contraddizione”.

 

“Che significa?”.Chiese Kawa sbigottito, non si aspettava che la sorella avrebbe continuato il discorso cominciato qualche minuto prima.

 

“Io credo ch sia una pura e semplice contraddizione. Noi non sappiamo nulla di questo uomo e della morte che ha subito. Ma io credo che questo soprannome affibbiatoli sia uno spiraglio verso la sua storia.”

 

 

In quel momento tutta l’attenzione del gruppo era incatenata alle parole proferite da quella piccola figura che si intravedeva a malapena nascosta nell’oscurità della notte. Anche Uriel, che aveva dormito fino a quel momento, si era risvegliato al sentire la voce della ragazza.

 

 

“Sì, il nome ‘guerriero’ è simbolo di forza e potere, e corrisponde a ciò che abbiamo letto nella pergamena. Ma forse c’è stato qualcosa che ha fatto capitolare tutto questo vigore. O forse qualcuno..”

 

“Pensi che il nostro uomo sia stato ucciso da qualcuno più forte di lui?” Chiese Erin, fissandola con vivacità.

 

“No, forse..E’ stato l’amore.”

 

 

Tutti si guardarono sbigottiti, nessuno riusciva a credere che una leggenda fosse stata soffocata da un debole sentimento. Nessuno riusciva a capire come mai una stella tanto brillante fosse potuta cadere e svanire così nel nulla senza dare più tracce di sé. Ma soprattutto nessuno riusciva a capacitarsi di come quel ragionamento, forse sbagliato, aveva riacceso gli animi di tutti, soprattutto quello di Yunee.

 

 

Nel silenzio generale, Erin si alzò, andò al piccolo tavolino, rinchiuso nella stretta tenda che aveva portato personalmente per riparare le attrezzature e i viveri dalle tempeste di sabbia, e prese il grande libro nero che vi stava appoggiato sopra.

 

 

Si avvicinò agli altri con un sorriso.

 

“Sapete, anche io ho fatto una scoperta importante. Il libro che abbiamo tra le mani è realmente il Libro dei Morti, come avevamo pensato fin dall’inizio, non vi è nessun codice di apertura o trabocchetto. Ma ho notato qualcosa di molto strano, quando prima ho aperto il libro per esaminarlo non vi era scritto niente. Le pagine, fatte interamente di metallo scuro, erano vuote.

Vi so citare solo una vecchia leggenda, si dice che nel vero Libro dei Morti, le parole della resurrezione vengano automaticamente scritte sulle sue pagine, da una forza sovrannaturale, quando si ha di fronte la salma del defunto. Tutto questo perché le parole cambiano da persona a persona, tengono conto delle qualità fisiche e morali del defunto ma anche delle motivazioni per cui si chiede che torni indietro.”

 

“Questa leggenda non l’avevo mai sentita, quindi sei veramente sicuro che sia lui?” Chiese Robin.

 

“Al cento per cento. Sennò non mi sarei arrischiato a dirvelo. Comunque” – diede un’occhiata fugace all’orologio da polso. “Sentite i notiziari di questa sera!”

 

 

Corse verso la tenda e ne tirò fuori una radiolina nera che usavano per rimanere in contatto con il mondo esterno. L’accese e la sintonizzò sulla prima stazione che trasmettesse informazioni utili:

 

 

“Buona sera signori, apriamo il notiziario con i soliti aggiornamenti riportatici dai nostri giornalisti sparsi per tutto il pianeta. Aumenta sempre di più il numero degli invocatori in pellegrinaggio verso la Sancta Terra di Tebe, migliaia di reporter stanno cercando di seguirli in modo da poter tranquillizzare tutta la popolazione globare, riprendendo il loro viaggi e trasmettendoli ininterrottamente sui teleschermi. Molti invocatori hanno già superato i primi due chiostri della prova, che donando il conforto di avere vicino a loro una forza potentissima che li guiderà  insieme ai loro Custodi, nel Pellegrinaggio.

Ma adesso passiamo ad una notizia flash. L’archeologo Deakin ha, da poche ore, riesumato dalle sabbie del deserto egizio un tempio antichissimo risalente a ben 4.000 anni fa. Proprio in questo momento dovrebbe essere con noi in collegamento telefonico.”

 

Si sentì un fruscio e poi il rumore di un telefono che veniva alzato.

 

“Professore è con noi?” Chiese il giornalista.

 

“Sì, eccomi sono qui. E’ un piacere essere lì con voi e rendere partecipi gli spettatori a casa della strabiliante scoperta avvenuta poche ore fa.” Esordì l’archeologo. Il fruscio in sottofondo intanto si era alzato, sembrava che diventasse sempre più violento.

 

Si sentirono i rumori dei passi di Deakin e il fruscio finalmente scomparire.

 

“Credo proprio che lei sia capitato in una bella tempesta di sabbia, professore, vuole rimanere in linea ed aspettare che tutto si calmi prima di parlarci del ritrovamento?”

 

“No, la ringrazio infinitamente. Mi sono già messo al riparo, sa qui ci siamo abituati, non avevo mai visto onde di sabbia così alte, sembra quasi che sia un monito a non avvicinarsi alla vallata.” Esordì Deakin, ridendo della sua battuta.

 

“Sembrerebbe proprio di sì, forse non è stata una buona idea andare fin laggiù anche se per una buona causa!”E anche il giornalista rise.

 

“Bè, diciamo che il lavoro era molto impellente e troppo importante per poter essere cestinato solo per delle stupide tempeste di sabbia.”- continuò l’archeologo. – “E poi si sa che Disaster non è mai stata una cittadina tranquilla, si capisce già dal nome!” Scherzò.

 

 

La radio venne spenta.

 

 

“Disaster? Ma è esattamente dietro al nostro accampamento, disterà sì o no due chilometri!” Esclamò Kawa.

 

“Esattamente ed è per questo che domani andremo a fare un salto agli scavi, questa faccenda mi puzza un po’. E’ difficile credere che un tempio risalente a 4.000 anni fa e poco distante dalla città di origine del nostro guerriero non centri affatto con lui.” Esordì Erin.

 

“Oddio hai ragione! Ma..Come ci organizziamo?” Chiese Uriel.

 

“Semplice gli facciamo un’improvvisata durante una tempesta di sabbia, mentre nessuno sarà al campo per poterci vedere.”

 

“Cosa? Ma stai scherzando spero. Noi non possiamo andare là in quelle condizioni atmosferiche, ci ammazzeremo!”Uriel era diventato un pezzo di pietra.

 

“Niente paura, abbiamo gli elementi dalla nostra parte.” E scambiò uno sguardo d’intesa con Fary.

 

 

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Oddio che faticata!

Alla fine ce l’ho fatta a finire questo primo, piccolo capitolo.

Non so nemmeno da cosa mi è venuta l’ispirazione di scrivere tutto questo, so solo che è nato così dalla mia testa un pomeriggio d’estate mentre stavo gioiosamente spaparanzata sul letto a poltrire.

Questa è una delle pochissime fic serie che ho scritto, ero indecisa se introdurla nella categoria dei Fantasy o dei Drammatici, però ho optato per questa perché mi sembra la più appropriata.

A proposito, i luoghi descritti e citati nel racconto, per buona parte sono frutto della mia mente e per pochi dettagli sono veramente esistenti (Tebe ad esempio e alcune cittadine egizie).

I nomi dei personaggi sono stati inventati da me, come si può ben capire dalla schifezza che è venuta fuori, io nemmeno me li ricordo più! ^_-

Adesso vi saluto e vi lascio con la speranza del post del nuovo capitolo.

….Posso essere un po’ sfacciata?! Me lo lasciate un commentino?(occhi dolci)

Un bacione a tutti quelli che mi seguono e a chi mi ha sempre sostenuta. A presto!

 

  
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