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Autore: DreamerWho    15/06/2014    3 recensioni
Raccolta di one shots/flashfics/etc che parlano dei fatidici sei mesi durante i quali John pensa a cosa fare riguardo a Mary.
Ambientata durante "His Last Vow", non penso sia spoiler oramai...
[John&Mary] [Missing moments] [7 o 8 capitoli in tutto]
Dal primo capitolo:
John sedeva immobile sulla poltrona, in salotto; accanto a lui, su uno dei braccioli, era appoggiato un bicchiere di liquore che non avrebbe bevuto. Fissava dritto davanti a sé da quasi un'ora ed era ormai notte fonda, ma egli non accennava a volersi coricare. Si sarebbe addormentato lì seduto, se mai fosse riuscito a prendere sonno: Mary non l'avrebbe certo chiamato per dirgli di raggiungerla in camera.
Non quella notte.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Mary Morstan
Note: Missing Moments, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Note iniziali:
Salve a tutti, sherlockiani di efp. Questa raccolta mi è venuta in mente in pochissimo e ho scritto la prima parte di getto: ieri sera ho visto per l'ennesima volta His Last Vow e mi stavo commuovendo di nuovo; ho pensato che sei mesi sono davvero tanti, e ho immaginato cosa abbiano dovuto passare sia John che Mary in tutto quel tempo.
Quindi ho deciso di scrivere qualcosa riguardante questo lasso di tempo che nell'episodio viene taciuto, ma che si può capire da come John comincia il suo discorso, il giorno di Natale: "I’ve thought long and hard about what I want to say to you." Ed è ovviamente da questa frase che ho ripreso il titolo della raccolta.
Ora, voi forse penserete che se ne poteva fare a meno di tutto questo, ma vi dirò: in questa sezione del sito non c'è nulla che riguarda John e Mary della terza stagione; quindi, tanto vale dare il buon esempio, no? Perciò eccomi qui; non vi ammorbo oltre con la mia pedanteria e vi lascio alla lettura. Se volete darmi un parere, non tiratevi indietro! :)
DreamerG


1. Qualche ora

John sedeva immobile sulla poltrona, in salotto; accanto a lui, su uno dei braccioli, era appoggiato un bicchiere di liquore che non avrebbe bevuto. Fissava dritto davanti a sé da quasi un'ora ed era ormai notte fonda, ma egli non accennava a volersi coricare. Si sarebbe addormentato lì seduto, se mai fosse riuscito a prendere sonno: Mary non l'avrebbe chiamato per dirgli di raggiungerla, in camera.
Non quella notte.

John, infatti, rifletteva su un evento specifico, accaduto qualche ora prima, ed era arrabbiato, sostanzialmente incazzato nero. Non riusciva ancora a realizzare ciò che era successo. Mary, la sua Mary, sua moglie; lei aveva...

Portò il bicchiere alle labbra, ma si fermò di nuovo. Voleva rimanere lucido, per quanto il suo stato non esattamente tranquillo glielo consentisse.

Perché Mary gli aveva mentito per tutto quel tempo e avrebbe continuato a mentirgli se non fosse successo tutto quel casino; e aveva sparato a Sherlock, lo aveva quasi ucciso.

Perché lui ora non riusciva a rivolgerle la parola e lei non riusciva a guardarlo in faccia.
Perché non era mai stato così arrabbiato e non si era mai sentito così tradito come in quel momento.

Ma.
...ma doveva rimanere lucido e non fare sciocchezze. Se avesse perso la lucidità, se avesse inibito la sua ragione, se avesse dato retta a quella furia cieca che sentiva bollirgli nello stomaco, forse avrebbe fatto qualcosa di cui si sarebbe pentito, una volta tornato in sé.

Farle del male, a lei o alla creatura.
Farsi del male, pur di sfogarsi in qualche modo.
Fare del male a chiunque altro, mentre non era sé stesso.
Tutte cose che non dovevano succedere.
Aveva già spaventato la signora Hudson, a Baker Street, con quello scoppio di rabbia – che, per inciso, era pienamente giustificabile, secondo lui.

Allontanò il bicchiere dal proprio volto: sapeva che, se lo avesse vuotato una volta, essa non sarebbe stata l'unica, quella notte.

Il suo cuore doleva e la sua mente era bloccata, di nuovo, come tanti mesi prima, come se fosse passato un solo secondo. Davanti agli occhi vorticavano sempre le stesse immagini, senza sosta, e il cervello cercava di mettere in ordine i pezzi di quell'assurdo puzzle.
John era il ritratto della disperazione; e disperato trovò una pace fittizia – falsa anche lei! – quando infine giacque addormentato, mentre ancora era seduto sulla poltrona.

Mentre ancora non sapeva cosa fare.

[396 parole]

   
 
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