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Autore: _Sometimes_    17/06/2014    0 recensioni
Una ragazza di 17 anni, Amélie. Occhi color ambra, sorriso sulle labbra, costretta a rifarsi una nuova vita in una città a lei del tutto sconosciuta, Mestyn City. Deve voltar pagina, riparare il vuoto causato dalla morte di sua madre.
Un ragazzo di 18 anni, Peter. Sguardo affascinante, due occhi come l'oceano. Misterioso e stronzo allo stesso tempo. Rapporti difficili col padre.
Questa storia parla di problemi, rapporti conflittuali, amori, fiamme adolescenziali destinati a spegnersi subito o forse no. Se volete sognare, questo racconto fa per voi.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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The secret life of teenager Mestyn City

                                                   1.

Avviso: Salve, mi chiamo Valentina e non sono nuova di qui. Avevo iniziato a scrivere una storia, Hope, che però non ha avuto molto clamore anche perché mi ci dedicavo poco ad essa. Questa storia avrà diversi narratori, in particolar modo Amèlie e Peter. Buona lettura, davvero, spero che recensirete, mi piacerebbe tanto saper cosa ne pensiate di questo primo capitolo. Grazie lo stesso di cuore. 

Amèlie

Già inizia a piovigginare fuori, bel modo per iniziare la giornata. 
Sospiro, già scossa di mio, e vado in bagno per dar un ultima occhiata al mio 'aspetto' prima di iniziar il fatidico primo giorno di scuola. 
-"Amèlie, fa' presto, è già tardì e non aspetto più di tanto. Sto fuori in auto."- mi avvisa mio padre all'ingresso del bagno per poi andarsene in macchina.
Quando sono nervosa mi guardo allo specchio, per osservarmi. Nello specchio davanti a me, vedo una ragazza di 17 anni sperduta, che non sa dove andare, glielo si legge nei suoi grandi occhi color ambra-verdi, vividi.

Mamma, se tu stavi qui era tutto diverso.
Mamma. Se tu eri ancora viva, viva da poterti abbracciare e sentire il tuo calore carnale non ci trasferivamo in questa città sperduta, Mestyn, solo per voltare pagina. Io non volterò mai pagina. I tuoi occhi prima di quella sera resteranno sempre vivi nella mia mente e nel mio cuore.
Dato che è tardi, mi trucco velocemente, fanculo al primo giorno di scuola. Dovrei essere nervosa, lo so. Ma proprio non riesco ad esserlo, piuttosto concentro il mio nervosismo su cose ben più importanti, come il rapporto con mio fratello Bryan. Perfetto.
Tanto i miei migliori amici li ho lasciati a Boston .. e non penso di trovarne di migliori qui. E' già tanto che ieri ho stretto amicizia con la vicina di casa che vive da sola col suo gatto.
Il mio cellulare si intassa di squilli provenienti da mio padre, in effetti è tardissimo, cavolo.
Spengo velocemente la luce di questo bagno abbastanza spazioso ed esco di casa. 
La casa nuova è una 'dimora' essenziale, papà ha usato tutti i suoi risparmi per comprarla. 
Ha tutti i comfort necessari, un bagno, una cucina, un salotto e tre stanze. Mi piace sopratutto perché si trova vicino al mare e se la si vede da fuori ti sembra una casetta carinissima, ma la terrazza è molto sprecata. E' spoglia, vuota. Papà sa che può benissimo renderla accettabile mettendoci delle rose o dei fiori qualsiasi in onore della mamma, ma non lo fa, soffre ancora per la sua perdita. Lo so.
 Mio fratello Bryan non è molto felice. Anzi, direi che è pieno di rancore con tutti, specialmente con me, dopo ciò che è successo, sicuramente preferiva restar a Boston.. 
Accusa nostro padre per essersi comportato in modo 'egoistico' nei suoi confronti, perché secondo lui non dimenticheremo mai la mamma, anzi è peggio se ci trasferiamo in una città sconosciuta. La verità è che papà ha colto la prima occasione che il lavoro gli ha offerto per trasferirci, ma potevamo anche restarcene nella nostra terra natia. 
-"Ti vuoi muovere?"- tuona mio padre Robert dall'auto, suonando ripetutamente quel dannato clacson, perciò chiudo l'ombrello rosa a quadretti e mi decido ad entrar in macchina.

***
L'edificio della Laighton School è piuttosto colorato e  giovanile con i suoi finestroni e mi accoglie un immenso cortile, pieni di ragazzi. Per fortuna ha smesso di piovere, ma l'odore del bagnaticcio solletica lo stesso le narici.
Mi dirigo verso l'entrata in attesa che suoni la campanella delle 8. Ormai sono grande e so badare a me stessa.
-"Buongiorno, sei la nuova arrivata, Amèlie Percy, giusto?"-
Una vispa ragazza bionda con una montatura di occhiali rossa fa capolino davanti alla mia vista, a quanto pare sanno facilmente individuare le persone nuove. Avrei una voglia di prenderla per il culo e dirle che non sono nuova e farle fare una gran figura di merda.
-"Proprio io.."- rispondo, scartando la mia idea perversa.
-"Piacere, Rose Vatyn"- 
Cavolo, che presa energica ha questa ragazza, povera mano. Talmente energica che i suoi occhialoni rossi ricadono sul naso a ritmo della stretta. -"Faccio parte del comitato studentesco e mi hanno riferito di assegnarti una piccola mappa della scuola, ci sono tutte le aule e armadietti."- 
-"Ok, grazie mille, me ne serviva una"- 
Sul muretto noto un gruppetto di ragazzi che guardano insistentemente nella mia direzione, fumando dei drum. La mia attenzione viene catturata dal colore di capelli di una ragazza, uno strano shatush con gradazioni del rosso. Fighi, specialmente con la rasatura al lato che ha.
-"Rose, evita di trasmettere ansia alla nuova arrivata"- le consiglia la ragazza rossa, intromettendosi tra me e la povera Rose che la guarda intimidita.
La sconosciuta, consumato l'ultimo tiro al drum lo scaraventa sull'erba con parecchia agilità e torna a squadrarmi con i suoi occhi color nocciola.
-"Piacere, Jacqueline 
Redis
. Jackie per gli amici"-
Il suo tono impertinente e saccente mi risuona nei timpani. Sicuramente la ragazza non mi ispira gran fiducia, ma mi affretto a rispondere.
-"Amèlie Percy"-
-"Amèlie? E' un nome francese o sbaglio?"- chiede sorridendo, allegerendo la tensione creata poco fa. Adesso sembra piuttosto amichevole.
-"Sisi, ma sono americana al 1OO%"- rispondo scherzando.
-"Non so perché, ma mi ispiri simpatia ragazza. Mi hai attirato con il tuo strano accento, sicuramente non è di qui"- 
-"Infatti vengo da Boston, sono nata lì.."- 
Sono consapevole del mio accento che risuona 'strano' in questa stramba città.
-"Wow, Boston! Dalle stelle alle stalle?"- chiede sempre sorridendo, incuriosita dalla nuova arrivata.
-"A quanto pare.."-
-"Jackie, non mi presenti la tua nuova amichetta?"- domanda malizioso un ragazzo, stava anche lui appoggiato sul muretto.
Alto, capelli che vanno sul biondiccio, anche lui rasati ma dalla nuca fino alle entrambe le orecchie e per farsi figo si porta i capelli rimasti in un ciuppillo. Grandi occhi castano chiaro.
-"Luke, sparisci, non iniziare a fare il demente"- lo avverte chiaramente Jackie.
-"Piacere, Luke Colleman. Non dar retta a Jackie, sono un ragazzo piuttosto intelligente"- mi dice ironico.
-"Amèlie Percy. E di certo non mi ispiri intelligenza"- gli rispondo non facendomi mettere i piedi in testa.
-"Certo, Amèlie, ci proverà anche con te stanne certa!"-
-"Che c'è di male ad essere amici di letto?"- chiede scherzando il ragazzo. Sorrido alla battuta, ma capisco già che è il classico puttaniere.
-"Dove sta quell'asociale di Peter?"- chiede ad un tratto Jackie, mantenendo il tono ironico.
-"Sulle scale, almeno per una volta non litiga con Christian."-
-"Ahah già, ti ricordi l'anno scorso che spaccarono il vetro dell'aula di chimica il primo giorno di scuola?"- continua Jackie ridendo, e vi assicuro che già non ci sto capendo niente.
Ma chi è Peter?
-"Vieni Amèlie, ti presento il resto del gruppetto prima che suoni la campanella, anche se mancano ancora 10 minuti"- 
-"Ehm ok Jackie, ma chi è sto ragazzo?"- chiedo ingenuamente, perché inspiegabilmente, Luke ride malizioso alla mia domanda.
-"Eccolo"-
Jacqueline mi indica un ragazzo seduto in disparte sulle scale, sembra affascinante..
-"Peter, la ragazza nuova mi ha già dato del filo da torcere. Io, che mi dimostro così intelligente, mi ha già dato del coglione dopo 2 minuti dalla nostra conoscenza"- gli dice Luke, facendo il finto tonto.
-"Devi sapere che con i puttanieri ci sono ben abituata, caro Colleman"- gli rispondo ironica. 
Peter, o almeno così ho capito che si chiami, si alza da quelle scale e mi rivolge uno sguardo. Porca vacca.
Alto, altissimo direi, muscoloso, occhi azzurri come l'oceano, carnagione dorata che fanno da contrasto e capelli bruni, mossi e folti, che gli ricadono dolcemente sul volto.
-"Piacere, Peter O'neill. Tipa molto carina, complimenti"- 
E così dicendo mi fa l'occhiolino. 
Ma chi cavolo si crede di essere? Dio sceso in terra?







 
  
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