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Autore: savemetommo    15/06/2014    0 recensioni
Arrivammo sul tetto della scuola, era sera e le luci della città erano illuminate. Era come osservare il villaggio di Babbo Natale da sopra le nuvole, pensai che fosse bello. L'aria fredda che ti fa tremare anche le ossa e il sentirti comunque abbracciato dal sole semplicemente perchè sei su un tetto insieme al tuo ragazzo, era decisamente bello.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Sage sembrava distrutta quando è tornata a casa oggi" dice Eleanor senza voltarsi nella mia direzione mantenendo le mani nel lavello, è più di mezz'ora che lava i piatti e ovviamente c'è qualcosa che non va, mi basta guardarla un attimo per capire che quello che stiamo per affrontare è un argomento serio, ma al momento non ho la forza per fronteggiare mia moglie in una discussione della quale non conosco nemmeno la causa.
Mi siedo cauto senza dire niente, sento che qualsiasi parola che in questo momento sta attraversando la mia mente uscirebbe con il tono sbagliato e arriverebbe alle orecchie di Eleanor velato di sottointesi che io non voglio ci siano. Aspetto che mi dica qualcosa, non è arrabbiata, è come se parlare con nostra figlia avesse riaperto una ferita che era riuscita a chiudere, e ho paura che a suo tempo quello con il coltello in mano ero io.
"Sta bene?" chiedo, a bassa voce.
"Mi ha detto che si è innamorata" risponde, è ancora voltata verso il lavandino ma posso capire, da un piccolissimo sussulto, che sta cercando di trattenere dei singhiozzi. Per un secondo, un minuscolo e pieno di speranze secondo penso di pter tirare un sospiro di sollievo, poi finalmente si volta e tutto si rompe.
Un'improvvisa consapevolezza mi trafigge il petto, e vorrei poter dire che il dolore è causato dal fatto che, a distanza di anni, sto ancora ferendo Eleanor , ma il fatto che tutti e de sappiamo che sarebbe una bugia è forse la peggiore delle realtà.
"Mi ha chiesto delle cose, e io ho dovuto spiegargliene altre".
Faccio per ribattere, non so cosa stavo per dire, ma non importa, perchè la sua mano è già sollevata in aria per imedirmi di aprire bocca, "l'ho rassicurata, le ho detto che noi la supporteremo chiunque sia la persona che ama, e quando mi ha chiesto se ero sicura che anche tu l'avresti fatto le ho raccontato di come suo padre si innamorò del capitano della squadra di football del nostro liceo", e a questo punto posso affermare con sicurezza che il dolore lancinante che mi fa esplodere il petto è proprio il ricordo di quel periodo, degli anni più belli e allo stesso tempo peggiori che io abbia mai vissuto.
E mentre il mio corpo prende coscienza che quella non è più la realtà che sto vivendo, Eleanor riprende a parlare cominciando a riporre i bicchieri, "ho visto una scintilla nei suoi occhi Louis, mentre le parlavo" alzo lo sguardo e la osservo, "per lei molte cose sono andate al loro posto, tutte le storie delle tue avventure da adolescente fedelmente accompagnato sempre dallo stesso amico, la foto di te e Zayn piegata che tieni nel portafoglio", è come se mi fossi schiantato a duecento kilometri orari contro un muro e stessi cercando tutte le parti del mio corpo per poterlo ricostruire, "so che se raddrizzassi quella foto ci sarebbe Harry sulla parte che tieni nascosta, ha capito perchè suo nonno non ci fa mai visita" c'è una parte di me che crede di meritarsele certe parole, tutto quello che Eleanor mi sta dicendo sono solo ricordi che ho egoisticamente cercato di nascondere, come se riviverli in questo modo fosse la punizione che mi spetta, per questo non me ne vado davanti all'ennesima prova che ho fallito. Quindi è giusto così, oggi sto fermo e aspetto che si sfoghi, perchè dopo così tanti anni non sono ancora innamorato di lei quanto lei lo è di me, per questo siamo qui a discutere di un passato che per molti altri si sarebbe cancellato il giorno del matrimonio, perchè la consapevolezza che nessuno riuscirà mai ad eguagliare Harry è appena stata espressa ad alta voce per la prima volta da quando ci siamo messi le fedi al dito, "ha capito anche di essere una delle ragioni più grandi per le quali ci siamo sposati".
"Eleanor io.."
"Gliele devi raccontare tu queste storie Lou" dice ai piedi delle scale con un leggero tremore nella voce, "vai in camera sua e parlale. Noi abbiamo avuto tanto tempo e non l'abbiamo fatto, non rischiare di mandare a rotoli tutto il vostro rapporto." La vedo sparire e vorrei non doverlo fare, dover raccontare a mia figlia che alcuni dei momenti più belli non li ho vissuti con sua madre e che per anni le ho tenuto nasconsta una parte così importante della mia vita mi fa sentire un estraneo in casa mia, come se il psoto che fino ad oggi ho occupato in realtà appartenesse a qualcun'altro.
Prendo un grande respiro e mi alzo, cammino e sento le gambe molli, come se potessi crollare da un secondo all'altro sapendo che non ci sarebbe nessuno a sostenermi.
Arrivo davanti alla porta di Sage e appoggio la mano sulla maniglia, non so neanche come iniziare un discorso del genere, cosa dirle, se sarà lei la prima a parlare, quali domande vorrebbe farmi, se vuole ascoltarmi..
Chiudo gli occhi, inspiro e busso.
"Sage.." esordisco mentre mi chiudo la porta alle spalle, si volta e si mette seduta sul letto, mi rivolge un sorriso gentile e incrocia le gambe, "so che hai parlato con la mamma oggi" le dico mentre mi accomodo accanto a lei.
Annuisce e comincia a torturarsi le mani, sono suo padre e per la prima volta da quando è nata mi sento a disagio anche solo a starle vicino.
"Papà, sei innamorato della mamma?" fra tutte le domande alle quali avevo provato a prepararmi nei minuti che dalla cucina mi separavano dalla sua stanza questa non c'era. La guardo, e lei sembra tranquilla, consapevole di una nuova possibilità e, a differenza mia, non ne è affatto spaventata.
"Certo che lo sono" rispondo, perchè amo Eleanor, ma...
"Ma non quanto amavi Harry" termina la mia frase e io rimango senza parole, stavo per dire che non era sempre stato così, che ho imparato ad amarla lentamente, passo dopo passo. Mi limito ad annuire e a sorridere debolmente.
Immagino quanto possa essere difficile per lei, e all'improvviso mi sento in colpa. Ero preoccupato che il mio passato potesse aprire una ferita anche in mia figlia, ma poi la guardo e capisco quanto in realtà io l'abbia sempre sottovalutata. Una strana sicurezza si fa spazio in me e mi dice che Sage è forte, che può affrontare questa storia e puoi sostenermi mentre gliela racconto. A questo punto mi rendo conto di aver trascurato troppe cose in questi anni, ho dato per scontati i sentimenti di Eleanor senza curarmi di quanto in realtà stesse combattendo, non sono mai stato in grado di ricambiare offrendole ciò che merita, ma, non so quando, so di aver smesso anche solo di provarci.
"Come vi siete conosciuti tu ed Harry?" Sage mi risveglia dai miei pensieri e istintivamente sorrido cominciando a raccontarle della prima settimana del mio terzo anno di liceo.


Io e Zayn eravamo seduti sugli spalti del campo da football, io con il viso rivolto al cielo sfruttando gli ultimi raggi di sole di fine estate e lui a fissare le ragazze che facevano la fila per le selezioni delle cheerleader. Eravamo in pausa pranzo e lui mi aveva trascinato lì perchè convinto di riuscire a fare colpo su quelle del primo anno semplicemente ammiccando. Come dargli torto in realtà, non ricordo neanche una ragazza che abbia negato a Zayn Malik un'uscita, nemmeno io gli avrei detto di no ma figurati se glielo dicevo.
"Ho fame Zayn" mugugnai senza avere alcuna risposta da parte sua, così sbuffai e mi raddrizzai cercando di individuare sul campo cosa – o chi – stava guardando il mio amico. Ci misi poco a spostare la mia attenzione su un altro soggetto, ma anche qui durò solo pochi secondi prima che un pallone da football mi colpisse direttamente sulla testa.
Ricordo di essermi ripreso, non so quanto tempo dopo, accerchiato da qualche persona e l'unico suono che riuscivo a sentire erano le risate di Zayn che si teneva le mani sullo stomaco a causa dello sforzo.
"Stai bene?" mi chiese un ragazzo porgendomi una mano per tirarmi su, la accettai mentre con l'altra mi massaggiavo il punto dove mi sarebbe sicuramente spuntato un bernoccolo e poi, come per magia, capii che la persona grazie alla quale avevo distolto lo sguardo dalle cheerleader era esattamente davanti a me. E sorrideva, quindi sorrisi anche io.
"Si, tutto bene" risposi ricordandomi la sua domanda, mi diede una pacca sulla spalla e tornò sul campo. Lo seguii con lo sguardo fin quando la sua maglia blu non si uniformò al resto della squadra, poi mi voltai per trovare Zayn ad osservarmi con sguardo curioso.
"Sei sicuro di stare bene Lou?" mi domandò assottigliando gli occhi, lo guardai confuso e "nel senso, non gli hai urlato addosso" aggiunse, scrollai le spalle, "dico, non gli hai urlato addosso nemmeno un po', hai la febbre?" chiese mettendomi una mano sulla fronte.
"Ma che mi tocchi, stai lontano" sbraitai spingendogli via il braccio e alzandomi.
"E adesso dove stai andando?" lo sentii chiedermi mentre mi allontanavo.
"A pranzo" risposi alzando una mano in segno di saluto.


"Oh, molto romantico" mi prende in giro Sage ridacchiando, sembra leggera, quasi contenta che io le stia raccontando questa storia. Forse è solo una mia impressione, forse sono io che sono più leggero, come se tenere nascosto Harry, se trattarlo come fosse un segreto fosse peccato e io mi stessi confessando.
"Come si chiama?" lei mi guarda strana, come se non avesse capito di chi sto parlando, e poi si lascia cadere sul letto con le mani dietro la testa.
"Meredith" sospira. Sorrido, "non ridere di me papà" mi rimprovera.
"Non sto affatto ridendo di te Sage, sorrido perchè se vent'anni fa tua nonna fosse entrata nella mia stanza mi avrebbe trovato nelle tue stesse condizioni" lei spalanca gli occhi e si tira su immediatamente.
"Che condizioni? Ma che stai dicendo? Cos'ho?" alzo le mani e rido.
"Stai calma ragazzina, intendevo dire felice e con la testa fra le nuvole" mi tira un cuscino e si stende di nuovo. La osservo e aspetto che mi chieda altro, forse questa chiacchierata farà più bene a me che a lei.
"Quindi è così che ti faceva sentire Harry?" sembra che stia ripensando alla domanda che mi ha apena fatto, non come se se ne fosse pentita, ma più come se stesse cercando di capire se Meredith le fa provare le stesse cose, "è bello, anche il fatto che tu e la mamma l'abbiate presa in questo modo. Credi che se non fosse capitato anche a te l'avresti presa diversamente?" Come avrei reagito? Onestamente non lo so, non credo che avrei impedito a Sage di frequentare chi vuole, ma davvero non saprei. Ora mi sta guardando, e credo abbia capito che l'accettazione è un argomento delicato, se non per me e Eleanor sicuramente per i miei genitori. "E' per questo vero che il nonno non viene mai da noi?" Annuisco e lei mi accarezza un braccio, come se fosse lei la madre che cerca di insegnarmi qualcosa.


Io e Harry stavamo insieme da cinque mesi, ormai ero più che sicuro che quello che provavo non era semplice attrazione fisica e volevo che tutti lo sapessero. Mi dividevo fra la parte di me cresciuta con ideali conservatori, quella che non prevedeva rapporti fuori dal matrimonio e sicuramente non con un altro uomo, e la parte innamorata di Harry, quella che avrebbe voluto non vergognarsi di tenerlo per mano nei corridoi della scuola.
Lui non mi ha mai messo fretta riguardo il dire ai miei genitori della mia omosessualità, ma capivo che tenerlo nasconsto faceva soffrire più lui di quanto ferisse me. Avevo bisogno di fare una prova, di dirlo a qualcuno che ritenevo più comprensivo e vedere come reagiva, così lo dissi a Zayn.
"Amico, penso di averlo scoperto prima di te" mi aveva detto, e sorvolai sulla domanda del come perchè il mio cuore si riempì di gioia e speranza quando nessun commento negativo uscì dalla sua bocca. Ricordo che dopo essere uscito da casa del mio migliore amico corsi a casa di Harry con un'adrenalina che non mi era mai appartenuta. Bussai.
Mi aprii Gemma, sua sorella, e appena mi vide le si allargò un sorriso sul volto che mi gonfiò il petto tanto mi fece sentire bene. Salii le scale e raggiunsi la camera di Harry, lo trovai seduto alla scrivania che dava le spalle alla porta, ripresi fiato e mi avvicinai abbracciandolo. Bastava un contatto, un istante che il mio corpo registrava come elettricità a ricordarmi di essere vivo e così dannatamente innamorato.
"Tutto bene Lou?" mi chiese girandosi e ridacchiando divertito. Espirai profondamente a casua del mio respiro che non aveva ancora ripreso un ritmo regolare e gli sorrisi.
"Molto bene" risposi, e a giudicare da come mi guardò aveva capito che ero pronto, la sua famiglia lo sapeva e ora toccava a me affrontare la mia.
Così Harry mi prese per mano, e senza fretta caminammo per strada, uno accanto all'altra, fino a casa mia.


"Ma il nonno non la prese bene", come negarlo a questo punto, ho omesso la parte della storia dove torniamo a casa di Harry, quella sera tardi, costretti a cercare del ghiaccio per il mio occhio nero e per il taglio sul suo labbro, non ho motivo di compromettere anche il già praticamente inesistente rapporto che mia figlia ha con suo nonno.
"No, infatti" ammetto infine con una tristezza ancora viva dentro di me.
"E quindi cosa avete fatto?"
"Siamo andati al ballo di Natale insieme" rispondo fiero accarezzandole i capelli. Lei mi sorride, si vede che sperava in una risposta del genere. Chissà cosa pensa riguardo alle ultime pagine di questa storia, non ci avevo pensato prima di adesso, ma dovrò raccontarle anche di come è finita. Chiudo gli occhi, mi prendo un secondo. Vorrei poterle chiedere di finire un altro giorno, così da potermi stendere sul letto e fissare il soffitto tutta la notte mentre ripenso a tutto quello che ho fatto in quel periodo, ma non posso, so che se lasciassi a metà questa cosa non sarei più in grado di riprenderla.
"Bello in abito da sera papà, ti ci vedo con un vestito lungo e i capelli raccolti" mi prende in giro scoppiando a ridere, io la faccio cadere dal letto.
"Papà!" urla.
"Le tue battute non fanno ridere Sage, dovevo pur farlo per qualcosa!" mi giustifico alzando la mani.


Ero stranamente felice quella sera, stavo a distanza di sicurezza dalla folla che ondeggiando avrebbe potuto risucchiarmi e, ridacchiando davanti a certe coppie improbabili, sorseggiavo il mio drink giustamente corretto da un coraggioso del primo anno.
"Vieni con me" mi ha sussurrato Harry all'orecchio prima di prendermi per mano, lanciai un ultimo sguardo alla palestra gremita di gente stanca e appoggiai il mio bicchiere su un tavolo prima di essere tirato verso l'uscita.
Stavamo correndo per i corridoi della scuola, era strano vederli deserti, dava un certo senso di pace attraversarli senza dover sgomitare o imprecare contro qualcuno.
Arrivammo davanti ad una porta che avevo visto solo poche volte, ci passavo davanti un venerdì al mese quando andavamo nel laboratorio di chimica, ma comunque non l'avevo mai aperta o mai mi era interessato scoprire dove portasse.
"Ti fidi di me?" mi domandò, e come potrebbe rispondere un ragazzo talmente innamorato da non ricordarsi nemmeno il suo nome se guardato con gli occhi di Harry Styles? Annuendo con un sorriso che parte da un orecchio e arriva all'altro, ovvio. Mi fidavo di Harry, mi fidavo di lui come non mi sono mai fidato nemmeno di Zayn, e
in quell'occasione non me ne pentii.
Arrivammo sul tetto della scuola, era sera e le luci della città erano illuminate, era come osservare il villaggio di Babbo Natale da sopra le nuvole, pensai che fosse bello. L'aria fredda che ti fa tremare anche le ossa e il sentirti comunque abbracciato dal sole semplicemente perchè sei su un tetto insieme al tuo ragazzo, era decisamente bello.
"Harry.." reclamai la sua attenzione, "so che la vista è magnifica ma puoi ven.." prima che finissi la frase, prima che riuscissi ad infilarmi le mani in tasca per scaldarle, persino prima che riaprissi gli occhi Harry era già lì, con le mani sul mio viso e le labbra alla giusta distanza da farmi esplodere il cuore.
E improvvisamente tutto scivolò giù da quell'edificio, scivolò via con le macchine che sfrecciavano sulla strada, tutte le persone che riempivano la palestra, mio padre, il freddo che mi pungeva ogni parte del corpo, niente esisteva più. Guardai Harry dritto negli occhi e mi sentii capito,
quello era bello. Quell'istante in cui ogni fibra del tuo essere capisce di non essere sola, quello è bello.
Baciai Harry o mi baciò lui? Beh, non fa alcuna differenza.


"Dimmi che su quel tetto avete ballato un lento" quasi mi scongiura. Scuoto la testa e rido, nessuno dei due era abbastanza normale da chiedere all'altro di ballare. Sage mi guarda sconvolta, "ma come!"
Passa qualche minuto in cui nessuno dei due dice niente, lei si mangiucchia le unghie in attesa di qualcosa e poi si gira a guardarmi, "sai che tu e la mamma non mi avete mai fatto il discorso sul sesso?" tossicchio e lei ride, "non preoccuparti, ormai non serve più". Spalanco gli occhi e percepisco un infarto in arrivo, cosa dovrebbe voler dire? "Oddio! No papà! Intendevo che ormai anche a scuola ti spiegano il minimo indispensabile, ci hanno fatto mettere un preservativo su una zucchina la settimana scorsa." Io sono sconvolto, mia figlia inorridita ma comunque contenta visto che non riesce a smettere di ridere.
"Sage la prossima volta parla con tua madre di queste cose" la avverto.
"Com'è stata la tua prima volta? Era come te l'aspettavi?" Cambia subito discorso, e dal tono che usa è come se fosse sempre stata questa la domanda principale.
"Non credo siano cose delle quali voglio parlarti"
"Ma mica voglio sapere i dettagli, maniaco!" scoppio a ridere e lei si copre il viso che ci ha messo poco a colorarsi di rosso.
Harry è stata la prima persona con la quale io abbia mai fatto l'amore, prima di conoscere lui sono stato con qualche ragazza, ma era diverso. E' sempre stato diverso. Era la prima volta che andavo a casa sua senza dover salutare anche tutta la sua famiglia, ero emozionato nonostante l'idea che sarebbe potuto succedere non mi avesse mai nemmeno sfiorato. Ero emozionato per il semplice fatto che sarei stato con Harry, che saremmo stati abbracciati sul divano mentre guardavamo un film, scambiandoci baci veloci e accarezzandogli i capelli.
Invece è successo, non c'era ansia o paura, mi sono abbandonato ad Harry come se fosse la mia ancora di salvezza. Non eravamo Harry o Louis, eravamo noi, insieme. Quella notte non ci siamo concessi l'uno all'altro solo fisicamente, gli ho messo in mano cuore e anima, e sapevo di aver ricevuto in cambio le stesse cose quando, con il fiato corto e il battito del suo cuore contro il mio orecchio, mi prese per mano e mi baciò la fronte.


Sage mi guarda, mi studia e se ne sta zitta. Vedo le domande formarsi e sciogliersi nella sua testa, e so quale vorrebbe farmi in questo momento, ma so che non vuole ferirmi e quindi tace.
"Vuoi sapere perchè oggi al mio fianco non c'è Harry giusto?" lei annuisce e le sue guance si colorano di un rosa pallido, quando è passato tutto questo tempo? Sembra ieri che la più grande preoccupazione di questa ragazza era il fatto che, dopo averli tagliati, i capelli delle sue bambole non sarebberi ricresciuti.
"Papà non sei obbligato a parlarmene"
"Tanto vale finirla questa storia no?" sorrido appena.


Io e Harry siamo stati insieme anche per tutto il quarto anno, le cose andavano alla grande, avevamo ovviamente avuto delle liti ma eravamo sempre riusciti a risolverle. L'ultimo anno è difficile, c'è molta più pressione sugli studenti, perchè oltre al normale stress si aggiunge la scelta del college.
Harry non ha mai fatto mistero del suo desiderio di trasferirsi e continuare gli studi intraprendendo legge, ed era stato ammesso, io volevo studiare architettura e aspettavo risposta dall'ufficio ammissioni.
Fare domanda in due college diversi all'inizio non sembrava un problema, nessuno dei due aveva davvero pesato il fatto che il liceo sarebbe finito e che le nostre strade si sarebbero dovute dividere. La più grande lite mai avuta con Harry è avvenuta ad una settimana dalla cerimonia dei diplomi, io non avevo ancora ricevuto la lettera che mi diceva se ero stato ammesso o rifiutato, e lui aveva suggerito che in caso fossi stato scartato mi sarei potuto trasferire con lui. Mi sentii tradito, come se non avesse avuto fiducia nelle mie capacità e mi arrabbiai. Mi pentii di quello che dissi appena la discussione finì, ma ormai era tardi, Harry mi aveva cacciato dalla sua camera e io ero troppo orgoglioso per tornare indietro e scusarmi.
Pensai che andava sempre così, litigavamo, ci scusavamo, facevamo l'amore e tornava tutto come prima. Ma quella volta fu diversa, non ci parlammo per sei giorni e ogni volta che mi alzavo dal letto la mattina mi si aggiungeva un masso sul petto che mi impediva di respirare.
Venerdì mattina mi svegliai con mia sorella che mi sventolava una busta davanti agli occhi, ero troppo agitato per pensare a qualsiasi altra cosa e dopo dieci minuti in cui mi preparavo al peggio, la aprii.
Ero stato ammesso alla facoltà di architettura per un pelo, e non ci pensai due volte quando mi infilai i pantaloni, presi le chiavi dell'auto e raggiunsi casa di Harry.
Ad aprirmi fu sua madre, era sorpresa di vedermi, come se quello fosse l'ultimo posto nel quale si aspettava di incontrarmi. C'era un'atmosfera strana in casa, a vedersi tutto era esattamente come l'ultima volta che uscii da quell'edificio, eppure mi sembrava che anche l'aria fosse cambiata. Non capii ma comunque non me ne andai, vedendo le mie intenzioni mi fece entrare e corsi su per le scale verso la camera di Harry.
Ma Harry non c'era. In realtà nella stanza non mancava solo Harry, mancava ogni cosa. Il letto era fatto, le ante dell'armadio erano aperte e le pareti private di tutte le fotografie che fino ad una settimana prima avevano animato quei muri. Non capivo, non era possibile che stesse succedendo una cosa del genere.
"Cos.."
"Louis.." mi girai e vidi Anne sulla porta, avrei voluto urlare ma il macigno sul mio petto aveva appena triplicato il suo peso e facevo fatica a reggermi in piedi.
Harry era partito quella mattina, aveva deciso di frequentare i corsi estivi della facoltà di legge. Se n'era andato senza dire niente, e in quel momento è come se mi fosse crollata la terra sotto i piedi.
Trattenni il fiato, come se non respirare aiutasse a sentire meno il dolore, ma in quell'istante pensai che anche morire avrebbe fatto meno male.
Non riuscivo nemmeno a trovare le forze per uscire da quella casa e scappare da qualche parte, mi sentivo a pezzi e non sapevo cosa fare.
Il giorno dopo andai a ritirare il mio diploma, l'unica cosa che volevo era chiudere il prima possibile con tutto ciò che mi collegava a quel posto. Avevo ancora la speranza di vederlo lì, pronto a festeggiare insieme a tutti noi la fine della scuola, ma quella sera alla festa lui non c'era. A quella festa conobbi Eleanor.


"Ti manca papà?" mi domandò, un leggero singhiozzo mi lasciò le labbra e vidi Sage asciugarsi una guancia, "Harry dico, ti manca?"
"A volte" mi costringo a rispondere, dirle che Harry mi manca ogni giorno da vent'anni non aiuterebbe, e sopratuttto non cambiarebbe le cose.
" Saudade " dice.
"Prego?"
"Me l'ha insegnata oggi Meredith. "Saudade", deriva dalla cultura lusitana, indica una forma di malinconia, un sentimento simile alla nostalgia. In alcuni casi la saudade è una specie di ricordo nostalgico-affettivo di un bene speciale che è assente, accompagnato da un desiderio di riviverlo o di possederlo. Una dimensione quasi mistica, come accettazione del passato e fede nel futuro." Le accarezzo la guancia mentre da un nome a quello che sto provando, "non esiste traduzione letterale in altre lingue," alza le spalle, "ma wikipedia dice che può essere interpretato come struggimento, tristezza in un ricordo felice."
Harry è struggimento, tristezza e nonostante questo è, e sarà sempre, il mio ricordo più felice.



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