Anime & Manga > Captain Tsubasa
Ricorda la storia  |      
Autore: agatha    16/06/2014    5 recensioni
Piccolo extra su un momento descritto in DisSimile - Fil Rouge di Releuse, su una piccola avventura successa a Louis Napoleon.
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Luis Napoleon, Pierre Le Blanc
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questo è un piccolo extra per rendere omaggio alla splendida saga di “DisSimile” di Releuse (se non l’avete letta ve la consiglio caldamente!).  Non è il primo che ho scritto (presto posterò anche l’altro) e spero nemmeno l’ultimo scaturito dalle nostre chiacchiere *___* e riguarda sempre la “sponda francese” quindi cosa succede a Louis ma anche a Pierre e Juliet (il mio personaggio originale presente in “Le cose che non ti aspetti”).
n.b. ho mantenuto la traduzione di Pierre Leblanc che mi sembra molto più francese di Pierre El Cid non me ne vogliate.
 
Dedicata a Releuse e al crossover tra i nostro “mondi”, alla mia beta Berlinene (che stavolta non ha betato, quindi ogni errore è solo colpa mia) e a chiunque ama un pochino i pg francesi, che hanno mille sfaccettature che il Taka non ha approfondito (ma per quello ci siamo noi fanwriters appunto).
Buona lettura.

 
 
Estratto da DisSimile – Fil Rouge di Releuse
Makoto sogghignò. A un certo punto, il suo sguardo cadde sul torace di Napoleon, precisamente su un punto a sinistra dello sterno. Fino a quel momento non ci aveva fatto caso, perciò fu assalito dalla vergogna di avergli procurato quel segno di passione e di… possesso. “Che guard… cazzo!” Imprecò Louis, notando di avere una macchia rossa in bella vista sulla pelle. Il cannoniere francese ci sfregò sopra con forza, ma il segno, ovviamente, persisteva. “Io. Ti. Uccido.” Scandì con un ringhio.
 

Svegliarsi quella mattina era parso strano a Louis. Per quanto fosse a casa propria, nel proprio letto, non era riuscito a riposare. Pierre era rientrato la sera precedente e avevano bevuto qualcosa insieme mentre l’amico gli raccontava, o meglio si lamentava, di quello che aveva dovuto fare durante la sua trasferta per conto della famiglia.
Insomma tutto era normale.
Eppure Napoleon si sentiva particolarmente stranito. Si era alzato dal letto, passandosi una mano nei capelli in un gesto nervoso ed era andato in bagno come un automa, prima di seguire il profumo di caffè che veniva dalla cucina dell’appartamento.
Sapeva cosa c’era di diverso quel giorno, per quanto non l’avrebbe mai ammesso con anima viva: mancava Makoto.
Era stato particolare passare quasi una giornata intera con lui, dall’incontro in serata fino al pomeriggio successivo, soprattutto quell’unica notte insieme, nello stesso letto e svegliarsi da solo gli aveva lasciato un senso di smarrimento. Sbuffò sentendosi molto stupido, loro non erano una coppia e non avevano vissuto insieme per mesi o anni, non doveva, non poteva mancargli.
“Il caffè è proprio quello che mi ci vuole stamattina, mi sento più riconcoglionito del solito” dichiarò Louis, salutando Pierre con un cenno del capo.
Il capitano del PSG alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo per salutare il suo coinquilino.
Buonjour Louis” lo salutò educatamente Leblanc, come era solito fare tutte le mattine, apposta per sottolineare i modi poco educati del suo amico e prenderlo bonariamente in giro.
“Mpf...” fu la risposta intellegibile del bomber francese.
Sapeva che Pierre faceva apposta, la mattina, ad essere particolarmente gentile, proprio perché lui, al contrario, era decisamente scontroso finché non si svegliava del tutto e non aveva lo stomaco pieno. I primi tempi se la prendeva e gli rispondeva piccato, adesso invece aveva capito che era un gioco privato fra loro due.

Mentre afferrava la caffettiera dal tavolo e posizionava la sua tazza per versare il caffè, sentì lo sguardo dell’amico puntato addosso.
“Che c’è? – sbottò – vuoi che riempia la tua regale tazza?” mormorò acido, infastidito da quegli occhi verde puntati contro.
“No, grazie” fu la risposta di Pierre, accennando un sorriso e continuando a fissare il ragazzo.
Louis cercò di far finta di nulla. Era a torso nudo, con indosso solo i pantaloni del pigiama, come faceva sempre finché non arrivava il freddo, quindi Leblanc era abituato a vederlo così.  Eppure non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione che l’altro lo stesso osservando da un punto di vista “fisico”. Gli stava osservando gli addominali o il petto e sembrava piuttosto interessato a quello che vedeva. Louis provò una sorta di panico. Sapeva che a Pierre piacevano i ragazzi, ne avevano parlato una volta ed era stato un discorso a cuore aperto che lo aveva aiutato molto, però non c’era mai stato niente fra loro due.
Che fosse cambiato qualcosa? Leblanc voleva provarci con lui?
“Ti sei allenato molto in questi ultimi tempi. La linea degli addominali si vede nettamente, sai?”
Napoleon rischiò di strozzarsi con il caffè che stava bevendo. A che cazzo di gioco stava giocando Pierre? Se fosse stato chiunque altro l’avrebbe semplicemente mandato affanculo e basta ma aveva rispetto del suo capitano nonché amico, una delle poche persone a cui teneva davvero.

“Puoi smetterla di fissarmi in quel modo?” domandò cercando di non far trasparire troppo quanto quell’atteggiamento lo infastidisse. Per fare qualcosa prese la tazza e raggiunse il lavandino per lavarla. D’un tratto gli era passato la voglia di fare colazione.
Pierre non si scompose, anzi, piegò un gomito e appoggiò il mento al palmo della mano.
“In quale modo intendi?”
“Così, senza togliermi gli occhi di dosso. Come ora” rispose Louis, voltandosi  verso l’amico.
Gli occhi verde brillante di Pierre si accesero maliziosamente. Si alzò in piedi, portandosi alle spalle del compagno di squadra.
“Non posso farne a meno. Anzi, ti devo confessare, che è molto interessante il tuo corpo”
Napoleon mollò la tazza, facendola cadere con un rumore netto, nel lavandino. Fu un miracolo che non si ruppe.
“Leblanc smettila di prendermi per il culo, io…”
Il capitano del PSG si spostò, appoggiandosi con il fondoschiena al lavello, di fianco all’amico. Il nervosismo che stava provando Louis era palese in ogni suo gesto, nel suo modo di fare tutto a scatti, che lo stava facendo divertire molto.
“Caro il mio Napoleon, ti sto mettendo in imbarazzo?” domandò candidamente.
“Certo che no! Solo non capisco perché lo stai facendo”
“E’ molto interessante guardarti questa mattina, anche se i tuoi addominali non mi attirano molto, né mi attirano le tue spalle per quando ben sviluppate. Invece sono decisamente attratto da… - Pierre si leccò le labbra maliziosamente, creando un momento di suspance – quel succhiotto che evidentemente ti è stato fatto da poco” concluse, scansandosi e tornando a sedersi al proprio posto.

Louis rimase a bocca spalancata, abbassando lo sguardo verso quel segno rosso che ancora spiccava contro la sua pelle diafana. Che coglione, solo la mattina prima se n’era lamentato con il diretto interessato, salvo poi dimenticare di coprirsi, svelando a Pierre cos’era successo, seppur indirettamente. Leblanc era subdolo e intelligente e aveva capito subito tutto quanto.
“Che stronzo che sei”
“Però ci sei cascato in pieno, quando credevi che ci stessi provando”
Un lieve rossore colorò la punta delle orecchie di Louis, esternando l’imbarazzo  e confermando la dichiarazione di Pierre. Per una volta Louis preferì non ribattere per avere l’ultima parola, si stavano addentrando in un discorso che non voleva affrontare.
“Pensare che tutti ti considerano uno di classe, non sanno quanto sai essere bastardo” mormorò uscendo dalla stanza, trasgredendo al proposito di lasciar cadere l’argomento.
“Napoleon? Porta i miei saluti a Soda”
“Come… Soda è in Giappone” gli rispose, scrollando le spalle.
Pierre tornò a sedersi al tavolo, addentando un croissant alla crema.
“Makoto è qui a Parigi dai suoi zii, sennò come avrebbe fatto a farti quel succhiotto?”
Louis trattenne il respiro per un momento, prima di tornare rapido al tavolo e sbattendo una mano su quest’ultimo.
“Tu non… Stai bluffando!” lo accusò.
Leblanc sfoggiò uno dei suoi sorrisi affascinanti, di quelli che fanno gridare estasiate le sue fans. Era troppo divertente vedere Louis che cercava di mantenersi neutrale quando, invece, tutto in lui dal comportamento alle parole, diceva il contrario.
“Me l’ha detto Juliet che l’ha visto qualche giorno fa. Ho solo fatto due più due. Vuoi un muffin prima di andartene? Non hai mangiato nulla”

Napoleon si incupì, scoccandogli uno sguardo tagliente ma non replicò, togliendogli però di mano il dolce prima di andare in camera sua a vestirsi.
Mentre masticava con gusto il muffin alla marmellata stava maledicendo i suoi amici, uno più impiccione dell’altro, per finire a maledire Soda. Almeno con quest’ultimo si sarebbe preso la soddisfazione di sfogarsi di persona visto che avevano programmato di vedersi quella sera stessa, prima della sua partenza.
“Me la pagherai Soda, giuro che mi vendicherò… - pensò sorridendo, mordendo un altro pezzo di muffin, come se stesse addentando qualcos’altro in realtà – magari nello stesso identico modo, o anche peggio”.  
Più ci pensava, più l’idea diventata allettante.
  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: agatha