Owl
Girl
Quando
Larissa War era giunta al Campo Mezzosangue
nessuno aveva più di qualche effimera informazione sul suo
conto. Aveva una
cascata di onde corvine e occhi di un azzurro così chiaro da
farli sembrare di
ghiaccio, un bel viso e tratti scolpiti e arroganti che aveva ereditato
dal
padre. Era orfana, figlia di chissà quale donna mortale e il
potente dio della
guerra. E aveva un gufo. Non un animale, badate bene, ma un gufo tatuato sulla spalla. Nessuno al Campo
aveva tatuaggi; erano un segno dell’appartenenza a un mondo
che non aveva nulla
a che fare con quello divino, roba per i comuni esseri umani insomma.
Tatuaggio
che le aveva valso l’attribuzione di un
soprannome tutto suo, creato da quella creatura insopportabile che
andava sotto
il nome di Luke Castellan, figlio di Ermes e Capo Cabina. Ecco, lui era
probabilmente l’unico mezzosangue che Larissa non potesse
nemmeno vedere; così
testardo, con quell’aria di superiorità che lo
accompagnava costantemente, e
sfoggiava quella cicatrice come se fosse la testimonianza di
chissà quale
grande impresa. Gli avrebbe fatto molto volentieri un’altra
cicatrice da
sfoggiare, magari qualcosa che gli cancellasse per sempre dal volto
quel suo
sorrisetto sghembo e irritante.
-
Ehy, ragazza gufo. –
Irrigidì
le spalle, pronta a incassare l’ennesima
provocazione e a reagire di conseguenza. Erano passati mesi dal suo
arrivo al
Campo e i loro scontri ormai erano diventati leggendari.
-
Idiota. – salutò in risposta.
Luke
arricciò le labbra in un sorriso sghembo,
scivolando a terra accanto a lei. Quando le loro braccia nude si
sfiorarono,
Larissa si allontanò all’istante.
-
Guarda che non mordo. – rise, con un pizzico di
divertimento, prima di aggiungere: - Pensavo che i figli di Ares non
avessero
paura di nessuno. –
Un
lampo di collera illuminò gli occhi chiari della
ragazza. Lei non aveva mai conosciuto suo padre, non si era mai degnato
di
venirla a trovare da quando era giunta al Campo, figurarsi prima, e
questa era
una delle poche cose in grado di ferirla. Tutti i suoi fratelli,
persino
Clarisse che come lei era una delle pochissime figlie di Ares che
fossero mai
venute al mondo, lo avevano incontrato almeno una volta …
Lei no.
-
Tu non sai proprio niente, Castellan. – ringhiò,
in un’imitazione particolarmente riuscita dei toni in cui
Clarisse si rivolgeva
alla maggior parte del resto del mondo. Poi si alzò in
piedi, spolverandosi
meccanicamente i pantaloni neri e facendo per incamminarsi verso il
lago.
Sorpreso
da quella reazione, Luke sgranò gli occhi
blu. Però, per un tipo curioso come lui, l’idea di
lasciar perdere non era
minimamente contemplata.
-
Si può sapere che accidenti ti è preso, War?
–
domandò, rivolgendosi alla sua schiena.
Il
gufo tatuato sulla spalla, circondato
dall’oscurità
della notte, sembrava guardarlo male a sua volta.
-
Mi è preso che sei un completo idiota e che parli
senza sapere. Perché tu non sai nulla di me, Castellan
… nulla! –
ribadì, voltandosi nuovamente a fronteggiarlo.
Poi
riprese, senza dargli nemmeno il tempo di aprire
bocca per provare a ribattere: - Ti credi tanto spiritoso con le tue
battute e
il tuo “ragazza gufo”, ma hai la minima idea di
cosa significhi questo
tatuaggio? No. Mi provochi con le tue insinuazioni su Ares e
sull’essere sua
figlia, ma lo sai cosa si prova quando tuo padre non si è
mai degnato di farsi
vedere in diciassette anni di vita? No, non puoi saperlo, visto che tu
sei il
prediletto di Ermes! –
A
corto di fiato per la foga con cui aveva
pronunciato quelle parole, rimase in silenzio a fissarlo con aria
truce,
stringendo gli occhi per sforzarsi di impedire alle lacrime che li
affollavano
di correre lungo le guance alabastrine. Lei non piangeva, non
più, e di certo
non per un padre che non la considerava né davanti a un
ragazzo che l’avrebbe
presa in giro a vita.
Luke
sembrava interdetto e a corto di parole, cosa
che non capitava molto spesso. Strascicò i piedi,
imbarazzato, e abbassò lo
sguardo.
-
Hai ragione, non lo so, e mi dispiace che tu ci
stia così male. – ammise, allungando una mano
verso di lei.
Larissa
fece per ritrarsi, colta di sorpresa.
-
Che … Che stai facendo? –
-
Cerco solo di essere gentile. – replicò,
accarezzandole una guancia e asciugando con il pollice
l’unica solitaria
lacrima che era sfuggita al suo controllo.
Il
tocco di Luke era freddo e delicato, le mani
sorprendentemente morbide per essere quelle di un guerriero e non
c’era alcuna
traccia della solita scintilla ironica che gli illuminava gli occhi
blu. Questa
volta non si stava facendo beffe di lei, era sincero.
Spostò
le dita sulla sua spalla, accarezzando il
contorno del tatuaggio.
-
Ti va di spiegarmi cosa significa? –
L’aveva
buttata lì d’istinto, certo che non avrebbe
mai assecondato la sua richiesta. E invece l’aveva sorpreso
per l’ennesima
volta.
-
È un gufo reale. Rappresenta la volontà di
onorare
il ricordo di una persona cara che non c’è
più. – spiegò, sostituendo la mano
di lui con la sua e accarezzando il disegno come se fosse la cosa
più cara che
avesse al mondo, - È per mia madre. –
Il
pensiero di quanto l’avesse presa in giro per
quel segno da comune adolescente, il fatto di aver persino coniato un
appellativo
consapevole che le desse fastidio, lo fece avvampare per
l’imbarazzo. Aveva
ragione lei, era un vero idiota.
-
Mi dispiace. –
-
L’hai già detto, Castellan. Che
c’è, cominci a
soffrire di senilità precoce e ti scordi le cose?
– lo punzecchiò.
-
Idiota e senile, devi proprio volermi un mondo di
bene, eh? – ribattè, inarcando un sopracciglio.
-
Bè, non sei stato molto gentile con me. –
-
La gentilezza non è una delle tante meravigliose
qualità che mi contraddistinguono. – ammise.
-
Neppure la modestia. –
-
Stai insinuando che sia arrogante, War? – chiese,
fingendosi scandalizzato.
-
Io non insinuo mai, Castellan, io affermo. –
Si
guardarono negli occhi per una frazione di
secondo prima di scoppiare a ridere all’unisono.
Il
passato di Larissa era un mistero per tutti … Da
quel momento, tutti tranne che per Luke.
Spazio
autrice:
Comincio
a infestare anche questo fandom. Perché? Perché
sì, ovviamente u.u
Questa
sarà una long (o mini long?) incentrata sulla
mia OC Larissa e sulla sua vita al Campo, inoltre prenderà
ispirazione dai prompt
contenuti nella tabella che troverete qui sotto e partecipa alla
Challenge “Un
semidio per un Dio” indetta sul forum da Giorgiab105.
C’era la possibilità di
scegliere tra le divinità più importanti (ognuna
con i suoi prompt di
riferimento) e io
ovviamente ho scelto
Ares … In futuro potrei anche decidere di comporre
un’altra mini long o una
raccolta inventando un nuovo semidio. Detto ciò, spero che
questo primo
capitolo vi sia piaciuto e che vogliate farmi sapere che ne pensate.
Alla
prossima.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt
1.
Colore
rosso |
2.
Lancia |
3.
|
4.
Sfida |
5.
Arena |
6.
Scelta libera – Nuovo
inizio |