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Autore: Black_Oblivion    16/06/2014    3 recensioni
Che cosa succederebbe se Balinor non morisse? Merlin non diventerà Signore dei Draghi fino alla morte del padre. Così facendo Camelot sarebbe salvata da Balinor... E forse, la magia potrà avere un posto, seppur minuscolo, in quel regno?
E se Uther, per ringraziare Balinor, lo rendesse un nobile assieme al figlio e alla compagna?
What if? Inizia dall'episodio 2X13
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E' la prima storia che scrivo su questo fandom, spero che vi piaccia.
Se vi ho incuriosito, entrate e recensite. ^^
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Hunith, Merlino, Principe Artù, Un po' tutti, Uther | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione, Più stagioni
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PADRE E FIGLIO


POV MERLIN

Arthur era tornato dalla sua chiacchierata con mio padre.

-Cos’ha detto?- gli chiesi non appena si fu avvicinato abbastanza

-Cambierà idea- rispose lui, mentre lo fissavo

-L’ha detto lui?-

-Dagli… solo un momento.-

Mi voltai e vidi mio padre avvicinarsi con la solita espressione severa.

Quando ci raggiunse, restammo in silenzio, lui squadrò prima Arthur e poi me, e i nostri occhi s’incontrarono di nuovo, creando una stupenda magia: padre e figlio finalmente si erano ritrovati.

Sperai con tutto me stesso che accettasse, che le parole di Arthur avessero fatto breccia nel suo cuore indurito dagli anni, ma…

-Addio allora- disse proseguendo per la sua strada e ritornando alla caverna

Mi resi conto che mi ero illuso in modo tanto patetico che anche Arthur avrebbe potuto darmi dell’idiota.

Faceva male, ma dovevo fingere di non conoscerlo.

Volsi lo sguardo verso Arthur che ancora fissava il punto dove appena un paio di secondi prima c’era Balinor.

Si voltò improvvisamente e disse:-E’ la tua decisione?-

E lui semplicemente rispose:-Non aiuterò mai Uther.-

Mi sentii tradito… avrebbe dato tutti gli abitanti di Camelot in pasto a Kilgharrah… anche me e Gaius.

-E allora Camelot è condannata?-

-E così sia.- affermò Balinor, era quello il suo nome, non più “padre”

-Non hai una coscienza?- ribadì Arthur

Stupido asino! Non vedi che ormai ha deciso… torniamocene a Camelot. Avrei usato ogni briciolo della mia magia per salvare Camelot, a costo di morire.

-Dovreste rivolgere questa domanda a vostro padre- disse non cambiando espressione lui

Non ce la feci più e sbottai:-Ma tu non sei migliore di lui-

Ci guardò e poi continuò il suo cammino.

-Non sprecare il tuo tempo Merlin- mi riprese Arthur, voltando le spalle alla caverna e andandosene

Mi alzai dalla pietra, dove ero seduto, e per un istante pensai di raggiungere Arthur… senza rivelare o dire niente a Balinor.

Ma per fortuna, mi voltai e dissi:-Gaius ha parlato della bontà dei Signori dei Draghi… forse si sbagliava-

Quelle parole ebbero l’effetto desiderato. Balinor si voltò e tornò a guardarmi negli occhi, una nuova luce… come se fosse smarrito

-Gaius?- chiese, non credendo alle sue orecchie, dopotutto era stato via per molto tempo

Risposi di sì.

Lui annui, come per convincersi che era ancora vivo.

-Un brav’uomo.-

-Già.- aggiunsi alle sue parole

Lo guardai con il dolore negli occhi, non saprei dire se lo avesse visto, ma sperare non fa sempre male.

-Speravo tu fossi come lui.-

Era vero. L’unica figura paterna che avevo mai avuto in tutta la vita era Gaius e quella di un uomo che giocava con me quando ero piccolo, morto verso il mio undicesimo compleanno di una malattia incurabile.

Arthur mi richiamò a gran voce, ma non lo ascoltai

Tornai a guardare l’uomo che avevo di fronte

-I-io vorrei…-

Arthur m’interruppe di nuovo. Quando mai starà zitto, quel cretino di un asino reale!

Ci squadrammo a vicenda, con le lacrime che tentavano di scendere fino alle guance e i suoi occhi pieni di rammarico

-Beh, è tutto inutile-

Gli voltai le spalle e me ne andai.

Avevo trovato mio padre da poco, e già l’avevo lasciato indietro. Non aveva accettato, e non avrebbe mai capito che ero suo figlio, quando ce ne eravamo andati da quella caverna un dolore acuto  prese possesso del mio cuore.  Non mi voltai, né mi fermai, raggiunsi Arthur e cavalcammo insieme fino ad una piccola radura nel bosco del regno di Cenred, dove restammo per passare la notte.

Scesi da cavallo, iniziai a sistemare tutto l’occorrente per la cena, in silenzio, come da copione per quelle giornate i cui avevo sperato in un abbraccio da mio padre, per poi essere rimasto con un pugno di mosche.

-Pensavo che il tuo silenzio fosse piacevole, ma lo trovo ugualmente irritante.-

Stupido asino!

-Sei proprio un enigma- aggiunse

Alla fin fine gli stavo a cuore.

-Un enigma?- chiesi senza voltarmi a guardarlo

-Sì- rispose l’idiota –Ma devo dire che mi piace-

-Davvero?- domandai con un leggero sorriso sghembo si fece largo sul mio volto

-Ho capito che non sei così stupido come sembri- mi spintonò con un bastone, o almeno dalla punta sembra quello.
Ricaddi un po’ in avanti e roteai gli occhi.

Idiota.

-Sì, per me è lo stesso.- dissi, per poi guardarlo in faccia e aggiungere: –Ho capito che non siete così arrogante come sembrate-

-Pensi ancora che io sia arrogante- mi domandò

No, non lo pensavo. Ma non lo avrei mai detto ad alta voce. Dopotutto era cambiato molto dal nostro primo incontro, soprattutto in carattere, era diventa il giusto principe e il futuro re che un giorno ogni cittadino avrebbe amato.
-No, direi più… sprezzante, ecco.-

Lo vidi voltarsi verso di me e rivolgermi uno sguardo carico di sgomento

-Che parolone, Merlino!- esclamò

Feci un sorrisetto compiaciuto e tornai al mio lavoro

-Lo sai che significa?- continuò lui

-Condiscendente.-

-Molto bene- si congratulò Arthur

-Paternalistico.-

-Non è esatto- mi corresse lui

-Nel senso che siete anche questo- spiegai io

-Anche cosa?-

-Prepotente… -

Mi fece verso di stare zitto, ma continuai, scuotendo la testa:-Molto prepotente.-

-Merlin!- mi ribeccò di nuovo lui

Lo guardai sorpreso:- Avete voluto che parlassi!-

Un sonoro crack mi fece volgere lo sguardo verso la boscaglia, dove già Arthur si era avvicinato.

Recuperai una spada e seguii il principe.

Un altro crack.

Mi voltai e come apparso dal nulla, Balinor, anzi no, mio padre disse con un sorriso in volto:-Attento ragazzo. Pensavo che vi servisse aiuto.-

Lo guardammo con delle facce, che probabilmente avrebbero fatto morire dal ridere un mucchio di persone.

-Questo è un luogo pericoloso.- soggiunse

-Hai deciso di venire a Camelot con noi?-

Sperai in un sì. Lo desideravo ardentemente.

Mio padre squadrò un attimo Arthur e poi lo ignorò completamente rivolgendosi direttamente a me.

-Hai ragione, Merlin.-  disse

Arthur mi guardò ed io lo guardai di rimando. Parve stupido dalle parole di mio padre

-Alcune persone a Camelot hanno rischiato la vita per me… con loro ho un debito che va ripagato.- finì lui

-Se riuscirai ad uccidere il drago sarai ricompensato bene.- rispose Arthur

Fece una specie di sorrisetto.

-Per ora non cerco ricompense… forse un giorno, ne chiederò una.-

-Bene!- esclamò Arthur per poi piantare la spada che aveva avuto in mano, fino a quel momento e continuare:-Mangiamo?!- se ne tornò al nostro piccolo spiazzo.

Guardi un secondo quell’uomo che avevo di fronte e annuii, era mio padre.

 
***


Mio padre ed io andammo a raccogliere la legna, per la cena.

I legnetti al contatto erano umidi, non saremmo riusciti ad accendere un fuoco con quei cosi.

-Questa legna è bagnata.- esclamai

La voce di mio padre mi raggiunse:-Tranquillo, troveremo un modo per accenderla-

Lo guardai sospettoso, non vorrà mica usare la magia, spero!

Mi fissò e dopo poco smisi di raccogliere la legna e mi alzai.

-Quando hai guarito Arthur hai pronunciato delle parole- dissi

-Un’antica preghiera- rispose

-Pensavo che si trattasse di altro.-

-L’Antica Religione può aiutarci in molte cose.-

-L’Antica Religione? Ti è stata insegnata?- domandai incuriosito dalla piega della conversazione.

-No, non si può imparare… o fa parte di te, oppure no.- sospirò e continuò:- Mio padre l’aveva in sé, e suo padre prima di lui.-

Un minuscolo sospetto si fece largo nel mio cuore.

-Erano Signori dei Draghi?-

Lui mosse la testa come ad annuire, ma disse:-Ci servirà della sterpaglia.-

Ero anch’io un Signore dei Draghi, poiché ero suo figlio?

-Hai accennato…- sbottai, per poi calmare il tono:- Hai parlato di Eldor… ti sei rifugiato da una donna.-

-Fu molto tempo fa.-

Tentò di andarsene, ma lo fermai:-Io sono cresciuto là.-

-A Eldor?-

-Sì.- lo guardai e continuai:-Conosco la donna.-

-Hunith?-

Io annuii soltanto

-E’ ancora viva?-

Annuii di nuovo e risposi:-Sì… è mia madre.-

Gli occhi mi s’inumidirono un po’

Vidi i suoi occhi così diversi dai miei… di un marrone scuro ma dolce… una delusione… o del rimpianto… e dolore…

-Si è sposata… bene-

Ecco cosa lo spaventava…

-No, non si è sposata…- lo vidi voltarsi con sgomento, e scoccai le parole, come la freccia che erano:-Sono tuo figlio.-
Quasi non riuscivo a trattenere le lacrime.

Mi guardò con un nuovo sguardò… come per verificare le mie parole… il suo volto sempre imperscrutabile.

-Non so che vuol dire avere un figlio…- ammise tristemente

Sorrisi e dissi:-E io un padre.-

Un rumore di passi ci distrasse… era Arthur! Perché deve sempre interrompere i momenti più belli!!
Una nuova emozione si fece largo nel mio cuore… panico.

-Non devi dirlo ad Arthur.-

Non mi vergognavo di mio padre… avevo paura per lui… e preferivo avere la mia testa attaccata al corpo.

Lui sembrò capire e si avvicinò… niente abbracci, solo l'accettazione.

Mi consegnò il fascio di legna e dopo se ne andò.


 
***
 

La notte era scesa in fretta e dopo cena mio padre si mise ad intagliare il legno.

Seguivo ogni movenza come un bambino ammira il padre al lavoro, non avevo mai avuto un padre… per cui, il mio comportamento giustificava tutto.

-Perché non sei mai tornato?- gli domandai dopo un po’

-Non volevo che Hunith corresse pericoli.- rispose

-Perché?-

Non capivo, il perché. Eldor era fuori dal regno di Uther… ma come aveva detto nella caverna, egli non aveva abbandonato la sua caccia a mio padre.

-Perché Uther mi voleva morto… Se mi avesse trovato, mi avrebbe ucciso, e anche tua madre. Volevo che fosse al sicuro-

-Potevamo venire con te- suggerii

-E che vita avreste potuto avere qui?-

-Saremmo stati… insieme-

Pareva che con quelle parole potessi spiegare la ragione di tutte le cose…

-Se salveremo Camelot… vorrei tornare con te ad Eldor.-

Sorrise, scuotendo la testa:-Hunith non mi riconoscerà… la rivedo in te-

-Sì?-

-Hai la sua gentilezza.-

Un’altra domanda mi sorse

-Come si diventa Signore dei Draghi?-

Mi guardò compiaciuto:-Non si diventa Signore dei Draghi… e non possono insegnartelo… questo è un dono sacro… da migliaia di anni si trasmette di padre in figlio… ed è quello che tu dovrai diventare, Merlino.-

-Lo vorrei tanto.-

-Come ogni Signore dei Draghi non saprai se hai i poteri fino a che non affronterai il tuo primo drago.-

Lo guardai in contemplazione e continuò:-Dovresti riposare… ci aspetta una lunga giornata.-

Si alzò e prima di sistemarsi del tutto disse:-Buona notte figliolo.-

Saggiai quelle parole, sentite pochissime volte e solo da Gaius.

Erano dolci, intrise di orgoglio e nuove speranze per un futuro insieme.

Un sorriso a trentadue denti mi spuntò in volto.

-Buon riposo… buon riposo, padre.-

Avevo un padre. Ero felice, il ragazzo più felice di tutti i cinque regni.


 
 ***

 
La mattina dopo una goccia di rugiada mi svegliò, cadendo dalla sua foglia.

Aprii gli occhi, snebbiandoli dal sonno e vidi, su un rialzamento del terreno, lì vicino, un drago di legno.
 
Prima ancora che potessi sorridere pienamente, una mano mi bloccò la bocca di scatto.
 
Ma una voce, la voce di Arthur giunse come un balsamo:-Gli uomini di Cenred.-

Ok, le sue parole non furono tranquillizzanti… ma ehi! Mi ero appena svegliato.

Mi tirò in piedi di forza, e lo vidi pararsi quasi completamente di fronte a me, a spada tratta

Un urlo belluino ci confermò l’arrivo di un cavaliere di Cenred

Arthur iniziò subito a combattere ed io raggiunsi mio padre, che svegliato dal rumore si era alzato.

Altri uomini arrivarono dalla parte opposta a dove Arthur stava combattendo.

Brandii la spada, ma la voce di mio padre che chiamava il mio nome mi fece voltare.

Gli passai subito la spada, per fronteggiare il cavaliere che gli si stava avvicinando.

Riuscì a sconfiggerlo con due colpi ben assestati, ma un altro cavaliere occupò il posto del compagno caduto.

Presi la spada del cavaliere ormai deceduto e fermai un affondo di un cavaliere alle mie spalle.

Mi aveva disarmato, dopotutto non ero mica un cavaliere!

Se fossi uscito vivo da quel posto, avrei chiesto ad Arthur di insegnarmi l’arte della spada! Promesso!

Stava per colpirmi quando mio padre si piazzò in mezzo a noi.

Vidi che il cavaliere stava per colpirlo e lo spinsi di lato con tutta la forza che avevo. Ferendomi ad un braccio, ma con uno scoppio di magia spedii a terra il cavaliere. E Arthur riuscì a trapassargli il cuore con la spada.

-State bene?- 

Aiutò mio padre ad alzarsi ed io feci lo stesso.

-Sì, bene.- risposi. Afferrando per un braccio mio padre, gli feci bere un po' d'acqua.

-Tutto a posto?- gli chiesi

Mi guardò e lui annuì soltanto.

Sorrisi felice, nonostante la ferita mi facesse un male cane. Mio padre non mi avrebbe lasciato tanto presto. Ed io non lo avrei abbandonato per così poco.
 
-Merlin!-

-Cosa sire?- domandai stupito dal suo urlo

-Sanguini!- Esclamò, avvicinandosi per controllare la ferita al braccio sinistro.

Sobbalzai un poco al contatto di quelle mani sulla ferita fresca.

-Non è niente… ho visto ferite peggiori.- disse lui strappandosi un lembo della veste e fasciandomi stretto il braccio.

Grugnii un po’ per il dolore.
-No!-

-Cosa no, Merlin?- domandò lui porgendomi dell’acqua

-Dovrò rammendare io quella veste…- sbottai sconsolato.

-Sono sicuro che sopravvivrai, al massimo puoi sempre chiedere a Gaius quando andrai a farti ricucire la ferita-

-Se certo… quello ha aghi grandi come montagne.- dissi, iniziando a raccattare le varie cose

-Esagerato!- mi ribeccò mio padre

-Zitto. Forza! In marcia per Camelot.- gli risposi, iniziando a salire sul mio destriero marrone scuro

-Sono io a dare gli ordini qui!- esclamò Arthur

Lo guardai con sguardo stralunato.

-Forza. In marcia- continuai, facendo salire sul mio cavallo anche mio padre e aspettando impaziente che Arthur facesse lo stesso, per poi partire.

 Lo vidi alzare le braccia, come per arrendersi e montare il suo cavallo candido.


 
***


Cavalcammo fino a Camelot, io in sella con mio padre e Arthur poco dietro di noi, l'esperienza migliore di tutta la mia vita.

Parlavamo a bassa voce, per non farci scoprire. Certo un bagno era d’obbligo per mio padre, ma per il resto scoprii molte cose su di lui e sulla sua vita con mia madre.

A quanto pare, mia madre non disse mai a mio padre che era incinta… anche se lo sapeva prima della sua partenza. Gli raccontai della mia infanzia, del mio viaggio per Camelot e del mio lavoro come valletto reale… e soprattutto del mio destino.

Il mio proteggere Arthur e portarlo sul trono di Camelot e insieme fondare Albion.

Arrivammo nel tardo pomeriggio, e anche se la mia ferita pulsava, anzi bruciava, e la mia mente si annebbiava ad ogni passo, accantonai il tutto.

Smontammo e subito i cavalieri di Camelot ci condussero verso la sala dove risiedeva il re Uther Pendragon.


















Note d'autrice:

Vi ringrazio di aver letto fino a qui. E...
Fatemi sapere se vi piace, e se devo continuarla, ovviamente questo è solo il prologo, la vera storia inizierà con il prossimo capitolo. ^^
Beh, alla prossima, spero. XD

ciao, un bacione
Cri

 
  
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