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Autore: _Juddy_    20/06/2014    2 recensioni
- Questa è una storia che difficilmente troverai nei libri, una storia speciale. Una storia modestamente inventata da me. Dunque, c’era una volta....-
- Aspetti! Questa storia avrà anche un titolo, eh Soushi?- gli occhi del piccolo si illuminarono di felicità, curiosità per una favola che era stata inventata dal suo allenatore appositamente per lui...
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Un regalo di compleanno per Yssis, la mia fatina.
Consigliata a chiunque abbia letto "Scambio d'identità".
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jude/Yuuto, Kageyama Reiji, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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THE WITHE SIDE OF THE DARKNESS
 
- Ah, mi scoppia la testa, mi scoppia la testa, mi scoppia la testa!-
Un alone di luce pallida illuminava l’aria circostante mentre due ragazze, ignorando il sonno che dopo un’ intera giornata di lavoro iniziava a farsi sentire, impilavano scatole e scatoloni ricolmi di documenti importantissimi.
Insieme avevano vissuto centinaia di avventure e, oltre che amiche, in un certo senso si consideravano quasi sorelle. Il loro impiego però era un po’ particolare, difatti consisteva nell’esaudire i desideri dei ragazzi terrestri e far sì che i loro strambi sogni divenissero realtà. Erano pertanto conosciute da tutti come fatine dei desideri,  bravissime e precise nello svolgere i loro compiti, ma anche un po’ pasticcione. Proprio per questo loro difetto si ritrovavano in quella stanza inghiottita dall’oscurità, alla sola luce di una misera candela, completamente ricoperte di polvere e fuliggine, senza fiato.
Ormai allo stremo delle forze, dopo altre due ore di duro lavoro, si concessero qualche minuto di riposo, sedute in un angolino sperduto con la schiena contro la parete scrostata dall’umidità.
- Uff, che punizione del cavolo!! Riordinare tutto l’archivio, ma per favore!!!-
Juddy scosse la testa sistemando i corti capelli castani che le ricadevano disordinati sulla fronte imperlata di sudore. I suoi occhi, che cambiavano colore a seconda dell’umore –abbastanza variabile- della fatina, erano socchiusi, ridotti a due fessure, e le ali turchesi sbattevano leggere, sottili come ali di farfalla. Per un po’ rimase in attesa che la sua amica ribattesse qualcosa ma il silenzio regnava sovrano. Sissy stava malinconicamente giocherellando con una ciocca dei lunghi capelli ricci: le ginocchia abbracciate al petto e i languidi occhi marroni persi nel vuoto. Sentendo la compagna picchiettarle dolcemente su una spalla, la mora alzò lo sguardo.
- Mh? Scusa, stavo pensando ad altro...-
Era da un po’ di tempo che si comportava in maniera strana, decisamente. E Juddy sapeva il perché; ma dopotutto il suo compleanno sarebbe stato ad Agosto e non le era mai successo di festeggiare in una stanzetta buia in compagnia di topi e ragnatele.
- Suvvia, non te la prendere. Capisco che non è il massimo ma...-
Gli occhi di Sissy si infiammarono di colpo, ricolmi di rabbia. Una lacrima si permise di rigarle una guancia arrossata facendo capire all’amica che era meglio se taceva.
- “Non te la prendere”?!  Come faccio, me lo vuoi spiegare?! Pensavo di essere libera di festeggiare almeno un compleanno in completa tranquillità! E invece no!!! Quel folle ci affibbia le più disparate punizioni, e che avremo fatto mai?! Rovesciare un po’ d’inchiostro su dei suoi documenti... Tsk!-
“Quel folle” era il loro datore di lavoro, nonché chiamato “direttore”. Le considerava come delle figlie anche se le due malvagie fatine avrebbero preferito di gran lunga essere orfane.
Dopo aver lasciato i pensieri “galoppare” liberi, tutta la tensione si sciolse in un abbraccio di Juddy nel tentativo di consolarla. Restarono così per dieci minuti buoni, fin quando gli occhi della fatina dai capelli corti diventarono di un verdolino decisamente poco rassicurante. Con un saltello si mise a svolazzare freneticamente a mezz’aria, i piedi che sfioravano il pavimento,  lanciando gridolini di gioia. Sissy si portò le mani alle orecchie, sospirando: conosceva le idee dell’amica e, quando si metteva in testa una cosa, niente e nessuno le faceva cambiare idea.
- Sissy, come potrai mai perdonarmi? E’ imperdonabile da parte mia, lo so!- Nel frattempo aveva preso le mani della fatina, alzandola e facendola girare vorticosamente per tutta la stanza – Il mio regalo!! Il mio regalo!!! Chiudi gli occhi, Sissy, chiudi gli occhi!!!-
La richiesta venne immediatamente accontentata con un sorrisino interrogativo stampato sulle labbra della festeggiata .
Juddy corse fino al centro della stanza, concentrandosi. Una luce azzurrina l’avvolse completamente, sollevandola; intanto, davanti alle due ragazze si figurava un portale color indaco. A un cenno della compagna, Sissy riaprì gli occhi e rimase semplicemente scioccata quando l’amica, prendendola per mano, le disse:
- Sei pronta a vedere il futuro?-

 
Si iniziava a intravedere qualcosa attraverso quella strana superficie azzurrastra che emanava calore, qualcosa che le fatine conoscevano bene, benissimo, e che le riportava con la mente al giorno della loro prima missione.
Nella mente di entrambe si figurarono tre parole:
Scambio d’identità.
Con uno sguardo d’intesa che diceva più di mille parole, sorrisero: quei due ragazzi giapponesi non li avrebbero mai dimenticati ed ora era arrivato il momento di vedere cosa aveva in serbo il futuro per uno di loro.
 
O*O*O*O
 
Era un temporale che faceva paura, quello. Il vento ululava tra le fronde degli alberi con continui lampi di luce che illuminavano le tenebre notturne. Il rimbombo dei tuoni sconquassava la casa da cima a fondo mentre lo snervante ticchettio della pioggia risuonava nella quiete circostante.
Kageyama Reiji se ne stava seduto comodamente in poltrona, le gambe accavallate come suo solito. Guardava dritto davanti a se, immerso nei suoi pensieri.
L’emicrania ormai lo tormentava da più di due giorni, da quando era arrivato lui, e non dava cenni di miglioramento. Si portò una mano alla tempia nel tentativo di alleviare il dolore.
Doveva aver pregato troppo, senza alcun dubbio.  Gli ritornava alla mente un passato doloroso da sopportare, un passato buio! Ma quel ragazzo... Quel ragazzo era riuscito a riportare la luce! Aveva permesso ai suoi occhi ciechi di vedere nuovamente i colori del mondo! Lo considerava come un figlio...
Si era appena assopito quando un bambino di circa sei anni gli si avvicinò timidamente, i capelli rasta raccolti in una coda alta e gli occhi vermigli che lo scrutavano di sottecchi, un po’ con timore, un po’ con curiosità.
- Che succede, Kidou?-
Non sentendo alcuna risposta, l’uomo riaprì gli occhi: il bimbo stava giocherellando con un lembo della maglietta verde, lo sguardo concentrato sul tappeto che ricopriva il pavimento. Biascicò alcune parole del tutto incomprensibili mentre un lieve rossore gli imporporava le guance.
- Non ho capito, ripeti.-
- Posso stare qui con lei, Comandante....?- la voce uscì fioca dalle sue labbra, quasi timorosa di disturbare.
- C’è qualcosa che ti preoccupa non è vero, ragazzo? –
Yuuto annuì impercettibilmente, intento com’era nell’accomodarsi il meglio possibile sulle ginocchia del suo allenatore. A volte aveva la sensazione di essere come un libro aperto, da quanto Kageyama lo conosceva bene.
Per un po’ rimasero in silenzio; la tempesta era ormai passata, la luna faceva capolino da una nuvola di passaggio illuminando con i suoi timidi raggi la stanza avvolta dalla penombra.
- Mi racconta una favola, Soushi?-
L’uomo ebbe un sussulto:  faceva il possibile per evitare di guardare in faccia il bambino, che nel frattempo aveva distolto lo sguardo sospirando imbarazzato.
Non aveva mai fatto richieste del genere; nemmeno quando, insieme ai suoi amici della Teikoku, passava interi pomeriggi in quella grande casa dimenticata da tutto e da tutti. E dire che aveva solo sei anni, all’epoca. Anche adesso ne dimostrava altrettanti ma la mente era comunque di un tredicenne; un tredicenne razionale, con un controllo e un’intelligenza invidiabili.
- V-va bene! Se questo può servire a tranquillizzarti... Però ti avverto, una volta finita la storia te fili dritto dritto in camera tua, d’accordo? Non sei l’unico ad aver avuto una giornata faticosa.-
Dopo un cenno di affermazione da parte di Kidou, Kageyama si schiarì la voce e iniziò  raccontare:
- Questa è una storia che difficilmente troverai nei libri, una storia speciale. Una storia modestamente inventata da me. Dunque, c’era una volta....-
- Aspetti! Questa storia avrà anche un titolo, eh Soushi?- gli occhi del piccolo si illuminarono di felicità, curiosità per una favola che era stata inventata dal suo allenatore appositamente per lui.
- Direi di chiamarla “La Pentola Magica”!- un sorriso accompagnò la frase mentre Kageyama scompigliava dolcemente i capelli di Yuuto.
 
Un uomo aveva trovato una ciotola magica.
Quando piangeva nella ciotola le lacrime si trasformavano in perle. Ma benché povero, era una persona felice grazie al suo amatissimo figlio, perciò piangeva molto raramente.
Certo, non era il suo vero figlio, lui. Lo aveva adottato, abbandonato alla porta della sua umile casa in una gelida notte invernale, però lui gli voleva bene ugualmente.
Le stagioni passavano e l’uomo iniziava a escogitare nuovi modi per piangere e riempire la suo ciotola magica. Era diventato molto ricco e distribuiva le sue preziose perle ai bisognosi del villaggio. Purtroppo però, come sempre succede, col tempo l’avidità iniziò a riempire lo sguardo di quell’uomo da tutti conosciuto come un “benefattore” e un giorno degli amici lo trovarono disteso a terra, a piangere sulla sua ciotola magica, con il corpo del figlio tra le braccia e una pozza di sangue a macchiargli i vestiti.
 
- E’ una storia molto bella, Soushi.-
- Lo pensi davvero?-
Yuuto soffoco con una mano uno sbadiglio mentre socchiudeva gli occhi in un sorriso stanco.
- Si, lo penso davvero.-

 
*O*O*O*O*

- Oh, no!! Proprio ora si doveva interrompere il collegamento con il portale del futuro?!-
Juddy cadde a terra, esausta. Aveva impiegato tutte le sue energie per permettere alla sua amica di godersi il suo regalo e adesso si ritrovava priva di fiato, gli occhi le si erano colorati di grigio e respirava debolmente.
- M-mi dispiace, Sissy! Non avrei potuto tenerlo aperto un secondo di più! Quel coso a prosciugato tutta la mia magia...!-
L’altra fatina le fu accanto in un attimo aiutandola a rimettersi in piedi.
- Non ti preoccupare,  Juddy! Hai fatto tutto quello che potevi e te ne sono grata!- 
Improvvisamente la stanza fu illuminata da un’intensa luce azzurrastra e davanti a loro comparve un’immensa torta a tre strati con quattordici candeline a forma di fatina all’estremità.
Avevano già l’acquolina in bocca e stavano per iniziare a mangiare quella prelibatezza quando videro un foglietto accuratamente posto sopra una decorazione glassata.
 
Ve la siete meritata: Tanti Auguri Sissy!
Ma attente a non farvi illusioni! Questa è solo l’eccezione che conferma la regola!!
Il vostro direttore.
 
- In fondo sapevo che sarebbe finita così.-
- Anche io, Sissy! Sai, dopo aver riempito la sua stanza di pece bollente...-
Juddy si tappò velocemente la bocca con una risatina. C’era da aspettarselo! Non poteva lasciare la sua amica impunita, vi sembra?
- Beh, tanti auguri Sissy!-
  
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