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Autore: MadaraUchiha79    18/06/2014    3 recensioni
Una volta sporcata un anima non può essere mondata.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Madara Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Nessun contesto
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Il sole pallido di quella fredda mattinata invernale, colpì delicatamente i suoi occhi. Strinse le palpebre abbandonando l'incubo che le aveva tormentato quel sonno forzato dalla stanchezza. 
-Obito..-
Sussurrò con un filo di voce, umettando poi le labbra secche. Gli occhi si aprirono lentamente, in modo da lasciar lasciare poca luce alla volta.
Si sollevò seduta e dopo essersi guardata attorno prese coscienza del familiare ambiente. Le pareti rosa antico. Il letto bardato da coperte di stoffa pregiata, finemente lavorate. Il mobilio in stile, il grosso specchio tondo dalla cornice roccocò. Le varie ballerine d'ottone, d'argento, d'oro che rimarcavano ogni suo trofeo, ottenuto nel corso della sua carriera sportiva. Un grido le si strinse in gola, così tanto che le fece lacrimare gli occhi. Stropicciò la stoffa delle coperte bianche fra le dita, mentre liberò un singhiozzo. No, quello non era affatto un incubo. Era la realtà. Era reale che Obito fosse stato ferito al petto da due precisi colpi sparati da Kabuto Yakushi. Era morto, Obito...era morto? Non poteva darsi pace. Si alzò dal letto e iniziò a camminare nervosamente per la stanza. La finestra era bloccata da un fermo troppo alto che non avrebbe potuto raggiungere senza l'ausilio di una scala o di una sedia. Si avviò verso la scrivania ma non trovò la sua solita seggiola imbottita. Gliela avevano tolta in previsione di un suo ovvio tentativo di fuga. Provò quindi ad aprire la porta già sapendo che anche in quel caso sarebbe stata costretta all'interno. Girò più volte la maniglia in preda ad un impulso febbrile. No, non si sarebbe aperta. Assestò diversi pugni a quel pesante legno, ma non riuscì a concludere nulla. Si arrese, voltandosi di spalle, appoggiandosi alla porta e scivolando seduta a terra. Strinse le ginocchia fra le braccia e si abbandonò ad un pianto disperato. Era prigioniera.
-Questa realtà è l'inferno....-
Sussurrò tra i singhiozzi.

-Come sta?-
-E' grave, molto grave. Non sanno se sopravviverà. L'operazione è durata a lungo, e nonostante tutto le sue condizioni rimangono disperate. -
Rasetsuya abbassò lo sguardo. Strinse le labbra assieme ai pugni. Cercò di mantenere il controllo e di non piangere. Non sarebbe servito a niente. I rapporti tra lei e Obito non erano iniziati nel migliore dei modi, però erano evoluti in qualcosa di molto prezioso. Il fatto che lui avesse rischiato la morte per amore poi, rendeva più doloroso quel momento di insicurezza. Farsi colpire per amore, sfidare tutto e tutti. Lei lo sapeva bene, sapeva bene il significato di una condotta simile. Madara invece sembrava freddamente sospeso nei pensieri. Era come se a lui non riguardasse minimamente, era come se nulla lo riguardasse. Era proprio quello che Rasetsuya temeva. Per Madara il dolore aveva lo stesso effetto del suono. Quando esso supera la soglia massima di sopportazione e percezione, ammutolisce come un ultrasuono. Obito era sempre stato quello più simile a lui, quello che lo aveva seguito con più dedizione. Anche se non lo avrebbe mai ammesso, quella situazione lo straziava. Madara era un tipo da cose nette: o nero o bianco. Avrebbe preferito una di queste risposte al dubbio e alla tensione dell'incertezza, qualsiasi delle due. Notò infine un ragazzo dai capelli mossi e corti. Il taglio dei suoi occhi era oltremodo raffinato. Occhi che avevano pianto e stavano piangendo. Le mani, le braccia erano sporche di sangue. Era sicuramente stato lui a tentare di soccorrere suo nipote, difatti era stato lui a narrare la vicenda sia a lui che agli sbirri. 
-Tsuya, torna a casa. Ho delle faccende da approfondire qui.-
-Devo portare qualcuno con me? -
Disse lei inespressiva, simulando il tono di voce di lui.
-Itachi,Sasuke e Yoake. Mi raccomando Yoake. Devo parlare con lei.-
-E tu rimani con i tre sbirri e il tipo del mistero?-
-Sì. Devo approfondire una cosa.-

-E quindi Deidara ci ha traditi. -
-Già. Sembra che sia tornato in Iraq e che da là trasferisca qualcosa di molto molto pericoloso. Sono stati ben accorti a non lasciare traccia delle attività precedenti alla giornata di oggi.-
-Non è difficile smontare un sistema pezzo per pezzo. Troveremo il modo per accedere all'archivio temporaneo. Anche se eliminati, i file lasciano sempre delle tracce, Akane-chan. Vuoi che non riusciremo a trovare qualcosa? Anche un frammento di informazione?-
-Di file frammentari ne ho trovati a bizzeffe, l'unica cosa è che non so come ricomporre i pezzi.-
-Credo che ora il nostro lavoro debba iniziare a svolgersi sul campo.-
Izuna spense il computer e si stiracchiò.
-Mi manca l'azione, Akane-chan. Ma ho una bella idea per movimentare la cosa. Abbiamo l'indirizzo di Deidara. Che ci vuole a contattarlo e ad invitarlo qui. Lo faremo a nome di Madara.-
-Madara? Senza dirgli niente?-
-Maddy non avrà nulla in contrario se lo aiuto un pochino. Per il momento non gli parleremo del piano ha già diversi problemi. Prima ha chiamato, mentre tu eri tornata a casa a prendere i vestiti. Mi ha detto  che Obito è stato gravemente ferito da delle pallottole sparate da niente di meno che Kabuto Yakushi. -
Akane comprese dunque il motivo che spingeva Izuna a voler agire.
-So che Yahiko non c'entra con la storia di Obito e che dovremmo colpire Orochimaru. Tuttavia, bisogna fare fuori più nemici possibili, resta in piedi solo chi colpisce per primo. -
Lei non amava quei discorsi. Erano le cose che la facevano ammutolire. Aveva constatato che alla fine tutta quella lunga serie di vendette, di morte e di distruzione non aveva portato a nulla se non a soffrire, a schiacciare ed essere schiacciati. Avrebbe voluto fermarlo e suggerirgli di abbandonare un colpo di testa così pericoloso, ma non sarebbe servito a nulla. Izuna non era molto diverso da suo fratello, la sua determinazione passava sopra ad ogni cosa. 

Era molto tardi quando Madara tornò a casa. L'autista lo aveva aspettato per ben tre ore fuori dall'ospedale. Per una volta non aveva rispettato i tempi stabiliti. Non era stato puntuale. Era un'occasione alquanto straordinaria ma era figlia dei suoi mille pensieri. 
-Il nemico del mio nemico è mio amico...-
Sussurrò, mentre stringeva fra le dita un foglio stropicciato con un numero di telefono scritto su di esso. Allentò leggermente la presa e rigirò tra le dita il lembo di carta.
-E' tutto da vedere.-

Il cellulare squillava instancabile. Era "Gone forever" ad animare il silenzio di quella stanza. Yoake e Itachi lo avevano lasciato solo a medicarsi le ferite.Erano settimane che nessuno lo contattava oltre ad Obito o Itachi, in extremis Madara. Poggiò la bustina del ghiacchio sull'occhio destro e si sedette. Rigirò l'S4 fra le dita e decise di rispondere non appena vide il nome di Sakura capeggiare sulla schermata.
-Ciao.-
-Ciao Sasuke.-
-A cosa devo questa tua chiamata?-
-Volevo sentirti.-
-Mi hai sentito.Abbiamo fatto?-
-Solo un attimo, Sasuke. Volevo informarti che questa sarà l'ultima volta in cui ti cercerò. Mi libererò del tuo pensiero in qualche modo. Cancellerò dal cuore il tempo passato insieme perché il solo ricordo mi sta facendo male, giorno dopo giorno. Imparerò a smettere di amarti e combatterò per poter accettare l'amore di un altro uomo. Ho sognato tanto al tuo fianco, ma tutto è finito in pezzi, in questo silenzio che mi ha raggelato l'anima. Ora basta, non intendo più seguirti. Non intendo più sperare in un tuo avvicinamento. Ora basta. Devo vivere la mia vita lontano da te, sei un veleno.-
-E cosa vuoi che me ne freghi? Vai a scoparti chi vuoi. Non mi interessa. Spero di non rivederti, Sakura.-
Sasuke terminò la chiamata e lanciò il cellulare sul tavolo. 
-Come se me ne fregasse..Tsk.-
Non l'avrebbe mai ammesso ma è naturale che a tutti gli uomini che hanno amato una donna che decide di allontanarsi in quel modo, in maniera definitiva, dispiaccia di aver vissuto un piccolo fallimento. Un fallimento in qualcosa che anche se non si è mai voluto ammettere, era stato davvero importante.
Sakura invece, una volta terminata la chiamata, continuò a fissare lo schermo del cellulare. L'espressione non lasciava trasparire niente di quello che le agitava il cuore. Non sembrava nemmeno soffrisse. Solo una cosa tradiva il suo stato d'animo. Le lacrime che uscivano dai grandi occhi verdi, precipitando lungo le guance, fino a raggiungere le labbra irrigidite. In quel momento giurò a se stessa che non avrebbe più pianto per lui, mai più.


-SEI IMPAZZITO?! MA TI HA DATO DI VOLTA IL CERVELLO?-
Urlò Rasetsuya alle orecchie di Madara. Era sconvolta da quello che l'uomo le aveva appena detto.
-No sono solo razionale. Il ragionamento è : Un nemico nemico del tuo nemico, diviene un buon alleato. -
-HA FATTO FERIRE A MORTE TUO  NIPOTE CHE VERSA IN CONDIZIONI CRITICHE!-
-Non è stato lui,ma l'ostinazione di Obito a portarlo lì. E poi..il passato è passato. Non si può modificare.Dobbiamo cambiare il presente in modo da costruire un futuro. Ho bisogno di contattare Hebiyama e rivelare a lui i nuovi dettagli. Nagato va fermato e punito ad ogni costo.-
-Non te ne frega un cazzo di Obito?-
-Se non fermiamo Nagato, Obito una volta rimesso, morirà vittima di un'esplosione nuclerare, come tutta la città di Tokyo. Che cosa scegli, Rasetsuya?-
-Non possiamo farlo da soli?-
-No, siamo nella merda. Deidara ci ha traditi e Kakuzu lavora per Danzo ora. Pensi che dietro un lauto compenso non abbiano detto nemmeno una parola?-
Madara si alzò e lentamente si diresse verso l'ampia vetrata della finestra. Non guardava nessun punto in particolare, ma anzi osservò l'immagine di Yoake riflessa sul vetro, la quale sedeva a fianco di Itachi sul divanetto scuro.
-Devo incontrare Orochimaru. E' necessario che io riesca a vederlo il prima possibile.Ho un accordo da porgli per liberare questa città da Shimura e da Nagato.Io non voglio perdere quello che mi sono dovuto guadagnare in tutti questi anni, non voglio vedere le persone care morire e soprattutto non voglio lasciar vincere quel piccolo bastardo accompagnato da quel decrepito storpio. Non me ne frega un cazzo della gente o della città in se per se. Voglio solo proteggere i miei interessi e devo farlo nel modo più rapido. -
Accennò un sorriso, chiudendo le palpebre.
-E poi voglio divertirmi a guardare la sua faccia stupita nel vedermi chiedere un accordo. Ha persino provato ad ammazzarmi.E' tremendamente ironico.-

-Avremo la possibilità di incontrarlo a breve. Dovrebbe scendere tra non molto dall'aereo proveniente da Abu Dhabi.-
Izuna guardò l'ora , girando l'orologio sul polso. Akane era al suo fianco, entrambi erano seduti vicino la lunga serie di distributori automatici di ogni cosa. Passarono diverso tempo in quel luogo osservando la gente che andava e veniva dal più grande scalo del Giappone. Akane si fermò a pensare : quante vite scorrevano all'interno di quell'ambiente ampio! Migliaia di persone incrociavano le loro esistenze senza nemmeno saperlo.Tutti a correre così veloci, da un angolo all'altro, senza vedere niente e nessuno. 
-Sta arrivando, guarda.-
Izuna si era accorto di quell'estrosa pettinatura bionda che contrastava esageratamente col vestito scuro e classico. Era Deidara. Inevitabilmente passò di fronte al loro.
-Ehi, artista. Non saluti le vecchie conoscenze? -
Disse Izuna a voce abbastanza alta , con un tono ironico degno di suo fratello.Gli occhi erano celati dai grossi occhiali da sole, nonostante la giornata non mostrasse che un sole pallido. Akane si spostò lentamente di fronte a  lui non appena che il biondo si fermò al richiamo del giovane Uchiha. Incrociò le braccia e mantenne un sorrisetto sinistro.
-Buongiorno Izuna. Sei in partenza,mh? -
-No no , ti aspettavamo. Che ne dici se ti diamo uno strappo in città?-
-Ho già il Taxi prenotato.-
-Insisto.Vuoi negare ad un tuo vecchio amico il piacere di aiutarti gratuitamente?-
Deidara diede uno sguardo veloce prima a Izuna poi ad Akane e accennò un sorriso imbarazzato, quasi preoccupato, stringendo fra le dita della mano destra l'impugnatura del trolley. Annuì esitando.
-Va bene. Grazie del passaggio..mh.-

Aveva iniziato a piovere da poco tempo. Era una pioggia tranquilla e silenziosa che cadeva dalle nubi lattigginose di quella mattinata apparentemente anonima. Sistemò precisi i lunghi capelli lisci come seta. Aggiustò la cravatta e il colletto della camicia. Si mise la giacca e diede l'ultimo sguardo compiaciuto alla sua immagine riflessa nello specchio.Sorrise a se stesso in maniera quasi compiaciuta.  Sentì l'avvicinarsi di veloci passi seguiti da tre rapidi colpi alla porta. 
-Orochimaru-sama. E' una cosa urgente.-
-Già di prima mattina, Kabuto?-
Orochimaru aprì la porta e si stupì di incrociare di nuovo i familiari occhi di Yoake.
-Eppure mi avevi detto che non saresti più tornata.-
-Non lo avrei mai fatto se non fosse stato necessario e soprattutto richiesto dalla situazione.-
-Lavori per gli Uchiha adesso.-
-No, lavoro e vivo solo per me stessa.-
Il silenzio scese per qualche interminabile secondo,momento in cui gli occhi sottili di Orochimaru uncrociarono lo sguardo di vetro di Yoake. Lei riuscì a sostenere quell'incontro di sguardi senza mai abbassare il capo. Non era più la piccola serpe cresciuta alle spalle di Orochimaru, era una sua pari. Non avrebbe mai più portato quel rispetto reverenziale per lui. Lo sfidava con quegli occhi di ghiaccio, puntati a scoprire l'anima dell'altro. 
-Ho un accordo da proporre. Accordo redatto dallo stesso Madara Uchiha.Ha ottenuto delle informazioni che la riguardano, e ha intenzione di rivelarvele non appena accetterete parte delle sue condizioni.-
-Un accordo con Madara Uchiha?-
Gli occhi di Orochimaru si spalancarono.Non riuscì a trattenere lo stupore di quell'affermazione. 
-Sì.Un accordo per l'abbattimento di un nemico comune : L'Akatsuki, Nagato Uzumaki.-


-E quindi ora sa. Lui ora sa tutto!-
Per un momento perse la calma. Non era da lui arrabbiarsi.Nel corso dei suoi molteplici anni di vita aveva appreso come rimanere freddo di fronte a tutte le situazioni, tuttavia, un piano di una vita quasi mandato in fumo non era tollerabile nemmeno da Danzo Shimura. 
-Siete degli incapaci e mi sono sbagliato nel darvi un giudizio.Vi siete esposti troppo con quel poliziotto. Dovevate ammazzarlo, cancellare tutta la sua famiglia.-
-Non potevamo sapere che avesse accesso a tutte quelle informazioni.-
-...avreste dovuto porvi degli interrogativi. Ma oramai non importa. Bisogna arginare i danni il più possibile. Provvedete ad ammazzarlo, a sterminare tutti i Senju. Intanto io provvederò a far affrettare il trasporto della nostra chiave di svolta. Le cose cambieranno una volta che ne saremo in possesso.-
Nagato non rispose e continuò a guardare Konan, che ferita, sedeva sul suo letto. Lei aveva posizionato lo sguardo stoico prima sugli occhi di Nagato poi su Danzo. 
-Vedete di non deludere ancora un altro proposito.-
-E' la nostra storia, dovremmo esserne preoccupati più noi che lei, Danzo.-
-Infatti questo aggrava di più il vostro fallimento.-
-Non è stato un fallimento. Lasciamo solo credere a Madara che abbia vinto, lasciamo credere ad Orochimaru che lo abbia in pugno. E' qui la nostra forza. Tra i due litiganti il terzo gode. Rimarremo in piedi quando si annienteranno a vicenda. Indeboliti, nessuno dei due potrà più tenerci testa e tutto andrà come deve.-
  
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