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Autore: Eylis    17/08/2008    0 recensioni
Ormai aveva ricordato quasi ogni parte del proprio passato. Solo una cosa le sfuggiva: perché si trovava in quel luogo? Cosa era successo prima che il suo corpo si spegnesse? Perché ne era certa, si era spenta. Eppure ora esisteva nuovamente, anche se percepiva che la sua forma era diversa. Rammentava unicamente che quel dolore tanto forte causato dall’ambivalenza dei suoi sentimenti, la lotta fra ciò che era giusto e ciò che avrebbe desiderato l’aveva portata ad un sovraccarico della memoria. Aveva iniziato a non più funzionare come avrebbe dovuto. E ne era sicura, aveva desiderato lei stessa di poter cadere nell’oblio, nonostante i suoi genitori tanto si fossero affannati nel cercare di ripararla. Ma cos’era successo in quegli ultimi attimi?
[...]

Dopo aver capito i propri sentimenti per il padre Freia decide di spegnersi per non più soffrire. Ma Erda, la sorella, vuole salvare i suoi ricordi, e li inserisce dentro di sé. Cosa succederà quando Freia si risveglierà? Quali saranno i suoi pensieri, le sue emozioni, come potrà “regolare” i conti lasciati in sospeso? Una piccola nota: questa storia non è davvero shoujo-ai, ma contiene elementi che potrebbero ricordare questo avvertimento perché ho tentato di richiamare quella punta di ambiguità che è sempre presente nei lavori delle CLAMP
Questa storia si è classificata prima al concorso "Singing Flowers" indetto da Writers Arena
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chii, Dark Chii, Hibiya Chitose, Hideki Motosuwa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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1. Risveglio

L’oscurità ha preso il controllo su di me, ha consumato la mia anima

Aprì lentamente gli occhi, come spinta da un improvviso lampo di luce quasi abbagliante. Aveva avuto l’impressione d’essere stata sfiorata da bande di liscia stoffa che avevano carezzato il suo corpo e l’avevano… liberata. Ma si accorse che solo buio la circondava.
*Dove… dove sono?* Realizzò d’essere raggomitolata su sé stessa in quell’oscurità, come sospesa in un caldo ventre materno. Non sentiva nulla, non percepiva… nulla. Richiuse le palpebre su quegli occhi ambrati improvvisamente desiderosa di tornare nuovamente nell’oblio.

“Chii!”

Una voce, lontana, la risvegliò. A chi apparteneva quella melodia che le sembrava di riconoscere? La invase una sensazione di dolce calore, si comprese legata a quella voce. Eppure si sentiva nuovamente sola, attorno a lei il buio permeava ancora l’aria. Per la prima volta da un tempo che non ricordava mosse lentamente una mano, portandola vicino al volto. Si sfiorò il viso. Era reale, la sua figura non esisteva unicamente nella sua immaginazione. Scostò l’arto per poterlo osservare. Aveva una pelle… candida, delicata. Mani dalle dita affusolate. Abbassò lo sguardo sul proprio corpo che percepiva ancora immobile. Quel candore pareva appartenerle in ogni sua parte. Sempre con grande lentezza, alla scoperta di una sé stessa che non sapeva di conoscere, andò a sfiorare ogni parte per assicurarsi che fosse reale, concreta. Era morbida, emanava un insolito calore… Pura. Eppure qualcosa la tratteneva dall’accettare questo ultimo termine per sé. Recuperandolo da un anfratto sconosciuto della propria memoria aveva realizzato il suo significato, e sentiva di non poterlo attribuire alla propria persona. Dentro, dentro di sé… non era pura. C’era qualcosa che non andava, che la faceva sentire… nera. Una lancinante fitta all’altezza del petto la prese. Agguantò l’oscurità tendendo le braccia attorno a sé e la fece propria, vestendosene. Ora il suo candido corpo era coperto da sete nere che si muovevano fluidamente in quell’aria scura. Forse questo avrebbe potuto placare quel dolore che, senza che lei potesse comprenderne il motivo, l’aveva invasa. Fu colta nuovamente dall’oscurità. Mentre le sue palpebre inesorabili si abbassavano percepì l’attesa prenderla tra le sue braccia.

  
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