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Autore: Sebs    17/06/2014    5 recensioni
Sappiamo cosa è successo a John quando Sherlock ha finto di morire, e sappiamo tutto della loro amicizia.
Ma nel telefilm non si parla affatto di un altro... rapporto alquanto complicato: quello tra Moriarty e Moran. Colleghi? Amici? Qualcosa di più? E cosa è successo dopo che il Ragno si è suicidato? Come l'ha presa la sua Tigre?
Genere: Angst, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim, Moriarty, Sebastian, Moran, Sebastian, Moran
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Vorrei dedicare questa fanfiction alla mia migliore amica.
Lei è la mia Jane e io sono la sua Sebastienne, glielo devo.
 
 
Sebastian poggiò i soldi e la pistola sul bancone.
Il tipo lì dietro registrò la pistola e chiese se avesse bisogno di proiettili.
-Se ce li ha, perché no. Mi dia una scatola.
Andò nell'altra sala e si mise in postazione. Dapprima infilò le cuffie, poi le tolse.
Non sentiva il rumore di uno sparo da quando aveva deciso di mollare quel mestiere.
Caricò la pistola, e iniziò a sparare.
Un colpo. Due colpi.
Una volta svuotato il tamburo lo riempì.
Allo stesso modo di come il primo giro era stato preciso, il secondo colpiva man mano più lontano dall'obiettivo.
Quando mancò totalmente il cartoncino, lanciò la rivoltella verso di quello.
-Vaffanculo!- gridò.
 
 
 
Era stato lì che era successo. Che si erano incontrati. Tanto, tanto tempo prima.
Non aveva fatto niente di diverso da quel giorno, tranne che non era la stessa pistola che aveva poggiato sul bancone. Era una più moderna, comprata illegalmente dopo che l'avevano cacciato dall'arma. Non voleva perderci la mano, era uno dei migliori sin dal college.
Da quando aveva ricevuto il congedo erano passati un paio di mesi. Era andato lontano, trovato documenti falsi con cui si era rifatto una vita.
E ora eccolo lì, con l'unico pezzo del suo passato a cui poteva aggrapparsi.
E poi il tiro al bersaglio era un posto periferico e solitario, raramente c'erano altri, oltre il tizio dietro il bancone.
E quella sera, poi c'era il pienone: oltre Sebastian c'erano altre due persone.
Mentre puliva la pistola prima di caricarla, sentì lo schiocco di dita e le altre due persone andarono via, come se fossero telecomandate.
Sebastian cercò di non apparire preoccupato. Continuò nel suo lavoro senza battere ciglio.
-Allora-, disse una voce dal nulla. -Sebastian Moran. Cacciato con disonore dall'arma per sospetta partecipazione ad atti illeciti contro la nazione. Brutta cosa, brutta cosa.
Un uomo ben vestito spuntò da un angolo buio e impolverato con una cartella in mano.
Sebastian appoggiò una mano sul muretto, a contatto con la pistola, nascosta sotto uno straccetto.
-Bene, lei sa chi sono io. Chi è lei?
Lui sorrise. -Un uomo potente. Un uomo che vuole stringere un patto. Un uomo che...
-Meno poesia e più pratica.
Lui sorrise. -Sarà difficile-, disse, lanciando la cartella su un muretto. -Amo la poesia.
Fece per uscire, con fare spocchioso e teatrale, ma poi si girò e disse: -C'è il mio numero lì dentro. Per qualunque evenienza.
 
Quando tornò nel suo piccolo appartamento lesse il fascicolo dall'inizio alla fine, più e più volte: note di merito dei professori dell'università, pagelle, relazioni delle missioni e sospetti dei superiori e di sconosciuti.
Lo accusavano di complotti, piccoli ma comunque fuochi accesi che potevano divampare.
Lo faceva per guadagnare qualcosa in più per mantenersi.
Avrebbe potuto guadagnare qualcosa per mantenersi anche adesso. Il tipo sembrava ricco, per quanto ne capiva di vestiti.
Prese il bigliettino legato ad una delle alette della cartellina con una graffetta e alzò la cornetta del telefono.
-Sebastian Moran, buonasera!
-Come fa a sapere che sono io?
-Ricorda che avevo i suoi documenti? Trovare il tuo numero è stata la cosa più semplice che abbia mai fatto.
-D'accordo, okay. Cosa vuole da me?
-Voglio che diventi il mio cecchino di punta. Sei bravo con la pistola, a quanto leggo dalle tue carte. Potresti provarmelo, che ne dici?
-Avrei potuto provartelo già al tiro...
-Avevo in mente un posto più informale... Magari in quel bel pub a due isolati a nord da casa tua?
Sebastian sentì il cuore scendere fino allo stomaco e risalire. Capitava ogni volta che quel bastardo tirava fuori qualcosa riguardo lui. Come se tutto il lavoro che aveva fatto per insabbiare il suo percorso non fosse servito a nulla.
-Perfetto. Quando?
-Domani sera. Alle ventidue. Ci vediamo, Sebastian.
 
La sera dopo Sebastian andò al bar verso le ventuno e trenta. Magari quel tipo si sarebbe presentato non appena lui avesse messo piede in quel bar. Ordinò una birra e aspettò.
Dieci minuti dopo, infatti, si presentò, in camicia e pantaloni perfettamente stirati.
-Sebastian, buonasera!- disse, con il suo solito tono allegro e irritante.
-Buonasera, signor...?
-Che maleducato, non mi sono presentato? James Moriarty, consulting criminal.
-Okay, Mr. Criminale-Pezzo-Grosso. Come hai avuto accesso a tutti i miei file?
-Un paio di ore di ricerche, ed ecco fatto. Allora, hai pensato alla mia proposta?
-Quanto ci ricaverei, diciamo, economicamente?
-Molto. Una fetta maggiore ogni volta. E sistemeremo quella porticina sul retro dei tuoi file che mi ha permesso di sapere tutto di te in pochi minuti. Fedina non ripulita, per non destare sospetti, ma riservata. Ci stai?
Moriarty gli tese la mano. -Non mi fai firmare nessun contratto?
-Che sbadato!- disse l'altro, tastandosi le tasche. -L'avrò lasciato nella giacca. In auto. Vieni.
Uscirono dal bar e Moriarty gli fece strada fino all'automobile.
Prese la giacca e il contratto e lo passò a Sebastian. -Ognuno di noi avrà una copia. Per ogni evenienza.
Sebastian la firmò. Non gli aveva lasciato molte opportunità per decidere, in realtà.
 
-Sebby-Seb!
Sebastian sbuffò non appena riconobbe la voce al telefono. Era sempre così. Non appena aveva bisogno di lui, lo telefonava.
-Perché mi chiami da un telefono con il numero bloccato?
-Avevo questo a portata di mano e dovevo telefonarti al più presto. Non fare il guastafeste, Sebby-Seb!
-Cosa c'è, allora?
-Ho in mano un caso di massima importanza. Mi serve un tiratore d'eccezione, ed è qui che entri in scena tu. In una piscina, con un paio di fucili.
-Io, solo, con un paio di fucili.
-Non è un'idea fantastica?
-Certo. Come no. Fammi sapere dove e quando e io ci sarò.
-D'accordo, Seb.
Alla fine diceva sul serio. E Sebastian si trovò davvero a controllare tre fucili contemporaneamente in una piscina dopo l'ora di chiusura, con il suo capo che entrava in scena con John Watson e Sherlock Holmes. Lui e le sue missioni teatrali. Che tipo.
Sebastian non era l'unico tiratore. C'era anche una donna, piccoletta e più grande di loro d'età. Ma non l'aveva vista in viso*.
Ad un certo punto il telefono del capo iniziò a suonare.
Chiusa la chiamata schioccò le dita, segnale per la ritirata. Sebastian nascose le armi e lo inseguì.
-Cosa diavolo è stato?
-C'è una vecchia amica che si vuole divertire un po' con lui. Un paio di amici, in realtà. Fa niente, hanno detto che mi pagheranno. Magari potrò comprarti un completo. E riuscirò a fartelo mettere, per una volta.
Sebastian rise con gusto. -Certo, come no.
 
E invece ci riuscì. Per un'altra missione, ma quale fosse non importa. Jim lo vide prendere l'aereo, in prima classe, e, impulsivamente, decise di seguirlo in un aereo privato.
Quando Sebastian arrivò a Parigi si diresse in albergo senza notare che da un aereo più piccolo scendeva il suo capo.
Notò che c'era qualcosa di strano solo quando salì sul piano della sua stanza.
Nel momento in cui la porta si aprì e venne tirato dentro per la cravatta.
-Jim?
-Chiudi il becco, Moran.
Jim allentò il nodo della cravatta e iniziò a sbottonare la camicia.
-Non volevi vedermi con il completo? Cosa diavolo ti è preso...?
-Ti ho detto di starti zitto.
Jim era più basso di lui, ma i suoi occhi erano così scuri e impassibili che spaventarono Sebastian.
E un attimo dopo quegli occhi lo sfidavano. Le mani, frenetiche un minuto prima, si erano fermate, e Sebastian poteva sentire solo il battito accelerato del suo cuore; avrebbe voluto rallentarlo, poteva essere interpretato da Jim come un gesto di debolezza. Ma Jim non fece altro che tirarlo con la cravatta, ancora annodata al suo collo, verso di lui e baciarlo, prima con gli occhi aperti, come se lo stesse sfidando, poi con più trasporto, chiudendoli.
Sebastian seguì i movimenti di Jim, e mentre quello trafficava con la sua giacca, lui si occupava della camicia di lui.
-Questo non significa niente-, disse Jim, alzandosi e andando via, dopo che avevano concluso.
Sebastian rimase solo sul letto, con il cuore che non aveva la minima intenzione di fermarsi.
 
Era stata solo la prima delle diverse volte in cui lo fecero, ma ogni volta Jim sottolineava che non significava niente, mentre per Sebastian ogni volta era come la prima. La sorpresa, dapprima, perché non aveva idea di quando Jim avesse voluto, poi l'abbandono, e il silenzio interrotto solo dal suo stesso cuore che batteva all'impazzata.
Non avrebbero mai avuto niente di più del semplice sesso, e forse era meglio così, visto che lavoravano insieme. Ma lui avrebbe voluto qualcosa di più.
Perché magari per Sebastian significava qualcosa.
 
-C'è un caso importante.
Dopo quella notte a Parigi era diventato più pragmatico. Più sintetico. E anche più maniacale con le sue missioni.
-Bene, dimmi cosa devo fare e...
-No. Tu non ci devi essere. Ti dico solo che non voglio essere contattato o telefonato o infastidito da nessuno. Devi farmi da... diciamo muro del suono, mi sono spiegato? Ogni telefonata passerà a te e tu chiuderai le chiamate. Ma se dovesse succedere qualcosa di grave, come una fuga di notizie, o un attacco sinistro della polizia, allora potrai chiamarmi. Intesi?
-Sì. Ma è di nuovo con Holmes che...
Dall'altra parte, il suono di un telefono libero.
 
Il giorno fissato da Jim arrivò, e Sebastian non ricevette nessun avviso o conferma. Era tutto regolare.
Si alzò di buon'ora ed andò al poligono, e, tornando in centro, vide che molte persone uscivano di casa e si dirigevano tutte dalla stessa parte.
Cercò notizie su Internet, e lesse di Jim e Sherlock che si stavano scontrando sul tetto del St. Bart's.
Iniziò a correre, cercando di telefonarlo. Riusciva quasi a sentire quell'assurda musichetta disco che aveva come suoneria, e oltre il segnale del telefono, sentiva solo il battito accelerato dalla corsa e dalla paura. Cosa diavolo aveva intenzione di fare Jim?
Arrivato all'isolato dell'ospedale pensò che non l'avrebbero mai fatto entrare da lì, né da i palazzi delle vicinanze. Ad un paio di isolati di distanza trovò le scale antincendio sull'esterno dell'edificio e salì fino al tetto. La visuale non era perfetta, ma poteva avere un'idea di cosa stava accadendo. Rimase accovacciato, Jim avrebbe potuto vederlo e avrebbe mandato in fumo il suo piano.
Jim e Sherlock si avvicinarono, e un attimo dopo Jim era crollato a terra.
Sebastian si portò una mano alla bocca, per evitare di gridare e di farsi scoprire.
Pochi minuti dopo, Holmes saltò giù dal palazzo.
Erano morti entrambi.
 
 
 
Erano passati anni da quel momento, ma Sebastian riusciva ancora a sentire il suo cuore mancare un battito nel momento in cui Jim moriva.
Si passò una mano nei capelli, e saltò oltre il muretto per recuperare la pistola che aveva lanciato poco prima.
Quando si rialzò e superò il muretto, diretto a casa, vide un'ombra muoversi nella zona dei tiratori, già poco illuminata.
-Forte. Ci mancano solo le allucinazioni, adesso-, disse, infilandosi la giacca.
-Forse non sono allucinazioni, Sebby-Seb.
Sebastian si girò di scatto, ed eccolo lì, perfetto e ordinato come al solito nel suo vestito scuro firmato e gli occhiali da sole che spuntavano dal taschino della giacca.
-James...
-Eh già. Chi non muore si rivede, no?
Sebastian si appoggiò al muretto per evitare di cadere. Se davvero non era un'allucinazione, se davvero era Jim Moriarty, quello che lui aveva visto morire sul tetto del St. Bart's...
Lui si avvicinò e prese il mento di Sebastian tra due dita. Fece uno dei suoi sorrisi che tanto gli facevano venir voglia di prenderlo a schiaffi e disse: -Facciamogliela pagare, a quei figli di puttana.
 
 
 
 
*Immaginate se, nel suo passato, Mary avesse aiutato Jim con uno dei suoi casi, e per questo non voleva che John sapesse chi era in realtà...
 
 
 
Angolo dell'autrice ~
Non è la prima volta che provo a scrivere una MorMor, ma sono così complesse che non riescono mai a venir su come vorrei. D'altra parte, questa mi convince abbastanza per pubblicarla. Chiedo venia, è la prima che pubblico in questa sezione di EFP, ma sentitevi liberi di commentare (anzi, mi farebbe piacere ricevere qualche commento).
Sebs
  
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