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Autore: A n g e l    17/06/2014    0 recensioni
Ti confesso che ho paura, non voglio smettere di sognare.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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17.06.14

Chiara.

 

 

Non ho più ispirazione da un bel pezzo, e non ricordo nemmeno più quella sensazione che provavo quando mi sedevo davanti al pc a fissare la pagina bianca di word per poi cominciare a scrivere di getto tutto quello a cui pensavo.

Era una dote straordinaria. Una dote non comune e che mi sarebbe piaciuto continuare a coltivare.

Adesso fissare lo stesso foglio non mi provoca altro che bruciore agli oggi; forse uso troppo il computer, o forse è solo un alibi per giustificare questo mia improvvisa incapacità. Mentre prima il chiaro colore uniforme della pagina mi faceva cadere in un profondo stato di concentrazione adesso nel mio cervello vige esclusiva la tabula rasa.

Anche ora, davanti ad una pagina bianca, quello che riesco a riflettere non è altro che il bianco del foglio scarno e povero di idee che è diventata la mia testa quando cerco di scrivere. Il nulla.

Non che io non abbia più idee, non che io non sia più in grado di pensare.

Semplicemente non sono più serena nel farlo.

Scrivere non è più un piacere.

Che belli quei tempi al liceo dove si poteva dare spazio alla fantasia, che bello quando di materiale per sognare ce n’era sempre tanto, quando non c’era bisogno di cercarlo.

Sento che miei pensieri si stanno atrofizzando nel tentativo di costruire il mio futuro, sono immersi in equazioni, progetti, programmi, tecniche strutturali, hanno perso tutto quello che di fantasioso e originale potevano avere, e ormai sono pragmatici, logici e sintetici. Quel poco di vecchio e affascinante che possiedono, si sta lentamente trasformando in ricordo.

Ti confesso che ho paura, non voglio smettere di sognare.

Non so perché ti sto dicendo questo, forse perché ti ricordo ancora come la mia compagna di classe, forse perché nel mio cuore hai ancora sedici anni e rispecchi quello che io non sono più: una ragazza spensierata che possiede quella capacità di fantasticare che a me tanto manca.

Un po’ ti invidio.

La tua morte è stato il primo trauma che mi ha riportato alla fredda realtà, è stato il primo avvenimento che mi ha letteralmente strappato dal mondo dei sogni e mi ha scaraventato sulla terra con una violenza innaturale.

Non ero preparata a tutto quel dolore, non ero pronta per tutta quella tristezza.

E con questo non sto cercando di crearmi un altro alibi, molte piccole cose hanno contribuito a scoraggiarmi; nel momento in cui lo scudo della mia serenità e della mia spensieratezza ha cominciato ad incrinarsi, nel momento in cui tutto non procedeva per il verso giusto ho cominciato lentamente a lasciarmi andare invece di affrontare con forza e impeto la difficile situazione.

Lo so, lo so, non sono una guerriera e non mi è mai piaciuto lottare, sono sempre stata una grande pigrona.

Ho sempre combattuto nella mia mente, ho sempre trasferito le mia volontà ad un personaggio immaginario di cui scrivevo le gesta, ho sempre pensato che prima o poi, prendendo esempio dai miei stessi eroi, sarei riuscita ad eguagliarli e a diventare forte come loro.

Finché avevo la mente, finché scrivevo, tutto il resto non importava, credevo di poter superare ogni cosa in questo modo.

Ora che non ho più la scrittura mi sento perduta, e rialzarsi è sempre più difficile; anche adesso, per mettere nero su bianco questi pochi pensieri, sto facendo veramente fatica.

Il mio voleva essere uno sfogo malinconico, ma ho finito per tirarti in mezzo in una specie di monologo al quale so che mai risponderai, se non quando finalmente ci rivedremo. Volevo che sapessi come mi sentivo, volevo che sapessi che è un periodo difficile anche dal punto di vista universitario, volevo che sapessi che più vado avanti e più non mi sento sicura delle scelte che ho fatto in passato.

Insomma, è un casino.

Ho mancato il tuo compleanno, ho mancato il concerto, ho mancato tutto quello che potevo fare per farti sapere che ti ero vicina, che non ti ho dimenticata.

Spero che in fondo tu lo sappia che non ti ho dimenticata. La tua foto è sempre lì sul comodino e mi sorride ogni sera; a volte non ci faccio caso, altre invece ho l’impressione che tu mi voglia parlare, magari per consolarmi, o magari per spronarmi a suon di schiaffi ad andare avanti nonostante tutti i miei problemi.

Il mio cuore spesso è lontano, ma il mio pensiero è sempre vicino.

So che non è molto, ma cerco di fare del mio meglio, sono sicura che lo sai.

Ti dedico questi scarni pensieri sperando che possano in parte aver descritto le mie sensazioni, ti auguro buon compleanno perché nel mio vortice di paturnie mentali non ho ricordato una cosa così importante.

L’anno prossimo spero di non mancare.

 

 

 

Ti voglio bene.

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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