Anime & Manga > Fairy Tail
Ricorda la storia  |      
Autore: Amor31    16/06/2014    3 recensioni
Ci sono problemi, in casa Fernandes.
Da quando il piccolo Simon è arrivato ad allietare le giornate dei suoi genitori, tutto è cambiato.
Erza è ormai allo stremo delle forze, Jellal è preoccupato per lei.
Potrà davvero bastare qualcosa di semplice come un peluche per risolvere il problema?
- Jerza Week - Sesto Giorno -
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erza Scarlet, Gerard, Happy, Lucy Heartphilia, Natsu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un peluche tutto nuovo
 
-Si è addormentato?-.
-Sì. Credevo che avrebbe continuato a piangere per tutta la notte-.
-E io ti avevo detto di lasciar fare a me. Sei distrutta-.
Erza e Jellal parlavano sottovoce, attenti a non fare troppo rumore. Il loro adorato primogenito era riuscito finalmente a prendere sonno dopo tre ore di intensa attesa durante le quali Scarlet era stata sul punto di collassare almeno un paio di volte. Aveva cullato quel piccolo fagotto avvolto nella sua copertina celeste - dono che Mira si era preoccupata di cucire e consegnare una volta che l'amica fu tornata a casa dall'ospedale - e canticchiato dolcemente una ninna nanna nella speranza di favorire il suo assopirsi. L'unico risultato era stato quello di autoipnotizzarsi: ad un certo punto aveva perso completamente la concezione del tempo ed aveva continuato a girare in tondo per la stanza, andando avanti con quella cantilena che ricordava di aver letto in uno dei libri che Levy le aveva prestato.
Ma adesso, grazie al Cielo, Simon si era addormentato. Ciò significava che Erza e Jellal avrebbero potuto finalmente concedersi una pausa dal loro ruolo di genitori.
-Vieni qui-, le disse il mago, facendole cenno di raggiungerlo sotto le lenzuola.
Sì, perché Erza lo aveva spedito a letto con la promessa di coccolarsi un po' non appena il bambino avesse preso sonno. Ed ora era giunto il momento di dedicarsi a loro stessi.
-Sono stanchissima-, sbadigliò Scarlet, abbandonando la camicia da notte sul pavimento e scostando le coperte. -Non credevo che fosse così dura essere madre-.
-Sei una mamma perfetta, invece-, le disse Jellal, circondandole le spalle con il braccio destro e baciandola sulla fronte. -Il nostro Simon non potrebbe volere di meglio-.
-Dici sul serio?-.
-Ma certo. Ehi, cos'è questa faccia preoccupata?-.
-Nulla-, rispose poco convinta. -Ho paura di non riuscire a gestire tutto quello che c'è da fare-.
Si abbandonò contro la spalla del marito e sospirò, guardando un punto imprecisato nel vuoto.
-Il tuo compito più importante è prenderti cura di Simon, adesso-, provò a rassicurarla Jellal, stringendola al petto e accarezzandole i capelli. -Tutto il resto è in secondo piano. Te l'ho già detto, del lavoro in Gilda mi occuperò io; il Master vuole che tu stia a riposo e che la priorità vada a nostro figlio-.
-Lo so, ma...-.
-Lascia che ti aiuti anche nelle faccende di casa. Badare tutto il giorno ad un bambino è estremamente impegnativo e stressante, perciò sarebbe giusto che stabilissimo dei turni. Insomma, potresti anche permettermi di farlo addormentare al tuo posto, visto che durante il resto della giornata sei tu a stargli dietro-.
-Jellal, lo faccio io perché immagino che tu voglia riposare, dopo aver speso tutto il giorno vagando per Fiore e portando a termine le missioni accettate-.
-Non importa-, replicò lui, afferrandole una mano e depositandole un bacio sul dorso. -È passato poco più di un mese da quando hai lasciato l'ospedale, ma non ti sei fermata per un singolo istante. Hai bisogno di riprendere le forze molto più di me-.
-Sono solo un po' stanca. Non c'è bisogno che...-.
-Erza, sei stremata. Ti chiederei di dimostrami di avere ancora energia, se non sapessi che stai per addormentarti-.
-Ah, è così?-, sbottò la donna, scattando a sedere e guardando negli occhi il marito. -Allora, uhm... Ecco: non è che sei tu quello talmente stanco da non avere più nemmeno la voglia di abbracciarmi?-.
-Ma che dici?-.
-Be'-, continuò Scarlet, facendo scorrere l'indice sulla canotta bianca che copriva il torace muscoloso di Jellal, -sarò anche a pezzi, ma non ho alcuna intenzione di rinunciare alla nostra sessione quotidiana di coccole-.
-Non provocare-, le sorrise lui, distogliendo lo sguardo.
-L'hai detto anche tu, no? Simon dorme beato; ci siamo guadagnati entrambi di finire in bellezza la giornata-.
-S-Scarlet...-, balbettò il mago, mentre Erza gli si avvicinava con aria furtiva e annullava la distanza tra le loro labbra. Già il semplice sfiorarsi faceva sì che Jellal perdesse completamente il controllo.
-Dobbiamo solo prestare attenzione a non fare rumore-, aggiunse lei, soffiandogli nell'orecchio quelle calde parole e lasciandolo sempre più allibito. Inspiegabilmente, la moglie negli ultimi tempi era diventata ancor più passionale; sembrava quasi che volesse accertarsi di non aver perso la propria femminilità, ora che aveva un bambino di cui occuparsi.
-Credi di aver bisogno di dire altro?-, ribatté lui, abbracciandola e baciandola con così tanto trasporto da costringerla a distendersi sulla schiena, abbandonandosi completamente a quell'atmosfera travolgente.
-Jellal...-, ansimò dopo qualche minuto Erza, mentre il marito non smetteva di sfiorare ogni centimetro della sua pelle con la bocca.
-Mh?-.
-Hai sentito?-.
-No-, rispose secco, catturando di nuovo le sue labbra e stringendole tra le proprie.
-Ah! Non lì!-, esclamò d'un tratto Scarlet, lamentandosi del tocco troppo irruente del mago.
-Scusa-, invocò perdono lui, -scusa-.
-È già passato-, lo tranquillizzò, afferrandogli il viso con entrambe le mani e costringendolo a baciarla di nuovo.
-Sai, è difficile trattenersi, quando si condivide il letto con una donna come te-, sospirò Jellal, facendo arrossire la moglie.
-Anche per me è complicato provare a starti lontana-, replicò Erza. -Non hai idea di quanto mi manchi durante la giornata. Spero sempre che...-.
Ngueee!
Un urlo disperato li fece sobbalzare e li costrinse ad interrompersi sul più bello. 
-Oh, no!-, disse esasperata Scarlet, passandosi stancamente una mano sul viso.
-Vado io-, si propose Jellal, scostandosi e alzandosi.
-Sicuro che...?-.
-Cerca di dormire-, le sorrise. -Vedrai, riuscirò a consolarlo in men che non si dica!-.
Ciò detto, il mago uscì dalla stanza e si richiuse la porta alle spalle, trascinando i piedi verso la cameretta di Simon. Lo prese in braccio e lo cullò, controllò il pannolino e provò a somministrargli il latte ancora tiepido del biberon.
Niente.
Il bimbo continuò a piangere e l'intensità del suo grido sembrò aumentare di vagito in vagito.
Per un attimo Jellal si pentì di essersi offerto volontario, ma si rimproverò immediatamente: la sua amata Erza meritava un sacrosanto riposo.
Sì, quella sarebbe stata decisamente una lunga notte.
 


 
***



 
Quando Scarlet scese in cucina, la mattina seguente, si ritrovò di fronte solo l'ombra di quello che ricordava essere stato suo marito.
-A che ora sei venuto a dormire?-, gli domandò, preoccupata.
-Non ho dormito-.
-Come sarebbe a dire?-.
-Simon si è deciso a prendere sonno un quarto d'ora fa-, spiegò Jellal, trangugiando svogliatamente una tazzina di caffè su cui aveva ripiegato per provare a rimanere sveglio. -Non valeva la pena che mi rimettessi a letto. Tra quaranta minuti devo farmi trovare in Gilda, quindi...-.
-Non puoi chiedere al Master una giornata libera?-, chiese Erza. -Gli occhi ti si stanno chiudendo da soli-.
-Il lavoro chiama-.
-Ma rischi di correre ulteriori pericoli, affrontando in questo stato una qualsiasi missione!-.
-Ce la farò-, disse lui per tutta risposta, ingollando fino all'ultima goccia il caffè. Si chiese perché fosse così insolitamente amaro e solo un secondo più tardi ricordò di aver dimenticato di aggiungere i due canonici cucchiaini di zucchero di canna.
-Ma perché non riusciva ad addormentarsi?-.
-Ho scoperto qual è il problema-.
-E sarebbe?-, chiese ansiosa Erza. 
-Ha bisogno di abbracciare qualcosa. Che so? Una coperta, un cuscino...-.
-Ma come fai a...-.
-Ho provato a calmarlo facendolo giocare con uno di quei peluche che ci ha portato Wendy-, sintetizzò Jellal. -Non ci crederai, ma quando lo ha afferrato ha smesso subito di piangere-.
-Davvero?-.
-Già. Credimi, è stata una sorpresa anche per me. Non pensavo che un neonato di appena cinque settimane potesse già sentire il bisogno di tenersi stretto un pupazzo-.
-Quindi... Basterà solo questo per tenerlo buono?-.
Il mago sorrise. Si alzò da tavola e raggiunse la moglie, accarezzandole con delicatezza una guancia: era evidente che avesse bisogno di una pausa. Magari sarebbe riuscita a concedersi un sonnellino pomeridiano, se anche Simon fosse rimasto quieto nella sua culla.
-Spero di sì-, annuì Jellal. -Ma adesso devo proprio andare a preparami-, aggiunse subito dopo, baciando la moglie e allontanandosi in direzione della camera da letto.
Dieci minuti dopo, quando fu di ritorno, vide Erza aspettare che l'acqua per il tè bollisse sul fuoco. Scrutò ancora per qualche secondo la donna e poi la salutò, uscendo di casa con la speranza di non essere troppo in ritardo per l'assegnazione in Gilda della missione giornaliera.
 


 
***



 
Ngueee!
Fu quella la prima cosa che sentì una volta imboccato il vialetto di casa. 
"Ci risiamo", pensò, arrendendosi al fatto che né le sue orecchie né quelle della moglie avrebbero avuto pace.
Girò due volte la chiave e fece scattare la serratura, entrando pian piano in casa: temeva che fare rumore avrebbe contribuito ad incrementare le escandescenze del figlio e solo il Cielo poteva avere un'idea di quanto non ne avessero bisogno.
-Coliche?-, suggerì, affacciandosi sulla soglia della stanza di Simon e cogliendo Scarlet di sorpresa.
-Jellal!-, esclamò lei, voltandosi repentinamente e sfoggiando un paio di occhiaia che il marito non ricordava di aver visto a colazione. -Come mai già di ritorno?-.
-Makarov ha deciso che non fosse il caso di impegnarmi troppo, visto che c'è mancato poco che non mi addormentassi davanti a lui-.
-Te l'avevo detto di restare a casa...-.
-Allora, cos'hai, piccoletto?-, Jellal mise fine alla discussione, prendendo Simon dalle braccia di Erza.
-Non so più che fare-, sospirò afflitta lei, abbandonandosi su una sedia che aveva sistemato davanti alla culla del bambino. -Sono ore che va avanti questa storia. L'ho allattato, si è calmato un po' e poi ha ricominciato; gli ho cambiato il pannolino nonostante non lo avesse ancora sporcato e ho provato a farlo giocare con i peluches come mi hai detto stamattina. Ma niente, niente di niente-.
-Forse dovremmo chiamare un dottore-, propose il mago, cullando il piccolo e facendo delle smorfie con cui attirare la sua attenzione. 
-Anche se fosse un attacco di coliche, il medico non potrebbe dirci altro che aspettare-, sbuffò Erza, i nervi a fior di pelle e un'espressione sempre più infastidita.
-Scarlet, per favore, va' a riposare. Non ce la fai più-.
-Detto da te non ha grande valore-, ribatté lei, riferendosi agli occhi del mago contornati di un alone violaceo.
-Non ricominciamo questo discorso-, provò nuovamente a troncare la discussione sul nascere, invitandola ancora a staccare la spina e dormire un paio di ore.
-E chi preparerà il pranzo, se io me ne torno a letto?-, Erza si alzò e pose le proprie mani sui fianchi, in una posa che rivendicava tutta la sua autorevolezza.
-Penserò anche a questo-, borbottò Jellal, sicuro di non voler correre il rischio di mangiare riso bollito in acqua dolce piuttosto che salata. Era praticamente convinto che la sua amata Scarlet avrebbe confuso sale e zucchero, talmente era stanca.
-Ma se ci manca poco che tu non sappia neanche dove siano riposte pentole e padelle!-, sbottò lei, passandosi una mano tra i capelli, insolitamente scompigliati e adesso più simili al nido di un qualche uccello esotico.
-Vedi? Sei fuori di te-.
-E questo cosa vorrebbe dire?-.
-Che devi prenderti una pausa-.
-Io sto benissimo!-.
Ngueee!
-Ecco, vedi? Adesso non smetterà di piangere fino a domani!-, Erza accusò Jellal, riprendendo Simon e stringendoselo al petto.
-Se tu non avessi urlato...-.
-TI SEMBRA CHE STIA URLANDO?!-.
Driiin!
Ngueee!
-Stai decisamente gridando, già-.
-Forse perché non ho idea di come risolvere il problema!-.
-Ecco perché ti sto dicendo di andare a dormire-.
Driiin!
-Ho perso sonno. Ho l'impressione che potrei smettere di andarmene a letto per il resto della mia vita-.
-Non dire sciocchezze. Sei più a pezzi di ieri sera-.
-Disse quello che si era fatto rispedire a casa dopo essersi praticamente appisolato sul posto di lavoro-, sottolineò Erza.
-Avrei dovuto prendere più caffè a colazione-,- provò a replicare e a giustificarsi Jellal.
Driiin!
-Il campanello-, fece notare Scarlet al terzo squillo. -Vai ad aprire, per favore-.
Stremato dal dibattito – odiava i momenti di botta e risposta tra lui e sua moglie – il mago uscì dalla stanza e si diresse alla porta di casa. Non si curò minimamente di controllare attraverso lo spioncino, quindi aprì senza tante cerimonie, ritrovandosi davanti Natsu, Lucy e Happy.
-Ciao, ragazzi-, li salutò senza troppo entusiasmo. -Come mai da queste parti?-.
-Siamo in missione per conto del Master-, spiegò il Dragon Slayer di Fuoco.
-Ah, davvero? E cosa state cercando?-.
Ngueee!
-Jellal, chi è?-, chiese Erza, urlando dall'altra camera.
-Possiamo entrare?-, fece Happy, congiungendo le zampette anteriori come a voler pregare il mago.
-Sì, certo-.
Lasciò passare il trio e richiuse la porta, poi guardò di nuovo gli ospiti.
-Vi serve l'aiuto di Scarlet?-, domandò loro. -Sapete che è in maternità, no? Ha bisogno di riposo assoluto-.
-Non mi sembra in gran forma, a dire la verità-, affermò con grande sincerità Natsu, ripensando al tono esasperato con cui aveva sentito gridare l'amica.
-Siete sicuri che Simon stia bene?-, chiese preoccupata Lucy, sovrastando i vagiti provenienti dall'altra stanza. -O è normale che pianga così tanto?-.
-Ha le coliche-.
-Ci credo che si senta male, allora!-, esclamò Natsu.
-Ma non dovrebbe bere il latte al posto della Cola?-, sussurrò Happy, mentre Lucy reprimeva una risata.
-Significa che ha mal di stomaco-, spiegò Jellal, stupendosi di essere riuscito a rimanere calmo di fronte a quell'uscita poco intelligente.
-Oh-.
-Comunque-, continuò il mago, spostando lo sguardo dal gatto al suo padrone, -avete detto di essere in missione su ordine di Makarov. Che succede?-.
-Ci ha chiesto di controllare come stessero andando le cose in casa vostra-, disse Lucy.
-Cosa?-.
-Già-, annuì Natsu. -Dopo averti dato una giornata libera, ci ha convocato con l’esplicita richiesta di darvi una mano-.
-Ce la caviamo benissimo, in realtà, mentì spudoratamente Jellal.
Ngueee!
-Puoi venire un attimo di qua, per favore?-, lo chiamò Erza, mantenendo il tono irritato che ormai aveva preso il sopravvento.
-Scusatemi-, si congedò lui, lasciando i tre nel bel mezzo dell’ingresso e allontanandosi in fretta, sperando con tutto il cuore che Scarlet smettesse di gridare.
-Sì, se la cavano davvero alla grande-, disse ironico Natsu.
-Se Jellal ha quelle occhiaie, non riesco proprio ad immaginare come stia Erza-, rifletté a voce alta Lucy. -Dobbiamo fare qualcosa per aiutarli-.
-E cosa? Hai mai avuto un bambino di cui prenderti cura?-.
La ragazza arrossì vistosamente e abbassò gli occhi sul pavimento, aggiungendo un flebile “Potrei averne, un giorno”.
-Uh uh, Lucy è in imbarazzo-, constatò  Happy, mentre l’amica gli restituiva un’insolita occhiataccia.
-Cosa proponi?-, Natsu riprese il filo del discorso.
-Innanzitutto cerchiamo di capire come consolare il piccolo, poi chiediamo a Erza e Jellal se possiamo sbrigare qualche faccenda per loro. Il Master vorrebbe che agissimo così, no?-.
-Giusto! Diamo un’occhiata a Simon!-.
Senza aggiungere altro, Natsu seguì Jellal e si diresse direttamente nella cameretta allestita per il neonato.
-Oh, ragazzi-, li salutò Scarlet, vedendoli comparire all’improvviso. -Scusate, non è proprio il momento adatto per…-.
-Ehi, piccoletto! C’è zio Natsu qui per te!-.
Il Dragon Slayer irruppe nella camera e strappò dalle braccia della madre il fagotto urlante, scuotendolo appena per provare a tranquillizzarlo. -Sei cresciuto parecchio dall’ultima volta che ti ho visto!-.
-Fa’ piano!-, si raccomandò angosciata Erza, mentre il figlio veniva sballottato qua e là. -Ha mangiato da poco e ci manca solo che rigurgiti!-.
-Non succederà! Finché sarà con il suo zietto, non accadrà niente di male!-.
Ngueee!
-Sì, ma se continui così lo spaventi!-, sbottò Lucy, avvicinandosi a Natsu e prendendo a sua volta il bambino. -Vieni qui, piccino…-.
Nel momento in cui iniziò a cullarlo, Simon si calmò. Guardò con i suoi occhioni scuri il viso pacifico della ragazza e poi le poggiò una manina sul seno, stringendo appena la maglietta che lei indossava.
-Credo che abbia ancora fame-, sorrise Lucy, ammirando il neonato. Il profumo di latte ed il calore che quel corpicino emanava le fecero sciogliere il cuore tanto da indurla a pensare che sì, avrebbe davvero avuto un figlio, prima o poi.
-Incredibile!-, esclamò Erza, mentre riaccoglieva il piccolo tra le proprie braccia. -È davvero identico al suo papà-.
Lucy non capì a cosa si riferisse Scarlet, ma Jellal afferrò il rimando e si voltò da un’altra parte. Possibile che la moglie alludesse ancora a quello spiacevole – ma entrambi sapevano di essere stati molto più che felici, in quel momento – episodio al Ryuuzetsu Land?
-Ma non lo avevi appena finito di allattare?-, chiese il mago, cercando di dissimulare l’imbarazzo che lo aveva colpito.
-Sì-, rispose Erza. -Infatti mi sembra strano che…-.  
Ngueee!
-Ancora?!-, esclamarono all’unisono i due genitori, ormai prossimi all’arrendersi.
-Lucy, pensi di riuscire a calmarlo di nuovo?-, intervenne Natsu.
-Posso provarci…-.
Ma nulla. Questa volta neanche la ragazza fu in grado di capire quale fosse il problema.
-E va bene. L’unica cosa che ci rimane da fare è aspettare che questa maledetta colica passi!-, sbottò Erza. -Jellal, tienilo tu; io vado a preparare il pranzo, altrimenti finiremo con il digiunare-.
-Me ne occupo io, se vuoi-, si candidò Lucy, ben decisa a rendersi utile.
-Mi daresti davvero una mano?-.
-Certo! Siamo venuti apposta per aiutarvi-.
-Allora andiamo in cucina-, si rianimò Scarlet, facendo strada all’amica.
-E noi? Abbiamo qualche compito da svolgere?-, domandò Natsu a Jellal.
-Vi sarei davvero grato se riusciste a capire cosa c’è che non va-, ribatté per tutta risposta il mago, massaggiando pian piano il pancino del figlio.
-Ma Erza ha detto che…-.
-Pensavo anch’io che fossero coliche, ma a quanto pare questa storia va avanti da oltre cinque ore. Scarlet mi ha informato di tutto quello che è successo mentre sono stato in Gilda-.
-Ma allora se non sono coliche…-.
-Lo porterò in ospedale-, si risolse Jellal. -Spero solo che non sia niente di grave-.
Depositò delicatamente il bambino nella culla e lo guardò: il viso del neonato era rosso per lo sforzo e per il continuo pianto. Gli si strinse il cuore a vederlo in quello stato.
-Simon starà bene-, rassicurò tutti Happy, spiccando il volo e rimanendo sospeso a qualche metro di altezza dal bimbo. -Diventerà grande e forte proprio come la sua mamma e il suo papà-.
Nghe nghe nghe!
Jellal si voltò di scatto, sorpreso: il figlio aveva improvvisamente smesso di piangere e ora sembrava quasi sorridere. Possibile?
-Che gli è preso, adesso?-, disse Natsu, sporgendosi da dietro le spalle del mago.
-Non lo so-, ammise mestamente lui. -Sta guardando…-.
Fu un secondo. Spostò rapidamente gli occhi da Simon a Happy e poi disse: -Gli sei simpatico, micio-.
-Io?-, fece il gatto, svolazzando un po’ più in basso e lambendo la pancia del neonato con la coda.
Non appena l’animale fu abbastanza vicino, il piccolo tese le braccia verso di lui, aprendo le manine per accarezzarlo e continuando ad emettere divertiti nghe nghe di approvazione.
-Ho capito!-, disse Jellal, adesso sorridendo nel vedere l’espressione rasserenata del figlio. -Ti ha scambiato per uno dei suoi peluches. Ma devi sembrargli molto più interessante, visto che Erza mi ha detto che stamattina né orsacchiotti né coniglietti sono riusciti a farlo smettere di piangere-.
-Oh!-.
-Che succede, qui?-.
Scarlet entrò di corsa nella stanza seguita a ruota da Lucy.
-Alla fine si è calmato-, le disse il marito.
-Ma… Come? Chi è riuscito a…?-.
-Tutto merito di Happy-, le spiegò Jellal indicando il gatto, intento a giochicchiare con il neonato sottraendogli da sotto il naso la coda che cercava di afferrare. -A quanto pare è stato scelto come suo prossimo compagno di giochi-.
-Aye!-, annuì l’animale. A vederli divertirsi insieme, nessuno sarebbe stato in grado di dire chi fosse più felice tra il bimbo e il micio.
-Happy, fatti prendere-, gli suggerì Natsu. -Altrimenti c’è il rischio che pianga ancora-.
-Ragazzi, vi fermate per pranzo, giusto?-, domandò Erza, tirando un sospiro di sollievo: trattenere i tre ospiti almeno fino al primo pomeriggio avrebbe significato godere di alcuni momenti di pace.
-Ma certo-, rispose prontamente il Dragon Slayer. -Happy ha appena trovato un nuovo amico ed è giusto che stiano un po’ insieme. Dico bene?-.
-Aye!-, esclamò di nuovo il gatto, lanciandosi tra le braccia del neonato e strofinando energicamente la testa contro la guancia paffuta di Simon.
-Che teneri!-, proruppe Lucy, temendo in un secondo momento di sciogliersi troppo. Ma che importava? Era davvero una bella visione guardare quei due giocare.
-Allora andiamo pure in cucina-, riprese Erza. -Il riso ormai sarà abbastanza mantecato-.
-Sicura di non aver scambiato sale e zucchero, sì?-, la prese in giro Jellal, ricordando la paura che lo aveva assalito una volta rientrato a casa.
-Molto spiritoso-, replicò la moglie. -Happy, puoi badare a Simon mentre noi pranziamo?-.
-Contate pure su di me!-, disse il gatto, riprendendo a svolazzare sopra la culla.
E mentre i due continuavano a giocare indisturbati, gli altri abbandonarono la stanza, contenti che fosse tornato il sereno.
-Non l’ho mai visto così entusiasta-, commentò Jellal, riferendosi al piccolo. -Chi avrebbe immaginato che…-.
-Ragazzi, vi ringraziamo per essere venuti-, lo interruppe Erza, impiattando il riso e servendolo in tavola. -Non avete idea di quanto siamo felici di avervi qui con noi, oggi-.
-Siamo noi ad essere orgogliosi di avervi potuto dare una mano-, le sorrise Lucy, afferrando il piatto che le veniva porto.
-Ma c’è un altro favore che dovete farmi. E questa volta mi rivolgo direttamente a Natsu-.
Scarlet sedette di fronte al Dragon Slayer e lo fissò con aria così cupa da metterlo in soggezione.
-Che ho fatto di male?-, chiese imbarazzato, spostando gli occhi da Jellal a Lucy in cerca di appoggio.
-Fammi tenere Happy-.
-Cosa?!-.
-Mi hai sentita-, disse Erza. -Ho bisogno di lui-.
-Ma perché?-.
-Perché così potrò tornare a condurre una vita normale. Addio alle notti in bianco, addio a occhiaie e a stressanti turni di guardia. Happy diventerà ufficialmente il nuovo peluche di Simon, poche storie-.
In seguito nessuno seppe dire se a convincere Natsu fosse stata la risolutezza di Scarlet o il suo sguardo minaccioso e iniettato di sangue. Sta di fatto che Happy fu ben felice di rimanere a casa Fernandes: l’unica sua richiesta fu quella di poter mangiare almeno due volte a settimana del pesce; una richiesta che Erza e Jellal accettarono volentieri, pur di non assistere più alla disperazione del loro adorato primogenito.
-Sono sempre più convinta che Natsu abbia scelto il nome giusto per quel gatto-, disse quella sera stessa Scarlet, mentre lei e il marito si preparavano per andare a dormire.
-Perché?-.
-“Happy”: sta ad indicare tante cose. È felice lui, è felice Simon, siamo felici noi. È riuscito a riportare il sereno di cui avevo tanto bisogno-, spiegò la donna, sgusciando sotto le lenzuola e accoccolandosi contro il petto di Jellal.
-Questo significa che ti senti pronta a riprendere il discorso da dove lo abbiamo interrotto ieri notte?-, le sorrise lui con aria maliziosa.
-Adesso sei tu quello che non dovrebbe provocare…-.
Non ebbe il tempo di finire la frase. Nel silenzio della casa, Erza e Jellal si abbandonarono l’uno alle braccia dell’altra, mentre nella stanza di fronte Happy, stretto da Simon, cantava al piccolo una dolce ninna nanna sulle note delle sue stesse fusa.
 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Fairy Tail / Vai alla pagina dell'autore: Amor31