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Autore: PollyFTSissi    15/06/2014    4 recensioni
L’Enterprise era stata progettata per condurre un viaggio di 5 anni, in esplorazione dello spazio. Il capitano James T. Kirk la conduceva con fierezza, amandola come se fosse la sua sposa.
I 5 anni erano ormai quasi giunti al termine, ed il capitano era sempre più malinconico ogni giorno che passava, anche se non voleva darlo a vedere.
[Missing moment tra la fine della missione quinquennale e l'inizio di V'ger/ post- V'ger]
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Spock, Un po' tutti | Coppie: Kirk/Spock
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Premessa iniziale: Questa è la mia ipotesi sul cosa potrebbe essere successo nel periodo tra la fine della missione quinquennale, ed il primo film. Ho visto che qualcuno su tumblr la pensa come me, quindi ho pensato di dedicare una fan fiction a questo “missing moment”. Anche se in realtà svilupperò anche il post ritrovamento di Spock e Kirk.
Spero vi piacerà!
 
L’Enterprise era stata progettata per condurre un viaggio di 5 anni, in esplorazione dello spazio. Il capitano James T. Kirk la conduceva con fierezza, amandola come se fosse la sua sposa.
I 5 anni erano ormai quasi giunti al termine, ed il capitano era sempre più malinconico ogni giorno che passava, anche se non voleva darlo a vedere.
Durante la missione aveva conosciuto delle persone fantastiche, che mai avrebbe potuto dimenticare…
C’era Bones, il suo ironico migliore amico, quasi come un fratello. I suoi fidi amici del ponte di comando, che lo avevano accompagnato nei momenti più duri e stressanti. E come dimenticare Scotty? Sempre pronto a rimettere in funzione la nave, facendola andare ancor meglio di prima.
Ma in particolare, non aveva potuto fare a meno di affezionarsi al suo primo ufficiale scientifico: il signor Spock.
Spock era l’essere più particolare che avesse mai conosciuto, e lui di esseri ne aveva conosciuti, fin troppi per una sola vita. Ma per quanto lui fosse rimasto affascinato dagli abitanti dei pianeti esplorati in quegli anni, non aveva mai conosciuto nessuno come lui.
Era quasi esattamente l’opposto di lui: calmo, controllato, a volte persino freddo e rigido. Mentre altre volte era incredibilmente simile a lui, tanto che riusciva a scorgere la sua parte umana sgomitare per venire allo scoperto.
Col passare degli anni avevano instaurato un rapporto sempre più forte, tanto da non riuscire quasi a stare separati.
All’inizio era facile scendere in perlustrazione con Spock, senza problemi, ma col passare del tempo il capitano aveva iniziato ad essere sempre più preoccupato per la sua vita, tanto da inventarsi le scuse più strane per farlo restare a bordo.
Insomma, col tempo capì di essersene innamorato. Ovviamente anche Bones diede il suo contributo a farglielo capire e, quando Kirk gli disse di averlo finalmente compreso anche lui, il nostro dottore esclamò «Dannazione Jim! Era ora!»
Il suo amore traspariva da ogni piccolo gesto, da ogni piccola parola, ma Spock sembrava proprio non capire.
 
* * * * * *
 
Quando Jim ordinò a Sulu di invertire la rotta, sentì una stretta al cuore, come se qualcuno stesse tentando di strapparglielo dal petto.
Restò seduto sulla poltrona al centro del ponte di comando, con aria malinconica.
L’ora della fine del loro turno arrivò fin troppo presto, tanto che il capitano non se ne accorse, immerso com’era nei suoi pensieri.
Spock gli si avvicinò «Sto per ritirarmi nei miei alloggi. Buonanotte, capitano»
Kirk quasi sobbalzò per essere stato improvvisamente catapultato fuori dai suoi pensieri. Alzò lo sguardo e lo guardò negli occhi «Buonanotte signor Spock»
Il primo ufficiale lasciò il ponte di comando, e Jim lo seguì con lo sguardo, finché non uscì dal suo campo visivo. La stanza era quasi vuota, occupata solo dal capitano ed il suo medico.
«Quando hai intenzione di dirglielo, esattamente?» disse McCoy.
Il biondo si girò verso di lui, alzando un sopracciglio «Di grazia, quando avrei parlato di una dichiarazione?»
«Chi sei tu? E cosa ne hai fatto del capitano Kirk?»
«Spock non è una ragazzina ingenua, a cui basta regalare un mazzo di fiori. Lui è… Lui è diverso…»
«Se per diverso intendi intrattabile, sono d’accordo con te»
«Smettila…» disse Jim, sorridendo appena.
«Insomma, non ti ho mai visto gettare la spugna prima d’ora! Vuoi cominciare proprio adesso?»
«Se potessi non credi che mi sarei già dichiarato? Insomma, io non so nemmeno se effettivamente esistano casi di omosessualità su Vulcano!»
«Hm… Secondo me anche mr. Vulcano ha un debole per te…»
«Come fai a dirlo?»
«Beh, sei l’unico che non guarda con espressione di disgusto, è già un inizio!»
Risero entrambi.
«Beh… Comunque non posso costringerti se non vuoi… Ma almeno ti ho esposto la mia opinione» continuò Bones.
«Grazie Leonard… Ma credo che adesso mi ritirerò anch’io. Buonanotte»
«Buonanotte Jim»
Il capitano si gettò sul suo letto, subito dopo essere entrato nella stanza.
Restò sveglio per almeno un paio d’ore, pensando alla cosa giusta da fare. Avrebbe dovuto davvero dichiararsi, come suggerito da Bones? O semplicemente lasciar perdere?
Si addormentò cullato dai suoi dubbi, ancora indeciso sul da farsi.
                                                    
* * * * * * *
 
Dopo diverse ore Kirk si svegliò, giusto in tempo per incominciare il suo turno.
Si vestì in fretta, percorrendo i corridoi fino ad arrivare all’ascensore.
Quando le porte si aprirono, vide che c’era Spock al suo interno. Entrò e gli si affiancò, mentre le domande della sera prima riaffioravano pian piano.
«Buongiorno capitano»
«Buongiorno Spock…» rispose, tenendo lo sguardo basso «Uhm… Vorrei parlarti di una cosa che volevo dirti da un po’ di tempo, e visto che tra poco torneremo sulla terra, è la mia ultima occasione di parlartene…»
«Di cosa si tratta?» chiese Spock.
«Vedi Spock, io…»
Le porte si aprirono, rivelando uno Scotty trafelato «Stavo cercando proprio lei signor Spock! Per favore, mi segua!»
«Certo signor Scott… Mi scusi capitano, me ne parlerà più tardi»
Jim rimase a guardarlo allontanarsi. Forse non era proprio destino.
Finalmente giunse sul ponte di comando; la giornata era appena cominciata, eppure lui era già sfinito…
Si sedette, massaggiandosi le tempie, per riordinare un po’ i suoi pensieri.
Spock ritornò sul ponte circa una mezzora dopo, però senza Scotty a suo seguito.
«Ha risolto il problema del signor Scott?»
«Certo, un banale errore di calcolo»
«Bene, allora può tornare alla sua postazione»
Con un cenno della testa, il vulcaniano, si congedò dal suo fianco e si avvicinò alla sua solita postazione.
Più o meno a metà del turno, tutti andavano a mangiare i pasti consigliati dal medico di bordo, amorevolmente preparati dall’infermiera Chapel.
Spock non era solito mangiare assieme a loro, visto che mangiava molto poco rispetto ai suoi compagni di viaggio.
«Spock, ora che siamo soli, posso finire quel discorso che Scott ha precentemente interrotto?»
«Certamente. È qualcosa di grave?»
«No Spock… O almeno lo spero» disse ridacchiando appena «Vedi, è da un po’ di tempo che io credo… O meglio…»
Non riuscì a finire, perché Uhura li interruppe, entrando sul ponte di comando.
«Il dottor McCoy la prega di venire a mangiare, capitano… Ha detto che se salta di nuovo il pranzo, sarà costretto a nutrirla per via endovenosa…»
Jim sbuffò, rivolgendo uno sguardo malinconico al suo primo ufficiale «Ne riparleremo appena possibile…»
Prima Bones gli consigliava di dichiararsi, poi lo interrompeva proprio nel bel mezzo del discorso…
                                            
* * * * * * * * * * *

Mancavano pochi minuti alla fine del loro turno lavorativo, e tutti si stavano affrettando a terminare le loro mansioni, per poi andarsene il prima possibile.
Bones entrò, guardandosi attorno per qualche secondo «Capitano, signor Spock, venite in infermeria… Dovete fare un paio di controlli di routine, non ci vorrà molto»
I due interpellati si alzarono, seguendo McCoy fino in infermeria.
«Bene…» iniziò il medico «Io torno subito, ho dimenticato dell’attrezzatura…»
Prima di uscire guardò Jim, con sguardo eloquente; poi ammiccò e sparì in corridoio, chiudendo la porta.
Naturalmente voleva dargli la possibilità di parlare a Spock cuore a cuore. Era più nervoso delle altre volte, poiché sapeva che quella volta non avrebbe avuto scampo, nessuno li avrebbe disturbati.
«Intanto che il dottore è via, possiamo finire la nostra discussione?» chiese Kirk.
«La ascolto»
Il capitano gli si avvicinò, riducendo notevolmente la distanza tra loro.
«Spock… In realtà è diverso tempo che te ne volevo parlare, avrei dovuto dirtelo tempo fa… Col passare del tempo abbiamo legato sempre di più, ormai sono anni che ci conosciamo, ma io…» si bloccò, troppo nervoso per continuare.
Spock lo guardò interrogativo, senza proferir parola. Jim era sempre stato bravo con le parole, ma ancor di più con i fatti. Gli si avvicinò, annullando qualsiasi barriera tra loro… Avvicinò il viso al suo, guardandolo per un breve momento negli occhi, e lo baciò, premendo dolcemente le labbra sulle sue.
Il vulcaniano in un primo momento restò immobile, troppo sorpreso per reagire, ma poi sembrò quasi ricambiare, chiudendo gli occhi e sospingendo il viso in avanti.
Il capitano si allontanò poco dopo, senza fiato «Io… Io sono innamorato di te, credo di esserlo sempre stato, e quando me ne sono accorto ci ero già dentro fino al collo…»
L’altro lo guardò a lungo, con il fiato corto ed i lineamenti sconvolti. Erano troppe troppe emozioni per lui, che gli erano scoppiate dentro come un petardo, e per quanto cercasse di reprimerle, non facevano altro che spingere più forte, fino ad attanagliarli il cuore come in una morsa. Indietreggiò di qualche passo, senza mai distogliere lo sguardo da quello di Kirk.
«No…» sussurrò «Capitano, io non…» abbassò lo sguardo, senza finire la frase.
«Chiedo il permesso di congedarmi, capitano» riprese poco dopo.
«… Permesso accordato»
Spock si allontanò in fretta dall’infermeria, correndo nella sua stanza. Aveva bisogno di restare solo per un po’.
Si sdraiò sul letto, cercando di meditare e ritrovare la lucidità mentale.
Non aveva una reazione emotiva così violenta da quando non era che un bambino, incapace di gestire le sue emozioni.
Si toccò le labbra con la punta delle dita, per poi allontanarle subito, come se si fosse ustionato. Non aveva mai baciato nessuno, non così.
Intanto Jim era rimasto lì, immobile, a fissare la porta da cui il vulcaniano era appena uscito.
Che stupido…
Avrebbe dovuto immaginarlo, no? Come potrebbe un vulcaniano, ricambiare un semplice ed ordinario umano?
Bones entrò poco dopo, felice come una Pasqua «Allora com’è andata, Romeo dei poveri?»
Kirk gli rivolse un sorriso straziato dalla tristezza «Proprio come nelle mie peggiori paure. È praticamente corso via, forse troppo disgustato dalle mie insulse ed inutili emozioni umane…»
«Jim…» sussurrò Leonard «Mi dispiace tantissimo, io… Io pensavo che sarebbe andata meglio, io-»
«Per favore Bones… Non aggiungere altro… Va bene così, ho tentato ed ho fallito, chiudiamola qui…» lo interruppe il biondo.
McCoy restò in silenzio, limitandosi ad accarezzargli amichevolmente una spalla.
Il capitano uscì dall’infermeria, raggiungendo la sua stanza, cercando inutilmente di dissimulare le sue emozioni. Si gettò a peso morto sul letto, guardando insistentemente il soffitto, come se lì si celassero le risposte alle sue domande.
Non riusciva a smettere di pensare al modo in cui Spock lo aveva guardato…
Un’unica, traditrice lacrima, gli segnò la guancia, prima di cadere tra le braccia di Morfeo, troppo stanco per continuare a soffrire.
I giorni che seguirono furono un vero inferno, Spock non si sognava nemmeno di parlargli, se non per affari di lavoro.
Quando tornarono sulla terra, ognuno se ne andò per la sua strada: Spock se ne tornò su Vulcano e Jim cercò di dimenticarlo ad ogni costo.
Alcuni dicevano che Spock era impegnato a conseguire il Kolinahr, ovvero la completa purificazione dalle emozioni.
Certo, per dimenticare quella brutta esperienza, pensava il capitano.
                                                  
* * * * * * * *
 
Diversi anni passarono, prima che il capitano riuscisse a riottenere il comando dell’Enterprise. Ma questo già lo sappiamo.
Aveva tentato di dimenticare in tutti i modi quella sera, quel bacio, e soprattutto tutti i ricordi legati a Spock. In certi momenti gli sembrava di esserci finalmente riuscito, ma puntualmente qualcosa glielo ricordava e lui ricadeva nello sconforto. Ovviamente questa era una sua lotta interiore, con gli altri continuava ad essere forte, esuberante, nascondendo tutto quanto.
Concentrò tutte le sue forze sul riottenere la sua nave, perché ormai era l’unico grande amore che gli rimaneva, e per cui ancora poteva lottare.
Una volta riavuto il comando, si sentì meglio, decisamente meglio.
Ma come poteva immaginare che avrebbe nuovamente incontrato l’uomo per cui aveva sofferto tutto quel tempo?
Quando lo vide di nuovo sul ponte di comando, le emozioni lo travolsero di nuovo, facendogli ricordare le mille volte in cui lo aveva visto esattamente lì, in quel punto, e la felicità che lo invadeva tutte le volte.
«Spock!» esclamò, scattando in piedi.
Era come lo ricordava, anzi, forse anche più bello.
Lo guardò incantato, senza riuscire a togliergli gli occhi di dosso.
«Spock…» ripetè, questa volta sussurrando.
Rimase con la bocca spalancata e gli occhi sgranati e lucidi per l’emozione.
Ma Spock era rimasto freddo, in realtà lo era ancora di più del solito.
Ah sì, giusto, il Kolinahr.
Eppure non riusciva a togliergli gli occhi di dosso, e per quello si maledisse infinitamente.
                                                 
* * * * * * * *

Era solo con Spock, nel suo alloggio, e da diversi minuti regnava il silenzio. Fino a poco tempo prima erano assieme a Bones, che però era corso in infermeria per un’emergenza.
«Sono passati diversi anni, non è vero Spock?» disse il capitano, cercando di rompere il silenzio.
«Ma lei non è cambiato per nulla, capitano»
«Da quando mi dai del ‘lei’ quando siamo soli?»
Il vulcaniano abbassò lo sguardo. Conoscevano entrambi la risposta.
«Alla fine sei riuscito a conseguire il… Kolinahr?»
«Temo di no»
«Perché mai? Contenere le emozioni è sempre stata la tua specialità»
«Se ho deciso di conseguirlo, è perché volevo definitivamente mettere a tacere un’emozione troppo grande per me»
«Non devi per forza fare il vago, so di cosa stai parlando!»
«Non credo, capitano»
Kirk rimase interdetto, guardandolo stupito «E cosa sennò? Non sei per caso fuggito via quella famosa sera?»
«Affermativo. Ma non era un’emozione legata a quella sera, poiché aveva cominciato ad infastidirmi molto tempo prima. Quella sera non ha fatto che crescere»
Il capitano rise «Ah capisco, il disgusto verso il genere umano?»
«No capitano, oserei dire il contrario…»
Jim lo fissò per alcuni secondi, spaesato «Non credo di capire» concluse il biondo.
«Era l’affetto, l’amicizia… L’amore, per un essere umano in particolare. Il mio migliore amico, l’unico che io abbia mai avuto, nonché mio stimatissimo capitano»
Kirk rimase con il fiato mozzato ed il cuore che non ne voleva sapere di smettere di battere come un tamburo.
«… L’unico che, mentre tutti gli altri cercavano di tirare fuori la mia parte umana, penalizzando quella vulcaniana, accettava entrambe le facce della medaglia, senza permettere mai di far pesare su di me la mia diversità… Anzi, elogiandola in mille modi…» Spock lo guardò negli occhi «Quella sera sono scappato via perché ero in preda a delle emozioni che non riuscivo a controllare. Meditando, mi sono reso conto che non avrei potuto far altro se non portarti mille problemi. Per questo poi ho deciso di tornare su Vulcano…»
«Io…» cominciò il capitano «Insomma, perché non me l’hai detto?»
«Uhm… Ti ho sempre visto in compagnia di belle donne, mi sarei sentito incredibilmente fuori luogo… E poi, era un sentimento troppo al di sopra di me…»
«Quelli… Quelli erano solo i miei ridicoli tentativi di innamorarmi di qualcun altro, o almeno di riuscire a non pensare a te» quindi, restò in silenzio alcuni secondi «…Alla fine non hai conseguito davvero il Kolinahr?»
Spock annuì «C’ero quasi… Ma poi ho sentito la tua vicinanza, ti ho percepito di nuovo… E allora ho capito di non essere pronto, di non esserlo mai stato, perché mi è bastato averti vicino, per dimenticare tutti gli insegnamenti appresi durante tutti questi anni…»
Il capitano era così attonito che non riusciva a ribattere, in realtà gli riusciva persino difficile respirare… Però poi si ricordò che era bravo con le parole, ma ancor meglio con i fatti.
Si avvicinò a lui, mantenendo gli occhi dentro i suoi.
Lo baciò, esattamente come aveva fatto anni prima, eppure fu come essere catapultato indietro nel tempo… Le gambe gli temavano come la prima volta ed il cuore stava per esplodergli in petto.
Entrambi udirono il fastidiosissimo rumore della porta, e si separarono di scatto, girandosi verso l’uomo appena entrato in stanza.
«… Avevo o non avevo ragione?!» esclamò Bones, con un gran sorriso «Però diamine, ce ne avete messo di tempo!»
«Sì, ma… Non dire niente agli altri, ci penserò io»
«Jim caro, non andrò sicuramente a raccontare qualcosa che già sanno!»
Il vulcaniano lo guardò di traverso «Per quale motivo dovrebbero già saperlo?»
«Andiamo! Metà di questa nave accettava scommesse sul giorno in cui finalmente vi sareste messi assieme!»
Kirk restò in silenzio, per poi scoppiare in una fragorosa risata.
Dopo anni e anni passati a pentirsi di un episodio avvenuto anni prima, si ritrovò a ringraziare silenziosamente Bones, perché aveva appena ritrovato la sua serenità.
Aveva ritrovato il suo Spock.
 
Note dell’autrice: Bene, vi avevo preannunciato un fanfiction del genere, ed eccola qui! Non so voi, ma io mi immagino Spock innamorato di Jim perché è l’unico che effettivamente lo accetta per quel che è, non ha mai cercato di cambiarlo e mai lo farà. Lui accetta sia la sua parte vulcaniana che quella umana, perché è innamorato di entrambe nel loro insieme.
Insomma, spero vi sia piaciuta, per qualsiasi appunto, sarò felice di ascoltarvi, come sempre!
Grazie per aver letto, dedico il capitolo alla mia Polly <3
   
 
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