Videogiochi > Mortal Kombat
Ricorda la storia  |      
Autore: telesette    18/06/2014    1 recensioni
Nata dal frutto degli esperimenti di Shang Tsung, perverso e macabro oggetto di due metà ricongiunte assieme in un unico corpo, Mileena era costantemente tormentata dal pensiero di ciò che era e che non avrebbe mai potuto essere.
Non era umana.
Ma non era neanche Tarkata, tranne che per il volto.
Quell'orribile e spaventoso volto ripugnante, che pure odiava con tutta sé stessa.
Mileena non era nata così: altri avevano deciso quella forma per lei, al momento della sua nascita, e proprio da questo nasceva il suo odio profondo verso tutto e tutti...
Genere: Generale, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mileena - il prezzo della bellezza
( immagini tratte da internet )

 

Né una donna, né un mostro...

Nata dal frutto degli esperimenti di Shang Tsung, perverso e macabro oggetto di due metà ricongiunte assieme in un unico corpo, Mileena era costantemente tormentata dal pensiero di ciò che era e che non avrebbe mai potuto essere.
Non era umana.
Ma non era neanche Tarkaata, tranne che per il volto.
Quell'orribile e spaventoso volto ripugnante, che pure odiava con tutta sé stessa.
Mileena non era nata così: altri avevano deciso quella forma per lei, al momento della sua nascita, e proprio da questo aveva origine il suo odio profondo verso tutto e tutti.
In passato, durante i suoi viaggi occasionali nell'Earthrealm, le era capitato di osservare degli esseri umani mutilati o anche deformi sin dalla nascita. Bambini senza gambe né braccia, o con gli arti sproporzionati rispetto al resto del corpo, gente malata sia nel cervello che nella forma del volto, affetti da patologìe geneticamente incurabili; o ancora persone che, orrendamente sfigurate, potevano scegliere di continuare a vivere accettando la realtà... o peggio impazzire al punto da desiderare la morte, per la disperazione di dover mostrare un aspetto mostruoso, in mezzo a tutta quella maggioranza di "normali" coi volti anonimi e senza nessuna aberrazione.
Quante volte, guardando il proprio volto allo specchio, Mileena si era sentita così profondamente umiliata?
Il suo corpo era tonico e ben proporzionato, con una pelle liscia e vellutata, e i suoi seni erano sodi e morbidi al tatto.
Ma togliendosi il velo, rivelando così le grandi labbra deformi e la bocca irta di zanne lunghe ed acuminate, la sua bellezza femminile svaniva dietro alla mostruosità che contrastava crudelmente contro il fascino del suo corpo.
Persino i peggiori esemplari umani dell'Earthrealm, prima di essere trucidati da lei, osavano definirla "mostro" non appena la vedevano senza maschera.
Come se loro fossero belli.
Uomini tozzi e sgraziati, col corpo unto e le teste rasate, grassi e viscidi da fare schifo.
Eppure, secondo i parametri dei terrestri, costoro erano normali... mentre lei, messa a confronto, era un mostro disgustoso.
ogni volta che Mileena affondava le sue lame nei loro corpi, riversandone le viscere al suolo tra spruzzi di sangue, tutto ciò che provava era solo furore.
anche uccidendoli, infatti, non era mai appagata.
Poteva anche farli a pezzi, smembrare le loro immonde sudicie carcasse, ma l'insulto per lei restava.

- Basta, Mileena, smettila adesso!

Non appena riconobbe la voce dietro le sue spalle, nel mentre che stava finendo di sfogare la propria rabbia su un nemico appena sgozzato, Mileena si fermò.
Kitana, la cara principessa "perfetta" sotto ogni aspetto, si era dunque degnata di venire a trovarla.

- Ti interessano i miei giocattoli, sorellina? - domandò Mileena tranquilla, alludendo alle membra sanguinanti sparpagliate ovunque di coloro che un tempo erano guerrieri del Regno della Terra.
- Li hai già uccisi - sottolineò Kitana impassibile. - Che senso ha, infierire su dei cadaveri...
- "Che senso ha", mi chiedi - ripeté Mileena, sentendo la rabbia crescere dentro di sé. - Che senso ha... Che senso ha ?!?

Rapida come un fulmine, Mileena afferrò Kitana strettamente per il volto, minacciando già di sfondarle la testa con il pugno ormai levato all'indietro.
Proprio lei, così bella e affascinante, osava porle una domanda del genere.
Cosa poteva saperne Kitana, di quanto fosse umiliante essere considerate più brutte persino del più brutto esemplare di essere umano?
E ciononostante, costei si permetteva di venire lì a farle la morale, sul suo accanirsi sui cadaveri di coloro che si erano permessi di insultarla...
Fortunatamente Kitana reagì istintivamente, liberandosi dalla stretta della sorella, e bloccò l'offensiva di Mileena puntandole il bordo affilato del ventaglio alla base del collo.

- Che diavolo ti prende, Mileena... Sei pazza?
- Non abbassare la guardia, sorellina - rispose Mileena, incrociando la lama stretta del suo coltello contro l'arma dell'altra. - Sei forte, lo riconosco, ma non sei invincibile!

Kitana aprì di scatto il ventaglio, costringendo Mileena a ritrarsi per evitare che la giugulare le venisse tranciata via di netto. Ma anche i sai della feroce combattente deforme non erano meno pericolosi.
Kitana e Mileena si studiarono, fissandosi attentamente negli occhi, ma alla fine decisero di non combattere.
Entrambe erano consapevoli dei propri punti di forza, così come dei rispettivi punti deboli, ma non ci tenevano ad affrontare uno scontro all'ultimo sangue. Oltretutto Kitana rientrava ancora nei piani malefici dell'Imperatore e, uccidendola deliberatamente senza il suo esplicito consenso, Mileena poteva immaginare fin troppo bene che razza di sorte le avrebbe riservato Shao Kahn.

- Ti do un consiglio, Kitana - esclamò. - Cerca di non impicciarti dei miei affari, se non vuoi che rovini il tuo bel faccino!
- E tu cerca di tenere a freno la tua irruenza - replicò l'altra con voce atona. - Farò finta di niente, per questa volta, ma non ti azzardare più ad alzare le mani contro di me!
- Essere la figlia adottiva dell'Imperatore, ti fa sentire "forte", eh?
- Attenta, Mileena - sentenziò Kitana tra i denti. - Nessuno può permettersi di parlarmi con questo tono!

Mileena ridacchiò sguaiatamente, scostandosi una ciocca di capelli dal volto con un semplice gesto della mano.

- Non preoccuparti, Kitana - le soffiò all'orecchio, prima di andarsene. - Verrà il tempo, per sistemare anche la nostra questione... te lo assicuro!

***

Mentre percorreva il lungo corridoio che collegava la Sala dei Duelli con le prigioni sotterranee di Outworld, Mileena si imbatté nell'ultima persona che avrebbe voluto vedere in quel momento.
Baraka le rivolse il suo solito sogghigno, indugiando volgarmente il proprio sguardo sul suo fondoschiena, allorché Mileena fece finta di ignorarlo e passò oltre.

- Quanta fretta - fece il Tarkaata con una smorfia. - Pensavo ti piacesse ricevere delle attenzioni, ogni tanto!
- Scusa, Baraka - rispose Mileena acida, senza neppure voltarsi a guardarlo. - Non sei esattamente il mio tipo!
- Uuuh, non sai che cosa ti perdi...
- Appunto, preferisco non saperlo!

Baraka strinse gli occhi offeso.

- Lurida sgualdrina - mormorò. - Anche se te la tiri tanto, io sono l'unico qui che si sbatterebbe uno "scherzo della natura" come te e... Gàààrk!

Baraka non fece in tempo a finire la frase che, rotolando furiosamente alle sue spalle, Mileena lo agguantò saldamente per il collo minacciando seriamente di soffocarlo. Per quanto si dibattesse, cercando in tutti i modi di liberarsi da quella stretta micidiale, Mileena era sufficientemente in grado di girargli la testa con una semplice pressione.

- Pulisciti la bocca, quando osi parlare di me, animale - sussurrò lei minacciosa. - Continua pure a farti le seghe da solo, immaginando quello che non potrai mai avere... Ma se pensi davvero che possa concedermi ad uno come te! 
- Aah... Aaah, sof... foco...
- Parla più forte, non ti sento!

Stavolta Baraka rischiò veramente grosso.
Milena aveva praticamente raggiunto il limite, ormai sul punto di spezzargli le vertebre cervicali, tuttavia le ripugnava anche solo di sporcarsi le mani per uno come lui.
Baraka non meritava di morire per mano sua.
Era solo un essere disgustoso, vile e rivoltante, capace solo di leccare i piedi a qualcuno. Costui non aveva orgoglio, né riteneva necessario averne, e l'unica cosa a cui veramente teneva era la sua schifosissima pellaccia.

- Ti... Ti prego, non uccidermi... Non farlo!
- No, non ti ammazzo, stai tranquillo - concluse Mileena, limitandosi a slogargli entrambe le spalle per renderlo momentaneamente inoffensivo.

Baraka ruggì per il dolore.
Accasciandosi in ginocchio, incapace di muovere le ossa delle braccia o di estrarre le sue temibili lame naturali, il Tarkaata non poté far altro che chinare lo sguardo di fronte alla puttana che lo aveva appena ridotto così.
Ammazzandolo, Mileena non avrebbe ottenuto alcuna soddisfazione. Baraka era troppo stupido, anche per un Tarkaata, e comunque era l'unico in grado di provare un minimo di interesse per lei... anche se in modo disgustoso e perverso, come era nella sua natura.

- Ascoltami bene - disse Mileena, tenendo entrambi i coltelli all'altezza dei grandi occhi terrorizzati dell'altro. - Se ti azzarderai ancora a fare o dire qualcosa che non mi piace, l'unico culo che guarderai fino alla fine dei tempi sarà quello di Shang Tsung, non appena ti risucchierà via l'anima dal corpo... Sono stata sufficientemente chiara?

Ciò detto, Mileena lo fece cadere al suolo tramortito.
Nello stesso momento, qualcuno applaudì in modo macabro alle sue spalle.

- Ben fatto, Mileena, davvero ben fatto!

Mileena incrociò il proprio sguardo con quello dello stregone Quan Chi.
Il viso pallido, l'espressione di puro cinismo contratta sulle nere labbra sottili, costui si avvicinò per girarle attorno con la stessa faccia tosta di un potenziale seduttore. Non fosse stato per quella luce inconfondibilmente vogliosa nel suo sguardo, la quale non contribuiva a nullaltro che accrescere il disgusto verso di lui, Mileena avrebbe anche potuto cadere ingenuamente nelle sue lusinghe.
Già altre volte, Quan Chi le aveva proposto di concedersi a lui, così da mettere in pratica sul corpo di lei certe fantasie sessuali che aveva sempre sognato sulla principessa Kitana.

- Che cosa vuoi, stregone? - domandò Mileena, pur indovinando già la risposta.
- Accidenti, come sei nervosetta - sibilò l'altro, lisciàndole i capelli da dietro e respirando avidamente quel suo profumo irresistibile di femmina.

Il sangue edeniano, col quale Shang Tsung aveva pensato bene di crearla, aveva conferito al corpo di Mileena tutto l'odore e la fragranza sensuale tipici delle donne di Edenia. Un concentrato di feromoni, capace di spingere ogni uomo a desiderarla, se il ribrezzo dovuto al suo volto Tarkaata non ne annullasse l'effetto.
Tuttavia Quan Chi non era un essere umano e, a parte questo, Mileena non aveva alcuna intenzione di concederglisi.

- Non mi toccare - ordinò lei tra i denti, puntandogli i sai alla gola.
- Peccato - fece Quan Chi, fingendosi dispiaciuto. - Ero venuto per farti una proposta ma, se non ti interessa...
- Quale proposta?

Il tempo di tracciare nell'aria un rapido cerchio magico, Quan Chi invitò Mileena ad accarezzarsi il volto sotto la maschera.
La guerriera percepì un insolito cambiamento, come se le ossa del cranio avessero appena subito una singolare trasformazione, e le sue dita sentirono chiaramente l'assenza di zanne sporgenti o della bocca sproporzionatamente grande che aveva.
Quan Chi materializzò uno specchio, così che lei potesse vedere la propria immagine riflessa, e sorrise cinicamente della sua espressione tanto meravigliata.

- Che razza di scherzo è questo? - domandò incrèdula.
- Nessuno scherzo, solo un incantesimo facile facile, per quanto di breve durata...

Mileena si accarezzò il viso per diversi istanti, gli occhi grandi e lucidi di commozione.
Il suo volto era "umano", liscio e perfetto come quello di Kitana, e questo la poneva indiscutibilmente bella agli occhi del mondo.
Purtroppo, Quan Chi non era tipo da regalare nulla per nulla.

- La bellezza ha un prezzo, mia cara - spiegò, revocando magicamente i benefici dell'incantesimo, così come glieli aveva appena concessi.

Pazza di rabbia, Mileena si avventò contro di lui, decisa a sgozzarlo.

- Fa tornare bello il mio volto... Ora!
- Ma certo - sorrise l'altro, scostando tranquillamente il coltello con la punta del dito. - Prima, però, bisogna che tu sia molto gentile con me... Molto gentile, e anche molto disponibile, non so se mi spiego!

Da principio, Mileena provò il desiderio di ammazzarlo subito.
Quan Chi era veramente un porco disgustoso, offrendole di barattare il proprio orgoglio in cambio della bellezza, tuttavia l'alternativa era quella di mantenere nascosto il proprio volto per sempre.
Mai avrebbe anche solo concepito di scendere a patti con un maiale del genere.
Concedere il suo corpo, ogni più piccolo centimetro della sua femminile intimità, per compiacere Quan Chi a mantenere vivi gli effetti del suo incantesimo.

- Allora? - incalzò lo stregone.

Ipòcrita.
Sapeva bene che cosa ella desiderava, e quanto fosse disposta a pagare pur di ottenerla.
Mileena avrebbe pianto, se solo fosse stata capace di versare le lacrime, ma una simile debolezza non era da lei.
Poteva solo scegliere se accettare in silenzio o se invece rifiutare l'indecente proposta dello stregone.

- D'accordo - esclamò lei rassegnata, lasciando cadere a terra il pugnale con un secco tonfo metallico. - Avrai il mio corpo, Quan Chi... Il mio corpo, per il tuo piacere, in cambio di ciò che mi hai promesso!
- Molto bene - commentò l'altro, guardando con soddisfazione a questa sua improvvisa docilità. - Andiamo in camera mia, certi affari si discutono meglio... sul letto!

Mileena annuì debolmente.
Tutto aveva un prezzo, purtroppo, e Quan Chi era il prezzo per ciò che più desiderava al mondo.

- Io non sono un mostro - pensò Mileena tristemente, costretta a spogliarsi dinanzi a quell'individuo orrendo e schifoso. - Sono una donna... Una donna!

FINE

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Mortal Kombat / Vai alla pagina dell'autore: telesette