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Autore: BIAxx    20/06/2014    5 recensioni
Nebula, la nuova regina delle fate terrestri, dopo mesi dai fatti accaduti nella quarta stagione, si abbandona ai ricordi.
Sono una fata potente, un' ottima guerriera, determinata, decisa nelle mie azioni, e soprattutto, con grande disappunto delle mie 'colleghe', disposta a tutto per raggiungere il mio obbiettivo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nebula
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avevo combattuto. O almeno, ci avevo provato.

Io che fino ad allora ero stata la fata maggiore della pace, avevo combattuto.

E la cosa quasi mi piaceva. Dico 'quasi' perché dall'esito di questo contro dipendeva il futuro di tutte noi fate.

 

Sono una fata potente, un' ottima guerriera, determinata, decisa nelle mie azioni, e soprattutto, con grande disappunto delle mie 'colleghe', disposta a tutto per raggiungere il mio obbiettivo.

Questo non vuol dire che io sia malvagia. Non come coloro che stiamo affrontando, comunque.

Semplicemente sono nata così. Odio perdere.

E ho perso, su tanti fronti.

 

Il primo fronte è stato con gli stregoni del cerchio nero.

Mai, prima di allora, nessuno aveva osato tanto. Sfidare le fate!

C'ero quasi riuscita, a sconfiggerli. Ma erano troppo potenti anche per me.

E, cosa che mi fa più rabbia, mi avevano sconfitta con l'energia che avevano rubato alle altre fate come me.

Mi ricordo solo di essere stata colpita, da chi non so. Sono caduta a terra, e ho capito che non mi sarei rialzata. Le mie forze stavano finendo.

E poi il dolore. Un dolore fortissimo. E il risvegliarsi senza una parte di te. Perché non solo ti hanno strappato a forza le tue ali, ma anche i tuoi poteri. È come se mi avessero estratto un secondo cuore dal petto. Non sono più Nebula, la fata maggiore della pace, custode della Terra, ma solo Nebula, insignificante donna rinchiusa nella sua stessa casa, come una serva talmente insignificante da non meritare neppure la morte.

Certe volte ci ho anche pensato. Forse sarebbe stato meglio morire. Ma ogni volta che lo pensavo, questa idea andava ad alimentare la brace del rancore che celavo dentro di me.

 

E questo mi porta al secondo fronte su cui ho perso un'altra mia battaglia.

Quella con me stessa.

Nei secoli in cui sono stata prigioniera nelle segrete del castello di Tir Nan Og, ho perso me stessa.

Ho continuato per anni e anni ad alimentare la mia rabbia verso gli stregoni. Volevo ucciderli per quello che mi avevano fatto, e per quello che avevano fatto alle altre fate.

Mi sembra di sentirle ancora, come erano allora. Chi piangeva e chi, come me, troppo forte, o troppo debole, non voleva dare agli stregoni quella soddisfazione, e dava sfogo alla sua rabbia. Ero come un leone selvaggio rinchiuso improvvisamente in una gabbia troppo piccola.

Mentre le mie compagne piagnucolose venivano consolate, chi consolava me?

Ma non avrei mai accettato il loro aiuto. Sono troppo orgogliosa e testarda per ammettere di aver bisogno d'aiuto. Ma anche a me avevano strappato le ali!

Man mano che gli anni passavano, insieme a noi furono rinchiuse anche le altre fate.

Morgana fu l'ultima.

Quando me la ritrovai davanti, nella prigione, una parte di me capì che ormai era la fine per noi fate. Se neanche lei era riuscita a sconfiggere gli stregoni del cerchio nero, allora nessuno ci sarebbe mai riuscito!

Era strana, Morgana. Molto più triste di tutte noi. Allora non ne sapevo il perché, ma più tardi, dopo la sua confessione, ho pensato che in questa storia lei è stata quella che ha perso di più di tutte noi.

Fu allora, dopo la sconfitta di Morgana, che capì che neanche gli uomini ci avrebbero salvate.

Semplicemente, da secoli ci avevano dimenticate. Cancellate dalla mente. Ridotte a leggende al pari dei lupi mannari e compagnia bella.

E più ci pensavo, più mi arrabbiavo. E più mi arrabbiavo, più la mia sete di vendetta cresceva.

Infondo, non avevo altro da fare che pensare.

E mi accorgo solo adesso che,forse, in quei secoli in cui ho fatto muovere la mia mente, qualcosa deve essersi rotto, al pari di un motore a cui prima o poi devi cambiare un pezzo usurato.

Penso che anche a molte altre fate, Morgana compresa, sia successa la stessa cosa.

Fu allora che persi me stessa. Che il mio cervello si sintonizzò stabilmente su ciò che credevo mi avrebbe fatta star meglio, che mi avrebbe ripagata per ciò che avevo perso: la Vendetta.

Per me era come una droga. Riuscivo solo a pensare a quello.

È per questo che, quando mi accorsi che l'ultimo cerchio bianco era stato attivato, vidi un'opportunità per soddisfare la mia dipendenza.

Mi impadronì di colei che aveva attivato il cerchio, una piccola fata inesperta che non aveva neanche la forza di resistermi.

Al solo ripensarci mi vergogno ancora.

Ma mai quanto mi vergogno di aver imprigionato Morgana.

Ho sempre utilizzato tutti gli strumenti a mia disposizione per raggiungere il mio obbiettivo, ma capì troppo tardi che con quel gesto mi ero spinta troppo oltre. Lungo la strada del non ritorno.

Imprigionare Morgana. Lei, che mi aveva sempre aiutato, che aveva visto in me le potenzialità per diventare una fata maggiore. Forse l'unica che aveva capito che non ero solo una macchina da combattimento, che in me c'era di più. Che anche io avevo dei sentimenti.

 

Almeno fino alla piccola fatina, Bloom. Credo che lei fu la seconda persona a vedere in me qualcosa di più di un capo o di un mezzo per arrivare a soddisfare la propria sete di vendetta.

Mi disse che in me c'era ancora del buono, e che la luce non mi aveva mai lasciato.

E in quel momento, per me, fu come ricevere del balsamo sulle mie profonde ferite.

Ero giunta nel punto più profondo del pozzo in cui ero caduta. Quel punto in cui puoi solo rialzati e arrampicarti con tutte le tue forze verso la luce, oppure lasciarti cadere e sprofondare del tutto.

E io avevo scelto di sprofondare, di lasciarmi cadere. Non solo in senso metaforico.

Volevo solo che la fine che era toccata agli Stregoni, ora si abbattesse anche su di me.

Perché quella piccola e inesperta fatina aveva perfettamente ragione: ero diventata come gli stregoni del cerchio nero, se non peggio. Non avevo più scrupoli.

 

E invece mi sono salvata. E Morgana mi ha perdonata.

Non mi è mai piaciuto scusarmi. Ammettere di aver torto. Ma quel giorno mi sembrava che se avessi passato dieci ore a chiedere scusa non sarebbero comunque bastate.

Ma Morgana mi ha perdonata, e non solo.

 

Ora sono io la nuova regina delle fate della Terra.

A volte ripenso ai giorni della vendetta. Non mi fraintendete!

Non voglio tornare a essere quella Nebula.

Ma penso che mi sia servito quel periodo. Mi ha resa migliore. Ora riesco a capire meglio le persone. Come dice Morgana, “mi ha resa più saggia”, cosa che non credo di essere.

Semplicemente credo di dover fare del mio meglio perché ho molto di cui farmi perdonare.

 

n.d.a.: salve a tutti! Con questa breve storia ho cercato di immaginare come Nebula ricordasse, a distanza di qualche mese, le vicende della quarta stagione di Winx Club.

Devo dire che il personaggio di Nebula mi ha molto colpito. Nonostante sia uno dei personaggi di questa stagione con la psicologia più complessa, è stata molto trascurata,ed è un personaggio che potrebbe tranquillamente essere reale tanto è lontano dallo stereotipo delle fatine sempre buone.

Non so... è solo la mia opinione, quindi fatemi sapere cosa ne pensate, e per favore, siate clementi con me... purtroppo la scrittura e solo un ripiego al mio hobby principale, che è il disegno, e questa storia è la prima fanfiction che scrivo XD

P.s.: se trovate errori ortografici o grammaticali, segnalate pure! Io non mi offendo, anzi, mi aiuterà a migliorare.

 

   
 
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