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Autore: Seele Gletscher    19/06/2014    2 recensioni
Ciao ragazzi! Di sicuro non ci conoscerete ma siamo Soul_Killed e Tsumetai che si sono creati un account insieme perché avevamo voglia di scrivere delle fic insieme.
Abbiamo deciso di scrivere una MataMina, dove questi due detective decideranno di incastrare una certa persona che ha ucciso due poveri ragazzi.
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"Era a chiunque quel posto, ma il detective, ormai, ci era abituato, anche se dentro la sua mente c'era un po' di terrore.
Il suo cuore aumentava il battito e sudava per l'ansia che aveva.
In fondo, notò due cadaveri. Corpo bianco, freddo, occhi chiusi e ricoperti di sangue."
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Beh, buona lettura dai...
Seele Gletscher!
Genere: Angst, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matatagi Hayato, Matsukaze Tenma, Minaho Kazuto, Shindou Takuto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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10 Agosto 2003.
Era una bellissima serata d'estate, e anche molto più fresca del solito.
In quella stessa sera, quasi nessuna casa aveva le luci accese, visto che, essendo la 'Notte di San Lorenzo', qualsiasi persona sarebbe uscita all'aperto, nonostante fosse notte.
Il cielo era pieno di stelle e, secondo la tradizione popolare, ce n'erano alcune chiamate 'stelle cadenti', proprio perché parevano cadere, invece di stare immobili in un punto fisso.
Un ragazzo di nome Tenma era lì, da quelle parti, a passeggiare per le strade della città illuminate dai lampioni, con il suo sorriso smagliante e placido.
Aveva sempre quel naso all'insù molto sbarazzino, e quei capelli castani con un'acconciatura molto buffa svolazzavano a causa della brezza notturna che soffiava da est.
Era praticamente rilassato, senza un fastidio che gli potesse interrompere la sua tranquillità, fino a quando non ricevette una chiamata da un suo compagno: Shindou Takuto.
Rispose:
< Pronto? >
< Tenma, vieni a casa mia, ti devo parlare. >
< S-Subito, Takuto-san. >
Il povero Matsukaze pensava che voleva guardare insieme a lui la cosiddetta “Notte delle stelle cadenti”, ma non era così.
Quando si presentò alla porta di casa sua, si vedeva che il ragazzo dai capelli lunghi era molto rabbioso nei suoi confronti, ma lo fece entrare con la scusa di prendere un po' di thè.
Entrarono nella stanza, dove il piano giaceva a pochi passi da loro due.
< Come mai mi hai chiamato? >
< Perché volevo fare una cosa che volevo fare da qualche ora. >
Si avvicinò all'interruttore e spense la luce.
< C-Cosa vuoi fare? >
Prima lo imbavagliò e poi lo legò alla sedia dov'era seduto. La paura c'era per lui, che però dopo pochi minuti scomparì.
< Non mi fido di te. Sei morto, Tenma Matsukaze! >
Un colpo. Un solo colpo di pistola al petto.
Morì all'istante, con un urlo angosciante.
~~~

12 Agosto 2003, ore 10:36.
Nella sala d'attesa del tribunale vi era tensione, e anche il classico odore di sudore da parte dei procuratori e degli avvocati, nonostante questi potessero avere diversi anni di esperienza.
I due detective, Minaho Kazuto e Matatagi Hayato avevano appena varcato la porta della sala, dopo essere passati alla centrale per controllare le ultime prove trovate il giorno prima. Erano sicuri della colpevolità dell'imputato, Shindou Takuto, e speravano che venisse reputato colpevole, prima che commettesse un altro omicidio.
Minaho controllò l'orologio: dieci e trentanove. Il processo sarebbe iniziato tra un minuto.
~~~

< Imputato, ci spieghi dov'era e cosa stava facendo la sera del 10 Agosto, la famosa 'Notte di San Lorenzo'. > il processo era iniziato da solo qualche minuto, ma nonostante ciò si poteva leggere chiaramente il nervosismo sulla faccia del castano.
< Ero a casa mia, la Residenza Shindou. Stavo guardando le stelle cadenti dal balcone che da' sul giardino. >
< Non ha mai incontrato la vittima, quel giorno? >
< No, quel giorno no. >
Dal suo posto, Minaho scosse il capo in segno di disapprovazione: che senso aveva mentire se il proprio cellulare è nelle mani del procuratore?
< Obiezione! Signor imputato, la sua deposizione entra in contrasto con le prove messe agli atti! Nel suo cellulare abbiamo rintracciato la chiamata fatta da egli stesso quella sera alla vittima, un quarto d'ora prima del decesso. Come spiega ciò? >
Il procuratore era entrato in azione, proprio come aveva previsto il giovane detective.
< I-io... L'avevo chiamato per dirgli una cosa! > esclamò il castano con poca convinzione.
< Peccato che non glielo abbia detto tramite telefono cellulare. > gli fece ciondolare davanti agli occhi il telefono di quest'ultimo.
< Abbiamo la telefonata che gli hai fatto. Gli hai detto di venire a casa tua, non è così? >
< Obiezione! L'accusa sta vaneggiando! Chi può dire che l'imputato non abbia detto alla vittima di venire a casa sua solo per prendere un thè, o guardare in compagnia le stelle cadenti? > Intervenne a quel punto la difesa, decisa a non restare in disparte mentre l'accusa pressava il suo cliente.
Dalla tribuna si era alzato un bisbiglio incessante, tanto che il giudice dovette sbattere per tre volte il martelletto per far tornare la calma.
< Penso che sia giunto il momento di fare una pausa di cinque minuti. > aggiunse poi sempre questi.
~~~

< Minaho. > Lo chiamò per la settima volta con tono perentorio il collega, Hayato.
< Oh, Matatagi-kun. Scusa, ero in sovrappensiero. > Rispose Kazuto, ma soltanto dopo che l'altro gli mise una mano sopra la spalla.
< Riguarda forse il corpo non rinvenuto della vittima? >
< Sì, esatto. Dovremo tornare a casa sua per controllare se può essere in cantina. > disse l'arancione, pensando anche ad un altro posto.
< È troppo rischioso andare entrambi nello stesso posto. Vado io da Shindou, tu resta in tribunale. > gli disse, per poi fargli un veloce saluto con un cenno della mano e andare fuori, diretto verso la villa Shindou.
~~~

Minaho, che non voleva stare da una parte, se ne andò a cercare il corpo della povera vittima.
Mentre Hayato andò a controllare nella villa di Shindou, l'arancione cercò attorno al giardino.
La sua mente geniale e i suoi occhi acuti gli permisero di notare un buco profondo, con una scala appoggiata sul muro.
< Mh, allora aveva anche una specie di bunker. > Pensò Kazuto, che inoltre aveva l'idea di non essere osservato da nessuno.
Entrò in quel bunker.
Era buio, con delle luci che illuminavano poco la zona ed era un luogo pauroso. Poteva far paura a chiunque quel posto, ma il detective, ormai, ci era abituato, anche se dentro la sua mente c'era un po' di terrore.
Il suo cuore aumentava il battito e sudava per l'ansia che aveva.
In fondo, notò due cadaveri. Corpo bianco, freddo, occhi chiusi e ricoperti di sangue.
< Lo sapevo che era stato lui. >
In tempo riuscì a fare una foto e mandarla via messaggio ad Hayato, dicendo dov'era, ma tutto ad un tratto, una persona si avventò su di lui.
< A quanto pare non uscirai vivo da qui, detective impedito. >
Pian piano vide la sagoma di una persona: Shindou Takuto, l'assassino che ha ucciso Tenma Matsukaze e un'altra persona: Kirino Ranmaru.
< Cosa vuoi? >
< Oh, niente, so soltanto che voglio farti fuori una volta per tutte. Quel ragazzo rosa l'ho ucciso e Tenma sapeva tutto. Non mi fidavo di lui e quindi l'ho ammazzato. Adesso è giunta anche la tua ora! >
Una sola coltellata. L'urlo era così angosciante e rumoroso che il suo collega lo sentì, mentre era in giardino a raggiungerlo.
Corse a più non posso per trovarlo, più spaventato di prima.
Quando lo trovò, era accanto a Shindou, morto, mentre il sangue dal suo petto usciva.
< C-Come hai potuto farlo?! >
< Oh, allora c'è un altro che vuole essere ucciso. Che ne dici di divertirsi un po'? >
Le lacrime uscivano dai suoi occhi.
Per lui, Minaho non era solo un collega e neanche un amico.
Fu uno che riuscì ad aiutarlo nelle situazioni più difficili, una persona di cui non poteva fare a meno.
Voleva dichiararsi, ma non ci fu speranza. Tutta la sua vita sentimentale bruciata al vento.
< Non sarò io a morire. >
Shindou scoppiò in una grossa risata.
< Allora chi sarà a morire? > Domandò sarcasticamente.
< Quello che morirà...sarai tu, brutto assassino! >
Ormai perso il controllo di sé, sparò un colpo di pistola preciso, alla testa, facendolo morire all'istante.
Vide poi il corpo di Minaho: freddo, bianco, terribile, con gli occhi spalancati.
Li fece chiudere e poi lo abbracciò per un'ultima volta, in lacrime.
< Non ti meritavi tutto questo, non potevo permettere di lasciarti solo, e invece ho commesso uno dei miei più grandi errori della mia intera vita. Perdonami, anche se non mi risponderai. >
~~~

20 Agosto 2003.
Il detective si tirò su il cappuccio della giacca e, girando la maniglia d'ottone della porta dell'ingresso di casa sua, si assicurò che le foto non si bagnassero a causa della leggera pioggia che aveva cominciato a bagnare l'asfalto.
"Pioggia ad Agosto, incredibile." Si ritrovò a pensare, mentre si dirigeva verso il cimitero in cui avevano sepolto il suo ex-collega.
Nonostante l'avesse vendicato, non riusciva ancora a perdonarsi di aver lasciato che quel criminale incallito lo uccidesse, soprattutto perché era lì vicino. Se Minaho fosse stato ancora là, con lui, sicuramente gli avrebbe detto:
"Non è colpa tua, Matatagi-kun. È solo mia, perché non ti ho ascoltato e ho agito di testa mia", ne era sicuro.
Appena arrivato davanti al cancello del sepolcreto, esitò un attimo prima di entrare, ma qualcosa lo spinse a farlo, e dopo neanche tre minuti, era già arrivato di fronte alla tomba dell'arancione.
Si mise in ginocchio e posò con cura le due foto in cui c'erano loro sul terriccio ancora bagnato.
Non riuscì a trattenere le lacrime, che ben presto gli rigarono le guance.
Il castano si affrettò ad asciugarle usando il manico della giacca, nonostante fosse ancora fradicia a causa della pioggia.
< Mi dispiace, se non fosse stata per la mia idea di andare a cercare i cadaveri, tu saresti ancora qui. > ma sapeva benissimo che non sarebbe servito a nulla sentirsi in colpa, non dopo che il misfatto era già stato compiuto.
Ehi... 
Il ragazzo si girò di scatto: nessuno. Non c'era nessuno, eppure, era sicuro di aver sentito una voce.
Sono io... 
< M-Minaho?! > ne era sicuro: era proprio lui.
Non devi sentirti in colpa. E' tutta colpa mia se sono morto. Ho agito di testa mia e non ho dato conto alla situazione. 
< Ma è colpa mia, colpa mia se sei morto! >
Non importa... Ti perdono, ma meriterei di più io il perdono. Perdonami se ti lascerò solo, ma sii forte anche senza di me.
< Minaho... > si sforzò di sorridere, mentre le nuvole grigie si diradavano e i primi raggi di sole filtravano da esse.
Lasciò le foto dov'erano, lanciando un ultimo sguardo alla tomba, per poi voltare le spalle ed andarsene.
Non diede peso, però, al fatto che il primo raggio si posò proprio su una delle foto.




*Angolo degli autori!*
Rieccoci qui, ragazzi!
Allora, siamo Tsumetai e Soul_Killed e abbiamo deciso di scrivere delle fic insieme.
Come avete potuto vedere, questa fic è di tipo poliziesco e un po' con accenni di MataMina, quindi spero che vi piaccia.
La parte del processo e il finale li ha scritti la cara Tsumetai, mentre gli assassinii sono di Soul_Killed!
Beh, spero che vi sia piaciuta.
Un beso da parte dei due...
Seele Gletscher! 
   
 
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