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Autore: BornOfVengeance    17/06/2014    3 recensioni
Avevo mai avuto un amico in vita mia? Avevo quattordici anni e non riuscivo a ricordare una sola persona che avesse avuto, almeno per qualche tempo, il ruolo di amico nella mia vita, nemmeno una fottuta persona. Io ero timido, solitario e non spiccicavo più di cento parole in un anno, a molti dovevo sembrare stupido, ad altri dovevo sembrare un antipatico che non parla con nessuno perché si sente troppo fico per farlo, e altri ancora avevano solo paura di me, perché ero alto 1.80m e apparivo sempre imbronciato, come se potessi scoppiare da un momento all’altro, quindi in sintesi tutti mi stavano alla larga. Nessuno mi aveva mai capito
Storia di un'amicizia inossidabile fra James e Cliff.
Solo amicizia? Scopritelo.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Diffidence

Quel giorno faceva caldo, un caldo da morire, ed in casa mia non si poteva respirare, sia per la temperatura, sia per l’atmosfera che si creava in certi momenti della giornata. Erano le cinque del pomeriggio ed ero in spiaggia con i piedi ammollo e troppi pensieri per la testa. Quando stavo in spiaggia era come se i miei pensieri fossero portati via dalla corrente del mare, sparivano in poco tempo e io riuscivo a sentirmi almeno un po’ più libero dall’opprimente peso che non mi dava mai pace. Mentre stavo lì a pensare i suoni e le voci delle altre persone in spiaggia giungevano ovattati alle mie orecchie, sentivo le risate, le madri che chiamavano i figli, i bambini che strillavano felici mentre giocavano con gli amichetti...già, gli amichetti. Avevo mai avuto un amico in vita mia? Avevo quattordici anni e non riuscivo a ricordare una sola persona che avesse avuto, almeno per qualche tempo, il ruolo di amico nella mia vita, nemmeno una fottuta persona. Io ero timido, solitario e non spiccicavo più di cento parole in un anno, a molti dovevo sembrare stupido, ad altri dovevo sembrare un antipatico che non parla con nessuno perché si sente troppo fico per farlo, e altri ancora avevano solo paura di me, perché ero alto 1.80m e apparivo sempre imbronciato, come se potessi scoppiare da un momento all’altro, quindi in sintesi tutti mi stavano alla larga. Nessuno mi aveva mai capito, finché c’era mia madre era tutto diverso, lei un po’ ci riusciva, ma da quando se n’era andata ed io ero rimasto con mio padre, ero diventato definitivamente una persona sola, e le parole che dicevo all’anno erano diventate cinquanta al posto di cento. La verità? Odiavo il mondo, odiavo tutti quelli che mi prendevano per il culo, odiavo le gente che mi giudicava senza conoscermi e quella che mi considerava un perdente, ma più di tutti odiavo mio padre, molte volte mi ritrovavo a desiderare che morisse presto anche lui, che mi liberasse, e la cosa peggiore era che dopo averlo pensato o detto a bassa voce non me ne pentivo mai, continuavo a desiderarlo, soprattutto quando lui iniziava a picchiarmi.
Dopo un po’ tirai un respiro profondo e mi alzai in piedi, poi mi voltai in direzione di casa mia ed iniziai a camminare lentamente, come fa un criminale diretto al patibolo. Mentre camminavo osservavo le gente che mi veniva di fronte e, fra ragazze in costume, signore e uomini maturi e genitori con i figli nessuno, mi aveva colpito particolarmente. Abbassai la testa per un attimo, pensando che i miei piedi fossero una vista più interessante, quando con la coda dell’occhio vidi una chioma rossa, scompigliata dal vento caldo che soffiava e, non sapendo per quale preciso motivo, alzai la testa per vedere a chi appartenessero quei capelli. Vidi un ragazzo con i capelli lunghi e rossi, era davvero magro, un po’ più basso di me, aveva gli occhi nocciola, le labbra sottili ed il naso aquilino, era anche un po’ lentigginoso e aveva un’espressione in cui trovai una sorta di conforto. Improvvisamente mi accorsi di essermi fermato davanti a lui e che in effetti lui si era fermato davanti a me e mi osservava proprio come stavo facendo io con lui, ci guardammo a lungo negli occhi, poi io accennai ad un leggero sorriso, lui mi aveva sorriso per tutto il tempo.

<< Ciao! >>

Mi disse in modo cordiale. Aveva già la voce da uomo, come se avesse già una ventina d’anni, ma ne dimostrava si e no sedici. Improvvisamente, dopo quel saluto, caddi nel panico, non sapevo che fare ne cosa dire, nessuno mi aveva mai rivolto la parola in modo così spontaneo ed io non ero per niente abituato a conversare, ma non volevo mandare tutto a puttane, non con lui, che si era dimostrato gentile, almeno fino a quel momento.

<< C- ciao! >>

Tornò a sorridere e si avvicinò di più verso di me, sempre con quella spontaneità che mi aveva colpito quando mi aveva rivolto la parola. Non appena mi fu abbastanza vicino mi tese la mano e mi guardò negli occhi, non avrei mai dimenticato quello sguardo.

<< Sono Cliff Burton, molto piacere! >>
<< I- io mi chiamo James. >>

Ci stringemmo la mano, quella stretta riuscì a farmi rilassare un po’. Ma da dove sbucava fori quello? Non l’avevo mai visto dalle mie parti, e d’improvviso eccolo lì. Di sicuro, se lui ci fosse sempre stato, io l’avrei notato, perché in un certo senso ci somigliavamo. Eravamo vestiti in modo simile, fatta eccezione per i pantaloni, che io portavo stretti, mentre i suoi erano a zampa d’elefante, avevamo entrambi i capelli lunghi e l’aria di chi si sente diverso da tutti, solo che lui aveva dimostrato di essere estroverso, io ero una frana totale. Ad un certo punto presi coraggio, anche se non so da dove l’avessi preso, e mi sforzai di parlare con quel tipo, era la mia occasione.

<< Sei nuovo di queste parti? Non ti ho mai visto qui >>
<< In effetti si, ci siamo trasferiti da poco e da quando siamo arrivati non faccio che venire in spiaggia il pomeriggio >>
<< Da quanto tempo ti sei trasferito? >>
<< Poco, solo tre giorni >>
<< Ci avrei scommesso! Se fossi stato qui da più tempo non avrei potuto non notarti! >>
<< E’ quello che credo anch’io! Scommetto che anche a te piace il Metal >>

E così dicendo sfiorò con l’indice la punta di una ciocca di capelli che ricadeva sulla mia spalla, continuando a sorridere ed arrossendo leggermente.

<< Si, esatto! >>
<< Qual è la tua band preferita? >>

Mi chiese incuriosito, mentre io e lui riprendevamo a camminare uno affianco all’altro senza accorgercene, quel tipo mi aveva calamitato ed era riuscito a farmi dire più parole in dieci minuti di quante ne dicessi in una settimana nei miei periodi peggiori.

<< Adoro gli Aerosmith. La tua? >>
<< Aerosmith?Sono bravi ma, amico mio, ascolta i Motorhead e non tornerai più indietro, fidati! >>
<< Motorhead? >>
<< Esatto, sono bravi anche i Misfits, anche se non sono proprio Metal >>

Fece una piccola pausa e guardò un attimo davanti a se, come se cercasse qualcuno, poi tornò a rivolgersi a me.

<< Tu devi a tutti i costi venire a trovarmi appena ci saremo sistemati meglio! Ho tanta roba da farti ascoltare! >>
<< Venire da te? Sul serio? >>
<< Certo! Perché dovrei mentire? >>

Feci spallucce e abbassai un attimo lo sguardo, ero arrossito di brutto e non volevo che lo notasse, anche se possibilmente era già troppo tardi.

<< Tu sei un tipo molto timido, non è vero? >>
<< Si, è così Cliff >>
<< Non è un problema questo. Suoni qualche strumento? >>
<< Si, il pianoforte e la chitarra. Tu invece? >>
<< Il pianoforte e il basso >>

Sentii un improvviso affetto per lui, non sapevo spiegarmi il perché, ma fu così da subito, forse perché mi sentivo già meno solo di prima, o forse perché lui era riuscito a farmi parlare un po’ più del solito, non riuscivo proprio a capirlo, ma speravo che quando la scuola sarebbe ricominciata a settembre, io e lui avremmo avuto qualche classe insieme.

<< Quanti anni hai Cliff? >>
<< Ne ho fatti sedici a febbraio, tu? >>
<< Ne farò quindici fra un mese. >>

Continuammo a parlare del più e del meno fino a sera, quando ormai il sole era tramontato e l’aria si era fatta più fresca. Alla fine, quando pensai che mio padre mi stava già aspettando con la cintura in mano, ci salutammo e promettemmo l’uno all’altro che da quel momento ci saremmo visti in spiaggia tutti i pomeriggi per stare insieme. Quella sera, anche se mio padre mi picchiò più violentemente del solito, continuai a sentire quella sensazione stupenda dentro al petto, come se ci fosse qualcosa che mi facesse scalpitare dalla gioia, ero ansioso di rivedere Cliff il giorno dopo.


Già, rieccomi con una nuova storiella tutta per voi, carissimi lettori!
Il fatto è che non so proprio stare un attimo senza pubblicare qualcosa! Non è proprio da me...
Eccovi una nuova proposta da parte mia, mi auguro che ai miei lettori abituali questa ff piaccia come quella precedente, mentre ai nuovi lettori (se ce ne saranno) do il benvenuto!
Come sempre scusatemi per gli errori causati dal sito, ma proprio non riesco a risolverli T.T
  
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