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Autore: kannuki    01/01/2005    8 recensioni
Due mondi sotto un'unica egemonia. La Terra, devastata da terremoti e la Luna, colonizzata e trasformata in un'immensa prigione, obbediscono alle leggi dure imposte dai governatori della Dawn. Amora deve recarsi al più presto sulla stazione abitante e deve farlo in fretta, ma ha bisogno di un 'passaggio'... Spero di non fare una schifezza, mai scritto un racconto di fantascienza prima. Commenti e critiche: tutti ben accetti!
Genere: Azione, Drammatico, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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“Harlan

Klondike, cargo da trasporto.

Destinazione: Pianeta 2, Luna

Anno 2087 d.t.

 

“Harlan! Tira giù i piedi da quella fottuta consolle!”

Nel silenzio della piccola plancia la voce di Leroy si perse nel vuoto.

Dagli auricolari wireless del suo compagno proveniva uno stridio di heavy metal da far accapponare la pelle.

“Preverte!!” gridò a squarciagola, desiderando strangolarlo con le proprie mani.

L’uomo aprì appena un occhio e si girò lievemente. “Perché mi guardi così?”

L’irritazione proruppe per un istante dagli occhi del co-pilota, fulminandolo sul posto. Con un grugnito nervoso gli diede un calcio, costringendolo a riportare i piedi in terra.

Ma stavo comodo!” sbottò guardandolo male.

Il fracasso di chitarre elettriche si accentuò, mentre si toglieva le cuffiette con un gesto veloce e si risistemava sulla postazione da pilota.

“Quante volte ti ho detto che non devi mettere i tuoi fottuti piedacci sul quadro comandi?! L’ultima volta hai causato un’avaria e per poco il cargo non esplode! Quelli dell’assicurazione ci hanno fatto un culo tanto, per colpa tua!!”

“Io non me lo ricordo” borbottò l’uomo soprappensiero, con quell’aria innocente che mandava sempre in bestia il suo compagno, Leroy Banks.

“Certo che non lo ricordi!Me li sono dovuti sorbire io! Hai dato forfait quel giorno, brutto bastardo!”

Leroy era fuori dalla grazia di dio. Harlan sollevò di poco gli angoli della bocca e si strinse nelle spalle. “Prendila bassa, amico!”

“Prendila… bassa?” domandò perplesso dalla sua espressione.

“Si...datti una rilassata! Se esplode davvero, non avrai neanche il problema di litigare con quel coglione di Dominici” esclamò soddisfatto, rimettendosi gli auricolari e battendo un piede al ritmo incessante.

Con un grugnito d’isteria trattenuta, Leroy si alzò per controllare il carico…doveva trovarsi un passatempo: quei trasporti erano di una noia mortale e di certo il suo compagno non lo aiutava.

Gettò un’occhiataccia a Harlan comodamente sbracato sulla poltrona nera da pilota, inguainato in una tuta bordeaux come lui.

Maledetto rompiballe!!

Si tirò su la zip con un gesto deciso, coprendo la maglietta nera di etermex.

Tuta bordeaux e maglia nera. Il distintivo dei piloti dei carghi, classe X, addetti ai rifornimenti del Pianeta 2.

 

Digitò in fretta e per l’ennesima volta, la combinazione sul pannello rosso di plexiglas attivato a pressione. Con un fruscio metallico il portellone si aprì facendolo rabbrividire.

Brr...ma senti tu! Pensò Leroy strusciandosi le braccia con le mani. Fece un veloce giro per la stiva e annotò mentalmente la situazione. Tutto a posto. Come se il cibo se ne andasse a spasso per il deposito da solo!

La tuta isolante sembrava non funzionare, dentro quel magazzino gelido del cavolo!

Tornò nella piccola plancia imprecando fra sé per la lunghezza del viaggio. Una settimana per portare gli alimenti a quei rifiuti sul Pianeta 2… era decisamente troppo! Soprattutto quando hai un compagno come Harlan!

Gli rivolse un’altra occhiata irritata: il colpevole perdurava nella sua espressione paradisiaca, canticchiando sotto voce.

 

La spia rossa! Brutto deficiente, neanche l’aveva vista!

Con uno strattone violento, strappò le cuffiette dalle orecchie del collega e gli urlò in faccia.

“Idiota! La spia è accesa, siamo arrivati! Ti vuoi dare una svegliata e deciderti a lavorare?!” lo sferzò nervoso, dandogli un colpo di striscio sulla testa.

“Se se..commentò il pilota sbuffando. Posò gli auricolari e con un con un gesto veloce, afferrò la cuffia blu e argento di Ferix.

Grande tecnologia Bluetooth: era stata incorporata in tutti computer esistenti al mondo. La Apple era rifiorita da alcuni anni a quella parte e aveva invaso il mercato mondiale, sorpassando la Microsoft che arrancava per riemergere, dopo essere distrutta dal secondo violento terremoto.

In dotazione ai piloti dei carghi, vi erano anche dei palmari personali. Su di essi doveva essere riportata ogni variazione, anomalia e cambiamento nello stato di servizio del proprio cargo.

Cosa che Harlan dimenticava periodicamente di fare.

 

Sistemò attorno all’orecchio sinistro la cuffia e cantilenò per l’ennesima volta il suo monologo stanco “ Klondike in fare d’attracco. Codice d’identificazione 476”

Dalla cuffia provenne una voce metallica “ben arrivati, Klondike, i ragazzi hanno parecchia fame!”  

Tzè..quei rifiuti! Secondo me, lasciarli morire di fame sarebbe la cosa migliore!” grugnì Leroy con un moto di disprezzo verso il pianeta mentre digitava le coordinate d’entrata.

 

Quella frase lo fece ribollire per l’ennesima volta! “Che testa di cazzo che sei!” borbottò Harlan guardandolo male. Quelli stanno messi molto peggio di noi!”

“Meriterebbero la pena di morte!”

Si lanciarono un’occhiataccia reciproca, lasciando stare a vicenda, le convinzioni ‘errate‘ l’uno dell’altro.

“Attracco effettuato, rifornimenti al deposito tre” esclamò Harlan nell’auricolare, slacciandosi la cintura e alzandosi irritato.

Sorpassò velocemente il compagno afferrando l’ordine di consegna e dirigendosi verso la stiva. Aprì il gigantesco portello, facendo un rumore infernale. Dall’ altra parte, gli addetti al trasporto e le guardie carcerarie lo aspettavano per cominciare a scaricare gli approvvigionamenti.

Un moto di simpatia provenne da Harlan, seduto su una cassa vuota. Li guardava uno per uno, stentando a scrollare la testa.

 

Il pianeta 2

Bel tripudio di umanità! Pensò disgustato.

 

Era iniziato tutto nel 2007: un terremoto al largo delle coste del Mare del Nord, aveva interrotto il sonno degli anglosassoni facendoli tremare di paura. Il giorno dopo il Regno Unito era sparito...inghiottito dalle viscere della terra mentre un’onda gigantesca si era levata radialmente, sommergendo metà Scandinavia e Groenlandia.

L’Islanda scomparve dalle cartine geografiche. I crateri eruttarono e i geiger soffiarono, riducendo l’isola ad un ammasso nero. La gente morì ustionata dal vapore levatosi dal terreno che si spaccò inaspettatamente sotto i loro piedi.

Finì com’era cominciato. Improvvisamente. Lasciando il mondo nel caos.

L’isteria di massa dilagò negli stati limitrofi ai disastri.

Le due più potenti nazioni si accusavano l’un l’altra. I danni economici e monetari furono ingenti…ma niente al confronto della catastrofe che si presentò agli occhi degli scienziati.

L’ecosistema era stato distrutto, le zone equatoriali si erano spostare, provocando la desertificazione di aree precedentemente classificate come paradisi terrestri. L’Africa fiorì inaspettatamente. L’Europa morì sotto una morsa di ghiaccio proveniente dalla Siberia.

Mentre la gente periva o impazziva di terrore, un secondo terremoto, più violento del primo, spostò di 30 km il Giappone nel mezzo dell’ Oceano Pacifico. L’Indonesia fu spazzata via da uno Tsunami che fece 4 volte il giro del mondo.

I geologi che stavano raccogliendo campioni minerali in Antartide, si ritrovarono inspiegabilmente una mattina ad osservare con i loro potenti binocoli, un punto lontano. In porto di Sidney...in Australia.

La terra rossa gelò nel giro di una settimana. L’intera fauna si estinse completamente…quanto si incazzarono quelli di Greenpeace?!

La situazione era diventata insostenibile, la gente si ammassava come meglio poteva e continuava a morire ogni giorno per il freddo e la scarsità di cibo.

Cercavano di spostarsi verso le zone più calde, in una disperata corsa contro il tempo.

I governi erano impotenti allo sfacelo ecologico che si stava presentando ogni giorno più grave.

 

Nel 2005 era stata inaugurata la prima stazione spaziale. Ancora allo stato sperimentale, poco affidabile, ma i più ricchi decisero di partire lo stesso in cerca di salvezza.

Non fu una buona soluzione.

Nel maggio del 2010, la stazione cominciò a dare segni d’avaria. Esplose e i frammenti caddero sulla terra, distruggendosi a contatto con l’atmosfera. Il pezzo più grosso precipitò nel bel mezzo dell’Arabia Saudita, esplodendo del tutto.

Nel 2037 la situazione cominciò a stabilizzarsi. Se così si può dire. Gli scienziati costruirono una nuova stazione, la Dawn, che richiese anni di lavoro e miliardi di dollari, euro, rubie, marchi.

Fu messa in orbita dalla rediviva Nasa, andata distrutta da un frammento della stazione primitiva.

Nei viaggi spaziali non tutti sopravvissero. La popolazione che partì, fu decimata dal lungo viaggio e dalle condizioni di volo.

I cadaveri furono semplicemente scaricati nello spazio.

Quelli che rimasero sulla terra, sopravvissero come meglio poterono, ricostruendo, quasi dal nulla un‘economia devastata.

Ristrutturate le città, i nuovi frutti che fiorino dalle aree precedentemente desertificate, furono la loro salvezza.

 

Nel 2076 la terra era di nuovo nel caos. La criminalità dilagava dappertutto. La gente sembrava essere tornata all’età della pietra.

I governanti, al sicuro sulla stazione spaziale, instaurarono un regime duro sulla Terra. Vietarono tutte le armi, ma ciò non impedì agli abitanti di costruirne di primitive e in ogni modo letali.

La Luna era stata finalmente colonizzata tre anni prima, ma le culture idroponiche erano insufficienti a mantenere stabilmente un seppur piccolo numero di persone.

Le prigioni traboccavano. Fare due più due fu semplice: si decise di ‘deportare’ i detenuti sulla Luna...anzi sul pianeta 2.

Che gran fantasia, pensa Harlan mentre osserva i prigionieri scaricare le merci.

Ci sono anche donne, là in mezzo, nota sorpreso. Non si fa distinzione, non esistono settori separati per maschi e femmine.

Cristo, non vorrei essere al loro posto!

 

Dopo un primo controllo sulla ‘prigione’, i governatori lasciarono che il caos prendesse  il sopravvento anche sulla Luna. Alzarono le spalle distratti, infischiandosene se si ammazzavano a vicenda. Chiudevano gli occhi ma bloccavano le notizie che riuscivano a trapelare sulla Terra.

La sorveglianza era estrema. Nessuna nave doveva lasciare il Pianeta 2 senza autorizzazione e solo poche riuscivano ad ottenerla.

La Klondike era una di queste.

Harlan e Leroy trasportavano da mesi gli approvvigionamenti a quei poveracci. Ogni volta ricevevano un codice identificativo diverso.

 

Deposito 3, corridoio f

 

Dawn. Dawn. Dawn. Dawn.

La ragazza continua a ripeterselo in mente. Non sa perché deve andare sulla stazione. Non ne ha la più pallida idea. Non ricorda chi è. Sa solo che si chiama Amora e che deve recarsi al più presto sulla stazione orbitante. Deve prendere qualcosa o deve lasciare qualcosa? Non lo ricorda, ma sa per certo che quando si troverà sul posto le verrà in mente.

Il cargo è arrivato.

Sbircia dalla porta socchiusa, trattenendo il respiro.

Le sue mani formicolano e continuano a grattare il muro del deposito, rompendosi le unghie sporche.

Il distorsore funziona. Non sa come sia riuscita a farlo, ma l’ha fatto.

Il pilota del cargo è ancora seduto sulla cassa. Amora lo osserva da un mese. Ha bisogno del suo aiuto. La deve portare sulla Dawn.

Attiva il Distorsore che sibila lievemente e lo fissa alla cintura. E’ riuscita a rubare una tuta protettiva e isolante ad una guardia.

Continua a guardare il portellone d’acciaio alzato. Quando il pilota salta giù dalla cassa, vuol dire che hanno finito.

Amplia l’onda del distorsore. Che vuol dire ampliare? Amora non lo sa, ma deve muoversi.

Apre la porticina di ferro e s’incammina verso la Klondike tremando. Ha un disintegratore, un DG ZF3 con se e spera di non doverlo usare. Almeno non su quel pilota che sembra quasi provare pena per loro. 

Si avvicina ad una guardia. Amora trattiene il respiro e le passa davanti. Non l’ha vista. Allora funziona davvero!

Un filo di speranza avvolge il cuore della ragazza. Ha paura, è molto nervosa. Se la scoprissero la disintegrerebbero sul posto.

Il pilota sta per chiudere il portello; si affretta per raggiungerlo e il distorsore traballa per un attimo, un lieve sfarfallio che causa agli occhi delle guardie un’allucinazione visiva.

Hanno visto una donna correre per un istante. Si voltano intorno più volte, caricando le armi.

Harlan getta loro un’occhiata e con una smorfia perplessa sigilla il portello.

Amora si addossa alla parete della stiva restando immobile. Il distorsore le è quasi caduto mentre correva. Ha il cuore che sembra sul punto di scoppiarle nel petto.

Osserva il pilota che oltrepassa il magazzino in fretta, la fa troppo freddo anche con la tuta isolante.

 

Gli va dietro tremando. Ha paura che se la scopre la faccia arrestare. Stringe il dispositivo in mano con forza. Harlan fischietta, aprendo la porta della plancia con una veloce pressione manuale sul pannello di plexiglas rosso. Amora impara a memoria il codice che sta digitando.

Non riesce quasi a respirare mentre si siede in fondo alla stanza e osserva i due uomini.

“Mi fanno una pena!” commenta il pilota al suo compagno

“A me no! Se stanno la, un motivo ce l’hanno!” sbotta l’uomo calvo e ben piazzato sulla poltrona di destra.

Ma che ne sai! Ti arrestano anche se rubi un pezzo di pane, di sti tempi! Ma cazzo, Banks! Un cuore non ce l’hai?”   

Amora lo vede alzarsi per cercare qualcosa. Si allontana lievemente quando lo vede venire dalla sua parte e aprire una scansia a pressione.

Harlan alza per un attimo la testa. Ha sentito qualcosa. Come un gemito.

“Sei stato tu?” domanda serio a Leroy

“A fare cosa?”

“Ho sentito una specie di singhiozzo” mormora guardandosi attorno.

La ragazza si porta una mano alla bocca trattenendosi. Se si fosse spostato di qualche centimetro l’avrebbe scoperta sicuramente. Il distorsore ti rende invisibile, non impalpabile.

 

Funziona in base ad un meccanismo semplice: proietta un fascio di onde elettromagnetiche con una frequenza tale da interferire con la luce bianca. Ti rende invisibile all’occhio umano.

“Mah...me lo sarò sognato!” decide il pilota alzandosi e tirando fuori dei minidischetti.

“Che ne dici di un po’ di tecno-pop?” gli domanda allegro, risistemandosi sulla poltrona vuota.

“Te la faccio ingoiare, se ti azzardi a ficcare quel dischetto la dentro!”

Detto fatto, dopo un secondo un ritmo scatenato invade la cabina di pilotaggio. Amora sorride. Era da tanto tempo che non sentiva la musica.

chiedo supporto delle grandi autrici come Noesis, L_fy e Mucchilla!voi che siete dee della fantascienza che ne dite di sta schifezza?!
  
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