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Autore: flamin    17/06/2014    5 recensioni
[Ashton Irwin x Original Character] [One Shot]

"Ashton si chiese quanto ancora sarebbe durata quella scenetta paradossale che non riusciva a scollarsi di dosso.
Ogni volta, si affacciava sempre allo stesso orario per osservare sempre la stessa adorabile scena.
“Patetico,” avrebbe commentato Calum, lanciandogli un’occhiata maliziosa e una piccola gomitata tra le costole.
Non che avesse tutti i torti. Il suo cervello ultimamente era aggrovigliato come una vecchia matassa in disuso, non riusciva più a ragionare lucidamente; lui tentava e tentava a levarsela dalla testa.
"Magari è semplicemente una cotta passeggera", sentì una voce dentro di lui, che suonava meno convinta di come sarebbe suonata dal vivo. Ultimamente aveva anche quel problema: parlava con la sua mente. Quale cazzo di persona sana di mente lo farebbe mai?"
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Al suono anticipato -perché persino i bidelli ne avevano abbastanza di quella afosa giornata di Giugno e volevano il loro caffé - della campanella, che annunciava l’inizio dei dieci minuti di ricreazione, i lugubri corridoi del Liceo Classico vennero sommersi da un’ondata unanime di studenti allampanati e ragazze frettolose che fino a poco prima stavano morendo di caldo all’interno delle classi.
Dopo l’ennesimo tentativo, -fallito, ovviamente, cosa c’era d’aspettarsi?- di farsi avanti e chiederle qualsiasi cosa necessaria ad iniziare una discussione quantomeno soddisfacente, Ashton sbuffò rumorosamente appoggiandosi alla ringhiera di metallo ormai arrugginita nel retro della scuola, dove andava sempre con i suoi amici per parlare un po’ per i fatti propri,senza aver paura di essere sentiti da dei professori rompiscatole o gallinelle fastidiose, le quali non facevano altro che origliare e sparlare in nome del giornalino scolastico –che, tanto per la cronaca, era più un’accozzaglia di pagine di gossip scadente, che comprendeva la storia della professoressa di educazione fisica che se la faceva col bocciato due volte della quarta C o cose del genere. Roba che, insomma, in un modo o nell’altro, interessava alla massa.
Ad ogni modo, Ashton si chiese quanto ancora sarebbe durata quella scenetta paradossale che non riusciva a scollarsi di dosso.
Ogni volta, si affacciava sempre allo stesso orario per osservare sempre la stessa adorabile scena.
“Patetico,” avrebbe commentato Calum, lanciandogli un’occhiata maliziosa e una piccola gomitata tra le costole.
Non che avesse tutti i torti. Il suo cervello ultimamente era aggrovigliato come una vecchia matassa in disuso, non riusciva più a ragionare lucidamente; lui tentava e tentava a levarsela dalla testa.
"Magari è semplicemente una cotta passeggera", sentì una voce dentro di lui, che suonava meno convinta di come sarebbe suonata dal vivo. Ultimamente aveva anche quel problema: parlava con la sua mente. Quale cazzo di persona sana di mente lo farebbe mai?
Eppure solo l’intravedere di quel piccolo ed innocente vestitino a fiori ed i suoi lunghi capelli biondi, recentemente colorati con leggeri sprazzi rosa, gli faceva contorcere lo stomaco. Figuriamoci parlarle.
Gli sarebbero bastate anche solo tre semplici parole; Ashton non pretendeva troppo. Magari un “Ciao, come stai?” oppure “Io sono Alice, piacere”... ah, no, aspetta, quelle diventavano quattro parole.
Ashton proprio non ce la faceva più. Troppe seghe mentali. E dire che nel corso della sua vita non aveva mai avuto problemi nel socializzare con delle persone.
Da piccolo, soprattutto quando andava al parco vicino casa sua, mano nella mano con la madre, adorava salutare ogni passante, dall’anziano signore che dava da mangiare alle papere, alla donna alta e tonica che faceva jogging come normale attività di routine. Alzava la piccola mano paffuta e si aspettava che gli altri ricambiassero il saluto; e quando non succedeva, per un minuscolo secondo rimaneva a contemplare la figura che si allontanava, leggermente deluso, ma la sensazione passava subito.
Adesso l’idea di non essere ricambiato lo terrorizzava a tal punto che era costretto ad osservare Alice da lontano, durante la ricreazione.
Ormai aveva memorizzato per bene il percorso che la bionda era solita fare: usciva dai cancelli con il suo curioso gruppetto di amici e si fermava al bar vicino, prendeva una morbida e calda brioche... Arrivava a fare pensieri su come sarebbe stato baciare le sue piccole labbra piene, già vedendole imbrattate di zucchero a velo e, subito dopo, si dava un colpetto in testa, ricordandosi di darsi una calmata.
Ashton aveva seriamente paura di impazzire, di questo passo.
"Idiota", ripeté beffardo il suo subconscio.
Non gli era mai capitato di sentirsi così idiota, nemmeno quando faceva volontariamente il pagliaccio davanti ai suoi compagni di classe durante l’ora di biologia.
Biologia, giusto. Anche lei frequentava quel corso e moriva sempre dal ridere. Probabilmente non lo sapeva, ma Ash andava male in quella materia solo per darle l’impressione di essere un bad boy. Quale bad boy non esercita un certo fascino su una ragazza?

A volte, quando gli capitava per una frazione di secondo di incrociare il suo sguardo, Ashton poteva giurare di vederla arrossire di colpo. Forse, se fosse stato solo un po’ più sveglio, avrebbe potuto pensare che anche Alice fosse nella sua stessa situazione di trip mentali continui.
«Forse mi conviene darmi una mossa» il suo pensiero, espresso involontariamente ad alta voce, sembrò quasi una dichiarazione eroica, che Michael non riuscì ad afferrare, troppo impegnato in un’accesa discussione con alcuni dei compagni di comitiva.
«Sì, Ash, quello che hai detto» mugugnò infatti, fingendo di aver capito.
Adesso, Alice si faceva largo tra la piccola folla che si era formata giusto all’ingresso.
Il biondo rafforzò la presa sulla ringhiera e, facendo una piccola pressione sul metallo, la scavalcò. Lo faceva sempre, non era l’idea che saltando da una ringhiera agli scalini pericolanti si sarebbe potuto rompere l’osso del collo a spaventarlo. Era verso dove si stava dirigendo.
"Mandamela buona, Grande Pony Rosa Vomita Arcobaleni che stai messo lassù".
Quasi non se ne rese conto, quando si ritrovò esattamente dietro Alice, ma poi lei, con la sua inestimabile eleganza e poca goffaggine, sbatté la schiena contro il suo petto, voltandosi e sbiancando di colpo.
Quando la ragazza ebbe realizzato cosa fosse appena successo, il sangue che le era defluito dal viso, corse subito a concentrarsi sulle gote sporgenti e sulle orecchie. Le sentiva diventare incandescenti.
Cazzo. Non poteva arrossire così. Non di nuovo. Non davanti a lui.
«Ehi, tutto bene?»
I due si squadrarono per una frazione di secondo. Con quella strana e naturale curiosità innocente.
Il biondo notò che, da vicino,Alice era ancora più bella di come l’aveva immaginata nei suoi sogni di un possibile incontro ravvicinato. Ed ora era lì, proprio di fronte a lui;i capelli leggermente scompigliati sul volto, poco trucco, che consisteva a malapena in un leggero tocco di mascara. Il vestitino era stropicciato sulla gonna a causa della seduta precedente e le converse che indossava erano vagamente consumate. Era proprio l’esempio di semplicità che cercava in una ragazza.
«Sì, g-grazie» la sua voce tremò. Perché tremava? Snervante.
Ashton poteva ricordare bene la prima volta che sentì la sua voce, ugualmente timida ed insicura. Era stata richiamata dal professore, che le aveva chiesto qualcosa riguardo la fotosintesi, o roba del genere. Era rimasto in silenzio, ingoiando l’aria che stava sprecando per fare le sue solite battutine buttate lì per caso. A distanza di due anni, aveva lo stesso effetto su di lui.
«Biologia, eh?» chiese lanciando una veloce occhiata ai libri che Alice teneva stretti al petto. Ce n’era uno, fra gli altri, più piccolo e dalla copertina blu.   
«Già.»
«Anche io frequento quel corso» oh, almeno la sua parlantina si stava sbloccando.
«Ti ho visto» la ragazza ridacchiò tra sé, guardandolo con finto fare giudizioso. «Non è difficile notarti, dato che cerchi di internare il prof in un manicomio da tipo due anni.»
Anche Ashton rise e nel farlo le sue preoccupazioni sparirono in un attimo. Parlare con Alice non gli riusciva affatto male. Gli piaceva, ed avrebbe voluto parlarle per ore ed ore ancora.
«Sì, già, io e lui non ci amiamo molto», convenne allora.
«Già, nemmeno io lo adoro. Più che altro sono una frana nella sua materia.»
«A chi lo dici» il ragazzo alzò le mani in segno di resa, come per ammettere le sue colpe «E quello è... "Colpa Delle Stelle", giusto?»
«Sì... Aspetta, lo conosci?» Alice, che stava iniziando a sclerale mentalmente, si impose di restare calma. Come le sue amiche le ripetevano spesso, a volte era meglio frenare la mente da fangirl e il suo essere così dannatamente logorroica. Ad ogni modo davvero, se Ashton davvero aveva letto Colpa Delle Stelle, avrebbe potuto baciarlo già da ora.
«Ovvio, quale ragazzo non dovrebbe prendere esempio da Augustus Waters?»
Alice pareva ammirata. Dentro di sé era un’esplodere continuo di fuochi d’artificio. Comunque, si era detta, avrebbe potuto baciarlo. Ma rifletté che era meglio evitare. E poi sapeva già come sarebbe stato: imbarazzante. E lei diceva spesso imbarazzante, glielo facevano notare tutti. Aspetta... Adesso perché pensava a tutto meno quello che aveva davanti?
Oh dannazione, svegliati!
«Sai, do... dovremo parlare più spesso.» Ma che diamine aveva appena detto? Non poteva essere appena stata lei ad aver pronunciato quelle parole, no.
Ashton sorrise, e sul viso si aprirono le due adorabili e marcate fossette che avevano catturato le sue attenzioni sin dal primo momento. Però questa volta il suo sorriso era diverso, non era arrogante e beffardo come quando si rivolgeva al professore, era timido e vagamente vittorioso.
«Ci rivediamo in giro?»
Alice deglutì e, nella frazione di secondo impiegata a riformulare mentalmente la domanda del biondo, per evitare di fare figure non convenzionali, il cuore di Ashton perse un colpo. Stava per arrivare il rifiuto tanto da lui demonizzato nelle ultime settimane? No, non era possibile. Sembrava essere filato tutto liscio, fino ad allora.
La ragazza storse le labbra, canticchiando diversi “mh-mh” soppesandosi su un piede a turno. Si stirò per bene la maglia e si chiese se non stesse sembrando eccessivamente ridicola, o se non stesse arrossendo troppo.
Sentiva caldo, troppo caldo. E in più aveva paura di aprire la bocca, per poi scoprire che la voce fuoriuscita suonava tremante ed insicura.
Quando fece per rispondere, infatti, se ne pentì.
La sua voce sembrava terribilmente instabile quando riuscì a balbettare un timido «Sicuro.» "Che idiota", si disse.
La campanella interruppe ogni tipo di tensione che stava andando a crearsi ed entrambi ringraziarono Dio, Buddha, Allah, o chiunque avesse mandato quella madornale botta di culo.
Erano un disastro, ma i disastri insieme possono fare solo due cose: aumentare insieme, o annullarsi. Nessuno dei due casi sembrava così catastrofico.
Alice sorrise, allontanandosi, quasi nello stesso istante in cui Ashton si voltò come per assicurarsi che sì, cavolo, era riuscito a parlarle senza fare la figura del vero idiota.
"Okay", si disse la ragazza.
Il ragazzo non lo sapeva, ma anche Alice, da settimane, non aspettava altro che quelle tre semplici parole.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
→ nda
oh, bene, finalmente sono tornata su efp. salve a tutti, lettori. sono nuova su questo fandom, come scrittrice.
nonostante abbia scritto diverse cake ed altre coppie slash sui ragazzi, la fanfic che ho scelto per debuttare è una ashton x oc, che dedico ad una persona davvero speciale che conobbi l’anno scorso proprio qui: herbivicus o, come la conosco io, alice. ♥
sono consapevole che questo non sia il migliore dei miei lavori, ma ci tenevo lo stesso a pubblicarla, perché glie lo dovevo e perché alton otp. ♥ //da dove arriva ‘sto nome?//
ad ogni modo mi piacerebbe davvero tanto sapere cosa ne pensate c:
 
oh, se volete potete trovarmi su:
#twitter#facebook
a presto,
 
flamin.
   
 
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