Ferma al
semaforo attendevi che
il semaforo diventasse verde, che ti desse il via per poter
attraversare la
strada affollata da frettolose auto. Osservavi con disinteresse le
strisce di
fronte a te, pronte ad accogliere il tuo cammino nel momento in cui il
piede,
sollevandosi dal grigio cemento, sarebbe finalmente atterrato sulla
candida
superficie, sporcata dai numerosi passaggi che ti avevano preceduta.
I tuoi
capelli si agitavano nel
vento, ricci ribelli che parevano voler partire
all’avventura, scoprire quel
mondo che potevano osservare solo in tua compagnia, affiancandoti e
donandoti
quell’aria vivace con il loro color rosso, meraviglioso
quando il tramonto che
ci avrebbe raggiunte nel giro di poche ore.
Attendevi
con una calma
sorprendente, decisamente in contrasto con il nervosismo di chi ti
affiancava.
Io ti
osservavo dalla mia auto,
attendendo a mia volta di potermi rimettere in marcia. Ti paragonavo a
un
fiocco di neve per la tua candida pelle e le morbide forme che
desideravo
sfiorare. Avrei voluto baciare le tue rosse labbra, incrociare le iridi
nocciola ed accarezzare le paffute guance solcate da un tenero rossore.
Mai il tuo
sguardo si posò su
di me, immersa in chissà quali pensieri che ti impedivano di
accorgerti di
quella presenza estranea, troppo interessate a te, sconosciuta ribelle.
Troppo
presto, però, giunse la
nostra separazione: il semaforo, diventando verde, ti spinse a muovere
i tuoi
passi lontana da me, negandomi la possibilità di poter
scoprire anche solo il
tuo nome.