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Autore: _sylvia_    17/06/2014    1 recensioni
- Come vi siete conosciuti tu e papà? – Alle parole della figlia una miriade di ricordi riaffiorarono nella mente della donna.
Un uomo, una donna, due bambini. Una famiglia normale agli occhi di tutti. Eccetto per una cosa: l'uomo era stato un cantante molto famoso in tutto il mondo.
Un pomeriggio normale, fino a quando la bambina fa una domanda alla madre.
Un sguardo al passato, immersi nei ricordi. Una bella storia, magica come una favola.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fra the, biscotti e vecchi ricordi

 
La donna era nella cameretta dei bimbi, seduta sul tappeto in mezzo ai giocattoli. Davanti a lei un tavolino rotondo e attorno ad esso quattro sedioline. Tre erano occupate dalle bambole, mentre sulla quarta era seduta una bambina dai capelli color del grano e gli occhi grandi, color nocciola come quelli del padre. La bambina portava un abitino rosa, con collant color panna e scarpe eleganti abbinate al vestito. In testa aveva una coroncina di plastica e stava seduta composta, con la schiena dritta, come una vera principessa.
Sul tavolino erano posate cinque tazzine da the in plastica rosa e una confezione di biscotti al cioccolato. Quelli da mangiare veramente però.
La mamma e la bambina sorseggiavano il finto the dalle tazzine, sgranocchiando qualche biscotto e chiacchierando. Anche con le bambole.
Quello era uno dei momenti più belli della giornata: la piccola lo attendeva tutto il giorno. Era il momento in cui aveva la mamma tutta per sé, senza doverla condividere con il fratello maggiore o con il papà. La donna, invece, lo vedeva come un momento per rilassarsi e dedicarsi alla sua bambina. Non avrebbe rinunciato all’ora del the con la figlia per nulla al mondo: la felicità che scorgeva sul viso della bambina quando veniva ad avvisarla che la bevanda era pronta era la cosa più bella del mondo. E così, ogni pomeriggio, fra the e biscotti, la bambina raccontava alla madre cosa aveva fatto quel giorno all’asilo e quest’ultima la ascoltava sorridendo.
In quel momento un uomo si appoggiò allo stipite della porta senza farsi notare. Osservò le due donne a cui voleva più bene al mondo e sorrise involontariamente.
Si voltò per tornare in salotto, dove il figlio maggiore stava giocando con una macchinina telecomandata.
Quel pomeriggio però, qualcosa cambiò: la donna non ascoltò semplicemente la figlia giocando con lei. Le raccontò anche una bellissima storia, una di quelle che sembrano magiche ed irrealizzabili, ma che se uno ci spera davvero poi diventano realtà.
- Mamma, ti posso fare una domanda? – chiese titubante la bambina.
- Quello che vuoi.
- Come vi siete conosciuti tu e papà? – Alle parole della figlia una miriade di ricordi riaffiorarono nella mente della donna.
- Tesoro, la vuoi sentire una bella storia? – La bimba annuì.
- Amore, puoi venire un secondo? – domandò la donna affacciandosi in salotto. – Anche tu, piccolo.
L’uomo prese in braccio la figlia e seguì la moglie che, tenendo per mano il bambino, condusse tutti in soffitta.
 
- Mamma, perché siamo qui? – chiese il bimbo alla madre, seguito subito dalla sorellina che era impaziente di sentire la storia.
- Ora vedrete. – fu la semplice risposta della donna.
Si inginocchiò e aprì uno scatolone contrassegnato da una sola sigla, un numero e una lettera, scritti con un pennarello indelebile almeno una quindicina d’anni prima. Ne tirò fuori un grande poster il cui soggetto erano cinque ragazzi. – Tutto è partito da loro.
- Chi sono? – chiese subito curiosa la bambina.
- Loro sono i One Direction, il gruppo più amato dalle ragazze quando io ero giovane. Loro sono: Harry Styles, detto Hazza, il rubacuori del gruppo – e indicò un ragazzo dai riccioli scuri e gli occhi verde smeraldo. – Niall Horan, Nialler, il biondino irlandese – spiegò puntando il dito su un ragazzo dai capelli color oro e gli occhi azzurri come il cielo. – Zayn Malik, o Dj Malik, il ragazzo misterioso con l’aspetto di un bad boy – si soffermò su un ragazzo con i capelli scuri e gli occhi color del miele. – Louis Tomlinson, Boo bear, il ragazzo più divertente e giocherellone del gruppo, un Peter Pan un po’ cresciuto. – l’indice della donna si fermò su un ragazzo dagli occhi azzurri come il mare. - E lui… - si interruppe indicando il quinto ragazzo, quello con i capelli biondo scuro e gli occhi nocciola. Le lacrime premevano per scendere. – Lui è Leeyum, il papà del gruppo. Daddy-Directioner, come lo chiamavamo noi ragazze. Si diceva che fosse il più serio e responsabile dei cinque, ma fidatevi se vi dico che non è affatto così. Guardatelo bene, lo riconoscete? – concluse la donna con il volto rigato dalle lacrime, guardando il marito che nel frattempo non aveva detto una parola e stava guardando il poster con un’espressione incredula.
- Papà! Assomiglia a te! – esclamò il bambino spostando lo sguardo dal padre al ragazzo dell’immagine e viceversa.
- Tesoro, lui è tuo papà…
- Quando avevo circa 19 anni. – concluse l’uomo al posto della moglie. Nel frattempo tirò fuori uno ad uno tutti gli oggetti della scatola.
- Hai conservato tutto. – mormorò più a sé stesso che alla moglie.
- Certo. Piccoli, lo vedete questo? Questo è la cosa più importante. È ciò che mi ha permesso di vedere per la prima volta vostro padre. – Spiegò la donna mostrando loro un pezzo di carta dorato, ormai un po’ sbiadito. Sul biglietto c’era scritto un nome: One Direction; una data: 28 Giugno 2014; un orario: 20:00; un luogo: Stadio San Siro – Milano. Un semplice pezzo di carta gialla aveva reso la ragazza che quella donna era stata quasi vent’anni prima la più felice al mondo.
- Papà, ma quindi eri famoso? – chiese la bambina al padre che ormai aveva gli occhi lucidi.
- Sì, amore.
- Era molto, molto famoso. – intervenne la donna. - Quasi tutte le ragazze erano innamorate perse del vostro papà. Avevano tantissime sue fotografie e facevano di tutto per vederlo.
- E tu mamma non eri gelosa?
- No. – rispose la donna con un sorriso. – Non lo ero perché anch’io ero così. Amavo il vostro papà come tutte le altre ragazze e provavo le stesse cose che provavano loro.
 
L’uomo ascoltava le parole della moglie assorto, ricordando il modo in cui l’aveva conosciuta: l’aveva notata a quel concerto. Era quasi sotto al palco e, fra tutte le ragazze che le stavano intorno, appena si era voltato verso quel lato dello stadio aveva visto lei per prima. L’aveva vista la prima volta il giorno precedente: le aveva firmato un CD e aveva scattato una foto con lei. Ovviamente però non ricordava il suo volto.
Senza accorgersene la rivide molte altre volte negli anni successivi, durante i meet&greet, ma mai fra le ragazze delle prime file dei concerti. Lui non la vedeva, ma lei c’era. Lei era presente ed era lì con lui, anche se lui non lo sapeva.
L’ultimo incontro casuale fu a Londra: lei si era appena trasferita e si erano incontrati in un centro commerciale. Camminavano in direzioni opposte, passarono l’uno accanto all’altra, le loro spalle si sfiorarono, lei fissava lui, lui fissava lei. Lei riconobbe lui, lui non riconobbe lei.
Solo dopo qualche giorno la incontrò di nuovo e andò a parlarle. Non perché l’avesse riconosciuta, questo avvenne molti mesi dopo, ma perché qualcosa in lei lo colpì, qualcosa che lo spinse a voler conoscerla.
 
Mentre lui era perso nei ricordi, la moglie aveva mostrato ai figli tutti gli oggetti che c’erano nella scatola: i poster, ognuno diverso dall’altro, ognuno con dei ragazzi diversi, ma sempre gli stessi; tutti i CD che il gruppo aveva inciso durante gli anni di successo; una scatola rosa, al cui interno c’era una piccola boccetta di profumo ormai vuota, ma che conservava ancora la stessa fragranza di quando era nuova: Our Moment, il primo profumo creato dalla band; i libri; i biglietti dei concerti…
Aveva acceso il vecchio Ipod e stava facendo ascoltare ai figli tutte le canzoni, mentre raccontava loro tutta la storia, da quando aveva conosciuto il cantante fino a quando lo aveva sposato e aveva avuto da lui due bellissimi figli. Si fermò lì, perché da quel punto in poi i bambini la storia la conoscevano bene.
 
Liam stava ancora cantando sottovoce le canzoni che si succedevano nell’Ipod, le parole riaffioravano nella mente senza che lui dovesse sforzarsi per ricordarle, quando estrasse il cellulare dalla tasca. Cercò fra i contatti e li trovò. Quattro numeri di cellulare. Sarebbe bastato un solo messaggio inviato a tutti. E così fece: scrisse un solo messaggio e lo inviò a quattro diverse persone. Due sole parole, dodici lettere piene di significato. Avrebbero capito.
 
“One Direction”
 
 
 
 
 
*Spazio autrice*
Ciaooo!
Eccomi tornata con una nuova One Shot. Per chi è arrivato fino a qui e non ha smesso prima, spero vi sia piaciuta, tanto quanto a me è piaciuto scriverla.
L’idea è arrivata una mattina di novembre, mentre mi asciugavo i capelli e la mente vagava.
L’ho postato sotto forma di “Immagina” sulla pagina che gestisco su G+ e circa un mesetto fa mi è venuta l’idea di trasformarla in una storia. E così è stato. Ho ampliato, modificato, tagliato e aggiunto, e quell’immagina è diventato una OS. Mi è piaciuto moltissimo scrivere tutto ciò e mi sono anche commossa.
Ho scelto di non mettere alcun nome, perché voglio che chiunque si possa immedesimare in quella donna e sognare per un po’ di essere lei. Anche il nome di Liam, dei ragazzi e del gruppo non sono citati, se non nel flashback (e nel messaggio), escluso Liam che compare alla fine.
Beh, non so che altro dire, se non un enorme GRAZIE alla bravissima Holkay per aver creato quella meraviglia di banner che vedete sopra. Quindi GRAZIE!!
Ovviamente se volete farmi sapere cosa ne pensate, fate pure!
Un bacio :*
sylvia

 
   
 
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