prologo
Se analizziamo
a modo le categorie di fan, queste si dividono essenzialmente in due: una è
quella categoria dove la fan venderebbe la propria nonna
al circo pur di vedere la band che le fa battere il cuore giorno e notte,
quella band dove il cantante a un bel culo e lo vuole mostrare al mondo
muovendolo come una bottana in calore, lasciando che la fan si inebri di sogni
proibiti e di defibrillatori per il suo povero cuore messo a dura prova. Almeno
cinque su dieci fan sanno riconoscere il loro cantante, o chitarrista, o ancora
bassista o batterista, dal sedere e dal movimento ipnotizzante che esso produce
ogni volta che oscilla.
Se ci pensiamo bene la cosa
risulta tragica e inevitabilmente irrimediabile, almeno che non si fa piazza
pulita di queste fan, che assomigliano molto allo smog e inquinano la buona
musica con le loro trovate oscene e imbarazzanti.
La seconda categoria( molto più gratificante) corrisponde alla fan che pur
amando la sua band del cuore, non si sente in dovere di buttare in faccia al
cantante una mutanda o un reggiseno a ogni concerto che le si presenta davanti.
È quella categoria dove la fan aspetta religiosamente un concerto fantasticando
su quale canzone verrà per prima oppure chiude gli occhi e si inebria delle
note travolgenti e della voce dolce che le accompagna. È quella categoria dove la fan canta a squarcia gola, rischiando un soffocamento solo per poter
seguire la voce del suo idolo senza preoccuparsi di sgarrare o di essere
fastidiosamente stonata.
Quella fan che alla sera trova un
po’ di tempo per scrivere su di loro, senza pretese, lasciando volare la
fantasia, senza mai desiderare che si avveri.
Se vogliamo metterci a tavolino e
scrivere una statistica, quest’ultima categoria avrebbe la peggio
sull’altra. Decisamente.
Come dicevo prima le fan oche
sono lo smog e le fan vere sono l’aria pura che a poco a poco sparisce.
È un concetto fondamentale che a
poche persone interessa, ma ci si preoccupa dell’estinzione delle
formiche, allora perché non preoccuparsi dell’estinzione dei veri fan?
La storia che voglio raccontarvi
è quella di una ragazza, che come si potrebbe immaginare, appartiene alla
seconda categoria da me elencata. Non aspettatevi una storia dove si divaga la
guerra fra “smog” e “aria pura” ,
ma una storia semplice, divertente e con una nota di malinconia che
l’autrice, non vuole far mancare.
Mary Grace Lorens o per essere
più pignoli, Mary Grace Elizabeth Lorens è venuta al mondo con la grazia di ippopotamo, circa vent’anni orsono in una
sperdutissima città del Brasile, da madre brasiliana e papà italiano. Mary
Grace non si ricordava nulla del posto in cui era nata, semplicemente perché il
Signore aveva deciso che i suoi genitori sarebbero morti pochi giorni dopo la sua
nascita in una sparatoria nel centro del paesello. La nonna, Carmen, dopo i
funerali era arrivata alla conclusione che la sua nipotina non poteva vivere in
un ambiente così malfamato e criminale e decise di trasferirsi con Mary Grace
in America, dove con pochi soldi riuscirono a
mettere su una casetta, poco lontano da New York.
Lì Mary Grace potè crescere
spensierata, frequentando le scuole e i bar con le amichette.
Arrivata ai vent’anni, dopo
una scuola professionale e un diploma da massaggiatrice, trovò lavoro presso un
istituto di bellezza,dove le vecchie ciabatte o meglio
signore, si riunivano per ringiovanire e parlare delle proprie disgrazie. Tutto
questo poteva risultare veramente noioso e da suicidio, degno di un emo, ma fortunatamente, nel negozio affianco al suo
lavorava Jessika. Faceva tatuaggi e li sapeva fare benissimo, insieme al
marito, Dave.
Mary Grace passava da loro tutti
i giorni nelle pause pranzo o quando non c’era un
emerito cacchio da fare e
parlavano di tante cose, qualche volta mentre si faceva fare un tattoo.
Mary amava la musica, ne usciva
pazza.
Adorava i vecchi gruppi Punk e
adorava andare ai concerti.
L’ultimo era stato quello
degli Smashing Pumpkins, dove aveva urlato e saltato per due ore e
mezza, compresa l’ora successiva alla fine del concerto.
Era pazza e adorava vivere e
farlo bene.
Come diceva Dave, Beht
(Elizabeth) aveva carattere e la forza di un leone. Era forte, si, ma si commoveva facilmente davanti a un film.
Era amica di tutti e con quei
suoi occhioni quasi viola riusciva a ottenere qualsiasi cosa, purché lecita.
Una sola nota stonava in tutto
questo.
Una piccola nota che al solo
pensiero le faceva montare la rabbia, come un toro davanti a un telo rosso
fuoco.
E questa nota si chiamava Way,
Gerard Way.
Well,Well,Well(
mi sento molto Severus Piton) sono tornata alla carica con una nuova storia dai
caratteri un po’ strani. Ammetto che il prologo mi è uscito di getto,
mentre osservavo attentamente due fan di una band(non
facciamo nomi…tokio hotel)
sbavare sopra una foto delle dimensioni del mio mignolo. E così ho cominciato a
pensare a questa storia un po’ polemica(tranquilli,
non mi metterò a discutere dei tokio hotel, anche
perché non sono nessuno per offenderli e mandarli a fanculo,
anche se onestamente non mi piacciono) e dolce. Spero che questo prologo
non vi abbia fatto vomitare, ma se è così accetto le sevizie parte dei lettori!
Vi ringrazio tanto!
Ovviamente questa storia è
dedicata a quella pazza scatenata di Jess,
alla mia dolce Sugar, Lò
e alla lavoratrice che impazzisce per i colleghi di lavoro biondi e non solo.(Simmy) vi voglio bene
tesori miei, siete la mia cura per combattere la tristezza!<3