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Autore: Kia85    18/06/2014    5 recensioni
Buon 72° compleanno, Paul.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note dell’autrice #1: buongiorno.

Una piccola nota prima della storia, per dire che probabilmente a qualcuno la os potrebbe ricordare la recente “Ikigai” di Chiara_LennonGirl06, oppure “Good morning Princess” di lety_beatle.

Volevo solo specificare che ho finito di scrivere questa storia domenica sera, quindi prima della pubblicazione di queste bellissime storie, e che quella sera stessa l’hanno letta altre tre persone, che ringrazierò nelle note finali. Quindi la similitudine non era assolutamente voluta, inoltre ho anche contattato le autrici per spiegar loro la situazione e si sono mostrate molto comprensive, per cui le ringrazio.

Comunque, dopo questo, vi auguro buona lettura. J

 

 

Happy birthday, Paul. J

 

 

Grazie di esistere

 

 

Un grugnito risuona nella stanza.

John apre gli occhi leggermente, mentre un fastidioso uccellino, al di fuori della sua finestra, ha deciso di svegliarlo con il suo dolce canto.

Maledetto! Non ha proprio nessun altro da importunare con i suoi cinguettii?

E dire che vivono nel centro di Londra, una città con migliaia e migliaia e migliaia di abitanti. Doveva scegliere proprio John?

Il ragazzo sospira, evidentemente è uno degli svantaggi del vivere a due passi da Hyde Park: uccellini aspiranti cantanti, sempre pronti a svolazzare intorno al loro appartamento.

Con uno sbuffo, John si rigira nel letto, andando a scontrarsi con l'altro ragazzo che dorme profondamente sotto le coperte leggere per l'estate ormai imminente.

Paul.

Lo scontro basta per svegliare definitivamente John, che sorride notando la posizione non particolarmente angelica di Paul: è sdraiato sulla schiena, un braccio ricade al di fuori del materasso, l’altro è abbandonato sul cuscino, sopra la sua testa, il volto è rivolto verso John e la bocca è aperta. Russa, Paul, russa anche profondamente. È qualcosa di terribilmente fastidioso, ma John lo trova anche divertente. Paul, così delicato, così perfetto e ordinato, che russa facendo più rumore di un trapano elettrico, annullando in questo modo il meraviglioso effetto creato dal suo aspetto aggraziato e serafico.

John si solleva un po', puntando il gomito sul materasso, e si avvicina a Paul per chiudergli la bocca. Qualcuno si sarebbe svegliato con la bocca secca quella mattina.

Ma la sua mano non ha alcuna intenzione di abbandonare quel viso pallido; perciò resta in quella posizione, con il mento di Paul ben stretto tra il pollice e l'indice di John.

Nonostante ognuno di loro abbia una propria stanza con un enorme letto matrimoniale, si ritrovano comunque ogni mattina a svegliarsi insieme, l’uno accanto all’altro. Vivono, anzi, convivono con George e Ringo in quell’appartamento al numero 57 di Green Street da un paio di mesi, e ogni notte, quando gli altri due Beatles vanno a dormire, Paul sgattaiola nella camera di John, muovendosi furtivo, con passo felpato, per non svegliare i loro coinquilini.

John si ritrova ogni sera ad aspettarlo con ansia, perché ne ha bisogno quanto lui. Sono stati risucchiati così velocemente dal vortice della fama, che… dannazione, ogni tanto la testa gira e loro sentono solo il bisogno che questa giostra, divertente sì, ma anche così travolgente, si fermi per un istante.

Paul che si infila nella camera di John prima, e nel suo letto dopo, riesce a fermarla, e dormire accanto a lui è dolce e tranquillizzante, come se John bevesse dieci camomille, una di seguito all’altra, perché Paul sa di casa, di Liverpool; se John chiude gli occhi, e si avvicina a lui, ai suoi capelli, per esempio, gli sembra quasi di tornare nella sua casa a Mendips, quando entrambi tornavano tardi da un concerto e sgattaiolavano nella camera di John, per accoccolarsi insieme sotto le coperte del suo piccolo letto e risvegliarsi a turno l'uno con il naso sepolto tra i capelli dell'altro.

È per questo che ogni mattina, quando John apre gli occhi, e la prima cosa che vede è Paul, ringrazia il cielo, o chiunque da lassù sia stato così gentile da inviare quella creatura proprio nella sua vita. Con Paul al suo fianco è tutto più facile. È più facile vivere, più facile essere un Beatles, è addirittura più facile essere John Lennon, con i suoi dubbi, insicurezze, problemi, tormenti e cazzate varie.

Il pollice di John appoggiato sul mento di Paul decide che proprio non ce la fa più a trattenersi, a causa di tutti questi pensieri, e così si muove un po’, accarezzando la pelle ruvida per colpa della barba che incornicia il volto e quelle labbra soffici, ora appena dischiuse per respirare.

John non resiste, e come potrebbe quando colui che rende la sua vita vivibile compie gli anni proprio in quella giornata?

Deve svegliarlo a qualunque costo, per essere il primo a fargli auguri, per essere il primo a mostrargli quanto sia felice che in una giornata assolata di diversi anni prima, Paul veniva alla luce per essere destinato a John.

Il giovane sposta il dito, dirigendolo verso l’alto per poter accarezzare quella bocca invitante, perfetta come ogni altro particolare del suo volto.

Un naso perfetto, dalla forma delicata, simpatica come il naso di un folletto con la punta leggermente all’insù.

Guance perfette, sempre rotonde, diventano ancor più paffute quando sorride, e Paul sorride sempre, per John, John che si diverte a punzecchiarle col dito, per verificarne personalmente la morbidezza.

Occhi perfetti, due fottuti occhi incredibilmente affascinanti, occhi grandi, scuri, pieni di calore, occhi maliziosi e immensamente dolci, occhi che John non si stancherebbe mai di guardare.

John rivede così tante emozioni in quegli occhi che certe volte è combattuto, non sa se sia in grado di sopportarle, ma d’altra parte non può più vivere senza di loro, senza Paul.

E mentre lo guarda, ripensando a quanto sia bello perdersi nei suoi occhi, John non si rende conto che Paul li ha aperti e ora lo fissa rimandandogli il suo sguardo più potente.

"È interessante?" gli domanda.

John sbatte le palpebre, lievemente preso in contropiede, "Cosa?"

"Qualunque cosa tu stia facendo."

"Oh sì." sospira John, soddisfatto, "Lo è eccome."

"Buon per te." esclama Paul, sorridendo evidentemente divertito per aver sorpreso John così intento a guardarlo.

John ride dolcemente. La voce di Paul è roca, a causa di aver dormito con la bocca aperta, ma è ancora così perfetta. A John piace, lo fa impazzire, quando canta, quando parla, quando ride. Qualunque cosa sulle sue labbra acquista un valore in più. Come il latte nel tè: il tè è una bevanda unica, incredibile, ma con l'aggiunta del latte diventa diversa, vellutata, semplicemente perfetta. E Paul è come il latte.

"A cosa stavi pensando?" domanda Paul, richiamando John lì, in quel momento, in quel letto con sé.

“Stavo pensando a te." risponde sinceramente John.

"Mm sì." mormora Paul, mentre fa scivolare John sulla schiena, per potersi arrampicare sopra di lui, "In effetti, sono un bel pensiero di prima mattina."

John ride insieme a lui per momento, poi solleva una mano per intrecciare le dita con i suoi capelli scuri e arruffati e attirarlo a sé.

"Oggi è il tuo compleanno.”

“Oh.” si lascia scappare Paul, mordendosi il labbro, “E’ vero.”

“Ventun anni fa hai iniziato a vivere.” continua John e fa scorrere le mani sulla schiena di Paul, delicatamente, come se avesse paura di romperlo, come se fosse ancora un bambino appena nato, da trattare con estrema attenzione.

Ma Paul non è più un bambino, non lo è affatto, e inarca la schiena sotto le mani di John, apprezzando le sue attenzioni, “Così pare.”

“E vivere ti ha portato a me.” sussurra John, quando le sue mani stringono la maglietta di Paul e lo attirano più vicino.

Paul ride leggermente, mentre punta i gomiti ai lati del volto di John, giusto per continuare a guardarlo negli occhi, “E questa è una bella cosa, vero?”

“E’ una cosa bellissima.” sospira John, facendo strofinare i loro nasi, “Così tanto che dovrei dirti grazie.”

“Grazie?” ripete Paul, sorpreso, “Per avermi incontrato?”

John scuote il capo lentamente, accompagnando il gesto con un dolce sorriso sulle labbra.

“Grazie di esistere, Paul.”

Paul sbatte le palpebre lievemente confuso, come se non si aspettasse nulla di simile da John, e lui, John, riesce a sentire con la sua stessa pelle il cuore del neo ventunenne che ha appena perso un battito. 

“Sembra qualcosa di molto importante da dire.” commenta Paul, sorridendo malizioso, non appena ripresosi dalla sorpresa dell’affermazione di John.

Ma questi sembra davvero intenzionato a sorprenderlo sempre più oggi.

“Lo è, perché tu sei importante.”

“Ehi, ehi!” esclama Paul, ridendo dolcemente.

Si solleva appena per guardarlo meglio su tutto il volto, alla ricerca forse di un piccolo segno che dimostri che John lo sta solo prendendo in giro.

Ma non trova alcunché, semplicemente perché John non lo sta prendendo in giro. In effetti, non è mai stato più serio.

“Vacci piano, Lennon, altrimenti mi abituerò a tutta questa dolcezza.” lo avverte Paul, facendogli l’occhiolino.

“Abituati, allora.” ribatte John, sorridendo serenamente.

“Posso davvero?”

“Certo.”

“Ci conto, sai?”

“Contaci.”

“Guarda che te lo rinfaccerò la prossima volta che litigheremo.”

“Hai il mio permesso.”

"Bene, allora.” sospira Paul, decidendo infine di crogiolarsi in tutto ciò che di dolce gli ha detto John, e si avvicina nuovamente a lui, “Direi che se è vero che sono così importante, mi merito un bel regalo."

"Giusto." risponde John e lo guarda malizioso, prima di baciarlo teneramente sulle labbra, "Buon compleanno, Paul."

Paul gli rimanda uno sguardo decisamente sconcertato, prima di ribattere, “Tutto qua?”

“Certo che no, ragazzo impaziente, siamo solo all’inizio.”

Paul si lascia scappare una risata sulle sue labbra, prima che John lo baci una volta, e una seconda, e poi ancora, ancora e ancora. Eppure…

“John?”

“Sì?” risponde John distrattamente, ancora troppo preso dalla bocca di Paul.

“Seriamente, dov’è il mio regalo? Quello vero?”

John sorride malizioso, e in un istante fa ribaltare le posizioni, inchiodando Paul al materasso, decidendo di ignorare la sua domanda.

"Guarda che voglio davvero il mio regalo..." cerca di dire Paul, ma i baci e le carezze di John stanno cercando in tutti i modi di distrarlo dalla sua pretesa.

E John incurante delle sue parole, non sembra aver alcuna intenzione di sottomettersi né di fermarsi ai semplici baci.

"John, il regalo."

"Paul, vuoi stare un po’ zitto?"

"Regalo!”

"Zitto!"

"Oh, d'accordo." sbotta Paul, decidendo infine di arrendersi a John, "Ma dopo regalo, chiaro?!"

 

 

Note dell’autrice #2: tanti auguri a Paul, yeahhh, 72, eh? Che meraviglia, vorrei arrivare alla sua età ancora così arzilla.

Ho pensato a questa storia mentre ero al cinema a guardare “A hard day’s night”, con tutti quei meravigliosi profili di tutti e quattro. :3 Per i problemi che ho spiegato nelle note iniziali, avevo pensato di modificare la storia, ma mi venivano in mente solo cose angst e non volevo, perché questa storia doveva essere una fluff, per il compleanno del fluffoso Paul, era necessario. :D

L’ambientazione, ovviamente, è il 1963, in quell’anno tutti e 4 i Beatles hanno vissuto nello stesso appartamento a Green Street, che sono andata a vedere nel recente viaggio a Londra. :3

Grazie ancora a Chiara_LennonGirl06 e Lety_beatle per la comprensione.

Grazie a kiki che ha corretto. Grazie a ringostarrismybeatle e _SillyLoveSongs_ per la consulenza. E un altro grazie a tutte e tre perché mi hanno supportato, incoraggiandomi a pubblicare comunque. ;)

Ci sentiamo venerdì con il nuovo capitolo della long.

A presto

Kia85

   
 
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