IL
MIO UPPER YARD
Finalmente
il silenzio era tornato a regnare nell’Upper Yard.
Gli
unici
suoni che dilagavano nell’aria erano il crepitio delle fiamme
dei fuochi ancora
accesi e il russare degli abitanti dell’isola, stremati dopo
quegli
interminabili festeggiamenti.
Avevano
desiderato per anni quel momento, e ora finalmente volevano gustarselo
fino in
fondo.
Era
insolito
vedere come gli Shandia e il resto della popolazione fossero ammassati
gli uni
agli altri, sorridenti e felici.
Molte
cose
sarebbero cambiate da quel momento.
Nonostante
le numerose ferite che aveva riportato durante lo scontro con Eneru,
non
riusciva a chiudere occhio.
Aveva
dormito nel giorni precedenti, e si era svegliato quando ormai la festa
era
giunta al termine.
Era
stata
una vera sorpresa per lui vedere tutto quel trambusto, ma in rigoroso
silenzio
aveva accettato la cosa.
E
ora si
ritrovava lì, seduto su una grossa radice, in disparte da
tutto e da tutti,
fumando uno dei suoi inseparabili sigari.
Aveva
realizzato il suo sogno: la “luce di Shandora”
splendeva nuovamente sull’Upper
Yard.
Osservava
il
fumo del sigaro risalire verso l’alto, etereo e libero.
Libertà…
Ora
non era
più solo una parola impressa nelle loro menti.
Il
flusso di
pensieri dal quale si era lasciato catturare non gli impedì
di percepire una
presenza alle sue spalle.
Da
bravo
capo tribù quale era doveva avere sempre gli occhi aperti, e
i sensi
paragonabili a quelli di un animale.
Passi
leggeri, che a malapena si udivano sul tappeto di foglie secche, un
profumo
riconducibile a quello di una donna.
-
Non dormi?- la precedette, prima che
potesse aprir bocca.
-
Potrei farti la stessa domanda…-
rispose
la ragazza, che conoscendolo ormai da anni non si stupiva di certo di
saperlo
così attento e vigile.
-
Ho dormito anche troppo…-
La
osservò
con la coda dell’occhio, mentre si sedeva accanto a lui.
Sul
volto
aveva un’espressione serena, le sue rosee labbra erano
incurvate in un sorriso
disinteressato.
Era
sempre
stata bellissima, Laki.
Bellissima
e
forte, in quanto unica donna appartenente ai guerrieri Shandia.
Il
loro
rapporto era sempre stato un alternarsi di alti e bassi, che non
trovava mai un
giusto equilibrio.
Non
che si
odiassero, ma entrambi non riuscivano a farsi andare a genio alcuni
lati della
personalità dell’altro.
Lui
non accettava
che lei si preoccupasse troppo per cose di futile importanza; lei non
amava la
sua indole troppo aggressiva.
Tuttavia,
mai si erano mancati di rispetto, perché entrambi
riconoscevano il valore
dell’altro.
Si
conoscevano sin da bambini, e ormai avevano imparato a convivere con le
loro
diversità.
-
Ѐ stata una bella festa vero?-
interruppe il silenzio la giovane donna.
-
Troppa confusione…-
rispose
semplicemente, con il suo fare burbero.
-
Oh, andiamo, per una volta potresti anche
lasciarti andare!-
-
Sono stupidaggini…-
-
Per te la felicità è una
stupidaggine?-
lo riprese.
Dannata
donna.
In
un
combattimento corpo a corpo non avrebbe mai avuto la meglio contro di
lui, ma
in uno scontro verbale poteva essere il peggiore dei nemici.
-Parlavo di questa inutile baraonda…-
aspirò una boccata dal suo sigaro.
-
La gente normale manifesta in questo modo la
propria gioia- gli lanciò una frecciata sottile e
velata.
-
Dove vuoi arrivare?- iniziava a
spazientirsi.
-
Dovresti divertirti anche tu…Hai
raggiunto
il tuo sogno, ora puoi concederti un attimo di
felicità…- lo guardò.
Non
riusciva
a descrivere quante cose scaturissero da quegli occhi verde tenebra,
sembrava
volessero penetrare l’animo di chi li osservava.
Avevano
un
luce diversa quel giorno.
Una
luce
nuova, dettata dalla sensazione di libertà che scorreva
nelle vene.
La
rendeva
ancora più bella, per quanto fosse possibile.
-
Me lo concederò a tempo
debito…-
replicò.
-
Sei sempre il solito…-
scosse la testa,
non mancando però di sorridere.
Rimasero
così,
in silenzio, guardando il cielo stellato delle ultime ore della notte,
che fra
poco avrebbe lasciato spazio a un nuovo giorno.
Poi,
senza
sapere il perché, si ritrovò la testa di Laki
posata sulla sua spalla.
Era
un
contatto intimo, che non c’era mai stato fra loro.
Probabilmente
doveva essersi addormentata.
-
Ma guarda questa…Se aveva sonno
poteva
andarsi a coricare…- brontolò fra
sé e sé.
-
Non sto dormendo- rispose la
ragazza,
con la sua voce dolce e calma.
Si
stupì di
saperla cosciente, perché quel gesto non le sembrava da lei.
Che
tutti
quei festeggiamenti le avessero dato alla testa?
-
E allora perché ti sei riversata su
di me?-
-
Si sta bene così…-
si accomodò meglio
contro di lui -Ti da fastidio?-
Non
era
avvezzo a simili attenzioni, ma di certo non poteva dire che gli desse
fastidio.
Laki
gli
piaceva, dopotutto.
-
No…- rispose dopo qualche
minuto di
silenzio.
-
Sei stato un ottimo capo tribù-
se ne
uscì all’improvviso.
-
Cosa?-
-
Hai dimostrato di essere disposto a
sacrificare anche la tua stessa vita per il bene del tuo popolo, ed
è questo
che fa un vero capo tribù. Sei il nostro eroe…-
Ma
che stava
blaterando adesso?!
Doveva
aver
bevuto troppo!
Non
gli
erano mai piaciute le adulazioni e i complimenti, perché con
il caratteraccio
che si ritrovava non sapeva prenderli al giusto modo.
Non
che si
sentisse offeso dalle sue parole, però non aveva idea di
come reagire.
-
Adesso smettila con queste sciocchezze!-
la rimproverò con il suo fare bisbetico.
In
tutta
risposta la sentì ridacchiare, alzando la testa dalla sua
possente spalla.
-
Non cambierai mai, vero?-
Occhi
negli
occhi, si fissavano.
Le
luci
traballanti e calde dei fuochi, mischiati alle tenebre della notte che
iniziavano a diradarsi, davano vita ad un’atmosfera molto
intima.
Troppo
intima.
Era
scontroso e riservato, ma restava pur sempre un uomo.
E
Laki era
come il fumo dei sigari che tanto amava: impossibile potergli resistere.
Ma
lui era
un uomo d’onore, era il capo della tribù degli
Shandia, e non poteva
permettersi di abbassare la guardia nemmeno nelle questioni personali.
Sapendo
che
non ce l’avrebbe fatta se avesse continuato a guardarla,
distolse gli occhi dai
suoi, tornando a guardare dritto davanti a sé.
Come
un
ricordo che non voleva lasciare la sua testa, però, il
profumo di Laki si
faceva sempre più intenso, inebriando le sue narici.
Eppure
non
c’era un alito di vento.
Lo
scoprì
pochi istanti dopo, il motivo dell’intensificarsi di quella
fragranza.
Lo
scoprì
quando due labbra morbide e piene si posarono con la delicatezza di una
farfalla nell’angolo sinistro della sua bocca.
Non
poté
fare a meno di sgranare gli occhi, colto alla sprovvista da quel gesto.
Perché
lo
aveva fatto?!
Che
avesse
davvero perso il senso il della ragione?!
Chi
le aveva
dato il permesso di prendersi tanta confidenza?!
Ma
la vera
domanda, quella che rifiutava in tutti i modi di porsi era:
perché un gesto
simile aveva scaturito in lui simili emozioni?
Lui,
che di
emozioni aveva cercato tutta la vita di privarsi.
-
Si può sapere che stai facendo?!-
si
ritrasse di poco, guardandola con le sopracciglia aggrottate.
-
Prendilo come un ringraziamento per averci
salvati…- mormorò, le guance
leggermente imporporate.
-
Ne facevo volentieri a meno…-
-
Sapevo che lo avresti detto…Ma ho
voluto
farlo lo stesso- ammise.
-
Ti diverti a contrastarmi sempre?-
-
No, ma ho anche io il diritto di far valere
le mie ragioni- disse seria.
Determinata.
Laki
era una
donna determinata, che sapeva esattamente quello che voleva.
Forse
era
anche questo lato del suo carattere a renderla così bella,
oltre all’aspetto
fisico.
Anche
quando
gli altri uomini della tribù si intimorivano di fronte al
suo ardore di capo e
ai suoi modi di fare violenti, lei non si era mai abbassata a fare
qualcosa che
non volesse.
Gli
sbatteva
in faccia tutto quello che pensava, parola dopo parola.
-
E cosa volevi dimostrare con questo?-
Attese
una
risposta, che non arrivò.
La
vide
chinare il capo, mentre sul suo volto si dipingeva
un’espressione triste.
E
adesso che
le prendeva?!
Bel
mistero
quella donna!
-
Ti ha fatto così schifo?-
pronunciò
quelle parole con un tono quasi impercettibile.
Si
preoccupava di questo?
Che
potesse
avergli fatto schifo?
Di
certo la
reazione che aveva avuto lasciava intendere questo, ma se si guardava
la realtà
dei fatti cambiavano molte cose.
Gli
era
piaciuto, eccome se gli era piaciuto.
Si
vergognava ad ammetterlo, ma era così.
-
No…- rispose
semplicemente, per non
destare sospetti, prendendo un altro sigaro e portandoselo alle labbra.
Lo
avrebbe
fumato volentieri, se una mano non gli avesse bloccato il polso a poco
più di
metà strada.
Una
mano
piccola se confrontata con la sua, dalla pelle candida che contrastava
con la
sua color noce.
Una
mano
all’apparenza fragile, ma che racchiudeva in sé
una grande forza.
Rinunciò
all’idea
di fumare il suo sigaro, voltandosi verso la proprietaria della mano,
che di
nuovo lo fissava con gli occhi che brillavano.
Ma
allora lo
faceva apposta a provocarlo!
-
E adesso che c’è?-
si finse scocciato,
anche se in realtà lo era davvero in parte.
La
risposta
arrivò chiara e immediata, come una folata di aria fresca
primaverile.
Arrivò
senza
parole, che a volte non sono in grado di esprimere i veri sentimenti.
Un
bacio.
Deciso,
passionale, carico di sentimento.
Stavolta
non
aveva scampo.
Non
poteva
dire che non gli era piaciuto o che non aveva provato niente.
Si
sentiva
invaso da una sensazione nuova, sconosciuta ma al contempo bellissima.
Come
una
pace interiore, raggiunta dopo anni passati a desiderarla.
Non
seppe
dire con certezza per quando rimasero così.
Uno,
forse
due minuti.
L’unica
cosa
di cui era certo fu che quando Laki si staccò da lui,
l’aria che respirava non
era più la stessa.
Qualcosa
era
cambiato.
Un
sentimento antico, assopito nel profondo del suo cuore, si era
finalmente risvegliato.
Non
credeva
di essere capace di provarlo.
Amore.
Ciò
che
sentiva muoversi dentro il suo petto era amore.
Com’era
nato?
Non
sapeva
dirlo.
Si
conoscevano fin da bambini, forse la vicinanza e il tempo avevano fatto
il loro
decorso, insidiandosi nelle vene come una malattia letale.
Se
la
prigionia fosse stata paragonabile a quella sensazione,
però, allora avrebbe
voluto essere schiavo per tutta la vita.
Senza
riuscire a staccarsi gli dosso, si ritrovarono nuovamente con i volti a
pochi
centimetri l’uno dall’altro.
Avevano
innescato un meccanismo che non poteva essere disattivato.
Si
assaggiarono nuovamente le labbra, stavolta con maggior coinvolgimento
da parte
di entrambi.
Il
bacio si
faceva sempre più intenso, sempre più profondo;
le lingue si cercavano vogliose
di stringersi un abbraccio senza fine.
Poi
fu il
turno delle mani.
Le
mani che
scorrevano sui loro corpi facendoli fremere dal desiderio.
Lesto,
l’afferrò per i fianchi, portandola sopra di
sé.
Non
era uno
che aspettava a prendersi ciò che voleva.
Sopportando
il dolore delle ferite che ancora non si erano rimarginate, si
alzò in piedi
sollevandola con le sue possenti braccia, camminando
all’interno della
vegetazione per trovare un riparo meno esposto agli occhi dei
dormienti, che si
sarebbero potuti svegliare da un momento all’altro.
Quando
ebbe
trovato il luogo perfetto, si sedette sul manto erboso, senza mai
lasciare la
presa sul corpo della donna.
-
Forse dovremmo andarci piano…-
la sentì
sussurrare in preda all’estasi - Sei
ancora convalescente…-
La
zittì,
avventandosi nuovamente sulle sue labbra.
La
risposta
era chiara.
Fece
scorrere i palmi sui suoi fianchi sottili, proseguendo verso
l’alto e
liberandola in poco tempo della tunica color lilla che copriva a stento
le sue
morbide curve, facendo fuoriuscire queste ultime.
Come
non
deliziarsi davanti a quelle morbide collinette lattee, che chiedevano
solo di
essere toccate.
Le
massaggiò
con forza, facendo sospirare Laki di piacere.
In
pochi
secondi si ritrovarono entrambi senza vestiti, mentre i loro corpi si
avvinghiavano come rami di edera.
Lui
seduto a
terra, e lei sopra di lui con le gambe allacciate dietro la sua vita,
non
avevano nessuna intenzione di staccare le loro labbra.
Quando
sentì
di non poter resistere oltre la penetrò, facendo sbocciare
il suo fiore che
fino a quel momento non aveva mai conosciuto altro uomo.
Si
mosse
piano dentro di lei, aspettando che il dolore si tramutasse in piacere,
per poi
aumentare sempre più il ritmo quando la sentì
assecondare le spinte smuovendo
il bacino.
Stantuffava
in
lei con ardore, mentre l’aria si riempiva dei loro gemiti.
Continuarono
così, fino a quando non raggiunsero insieme la vetta del
piacere.
Ancora
sudata
e ansante, Laki si accoccolò sul suo petto, addormentandosi
poco dopo.
Le
prime
luci dell’alba filtrarono tra la vegetazione, lambendo i loro
corpi nudi, come
a volerli accarezzare.
E
prima che
il sonno si impossessasse delle sue membra, un pensiero gli
attraversò la
mente.
Adesso
capiva
perché tutte quelle persone si sentissero così
piene di gioia per la ritrovata
libertà dell’Upper Yard.
Ora
anche
lui poteva sentirsi così.
Perché
era
Laki il suo Upper Yard.
ANGOLO
DELL’AUTORE
Eccomi
qui
con un esperimento (malriuscito) su un’altra coppia
dimenticata dal mondo!
Non
c’è
molto da dire se non che fa pena, ma Wiper è più
o meno come Mihawk da
descrivere: impossibile!
Spero
che
non sia troppo OOC, in tal caso non esitate a dirmelo che lo metto
nelle note.
Dedico
questa fanfic ad Ivy, che tutti conoscete come Nami_88, la quale come
me è
iscritta all’associazione “SCOPRIAMO COSA
C’E’ SOTTO IL GONNELINO DI WIPER”! XD
Ivy
è un
figone questo moicano tatuato vero? ;)
Ne
approfitto
anche per dire che se notate delle modifiche nelle mie storie
preferite, autori
preferiti e altro è perché sto riorganizzando la
mia pagina personale. Alcuni
autori li ho eliminati definitivamente, altri li ho tolti dai preferiti
e ho
tenuto solo le storie che mi avevano davvero lasciato qualcosa. Non
è una
ripicca o uno sgarro nei confronti di nessuno, solo che mi sono
stancata di
dare lo stesso merito a tutti nello stesso modo quando gli altri sono i
primi
che fanno delle differenze con me.
Mi
sono
stancata di gente che continua a dirmi di non smettere e che sono brava
ma non
ha nemmeno mai messo una mia storia fra le seguite.
Perciò
se
notate dei cambiamenti è per questo motivo.
Se
a
qualcuno non sta bene, pace e amore.
Baci
a tutti
e ancora un saluto speciale ad Ivy!
Place